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Autore: nitro    26/08/2010    6 recensioni
Può l’amore sbocciare in un terreno arido coperto solo di sangue e dolore? Due cuori, uno che ama soltanto se stesso, l’altro che non sa manifestare i propri sentimenti. Riusciranno a incontrarsi? Riusciranno a migliorarsi a vicenda? Una storia d’amore, quella tra Draco e Asteria, s’intreccerà con i tragici avvenimenti che devasteranno il Mondo Magico.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Mangiamorte, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima fan fiction su Harry Potter…

Come molti di voi, sono rimasta turbata dall’epilogo del settimo libro della Rowling. Mi sono chiesta chi fosse questa Asteria (o Astoria) e come fosse riuscita a domare il pericoloso Serpeverde. La Rowling nei suoi libri non la descrive, così ho immaginato come potessero essere questo personaggio e la sua storia d’amore con Draco.

Il mio racconto parte dalla fine del quinto libro. Asteria ha appena finito il terzo anno a Durmstrang; non ha voluto frequentare Hogwarts come la sorella maggiore.

Fatemi sapere cosa ne pensate e se vale la pena che continui questa storia. Non modificherò essenzialmente la trama degli ultimi due libri e cercherò di rispettare il personaggio di Draco.

Ciao! :) Nicole

 

 

Risvegli

 

 

L’aurora era giunta a svegliare il castello di Durmstrang. Il sole si era fatto largo nella foschia e, lentamente, aveva illuminato il nero castello. I suoi raggi si riflettevano nella scura superficie delle acque del lago che, placide e immote, circondavano l’imponente costruzione gotica. Il riverbero della luce creava riflessi e arcobaleni che correvano sull’estensione del lago. La Foresta Nera, che delimitava lo specchio d’acqua, dava il benvenuto alla nuova alba. Il cinguettio degli uccelli e i rumori del sottobosco annunciavano l’arrivo del nuovo giorno.

Il castello era ancora assopito, tutti gli studenti erano coricati nei loro letti, ignari dello spettacolo meraviglioso che si manifestava ogni mattina di fine primavera. Tutti dormivano ancora, profondamente avvolti in una spessa coperta di sogni. Quella mattina si sarebbero svegliati per l’ultima volta nei dormitori di Durmstrang. Un altro anno scolastico era terminato.

Da settimane i maghi della scuola non parlavano d’altro che di vacanze, viaggi e libertà. Avevano trascorso l’ultima sera al castello in allegria e si erano distesi nei loro letti con il desiderio che quell’ultima notte passasse in fretta. Tutti inconsciamente avevano desiderato il sorgere del sole.

Non tutti. Come a rimarcare che c’è sempre un’eccezione che conferma la regola, una studentessa non aveva partecipato ai festeggiamenti la sera precedente, e non si era coricata nel suo letto.

Un’esile figura stava seduta sul grande terrazzo del quarto torrione di Durmstrang. Faceva caldo. Il mantello di folta pelliccia giaceva a terra.

Il corpo minuto si abbracciava stretto alle ginocchia, la testa abbandonata in mezzo alle gambe. Lunghi boccoli biondo cenere coprivano le magre tibie.

Un brandello di carta stropicciata giaceva tra le dita della fanciulla. La lettera era stata letta molte volte, e ogni volta era stata maltrattata da dita tremanti e furiose.

Un leggero tocco fece sussultare il fragile corpo rannicchiato a terra.

Lentamente la fanciulla alzò il capo e i suoi occhi color nocciola si posarono su un profilo sfocato. Sul suo volto erano evidenti i segni della notte insonne. Profonde occhiaie nere li cerchiavano e contrastavano sul rosso che li accendeva; le palpebre gonfie testimoniavano le lunghe ore di pianto.

