Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |      
Autore: La_Spynn    17/10/2005    0 recensioni
Essere pugnalati alle spalle non è esattamente il modo preferito di una teenager per terminare una giornata. Solo che non sempre si può scegliere, cambiare il proprio passato, modificando così il futuro... O si?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Primo: “Kaputt”

Primo: “Kaputt

 

Ore 17.30 – 15 Ottobre 2005

La ragazza uscì dall’edificio, giusto in tempo perché un macchina, che passava troppo veloce per la strada piena di pozzanghere, sollevasse un’onda d’acqua che, ovviamente, la colpì in pieno.

 

Ragazza: RAZZA DI!! FERMATI! TORNA SUBITO INDIETRO! BRUTTO!!

 

Uomo: Mettendo la testa fuori dall’edificio. Oh, Anne. Ricordi quello che divi fare quando sei arrabbiata?

 

Anne: PICCHIARE CHI MI STA DAVANTI! Mostrando i pugni con aria molto (??) minacciosa.

 

Uomo: Sospirando. No… contare fino a dieci… avanti, fallo!

 

Anne: Sigh… Prendendo il fiato. Uno, due, tre,quattro,cinque, sei, sette, otto, nove, dieci! Senza neppure prendere una pausa per respirare. E ORA POSSO RIARRABBIARMI!! SE LO BECCO GIURO CHE LO…

 

Uomo: Questo tuo caratteraccio ti causerò molti nemici…

 

Anne: E allora?

 

Uomo: Avere nemici non è bello…

 

Anne: Seeh, va bene. Addio! Allontanandosi, ancora bagnata da capo a piedi.

 

Uomo: Non mi ascolterà mai…

 

E la ragazza, che da adesso in poi chiameremo Anne, non lo stava in effetti ascoltando. Non lo aveva mia fatto e mai lo avrebbe fatto, non perché fosse una ragazza particolarmente ribelle e, a parte il pessimo carattere, la si poteva definire quasi tranquilla, ma semplicemente come ripicca nei confronti del signor Hauffmann, meglio conosciuto da voi lettori (perché ci siete, vero?) come “Uomo”, che, tanto aveva detto e tanto aveva fatto, era riuscito a convincere sua madre ad iscriverla a quelle noiosissime lezioni di piano. “Farà bene al tuo spirito e ti rilasserà” aveva detto la donna, di fronte ad una Anne semi- traumatizzata. D’accordo, lei era esagerata in queste sue ripicche personali, dopotutto si trattava solo di un’ora la settimana, ma da brava figlia unica di genitori iper- protettivi, aveva sempre ottenuto e fatto ciò che più preferiva. Mai le era stato imposto qualcosa, come quelle lezioni!

Si sistemò una ciocca di capelli castani, guardando la sua immagine riflessa nella vetrina di un negozio di vestiti. Vide una ragazza, che dimostrava quattordici anni, benché ne avesse già compiuti sedici, e che davanti agli amici più grandi, spergiurava di averne diciassette, con un paio di graziosi occhiali, sistemati sul nasino a punta, che nascondevano in parte gli occhi neri, con un visetto pulito e l’uniforme scolastica ancora indosso. Un’uniforme piuttosto ridicola, in effetti. La cravatta, stretta con un nodo che assomigliava più ad uno da scarpe, di color fragola, un maglioncino grigio- topo, che, se veniva a contatto anche una sola volta con l’acqua, diventava una specie di palla informe, una camicetta bianca e una gonnellina a pieghe grigia in stile “brava ragazza”, calze al ginocchio, di un decisamente poco fashion color lillà, e un paio di scarpette nere semplici semplici e orrende orrende. Non vedeva quindi l’ora di arrivare a casa e cambiarsi. Per questo, gettati indietro i capelli, stretti da una fascia lillà, che detestava con tutto il cuore, ma che era l’alternativa più accettabile alle treccine strette dagli elastici con attaccati dadi di peluches, si avviò lungo il marciapiede, stando bene attenta, come diceva sua madre, trattandola vagamente come una bambinetta di cinque anni, alle macchine che passavano in strada. Dato che fino a poco prima pioveva, testimoni ne erano le numerose pozzanghere, in giro non c’era assolutamente nessuno. Si voltò di scatto. No, nessuno. Strano, si sentiva… come dire… seguita. Assurdo, lo sapeva. Scosse il capo. Probabilmente era solo una sua impressione. Doveva smettere di guardare quei film dell’orrore… Splash. Eh, no. Il rumore di qualcuno che finisce in una pozzanghera non è decisamente un segno della sua immaginazione. Si voltò di scatto, pronta a colpire il “nemico” con uno dei suoi calci…

