Buona lettura.
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Capitolo 4
Edward
Gli occhi di Bella
sono grandi e pieni di paura. Non voglio che abbia paura, per questo mi fermo e
appoggio i libri sul tavolo.
Lei allontana la
mano dal braccio, e da stupido quale sono ne sento subito la mancanza.
I nostri compagni
escono assieme al professore, lasciandoci soli.
Bella se ne rende
conto ed arrossisce.
“Grazie per essere
rimasto. Anche se non… se non vuoi essere mio… amico.”
“Bella, io…”
Iniziare è più facile che proseguire. La mente elabora i pensieri che la bocca
poi non riesce ad esprimere. Ho paura che si offenda, che si arrabbi.
Non ho paura che
rida di me, so che non lo farebbe mai.
Ho paura di perdere
anche ciò che ho adesso, ovvero niente.
“Ti ho visto,” dice guardandomi negli occhi. “A mensa, l’ultima volta
che sei venuto. Ti ho visto… con quei ragazzi.”
La mia prima
reazione è quella di scappare, perché la vergogna è tanta.
Mi ha visto mentre
Dimitri e Felix si prendevano gioco di me.
Mi ha visto ed ha
provato pietà. E ora vuole dirmelo.
“A cosa pensi?”
chiede a bassa voce.
“Penso che… penso
che… penso che non devi dispiacerti per me. Felix e
Dimitri hanno sempre fatto così, e non è colpa loro se-”
“Edward, io non
sono dispiaciuta per te. Voglio dire… mi dispiace per il modo in cui ti hanno trattato,
ma più di tutto sono dispiaciuta per me stessa. E’ a causa loro che non vuoi
più essere mio amico? Pensi che anche io… pensi che sia come loro?”
“No, no!”
Arrossisco e scuoto la testa. “Tu non sei come quei due, no.”
“E allora perché…
perché non vuoi la mia amicizia?”
Continuo a scuotere
la testa, non sapendo cosa dire. Sono imbarazzato, mi vergogno così tanto. Cosa
posso dirle?
“Bella… non è colpa
tua se io… e se loro… tu non c’entri nulla, ma io… tu… tu non sai come ci si
sente ad essere me.” Deglutisco a
fatica, ritrovandomi all’improvviso senza fiato. Inizio a parlare, guardandomi
le mani per paura di leggere lo sdegno nei suoi occhi. “Io
sono grasso, e non riesco a cambiare. Non ho molti amici, e non sono
simpatico. Sono bravo a scuola e non mi caccio nei guai… tutto qui. Non
possiamo essere amici perché io non sono adatto per te. Tu sei… tu sei… e io
sono… io non sono speciale come te.”
Con la coda
dell’occhio, quasi al rallentatore, vedo la mano di Bella raggiungere il mio
viso. L’appoggia sulla guancia, e lì rimane immobile.
Lei, Bella Swan, mi
sta accarezzando.
Ho paura di alzare
la testa e di interrompere questo momento, ma lo faccio e la guardo.
E’ talmente vicina
che il suo profumo è uguale all’aria che respiro.
I suoi occhi sono
pieni di lacrime.
“Tu sei speciale,
Edward e non voglio che cambi. So che sei adatto a me e posso capire come ti
senti. Posso capirlo benissimo.” Mi accarezza la guancia per un ultimo secondo
e poi intreccia le dita. Guarda in basso e fa un grosso respiro. “Negli ultimi cinque anni ho perso quasi trentacinque kg. Ho
dovuto farlo perché la mia salute era in pericolo. So come ci si sente ad
essere goffi e brutti. Lo so perché fino a poco tempo fa mi sentivo così. Sono
venuta a Forks per ricominciare a vivere, e quando ho visto te… quando ti ho visto… Tu sei speciale per me, vuoi
capirlo? E’ possibile che non ti accorga di come ti guardo? Ogni giorno aspetto
questa lezione per starti accanto e per-”
“No… no.” Scuoto il
capo con forza e mi allontano, perché le sue parole sono belle e dolorose al
tempo stesso. “Non è vero.”
“Sì che lo è. Tu sei carino, Edward. Per me lo sei. Io voglio essere
tua amica, voglio parlarti, conoscerti.”
“Perché?” chiedo
con il cuore in gola e gli occhi sui miei piedi. “Perché?”
“Perché… perché…
perché per me sei importante.”
Allunga di nuovo la
mano, stavolta verso le mie. Le sfiora, e senza pensarci due volte la imito. Le
sue dita sono più piccole e più sottili delle mie, ma voglio accarezzarle,
sentirle, stringerle. Per la prima volta.
Lo faccio e, senza
che me ne renda conto, una lacrima cade sulle nostre mani intrecciate.
