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Autore: MillaO7    23/08/2010    2 recensioni
Michael è morto, Tresha non può più vivere con il pensiero che l'uomo dei suoi sogni non ci sia più.. Ma l'incontro cn Trevor le cambierà la vita, forse Michael non l'ha mai abbandonata? "Mi ero innamorata di un uomo che non avevo mai visto in vita mia.. mi ero innamorata di qualcuno che non solo non avevo mai conosciuto dal vivo, ma mi ero innamorata così tanto che ogni cosa che poteva assomigliare anche solo vagamente al suo nome, mi faceva fare un tuffo nella fantasia, quella fantasia così "sdolcinata e mielosa" dove lui, da principe azzurro, ti prende e ti porta via da tutte le cose orribili che stai vivendo. E ormai.. ormai mi resi conto.. mi ero innamorata di un morto."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

There comes a time when we heed a certain call
When the world must come together as one
There are people dying
and it's time to lend a hand to life
There greatest gift of all.
Mi rigirai nel letto in attesa di sentire la sua voce, era tempo che non la sentivo.
Mi raggomitolai nel freddo di quelle coperte sconosciute, non chiedevo ancora come ero andata a finire in un posto del genere.
Un'ondata di gelido vento entrò dalla finestra perennemente spalancata.
In quel momento di così angoscia e malinconia mi scese una lacrima arrivando all'angolo della bocca. Era così salata e allo stesso tempo amara, come era la mia anima in quel momento.

We are the world, we are the children
We are the ones who make a brighter day
So let's start giving.

Sentii un vuoto nel cuore, come se qualcuno lo avesse appena pugnalato con una sottile ma resistente lama.
Strizzai gli occhi e chiusi i pugni stringendo l'angolo della coperta.
Non era questo che volevo della mia vita, io desideravo di crescere, avere una benedettissima famiglia ed essere felice, ma questo succede solo nei film anche se alla fine succede qualcosa alla famiglia pure nei film.. ma che io voglia o no c'è sempre quel fottutissimo lieto fine, che ti fa capire quanto sia amara e crudele la vita reale.
Mi ero innamorata di un uomo che non avevo mai visto in vita mia.. mi ero innamorata di qualcuno che non solo non avevo mai conosciuto dal vivo, ma mi ero innamorata così tanto che ogni cosa che poteva assomigliare anche solo vagamente al suo nome, mi faceva fare un tuffo nella fantasia, quella fantasia così "sdolcinata e mielosa" dove lui, da principe azzurro, ti prende e ti porta via da tutte le cose orribili che stai vivendo.
E ormai.. ormai mi resi conto.. mi ero innamorata di un morto.
Mi girai verso la finestra e vidi il sole che stava sorgendo dietro una casettina di campagna.
Era così... sola? Assomigliava molto alla mia casa dove avevo passato tutta la mia infanzia "con" i miei genitori, sempre e perennemente assenti perchè troppo presi dal lavoro.
Molti avrebbero il coraggio di dire che ci sono molti bambini che hanno passato di peggio, bambini a cui sono morti i genitori.. bambini che non li hanno mai conosciuti, ma chi lo dice non può nemmeno immaginarsi quanta sofferenza e quanto disprezzo nei confronti dei propri genitori nasca in un bambino il quale da mattina fino a notte fonda è in casa da solo, senza quasi niente da mangiare e ben poco da fare, il quale per divertirsi doveva semplicemente sedersi e chiudere gli occhi e usare la fantasia per essere trasportati in un altro mondo.. peccato che in me mancava la cosa fondamentale che un bambino dovrebbe avere per essere chiamato tale, mi mancava l' immaginazione.
Le mie maestre dicevano sempre che sembravo una 50enne in un corpo di bambina.
Ero molto e forse troppo matura per la mia età, capivo benissimo cosa era giusto e cosa era sbagliato.
L'unico problema era che gli altri bambini non lo capivano, per questo forse ero sempre stata esclusa da ogni gioco inventato dai miei compagni.
Mi strofinai gli occhi dimenticandomi che non avevo tolto il trucco la sera prima, ma sì.. tanto di sicuro a Molly non sarebbe interessato.
No, aspetta.. cosa sto dicendo?! Se Molly si fosse svegliata in quel preciso istante - cosa impossibile visto che quella è un sasso quando dorme - e mi avrebbe visto in quello stato, avrebbe cominciato a prendermi in giro facendomi foto con quella sua sottile e argentea macchina fotnografica e minacciandomi di farle vedere a tutti.