 

Anne: YAAAAAAHHHHH!!! Voltandosi di scatto.

 

Vecchia Signora: Urlando. Piccola screanzata! Cercavi di farmi morire?

 

Anne: Ops… ehm, no… voglio dire… io credevo che lei… oh… niente. Non importa.

 

Vecchia Signora: Aprendo la porta di casa ed entrando. Razza di giovinastri… ai miei tempi…

 

Anne: Grandioso… ecco chi era il mio terribile inseguitore…

 

Scosse il capo. Stava davvero diventando una sottospecie di donnetta isterica, pronta ad urlare davanti a tutto. Almeno, adesso, era solo una sottospecie di donnetta isterica pronta ad urlare davanti a tutto ciò che aveva più di due gambe, ringhiasse, fosse sporco, mordesse… beh, la lista continuava. E per parecchio.

La ragazza cominciò a camminare nuovamente, ancora imbarazzata per l’incontro fatto. Il paese era relativamente piccolo e, lo avrebbe scommesso, in meno di due giorni avrebbe guadagnato la fama di “terrorizzatrice di povere vecchiette innocenti”. Passò davanti al bar più conosciuto, nonché unico, della cittadina. Da notare l’aggettivo conosciuto. Non di certo perché era un posto alla moda, anzi, proprio perché non lo era. Nessuna delle persone “giuste”, come dicevano nelle vecchie repliche di ancor più vecchi telefilm, ci avrebbe lavorato. Nulla la attirava particolarmente. Tranne quelle squisite torte… torte. Avrebbe potuto fermarsi… un momentino solo. Si sarebbe anche asciugata gli abiti, ancora bagnati dopo “L’incidente auto”. Massì, tanto aveva ricevuto la paghetta da poco. Aprì la porta, che la accolse con uno scampanellio allegro. All’interno, solo il signor Jordan, ovvero il proprietario, il vecchio signor Hansel, che praticamente viveva lì ed il figlio maggiore del proprietario, Courtney Jordan. Era più grande di lei di un paio d’anni e per niente male, anzi. Occhi verde mare, tanto che molti credevano erroneamente fossero lenti a contatto, e capelli neri. La cosa che veramente colpiva, però, era il modo in cui indossava qualunque cosa. Che fossero i jeans più alla moda, o la bizzarra uniforme del bar di suo padre, sorrideva sempre, sembrava a suo agio, come se nulla potesse preoccuparlo o infastidirlo. Come lui era sua sorella Ashley Jordan, che, anche se meno graziosa, aveva un carattere solare e veniva apprezzata proprio per questo. In quel momento non c’era, nel bar, ma la sua presenza si poteva intuire grazie alla foto dietro al bancone, che la ritraeva nel giorno in cui aveva vinto la coppa per il terzo posto della gara di equitazione.

 

Courtney: Ehi, Anne, come va?

 

Anne: Bene. Quelle torte in vetrina… potrei rovinarle prendendone una fetta!

 

I due si scambiarono uno sguardo.

 

Courtney: Torte?

 

Anne: Certo… al cioccolato, se è possibile!

 

Signor Jordan: Forse hai confuso il negozio… in vetrina, questa settimana, ho messo la coppa di Ashley…

 

Anne: Oh… Confusa Bene… io… allora… vado! Arriveder

 

Voce: Non lasciare che le loro menzogne soffochino la verità…

 

Anne: Eh?

 

Voce: Tu hai un dono che loro non possiedono… tu vedi qualcosa che loro non possono ammirare… e quindi credono che non esista e sia falsa… sei tu ad essere pazza ammettendo che esiste, o loro, che la negano?