Si riprese dall’iniziale abbaglio provocato dai forti raggi mattutini e mise a fuoco il viso preoccupato che si ergeva sopra di lei. Riconobbe i lunghi capelli color pece del suo migliore amico. Due occhi color dell’almandino si chinarono su di lei per poterla guardare meglio. Il mago era molto alto e fu costretto a poggiare le mani sulle ginocchia. Scrutò per un attimo i lineamenti delicati ma provati della fanciulla.

- Asteria. Stai bene? -

Il viso di Asteria si nascose tra le ginocchia, troppo orgoglioso per palesare le proprie debolezze.

Un lieve cenno di diniego fece sprofondare il mago nelle spalle, sospirò e si adagiò accanto a lei con le gambe incrociate. - Ti ho cercato nella tua stanza. Mi sono alzato presto, volevo farti una sorpresa. Mi sono preoccupato, ma in fondo sapevo che ti avrei trovata qui. Hai voglia di parlarne? -

Una piccola mano diafana gli porse un pezzo di carta con l’evidente intenzione di farglielo leggere.

Una calligrafia sottile e obliqua riempiva la breve missiva.

 

 

 

Asteria cara,

 

È con grande dispiacere che t’informo sugli ultimi avvenimenti.

Tuo padre e il signor Malfoy sono stati catturati dal Ministero con l’accusa di essere Mangiamorte. Sono stati imprigionati ad Azkaban.

La famiglia è molto provata dall’accaduto, sarebbe opportuno che tu stessi accanto a tua sorella mentre io mi occupo degli affari di famiglia. Ho già provveduto alla tua iscrizione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Sono sicura che capirai l’importanza della tua permanenza qui a Londra. Tempi duri si prospettano, ma il Signore Oscuro ha grandi piani per sé e per i suoi umili sostenitori. La sua presenza mi fa ritenere che Londra sia il posto più sicuro per le mie figlie.

 

Kalliope Greengrass

 

Il giovane rilesse la lettera con attenzione, si assicurò di aver capito con esattezza ogni parola scritta in quella lingua per lui straniera. Nel suo cuore si aprì una voragine.

Cercò di ricomporsi e di rincuorare la sua migliore amica.

- Sono desolato per tuo padre. Vedrai che si sistemerà tutto. Il vostro Oscuro Signore saprà come farlo uscire da Azkaban… -

Non riuscì a finire la frase. Fu interrotto da una furente Asteria Greengrass che era balzata in piedi e sbraitava contro il cielo.

-Mio padre è uno stupido! Si è messo in mezzo ad una faccenda più grande di lui, e ora ne paga le conseguenze. E mia madre? Ancora più stupida se crede che Voldemort sacrificherà tempo e uomini per farlo uscire dalla prigione! - i suoi occhi si gonfiarono di lacrime. Le stille uscirono lentamente mentre la fanciulla si appoggiava al parapetto del torrione.

Due braccia calde la abbracciarono da dietro e una voce dolce le parlò all’orecchio.

- Proprio perché il Signore oscuro ha bisogno di quanti più uomini possibile non lo lascerà marcire in prigione. Andrà tutto bene. -

Astoria sospirò. Quel tenero abbraccio aveva placato il suo animo inquieto.

- Grazie Sasha… - per un po’ rimase in silenzio, il suo sguardo si perse nel lago di Durmstrang e poi nella Foresta Nera.

Sciogliendosi dall’abbraccio, si girò e appoggiò la schiena contro il parapetto.

- Questa notte ho riflettuto a lungo, ma non sono riuscita a trovare una soluzione. Se in prigione ci fosse mia madre sarebbe tutto più facile. Per me è molto semplice convincere mio padre, ma mia madre…purtroppo, o per fortuna, ho preso da lei. Solo papà sa quali leve manipolare con lei, io non l’ho mai capita. Solitamente vado prima da papà, e lascio a lui il lavoro sporco con mia madre. Non voglio lasciare Durmstrang. -

Sasha rimase stupito di fronte al discorso più lungo che le avesse mai sentito pronunciare.

Sapeva che l’ultima frase, pronunciata con una sfumatura di nostalgia, sarebbe stata l’unica manifestazione di rammarico che avrebbe udito.