Meglio andare in bagno a lavarmi.
Aprii il mio cassetto nel modo più silenzioso che potevo e presi il mio asciugamano, in punta di piedi mi avviai verso il bagno e quando raggiunsi la porta, feci una corsetta e la richiusi alle mie spalle facendo un sospiro.
Accesi la luce e guardai il bagno come se fosse la prima volta che entravo in quel posto marcio.
Gli angoli dei muri erano ricoperti di muffa e un'odore insopportabile aleggiava nell'aria, pesce andato a male, vomito??
Lanciai l'asciugamano sopra un mobiletto color panna che una volta doveva essere stato bianco lucente.
Una nuvola di polvere si alzò facendomi venire mal di gola seguito da una raffica di tosse interminabile.
Mi soffiai il naso e quasi con aria sconcertata mi avvicinai allo specchio tutto unto.
Presi un pò d'acqua fresca tra le mani - almeno quella era fresca e potabile - e la buttai sullo specchio con il vano tentativo di lavarlo, ma divenne ancora più sporco di prima, pieno di macchie.
Rinunciai all'idea di guardarmi allo specchio, anche perchè in quel momento non ci avrei visto nulla di bello, e feci scorrere l'acqua pensando che così facendo si sarebbe riscaldata e invece, ogni minuto che passava, mi sembrava che diventasse sempre più fredda, così senza pensarci due volte, ne raccolsi un pò nelle mani e mi lavai il viso.
Mi rimase un pò di nero del trucco sulle mani ma almeno ora sapevo di non avercelo più in faccia.
Mi asciugai la faccia con una manica del mio pigiama, visto che ormai anche il mio asciugamano era ricoperto di polvere.
Presi l'elastico che avevo legato al polso, il mio favoloso elastico che mi aveva regalato Annette non appena ho lasciato la mia vecchia scuola per venire in questo orribile college, e mi legai i capelli per potermi truccare senza che mi andassero negli occhi.
La luce al neon del bagno illuminava tutta la stanza con una strana luce color azzurrino e per fortuna io ci ero abbituata! Non osavo immaginare quelli che sarebbero entrati quel giorno stesso nella scuola.
Eggià, in quel maledettissimo giorno si sarebbero saltate le lezioni per dare il benvenuto ai nuovi studenti alla Sword & Cross, poveri.. non potevano nemmeno immaginarsi che cose orribili si potevano nascondere in quella scuola, ma lo scopriranno presto.
Presi la mia matita preferita e mi ripassai il contorno degli occhi, facendo risaltare il loro color oro.
Mi misi un pò del mio lucida labra assaporando un pò del suo strano e amaro sapore e mi sciolsi i capelli sbattendoli leggermente stando attenta di non smontare troppo i miei grandi e lunghi boccoli neri.
Chiusi gli occhi e portai indietro la testa facendo un piccolo gemito strozzato. Mi era apparso nella mente, quasi come un fulmine, l'immagine del suo viso.
Ricordo perfettamente, sorrideva. Che immagine paradisiaca, quei denti perfetti che riempivano in modo completo quella magnifica bocca, sempre felice.. mi sono sempre chiesta il come poteva essere sempre così. Le sue labra, aah.... quanti sogni, quanti desideri espressi su quelle magnifiche labbra.
Il suo sguardo era rivolto verso di me, era allegro, spensierato e allo stesso tempo preoccupato, cercava di dirmi qualcosa??
« Oh sfigata, esci dal bagno. Ci sono io ora. » dise Molly alle mie spalle, si era svegliata.
« A chi dici sfigata??! Sfigata sarai tu... » dissi tra me e me, peccato che il tono di "tra me e me" era un tantinello alto.
« Cerchi rogne? Vuoi botte? Non ti sei fatta bastare quelle che ti ho già dato nel corso dell'anno?? La Grigori non si accontenta proprio mai! » con solito tono sarcastico. Non riuscivo a capire cosa avevo fatto a quella ragazza, forse era strano provare a rompere un pò il ghiaccio dalle sue parti?! Mi pento ancora di essermi offerta come volontaria per stare in camera con lei.. d'altronde non voleva nessuno, e a me faceva un pò pena.
« Sparisci ora » mi disse con tono di minaccia passandomi accanto e dandomi uno spintone verso la porta.