 

Courtney: Avvicinandosi e sfiorandole un braccio. Annie… tutto… tutto bene?

 

Anne: L’avete… l’avete sentita anche voi?

 

Signor Jordan: Anne, sei certa di stare bene?

 

Signor Hansel: Sentire le voci non è mai un buon segno.

 

Anne: Io… io non sento le voci!

 

I tre uomini si scambiarono uno sguardo.

 

Anne: Penso… penso che sia meglio io vada… Uscendo in fretta.

 

Courtney: Si comporta sempre in modo strano… ma mai così strano

 

Signor Jordan: Sarà l’età… Stringendosi nelle spalle. Ma soprattutto non sono affari nostri. Torna al lavoro, ragazzo!

 

Anne era confusa. Aveva sentito qualcosa. Di questo era certa.

Camminava a testa bassa, tormentandosi le mani.

Ma cosa? Magari stava impazzendo…

Il vento freddo sembrava improvvisamente spirare più forte e lei rabbrividiva, gli abiti ancora umidi.

Avrebbe dovuto parlarne a qualcuno? No, ci avrebbero già pensato i Jordan più Hansel…

Tutti avrebbero pensato che era pazza…

… sei tu ad essere pazza ammettendo che esiste, o loro che la negano…?

No, basta pensare a quelle cose senza senso!

Sentiva di nuovo quella spiacevole sensazione… probabilmente era un’altra vecchietta scesa in strada per la passeggiata pomeridiana…

Non si girò neppure quando le sembrò, o stava immaginando ancora?, di sentire dei passi.

Passi? Non dire sciocchezze, Anne! Hai davvero bisogno di un po’ di riposo!

E poi non può esserci nessuno dietro di…

Il colpo arrivò inaspettato, tanto che, all’inizio, la ragazza non si rese neppure conto di cosa era accaduto.

Inciampò nei suoi piedi, cadendo a terra.

Il suo sangue colorò le pozzanghere di rosso.

Provò ad alzare la testa, ma era stanca… così stanca

Tutto si fece confuso.

E poi, il buio.

 

Altrove, in un luogo dove il tempo non conta.

Anne: La… mia… testa…

 

Voce: Bensvegliata!

 

La ragazza spalancò gli occhi. Di fronte a lei un ragazzo decisamente bizzarro. Grandi occhioni, che apparivano stranamente opachi e lontani, di un raro grigio, simile alla nebbia mattutina, e lunghi capelli color fuoco, stretti in una coda da un nastro verde, che anche lei si sarebbe vergognata a portare. I suoi abiti, erano però anche più atipici. Una maglia verde smeraldo, le cui maniche erano staccate dal resto dell’indumento, e guanti privi di dita bianchi. Pantaloni dello stesso colore, stretti in vita da una cintura nera. Era seduto, a gambe incrociate, davanti a lei.

 

Anne: Eh?

 

Ragazzo: Bensvegliata, ho detto. Inclinò il capo, facendo tintinnare i due orecchini che portava al lobo destro.

 

Anne: Tu chi sei… ma soprattutto, chi ti ha dato quei vestiti? Sono una cosa ridicola…

 

Ragazzo: Che bello vedere che esistono ancora ragazzi con le giuste priorità… Sarcastico.

 

Anne: Si, ma la domanda resta.

 

Ragazzo: Beh, io sono…

 

Anne: Intendevo la seconda domanda…

 

Ragazzo: Io sono… Ignorandola. Sanuye.

 

Anne: … e allora?

 

Sanuye: Alzandosi in piedi. Dimmi, qual è l’ultima cosa che ricordi…

 

Anne: Mmm… sono entrata in un bar… poi mi sentivo seguita e… occavolo!

 

Sanuye: Meglio tardi che mai…

 

Anne: Sono caduta in una pozzanghera! Avrò il vestito tutto rovinato… per fortuna era solo la divisa…

 

Sanuye: Mi sbagliavo… comunque, perché sei caduta?

 

Anne: Non… non lo so…

 

Sanuye: Ti do un indizio… inizia per “M”…

 

Anne: M… M… M… quante lettere?

