Fanfic su artisti musicali > Josh Groban
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Autore: EffieSamadhi    24/08/2010    0 recensioni
Ha ventinove anni, un bel sorriso e una personalità dirompente. Ha una voce che incanta, adora gli animali di peluche e ogni minuto della sua vita è pianificato dal suo manager. Ma Josh ha voglia di scoprire che cosa c'è oltre l'orizzonte, ha voglia di uscire dallo schema. Gli basta prendere un aereo, e tutto cambia. ***I personaggi di questa ff non mi appartengono (se Josh Groban mi appartenesse sarei qui? XD) e la storia non è scritta a scopo di lucro.***
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6.

Brian mi batte una pacca sulla spalla. “Ben fatto, Josh. Questa trovata della tua amica che vuole fare l’organizzatrice di eventi è stato un vero colpo di genio! Pendevano tutti dalle tue labbra… come ti è venuta in mente?”

“Brian, non ho inventato nulla. Conosco veramente una ragazza in questa situazione.”

Il sorriso scivola improvvisamente via dal suo volto. “No, aspetta. Dove l’hai conosciuta? Quando l’hai conosciuta? Chi è?”

“Una mia amica” sorrido, sapendo di mentire. Con Grace non c’è un rapporto di amicizia: siamo semplici conoscenti, e lei sta per rivoluzionarmi la casa. Questo non fa di noi una coppia di amici, però mi fa piacere pensarlo.

Il mio cellulare squilla, interrompendo Brian appena in tempo, cinque secondi prima dell’esplosione. “Pronto?”

Dopo un attimo di immobilità, il sangue nelle mie vene inizia a scorrere a velocità doppia, quando la sua voce, incredibilmente bassa, sillaba: “Grazie, Josh.”

“Grazie di che?”

“Della canzone. Insomma, so che non era nelle tue ipotesi, e…”

“Beh, non avevo le idee chiare, e ho pensato che non sarebbe stato male affidarsi ai consigli di…”

“…un’amica?”

Mi rendo conto che ha visto lo show, e che quindi ha seguito anche la mia piccola intervista. “Scusa se ti ho tirata in ballo, ma mi sembrava un esempio perfetto.”

“Non chiedermi scusa. Sono contenta che tu mi abbia etichettato come un’amica, anche se… beh, non abbiamo questo gran rapporto.”

Volto le spalle a Brian, che si sta sbracciando per chiedermi se si tratti di Grace. “Stai per distruggere la mia casa e ricostruirla ex novo. Se non è un gran rapporto questo…” scherzo.

La sento ridere all’altro capo del filo, e riesco ad immaginare il suo volto mentre lo fa. Mi passo una mano tra i capelli… Josh, che ti succede?

“Scusa se ti ho disturbato… probabilmente sei stanco. Forse non dovevo chiamare.”

“Ma no, tranquilla. Mi fa piacere che tu mi abbia cercato. Ehm… volevi dirmi solo questo?”

Pausa. “In realtà volevo sapere quando sei libero, per vedere insieme i progetti per il salotto.”

“Questa sera?” ribatto in fretta, senza fare caso alla faccia stupefatta di Brian, che mi sono appena ritrovato davanti.

“Questa sera? Io… beh, sì, io… io sono libera.”

“Dove?”
“Posso suggerire casa tua? Insomma, visto che è di casa tua che dobbiamo parlare…”

Se potessi cancellare la mia ultima frase, lo farei di corsa. Brutto coglione, è ovvio che il posto ideale è casa tua. “Giusto. Non ci stavo pensando.”

“A che ora?”

“Quando puoi. Io sono ancora agli studi, ma entro un’ora penso di poter essere pronto.”

“Ok. Allora… a dopo, Josh.”

“A dopo, Grace.”

Riaggancio, e osservo attentamente Brian, occupato a grattarsi la testa e a riflettere. “Possiamo andare, Brian? Mi vedo con un’amica, più tardi.”

“Ti vedi con Grace, che sarebbe l’arredatrice di interni? L’amica di cui parlavi con Oprah?”

“Esatto, ma non mi caverai altri dettagli utili a permetterti di indagare su di lei.”

 

***

 

Mancano dieci minuti alle nove, quando Grace suona alla mia porta. Ha un’incredibile tendenza a tenere gli occhi bassi: un vero peccato, considerati gli enormi occhi neri che si ritrova. “Ciao” sussurra.

“Ciao. Su, entra.”

Sono totalmente imbranato in materia di bon ton, e cerco di farmi tornare in mente le lezioni di mia madre.

Punto Primo: aiuta la tua ospite a togliersi il cappotto. Ha già fatto da sé.

Punto Secondo: metti via il suo cappotto. Prendo il cappotto e lo sistemo sull’appendiabiti dell’ingresso.

Punto Terzo: falla accomodare.

“Hai già cenato?”

La mia idiozia non ha limiti.

“Veramente… no” confessa. “Me ne sono dimenticata. Insomma, di solito mangio, solo che stavo lavorando al progetto e quando mi sono resa conto che stavo facendo tardi…”

“Sei fortunata. Mia madre mi ha fatto recapitare qualcosa tipo cinque tonnellate di cibo. Probabilmente pensa che stia nascondendo un piccolo esercito nella mia stanza.”

Scoppia a ridere, stavolta senza coprirsi la bocca con la mano, e rimango semplicemente affascinato dalla dolcezza del suo viso. La vedo fissare gli occhi su un punto alle mie spalle, e poi scuotere leggermente la testa. “Che c’è?” le domando.

“Niente. È solo che non riesco ancora a credere di… di essere qui a parlare con te. Insomma, tu… tu…” Si interrompe, indicando il punto sul quale ha fissato gli occhi.

Mi volto, e vedo che sta indicando una fotografia che mi ritrae con Placido Domingo, durante la lavorazione de ‘La Tua Semplicità’.

“… Tu hai lavorato, stretto la mano, parlato con gente come lui. Lo fai tutti i giorni, e ora… ora stai parlando con me. Insomma, un mese fa eri alla notte degli Oscar e stavi cantando con Beyoncé, e adesso… non riesco a crederci.”

“Non riesci a credere che io e Beyoncé abbiamo duettato? Possiamo chiamarla, se vuoi. Ho il suo numero.”

Non è una battuta: ho davvero il recapito di Beyoncé. Però Grace ride di nuovo. “Lascia stare, non avrei dovuto parlare. Però… me la toglieresti una curiosità?”

“Spara.”

“Com’è Barbra Streisand dal vero?”

“Meno brutta di quanto appaia in video. Ed estremamente simpatica. Sei una sua fan?”

“Se i suoi fan rivedono Yentl a ogni Natale, allora sì” sorride, arrossendo un po’.

“Se devo essere sincero, preferisco Funny Girl.”

“Hai visto i suoi film?”

“Solo questi due. Ma come attrice non mi dispiace. Allora” aggiungo, dopo un attimo di pausa, “vogliamo metterci al lavoro?”

   
 
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