« Muori. » sussurrai uscendo dal bagno.
Aprii l'armadio vecchio e malandato. Le ante fecero un rumore sgradevole quasi come se un corvo si fosse messo a gracchiare con tutto il fiato che aveva pensando di avere una voce melodiosa. Mi venne in mente l'inizio di "Thiller" così nella mia testa cominciai a cantare.
Presi la mia felpona nera e grande - forse troppo per una ragazza piccina e magrolina come me - che mi avevano dato il mio promo giorno di scuola.
Sul retro della felpa, verso il fondo, c'era lo stemma della scuola con scritto sotto "Sword & Cross" in un rosso opaco, quasi rosso sangue.
Mi infilai i miei jeans neri aderenti accompagnati con un paio di ballerine nere tutte luccicanti e con il bordo contornato con un sottile strato di pizzo.
Feci scrocchiare il collo e tirai un lungo sospiro.. non osavo nemmeno immaginare che ragazzino di 18 anni compiuti che si credeva tanto grande e figo, mi avrebbero affidato per "la settimana del tutor".
Uscii dalla stanza e con il mio zaino a tracolla mi avviai verso l'atrio della scuola dove una massa di ragazzetti attendeva il nostro arrivo.
Appena svoltai l'angolo, una voce acuta mi trapanò il timpano e una ragazza bionda mi si fiondò addosso facendomi perdere l'equilibrio.
Mi aggrappai al muro « TREEEEEEESHA, TRESHINA, TRESHIUCCIAAA!! ».
Era Alisha.
« Alisha! E' giorni che non ci vediamo se non alle lezioni della professoressa Sophia, come st.. »
« Ohh io sto benebenebene!! Sii! Che palle che sono le sue lezioni! Allora?? Credi che troverai un ragazzo bono tra i novellini? ».
Senza un motivo ben preciso, mi piombò nella testa il ricordo di Michael ancora una volta.. non ero ancora pronta ad avere un ragazzo che lo rimpiazzasse. Ma cosa diavolo stave dicendo?! Io non avevo mai conosciuto Michael di persona, figurati se ci sono stata insieme. Ma la sua morte mi aveva sconcertata, era come un padre e una madre che per me non ci sono mai stati e allo stesso tempoera pureil mio ragazzo dei sogni. E ora era solo cenere.
« Non mi interessano per niente i ragazzi ora. »
« Daaaai non fare cosììì!! La morte fa parte della vitaaa! Non puoi piangerti addosso per sempreeeee!! » sembrava che mi avesse letto nel pensiero « Dai prima ci facciamo notare dai novellini e poi io e te a drincare sotto il pesco del parchetto della scuola, ti va??? »
"La morte fa parte della vita".
E' ufficiale allora! IO ODIO LA VITA.
Non mi diede nemmeno il tempo per pensare e rispondere che si era già autorisposta con un: "Ma certo che ti vaaaa!!" e aveva cominciato a saltare in direzione dell'atrio invitandomi a seguirla.
Finalmente arrivammo a quella enorme stanza brulicante di ragazzi e ragazze.
Alisha mi prese per mano e si fece largo tra tutte le ragazzine ansiose di fare le loro prime conquiste che segneranno la loro vita... patetiche.
Raggiungemmo i nostri compagni sul palchetto che avevano montato al centro della sala.
C'era veramente tutto: palco, microfoni, amplificatori, leggii.
Non mi sarei mai aspettata che quella scuola fosse così attrezzata, ma molto probabilmente era tutta roba tarocca che forse una volta funzionava.
Katie era dietro all'amplificatore intenta a farlo funzionare mentre Randy picchiettava ripetutamente e con ansia come se fosse stata una psicopatica con problemi mentali contro il microfono.
« Guarda, guarda, guaaaardaaa!! Quel gruppo di ragazzi laggiù ci sta guardandooo!! Salutaaa! » disse Alisha agitando la mano con un sorriso da ebete ma sempre molto accattivante come solo lei sapeva fare.
Scoppiai a ridere e mi coprii il viso, si ok... ero molto timida quando si trattava di ragazzi, non mi andava di far vedere che stavo arrossendo per così poco.
Nel gruppo c'era un ragazzo che mi continuava a fissare con un viso serio, cupo, come se stesse patendo tutte le sofferenze che un essere umano possa sopportare.
Ero io che facevo questo effetto? Cominciai a preoccuparmi, era da molto che non mi chiedevo che effetto facessi sui ragazzi.
