Brian mi
batte una pacca sulla spalla. “Ben fatto, Josh. Questa trovata della tua amica
che vuole fare l’organizzatrice di eventi è stato un vero colpo di genio!
Pendevano tutti dalle tue labbra… come ti è venuta in mente?”
“Brian, non
ho inventato nulla. Conosco veramente una ragazza in questa situazione.”
Il sorriso
scivola improvvisamente via dal suo volto. “No, aspetta. Dove l’hai conosciuta?
Quando l’hai conosciuta? Chi è?”
“Una mia
amica” sorrido, sapendo di mentire. Con Grace non c’è un rapporto di amicizia:
siamo semplici conoscenti, e lei sta per rivoluzionarmi la casa. Questo non fa
di noi una coppia di amici, però mi fa piacere pensarlo.
Il mio
cellulare squilla, interrompendo Brian appena in tempo, cinque secondi prima
dell’esplosione. “Pronto?”
Dopo un
attimo di immobilità, il sangue nelle mie vene inizia a scorrere a velocità doppia,
quando la sua voce, incredibilmente bassa, sillaba: “Grazie, Josh.”
“Grazie di
che?”
“Della
canzone. Insomma, so che non era nelle tue ipotesi, e…”
“Beh, non
avevo le idee chiare, e ho pensato che non sarebbe stato male affidarsi ai
consigli di…”
“…un’amica?”
Mi rendo
conto che ha visto lo show, e che quindi ha seguito anche la mia piccola
intervista. “Scusa se ti ho tirata in ballo, ma mi sembrava un esempio
perfetto.”
“Non
chiedermi scusa. Sono contenta che tu mi abbia etichettato come un’amica, anche
se… beh, non abbiamo questo gran rapporto.”
Volto le
spalle a Brian, che si sta sbracciando per chiedermi se si tratti di Grace. “Stai
per distruggere la mia casa e ricostruirla ex novo. Se non è un gran rapporto
questo…” scherzo.
La sento
ridere all’altro capo del filo, e riesco ad immaginare il suo volto mentre lo
fa. Mi passo una mano tra i capelli… Josh,
che ti succede?
“Scusa se ti
ho disturbato… probabilmente sei stanco. Forse non dovevo chiamare.”
“Ma no,
tranquilla. Mi fa piacere che tu mi abbia cercato. Ehm… volevi dirmi solo
questo?”
Pausa. “In
realtà volevo sapere quando sei libero, per vedere insieme i progetti per il
salotto.”
“Questa
sera?” ribatto in fretta, senza fare caso alla faccia stupefatta di Brian, che
mi sono appena ritrovato davanti.
“Questa
sera? Io… beh, sì, io… io sono libera.”
“Dove?”
“Posso suggerire casa tua? Insomma, visto che è di casa tua che dobbiamo
parlare…”
Se potessi
cancellare la mia ultima frase, lo farei di corsa. Brutto coglione, è ovvio che il posto ideale è casa tua. “Giusto. Non
ci stavo pensando.”
“A che ora?”
“Quando
puoi. Io sono ancora agli studi, ma entro un’ora penso di poter essere pronto.”
“Ok. Allora…
a dopo, Josh.”
“A dopo,
Grace.”
Riaggancio,
e osservo attentamente Brian, occupato a grattarsi la testa e a riflettere. “Possiamo
andare, Brian? Mi vedo con un’amica, più tardi.”
“Ti vedi con
Grace, che sarebbe l’arredatrice di interni? L’amica di cui parlavi con Oprah?”
“Esatto, ma
non mi caverai altri dettagli utili a permetterti di indagare su di lei.”
***
Mancano dieci
minuti alle nove, quando Grace suona alla mia porta. Ha un’incredibile tendenza
a tenere gli occhi bassi: un vero peccato, considerati gli enormi occhi neri
che si ritrova. “Ciao” sussurra.
“Ciao. Su,
entra.”
Sono totalmente
imbranato in materia di bon ton, e cerco di farmi tornare in mente le lezioni
di mia madre.
Punto Primo:
aiuta la tua ospite a togliersi il
cappotto. Ha già fatto da sé.
Punto
Secondo: metti via il suo cappotto. Prendo
il cappotto e lo sistemo sull’appendiabiti dell’ingresso.
Punto Terzo:
falla accomodare.
“Hai già
cenato?”
La mia
idiozia non ha limiti.
“Veramente…
no” confessa. “Me ne sono dimenticata. Insomma, di solito mangio, solo che
stavo lavorando al progetto e quando mi sono resa conto che stavo facendo tardi…”
“Sei
fortunata. Mia madre mi ha fatto recapitare qualcosa tipo cinque tonnellate di
cibo. Probabilmente pensa che stia nascondendo un piccolo esercito nella mia
stanza.”
Scoppia a
ridere, stavolta senza coprirsi la bocca con la mano, e rimango semplicemente affascinato
dalla dolcezza del suo viso. La vedo fissare gli occhi su un punto alle mie
spalle, e poi scuotere leggermente la testa. “Che c’è?” le domando.
“Niente. È solo
che non riesco ancora a credere di… di essere qui a parlare con te. Insomma, tu…
tu…” Si interrompe, indicando il punto sul quale ha fissato gli occhi.
Mi volto, e
vedo che sta indicando una fotografia che mi ritrae con Placido Domingo,
durante la lavorazione de ‘La Tua Semplicità’.
“… Tu hai
lavorato, stretto la mano, parlato
con gente come lui. Lo fai tutti i giorni, e ora… ora stai parlando con me. Insomma,
un mese fa eri alla notte degli Oscar e stavi cantando con Beyoncé, e adesso…
non riesco a crederci.”
“Non riesci
a credere che io e Beyoncé abbiamo duettato? Possiamo chiamarla, se vuoi. Ho il
suo numero.”
Non è una
battuta: ho davvero il recapito di Beyoncé. Però Grace ride di nuovo. “Lascia
stare, non avrei dovuto parlare. Però… me la toglieresti una curiosità?”
“Spara.”
“Com’è
Barbra Streisand dal vero?”
“Meno brutta
di quanto appaia in video. Ed estremamente simpatica. Sei una sua fan?”
“Se i suoi
fan rivedono Yentl a ogni Natale,
allora sì” sorride, arrossendo un po’.
“Se devo
essere sincero, preferisco Funny Girl.”
“Hai visto i
suoi film?”
“Solo questi
due. Ma come attrice non mi dispiace. Allora” aggiungo, dopo un attimo di
pausa, “vogliamo metterci al lavoro?”