Bella le stringe
con più forza, e mi sorride. “Non piangere,” dice
asciugando una lacrima. “I tuoi sono occhi troppo belli per sprecarli con il
pianto.”
“Come fai… come fai
… come fai ad essere così?”
Lei sorride di
nuovo. “Ho imparato.” E mi abbraccia.
Bella non riesce a
cingermi completamente, ed una parte di me si vergogna per questo, ma io ci
riesco. Io riesco ad abbracciarla come voglio, come ho voluto fare fin dal primo
giorno in cui l’ho vista entrare in questa stessa classe. E quando lo faccio,
quando il mio corpo enorme è vicino al suo delicato e minuscolo, sento svanire
le lacrime, la paura e la vergogna. Almeno per un minuto.
Quando ci
allontaniamo, sono il primo a parlare. “Pensi davvero che… che io sia degno di
te e della tua amicizia?”
“Sì,” risponde Bella. “Mi permetterai di fartelo capire una
volta per tutte?” aggiunge con un sorriso.
Annuisco anch’io,
arrossendo. “Ok.”
Sono passati due
anni da quel giorno.
Bella ed io siamo
al college; lei è diventata da poco la mia ragazza.
Ho perso quasi
venti kg in questi due anni, mangiando cose salutari e facendo tanto sport.
Non è stato e non è
semplice.
Parte del merito è
di Bella. Lei dice che tutto dipende da me, ma so che senza la sua amicizia ed
il suo amore non ce l’avrei mai fatta.
Sono più sicuro di
me, adesso, e non solo perché ho perso peso.
Grazie a Bella sto
imparando che ciò che sono non dipende da ciò che indosso, da ciò che mangio o
da ciò che gli altri vedono in me.
Grazie a Bella,
grazie anche al suo aiuto, sto
imparando finalmente a sentirmi un ragazzo normale.
Fine
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Quella che ho scritto è una storia. Una
storia che ha un lieto fine.
Sarebbe bello poter dire che ogni storia di
questo tipo finisce in egual modo, ma so bene come vanno queste cose.
Molto spesso è più facile fermarsi
all’apparenza e all’aspetto esteriore invece che andare oltre e cercare di
conoscere ed apprezzare una persona per quello che è davvero, per il modo in
cui ragiona, per ciò che non dice.
Gli occhi guardano, ma spesso non vedono.
Di recente sono stata a dieta forzata a causa
di alcuni problemi fisici, ed è stato orribile. Un conto è dosare il cibo per
affrontare la prova costume (nessuno ci obbliga, in fin dei conti: la decisione
è nostra), un conto è farlo perché devi guarire.
In quel caso l’obbligo è reale, perché la necessità di rimetterti in sesto è
concreta.
Mangiare e gustare il cibo è importante, ma
lo è ancora di più essere in salute. Per questa ragione mi sento di dire a
tutti di tener sempre presente l’obiettivo davvero importante, ovvero stare
bene fisicamente. Il sovrappeso e l’obesità possono portare complicazioni
spiacevoli, molto più spiacevoli di un paio di jeans che non entrano. Fine
papiro informativo, passiamo al resto.
Tempo fa un caro amico mi ha detto: il 90%
delle persone che si mettono a dieta ha bisogno dello psicologo e non del
dietologo. Questo per dire che molto spesso il problema è interiore ancor prima
di essere esteriore.
Personalmente non credo che perdere peso
aiuti a migliorare la propria autostima, almeno nel lungo periodo. Conosco
ragazze magre che pensano di essere un disastro, e conosco ragazze in carne
orgogliose dei loro kg in più ed in pace con se stesse. Ciò che voglio dire è
che con la giusta dose di autostima e di sicurezza il peso superfluo non è un
problema. Bisogna lavorare su questo, secondo me, ancor prima di lavorare sul
proprio corpo.
Il nostro Edward ha iniziato a perdere peso
quando si è sentito accettato da Bella, e con il tempo ha capito cosa conta
davvero: ciò che è, e non quanto pesa. Mi piace pensare che il loro sia un
lavoro di squadra, e che insieme si stiano aiutando a vicenda per superare
difficoltà mentali e fisiche.
Questa storia è nata per puro caso, ed è
stata una piccola-grande benedizione, per voi (spero) e per me. Sono
stra-felice della risposta che Miracolo ha avuto, e sono piena di gioia e di
orgoglio nel sapere che alcuni di voi hanno approfittato di questa occasione
per aprirsi e parlarmi. Grazie per aver letto e commentato, grazie per avermi
confidato le vostre storie. Grazie anche a chi non ha lasciato un commento ma
ha comunque letto ogni capitolo, e grazie a lele-cullen che mi ha assistito in
questo mini-viaggio.
Ho scritto una nota finale quasi più lunga
del capitolo stesso. Sorry, ma era
necessario.