Le grandi vetrate colorate della scuola - anche se malconce e con qualche scheggiatura qua e là - illuminavano i suoi capelli oro rendendoli di uno strano colore, tra il verde e il rosso.
Chissà cosa stava pensando.. la psicologia maschile non è per niente difficile, basta guardare le loro posizioni, i loro movimenti, i loro sguardi per intuire cosa pensavano.. e i soliti pensieri erano: Che tette, che culo, dov'è la mia birra?, dove sono i miei porno?, se quella tipa mi fissa vuol dire che è pazza di me, ecc....
Insomma... ormai tutti riescono a decifrarli.. ma quel ragazzo, mi si rattristava il cuore a vederlo.. perchè era così cupo? Per via dell'ambiente? Si era un pò malandato... però non tanto da renderti così impassibile.
Aveva uno sguardo vuoto.
Appena capì che lo stavo fissando anche io, distolse lo sguardo e si mise a fare una finta risata insieme ai suoi amici.
Un fischio insopportabile uscì dall'amplificatore attirò l'attenzione di tutti.
« Prova.. uno due.. oh, finalmente. Benvenuti tutti alla Sword & Cross. Quelli alle mie spalle sono gli studenti del terzo anno e saranno i vostri Tutor per questa settimana. Vi mostreranno la scuola e vi accompagneranno alle lezioni in modo che vi ambienterete meglio. Ora vi assegneremo il vostro Tutor. Comunque io sono la preside Randy Coole. Ora lascio il posto a Katie. »
Katie salì sul palco con tutta la sua robustezza e mascolinità, si sistemo il cappello e con aria severissima prese un foglio dalla tasca della tuta beje e lo lesse.
Elencò tutti i nostri nomi e poi uno alla volta ci fece fare un passo avanti, affidandoci tre ragazzi ciascuno.
Quando arrivò il mio turno feci un passo avanti attirando l'attenzione di tutti i ragazzi rimasti senza tutor.
Avevo la mani dietro alla schiena in modo da bilanciare il peso della tracolla piena di fogli sparsi di varie materie e appunti tutti scarabocchiati con il nome Michael.
Guardai negli occhi il ragazzo che mi fissava prima, era rimasto solo e sembrava meno triste, meno a disagio.
Gli brillavano gli occhi, e non appena si avvicinò al palco e finalmente lo vidi negli occhi da vicino mi si mozzò il respiro. Aveva gli occhi grigi con qualche scaglietta di viola che gli donava un colore violaceo.. quasi sul lilla.
Rimasi persa nei suoi occhi, e la prima mia immaginazione fu di essere altrettanto persa fra le sue braccia, di assaporare il suo sapore, di....
« Con Tresha Grigori vanno... Elisabeth Bennet, Robert Royal e... » Ti prego fai si che venga lui, fai si che venga lui, fai si che venga lui.. « ..e Alexander Bloom, questi tre facciano un passo avanti. »
Avanzarono due ragazzi - lì intuii che erano Elisabeth e Robert - che si tenevano felicemente per mano e lui ogni tanto dava un bacio a lei.
Il terzo non si era ancora fatto avanti ma il mio cuore batteva a mille, Alexander... è un nome orribile ma con un viso e un fisico così si poteva accettare.
Tra i 4 ragazzi che erano rimasti, un ragazzo alto, con i capelli neri e ricci, si fece avanti a testa bassa.
Poi alzò lo sguardo e i suoi grandi occhi verdi mi scrutarono da testa a piedi.
Alexander non era il ragazzo che volevo io.. che volevo tanto conoscere.. e capire.
« Bene, voi tre seguite Tresha Grigori, vi porterà a fare un giro nella scuola e in fine vi accompagnerà alle vostre stanze. » con lo sguardo basso annuii giusto per non dar via ad una discussione lì, nel bel mezzo dell'atrio, con 100 e passa persone intente a dire ai propri tutor i numeri delle loro stanze.
Scesi dal palco a testa bassa.
Passai davanti a Alisha che mi battè una mano sulla spalla dicendomi « Dopo ne parliamo che forse posso aiutarti. » e mi sorrise.
Aiutarmi a far cosa?? Perchè quel ragazzo mi aveva fatto quell'effetto?! Era la prima volta da quel maledetto 25 che guardavo un ragazzo senza pensare a Michael... Chissà se...
  
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