Asteria non sapeva come esprimere i suoi sentimenti, ma Sasha la

conosceva bene; quelle poche parole nascondevano molto sottointesi. La vista meravigliosa dal suo torrione le sarebbe mancata e sarebbe stato molto doloroso per lei lasciare la loro squadra di Quiddich e i loro compagni; nel profondo del suo cuore, sapeva che anche lui le sarebbe mancato.

Osservò con tormento la fossetta che si formava accanto alle labbra di Asteria quando qualcosa la angosciava. Il suo cuore andò in frantumi pensando che non l’avrebbe più potuta vedere. Si fece forza, raccolse i brandelli del suo cuore e si avvicinò alla fanciulla.

Estrasse dalla tasca un piccolo braccialetto d’oro e lo agganciò al suo polso magro.

-Buon compleanno Asteria! - si avvicino e le stampò un casto bacio sulle labbra. La abbracciò stretta.

-Mi mancherai strega. Aspetterò i tuoi gufi! - le aveva parlato in un inglese stentato e, come ogni volta che ci provava, il suo marcato accento slavo la fece sorridere.

Non servivano altre parole, in tre anni di convivenza avevano imparato a conoscersi bene, sapevano entrambi che non si sarebbero dimenticati. Rimasero a lungo stretti l’uno all’altra.

 

 

-ASTERIA GREENGRASS! Hai ascoltato una sola parola di ciò che ti ho detto? -

Quella voce stentorea l’aveva fatta sobbalzare sul sedile della carrozza regale trainata da un Thestral. Si riscosse dai suoi tristi ricordi e si ritrovò a fissare due fieri occhi di ghiaccio che sembravano volerla trapassare con mille lame.

La signora Greengrass aspettava una risposta e, ben sapendo che una replica negativa non sarebbe stata contemplata, Asteria mentì:

- Sì, certo madre. -

Un altro sguardo omicida la trapassò.

- Bene, non ti chiederò di ripetere le mie parole solo perché siamo quasi giunti a destinazione. E siediti composta, ti stai sgualcendo l’abito! -

Con modi seccati le rassettò la gonna stropicciata del vestito. L’aveva costretta a indossare un lungo tubino nero con un’ampia scollatura a v che non aveva nulla da mostrare. I fini spallini si incrociavano sulla schiena lasciando completamente scoperte le spalle. I suoi boccoli erano stati imprigionati in un’elaborata acconciatura che avrebbe dovuto darle un’aria più rispettabile. In realtà Asteria si sentiva buffa e impacciata, costretta su due fini tacchi che poco si addicevano alla sua giovane età.

Asteria girò la testa e guardò fuori dalla graziosa finestra della carrozza. Osservò la lunga fila di cipressi che delimitava la strada, pensando alle mille raccomandazioni che la madre doveva averle fatto mentre non la ascoltava.

Improvvisamente la sua vista fu catturata da uno spettacolo disarmante. I cipressi avevano lasciato spazio a un enorme giardino dall’erba curatissima. Molte statue animate di creature magiche lo popolavano. Draghi, grifoni, arpie, chimere e grossi basilischi si giravano verso il mezzo al suo passaggio, i loro sguardi erano cupi e pericolosi, nonostante appartenessero a pezzi di pietra incantati.

Il Thestral girò di novanta gradi e Asteria riuscì ad ammirare tutto l’elaborato giardino e il lungo viale di ghiaia che avevano appena percorso. Si fermarono e l’elegante porta della diligenza si aprì. Una piccola scaletta si materializzò per permettere alle tre dame di scendere. Daphne uscì per prima, si era seduta accanto all’uscita appositamente per fare il suo ingresso teatrale. Asteria uscì per ultima e rimase senza fiato. Un’enorme villa in pietra scura si stagliava imponente su quel giardino, come un guardiano che controllasse i poderi del proprio signore.

Villa Malfoy in tutto il suo affascinante e misterioso splendore.

   
 
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