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Autore: Fede_Wanderer    24/08/2010    6 recensioni
[Toy Story]
{I}
-Is this the real life? Is this just fantasy?-
Infinite voci si levano dal cielo, e da ogni superficie il riflesso di ogni voce si leva nuovamente, fondendo la realtà con la fantasia, in un vortice.
{II}
-Mama, I killed a man-
Stringe i pugni, lo sceriffo, impuntandosi per ore, fin quando il rosso torna a colorare il cielo.
Allora abbassa la testa e s’incammina, in esilio, verso il labirinto di specchi – prigione dell’anima.
Per Freddie Mercury, e per l'Amicizia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bohemian Rhapsody

                                                                                       {I}

Il silenzio si riflette sugli specchi – deformazione della realtà, genesi della fantasia.
Portatori di infinite vie ed innumerevoli possibilità, agenti della confusione, gli specchi lo avvolgono in una morsa, intrappolandolo.
Perso in un labirinto senza vie d’uscita, il suo riflesso rimbalza sul vetro, saltando verso il cielo.
Ed il cielo è di vetro anch’esso, sogghigna, e lo schiaccia.
                                          -Is this the real life? Is this just fantasy?-
Infinite voci si levano dal cielo, e da ogni superficie il riflesso di ogni voce si leva nuovamente, fondendo la realtà con la fantasia, in un vortice - girano, le voci, girano su loro stesse, colorando con sfumature di grigio il labirinto di specchi; e si ripetono eternamente, prendendosi gioco di lui che, perso tra esse, ascolta il loro ripetuto lamento.
                                      -Caught in a landslide, no escape from reality-
E’ flebile, la sua voce, tra gli specchi che, ruotando, mostrano verità alternative, o fantasie sbagliate.
E’ flebile e persa anch’essa, pallido riflesso di una volontà forte, distrutta in pezzi di vetro, specchio dopo specchio, via dopo via. E ancora le voci si innalzano, giocando con la sua ombra, e forse allo stesso tempo con la sua anima - catturata tra eterne trappole, ha perso nel vetro la forza di fuggire da una realtà che ne racchiude troppe altre.
E siede lì, con uno sguardo triste, rivolto verso il cielo irreale.
In fondo, è solo un giocattolo perso.
Uno sceriffo esiliato.
                                                               -I’m just a poor boy
                                                            Nothing really matters
                                                                           To me-

                                                                               {II}

                                                           -Mama, I killed a man
                                                      Put a gun against his head-
Una melodia soffusa, lenta, portatrice di caldo mortale, pervade l’aria del Far West, colorando di rosso l’alba, presagio di disgrazia.
La ragazza lancia uno sguardo al cielo, stringendo I pugni, per impedire a vuote lacrime di striare una realtà che pare un incubo.
Accanto a lei, un cartello ondeggia ritmicamente, guidato dal vento, scandendo i secondi che mancano al giudizio, mentre la temperatura sembra alzarsi, inesorabilmente.
In un improvviso attimo l’attesa finisce, e brutalmente posa sui presenti la decisione del popolo.
“Esilio”.
Una voce si solleva dal pubblico – uno sguardo che condanna.
“Se Woody non ha diritto di parola, parlerò io per lui. Senza di lui, questa città sarebbe in preda alla criminalità!”
Una lenta melodia accompagna la risposta, con freddezza, lasciando solo immaginare il riflesso di un’emozione. “Ha ucciso un uomo. La punizione è l’esilio”.
Lo sceriffo si alza in piedi di scatto, affiancando la ragazza nella sua protesta.
“Non sono stato io, quante volte devo-“.
Dalla folla, con passi lenti, avanza uno dei votanti a favore dell’esilio, scandendo il ritmo di una sinfonia mortale. “Mi spiace, Woody, ma le prove parlano chiaro”.
                                                     -Mama, life had just began
                                          But now I’ve gone and thrown it all away-
“Buzz, tu hai visto che non sono stato io!”
Uno sguardo rassegnato, nascosto.
“Sono troppi. Non possiamo sconfiggerli, in tre. Troveremo una soluzione, te lo prometto. Verremo a salvarti”.
Stringe i pugni, lo sceriffo, impuntandosi per ore, fin quando il rosso torna a colorare il cielo.
Allora abbassa la testa e s’incammina, in esilio, verso il labirinto di specchi – prigione dell’anima.
E lì la confusione lo annienta, regna sovrana, padrona dei riflessi e delle voci.
Regina dei ricordi.
                                                -Mama, didn’t mean to make you cry
                                              If I’m not back again this time tomorrow-
E sollevato dalla polvere, accompagnato dalla notte, è un ricordo, una fantasia, o una proiezione della realtà a mostrarsi su ogni specchio – a mostrargli l’immagine di due amici abbattuti dalla mancanza,  o dall’impossibilità di salvarlo.
“Hey, hey, voi non andate da nessuna parte”.
Lacrime su un volto familiare, impossibilità di rassegnarsi.
“Woody manca tanto anche a me”.
E rimbomba, il riflesso.
Da uno specchio all’altro, rimbomba.
Nella notte, un pugno al vetro rimbomba con esso.