 

Sanuye: Guardati un po’ intorno e capirai cos’è successo!

 

In effetti, tutto intorno a loro, era bianco. Bianco sopra, sotto, fino all’orizzonte. Anche loro sembravano fluttuare nel vuoto.

 

Anne: M… M… M… Scuote il capo. Nah, non mi viene in mente niente…

 

Sanuye: SEI MORTA!! KAPUTT, ANDATA, FINITA!!

 

Anne: NON TI HA DETTO NESSUNO CHE CERTE NOTIZIE BISOGNEREBBE DARLE CON UN PO’ DI… un… un momento. Morta? E allora che ci faccio qui?

 

Sanuye: Vedi…

 

Anne: Io… io non voglio morire! Devo ancora sposarmi, avere dei figli, diventare ricca…

 

Sanuye: Io…

 

Anne: … diventare la ragazza più bella del mondo, scoprire l’elisir di lunga vita…

 

Sanuye: Credo che!

 

Anne: Diventare la prima donna Presidente, sposarmi, ah no, questo l’ho già detto…

 

Sanuye: MI LASCERESTI PARLARE!!?

 

Anne: Siamo un po’ egocentrici, eh?

 

Sanuye: Ora devo parlarti della tua morte.

 

Anne: Un pazzo egocentrico mi parla della mia morte… e io che credevo di aver toccato il fondo con l’incidente della macchina…

 

Sanuye: Vedi… tu avevi un grande futuro davanti a te… una famiglia… e i tuoi figli avevano un destino già scritto…

 

Anne: Figli? Io credo di essere un po’ troppo giovane per…

 

Sanuye: Ora, però, con la tua morte, tutto è stato cancellato…

 

Anne: Credi che a me faccia piacere essere morta?

 

Sanuye: Spero di no… perché ho intenzione di aiutarti a farti tornare in vita…

 

Anne: Non voglio diventare uno zombie!

 

Sanuye: Non come zombie!

 

Anne: E allora come…?

 

Sanuye: Un piccolo salto spazio- temporale, così minimo che non intaccherà neppure il Continuum temporale…

 

Anne: Sbattendo le palpebre, senza capire un’acca.

 

Sanuye: Torni nel passato e cerchi di evitare di essere ammazzata…

 

Anne: Oh. Ok, ci sto. Quando me ne posso andare da questo… coso bianco?

 

Sanuye: E’ un limbo, ma comunque non è finita…

 

Anne: Mi sembrava tutto troppo facile…

 

Sanuye: Qualcuno ha cercato di ucciderti… e temo che riproverà! Devi fare attenzione…

 

Anne: Beh, non ci volava un genio per darmi questo consiglio…

 

Sanuye: Se non la pianti subito di lamentarti…

 

Anne: Non mi sto lamentando! Allora, quando posso andarmene da qui?

 

Sanuye: Aspetta, tieni questo…

 

Le vi avvicinò, ancora fluttuando, porgendole una specie di grosso orologio da taschino d’oro, le cui lancette si potevano spostare manualmente, poiché non c’era alcun vetro di protezione. Si poteva anche cambiare la data e l’anno, con una, scomoda, manovella.

 

Anne: Un orologio digitale no, eh?

 

Sanuye: Accontentati! Con questo potrai tornare indietro nel tempo…

 

Anne: Forte!

 

Sanuye: Ma fa attenzione! Se non stai attenta…

 

Anne: Si, si, ci vediamo Coso! Sorrise, girando le lancette. 17. 45

 

Sanuye: Ti prego, fa atten…

 

Il resto della frase si perse nel Vuoto. La ragazza fu circondata da un arcobaleno di colori e scomparve.

 

 

--- by La

 

Chi di voi ha giocato a “Shadow of Memory” troverà che ho preso molti spunti (praticamente tutta la storia di lei che muore e viene aiutata a tornare in vita da un qualcuno molto misterioso) da questo splendido gioco per PS.

Non vi preoccupate, sono solo spunti, da qui in poi la trama cambierà completamente!

Beh, non c’è molto da dire… spero che vi piaccia!

Baci

La

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: La_Spynn