                                                                            {III}

Rimbomba una voce, nel labirinto.
Un’ombra, nella notte.
La mano che aveva lanciato il pugno, espressione di rabbia, essenza di una reazione non morta, si arresta, in attesa – in tensione.
                                              -I see a little silhouette of a man-
Ed è un innalzarsi di suoni e voci, un progressivo crescere dei riflessi negli specchi, mentre la notte copre l’ombra che s’aggira, prendendo le vesti della paura.
                                                    -Very, very frightening me-
Contrastanti tra loro, le voci paion farsi complici degli specchi, invocando la notte, per schiacciare, per atterrire. Riflessi delle paure umane.
Poi un pugno distrugge il vetro, e calano le voci, lasciando il posto alla rabbia.

                                                                         
{IV}

                                         -So you think you can love me
                                                    And leave me to die?-

Ed offuscano ogni altro sentimenti, rabbia e determinazione.
Colpi verso il vetro ingannatore, riflesso di paure ed angosce.
Frammenti di vetro cadono sul pavimento, lasciando che si apra una via tra le schegge, illuminate dalla luce rossastra dell’alba.
Trasparente e vermiglio diviene il cammino nel labirinto, tempio di riflessi spezzati e paure annientate.
Trasparente e vermiglia è la via che porta ad un cielo d’aria e non di finzione, mentre la sabbia ricopre gli specchi distrutti, corrodendo ogni voce ed ogni ombra.
                                                              -Just gotta get out
                                                Just gotta get right out of here-
Ed infine crolla, il labirinto, castello di carte gettato a terra dal soffio d’una volontà più forte di lui.
Crolla per sempre, distruggendo realtà e fantasia.
E lo sceriffo s’incammina nel West, guidato dal solo riflesso del sole su di sé.

                                                                        {V}

La luce fioca di un sorriso illumina la stanza, immersa nell’oscurità.
Il vento scuote le tre figure, contemplando un abbraccio silenzioso, barriera solitaria, fusione d’anime.
Oltre i mattoni, la città riposa, sotto la stessa luce lunare che si riflette sull’emblema di un’amicizia.
La luce fioca di un sorriso illumina la stanza, ed il mondo circostante rimane rinchiuso tra le macerie del labirinto dei ricordi.
                                            -Nothing else really matters to me-

                                                                    {VI}

“Andy, smettila di giocare, è pronta la cena!”
“Arrivo! Posso portare Woody e Buzz?”
“Certamente, come al solito”.
“E… Jessie?”
“Anche Jessie? Sì, certo. Come mai?”
“Sai, non vogliono essere separati, ora”.




Buongiorno a tutti, popolo di EFP.
Dopo un’estate pressochè priva di ispirazione, Ella è tornata da me, con mio sommo gaudio.
Questa shot, essenzialmente un Missing Moment tra Toy Story 2 e Toy Story 3, è nata nel tentativo di riprodurre un’avventura nata dalla fantasia infantile, nonché come tributo a Woody, Buzz e Jessie, all’Amicizia, e non ultimo, a Freddie Mercury, la leggenda del rock. Ho provato a riprodurre qualcosa di più del testo della canzone, tentando di riprodurne (scusate la ripetizione) la melodia.
Per questo, la shot, come la canzone, è divisa in parti. Se non conoscete la canzone, vi consiglio di sentirla, per poter capire meglio la storia. Quando ho avuto l’idea per questa shot, ho pensato che ne sarebbe uscita una perla, o una schifezza.
Sinceramente non mi dispiace, sebbene credo che manchi qualcosa… qualcosa di indefinibile.
Non so, a voi il giudizio.
Le frasi in corsivo sono ovviamente tratte da Bohemian Rhapsody, ma l’ultima frase è stata cambiata – l’else è stato aggiunto, in quanto la frase avrebbe assunto un significato diverso se non avessi modificato il testo.
Bene, credo di aver sproloquiato abbastanza.
A presto, e che Freddie sia con voi!

   
 
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