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Autore: Flaminia_Kennedy    26/08/2010    3 recensioni
Sequel/Spin-off di Il Messaggero. Roxas e Axel stanno insieme e sono felici, ma un'altra coppia ha bisogno di aiuto per venir creata. Contiene spoiler de Il Messaggero, consiglio di leggere prima quello per capire meglio la storia. Pairing: AkuRoku/Dexion
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Demyx, Zexyon
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare la morte'
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Passarono sette anni da quando divenni l’angelo custode di Demyx, sei da quando Roxas era morto per congiungersi ad Axel.

Il mio protetto era cresciuto per togliersi quella faccetta da bambino e finire nel conservatorio migliore della città, a imparare tutto sulla sua adorata musica.

Era diventato grande, era arrivato ai ventitré anni un po’ a fatica dopo la morte del migliore amico, ma ce l’aveva fatta.

Come ogni mattina io e lui ci svegliamo alla stessa ora, lui per sistemarsi e andare a scuola, io per seguirlo nel corso della sua giornata: come ogni giorno lo avevo osservato scegliere i vestiti con gli occhi ancora chiusi, dall’armadio ben rifornito di oggetti marcati D&G.

Ridacchiai mentre litigava con il pigiama azzurro che non aveva rinnegato durante la crescita e mi voltai come solito quando iniziò a vestirsi, per evitare di invadere troppo la sua privacy; dopotutto ero un angelo custode, non un voyeur.

Appena notai che era pronto, uscii da quella camera per presentarmi davanti alla porta di casa del ragazzo in versione umana, come da un anno a quella parte avevo deciso di fare. Sarebbe stato più semplice se fossi entrato a far parte della sua sceltissima sfera di amicizie, in modo da renderlo più sereno senza necessitare dei miei poteri palliativi.

Le mie vesti bianche si erano trasformate in una felpa azzurra con tanto di cappuccio e un paio di pantaloni color kaki e un paio di Vans azzurrine, il tutto sotto suggerimento di Roxas.

Mi ero dovuto informare sulle mode più recenti dai miei due amici trapassati per non sembrare uno strambo come quando ero ancora in vita «hey Zex! Sempre puntuale!» gridò il mio protetto, uscendo fuori dalla porta in appena qualche minuto come avevo previsto «ovvio, se dobbiamo arrivare a scuola puntuali» dissi io, mettendomi in spalla il mio zaino bianco ghiaccio.

Avevo dovuto mascherare le mie ali in quel modo al mondo mortale e portarle in giro come un peso era strano per me, di solito ero abituato a sentirle come una parte di me «ohh come sei fiscale, sono solo le sette e mezza!» esclamò lui, ridendo per la mia espressione contrariata «e per essere a scuola alle otto avremmo dovuto essere in autostrada cinque minuti fa, coraggio sbrigati, ti ho aspettato una vita» aggiunsi, mentre lui tirava fuori le chiavi della propria moto «seee seee andiamo!» disse dopodichè si avvicinò al bolide, color mare, per estrarre dal sedile due caschi dello stesso colore.

Se qualcuno ci avesse visti, sicuramente avrebbe pensato che eravamo buonissimi amici che si preparavano per un viaggetto di circa mezz’ora, era quello che pensava Demyx…ma non era quello che sentivo io.

Quello che avrei voluto io era…un bacio.

Un buongiorno come avevo sempre sperato di ricevere, ma che non avevo mai ricevuto. Dovevo limitarmi a comportarmi da amico, da angelo custode qual’ero. Il tutto senza che lui si accorgesse di nulla, altrimenti per me e per lui sarebbero stati dolori «allora, pronto alla partenza?» mi chiese con uno dei suoi soliti sorrisi raggianti e bellissimi.

Non potei dire di no, saltai in sella alla moto, dietro di lui, e iniziò il mio vero paradiso: mezz’ora di viaggio isolato dal mondo intero, aggrappato all’unico essere che poteva rendermi felice anche solo guardandomi. Nemmeno al mio primo volo ero stato così felice.

Stare a contatto con Demyx era una vera e propria benedizione «peccato che non possa dirti quanto ti ami» pensai dentro di me.

Sentii il ragazzo torcersi sulla sella per guardarmi attraverso il casco «HAI DETTO QUALCOSA?» urlò per farsi sentire e io scossi la testa.

Accidenti, mi ero dimenticato che essendo la sua -per così dire- coscienza lui poteva sentire a volte i miei pensieri se rivolti a lui.

Cercai di non pensare più a nulla, chiudendo gli occhi e tenendomi stretto a lui: andava a una velocità pazzesca, per fortuna ero lì per compiere miracoli -non grandi cose come il mio capo, ovviamente- ma ogni macchina che superavamo con un lamento altissimo del motore non ci sfiorava giusto per un soffio.

Se qualcuno avesse pensato che quei due ragazzini erano fortunati, non avrebbero pensato poi tanto male «ti puoi anche staccare, siamo arrivati sani e salvi» lo sentii attraverso le protezioni del casco, la sua risata mi mandava in bestia solo perché rideva così con la maggior parte delle persone.

Lasciai andare la sua vita, sentendomi improvvisamente infreddolito per la mancanza di contatto e smontai dalla moto, barcollando appena «non sei abituato al sedile quasi inesistente eh?» mi disse Demyx, puntandomi un dito sul naso e schiacciandomelo fino a farmi male, per poi ridere «dai, facciamo ta…taaa…» si bloccò di colpo quando vide passare davanti a noi un tipo alto, per non dire enorme, con due basettoni neri e dei lunghi rasta dello stesso colore legati in una coda spessa sopra la testa, vestiti da metallaro puro e uno sguardo iroso da far paura.
Ecco, mi potevo definire finito.

Quello era Xaldin, il peggiore fra i demoni tentatori che ogni volta noi angeli custodi dovevamo sopportare durante il nostro lavoro.

Ad ogni angelo a cui veniva affidata l’anima di una persona, esso veniva accompagnato appunto da uno di quei tipacci dall’aria cattiva, per equilibrare le forze in gioco.

E Xaldin era il più cocciuto tentatore in circolazione, sebbene meno pericoloso di Vexen -quel vecchiaccio era sempre stato capace di vincersi l’anima di quasi ogni umano affidatogli- «già, facciamo tardi» proferii, sapendo di esser risultato scocciato, e afferrai il polso di Demyx per trascinarmelo al corso di musica, dove lui frequentava le lezioni «ci vediamo a pranzo allora!» dissi incrociando le braccia mentre lui sembrava piuttosto un’ameba «uh…uh» mugugnò, una risposta più o meno affermativa mentre il suo povero cervello elaborava la presenza di Xaldin in quella scuola.

Dannazione quasi potevo vedergli due cuoricini palpitanti al posto degli occhi! Dovevo fare qualcosa e in fretta «hey ciao» sentii la voce di Roxas arrivarmi all’orecchio e quando mi girai lo vidi più materiale di quanto non fosse.
Feci un cenno per fargli notare di esser stato visto, mentre sedevo al mio banco: il bello di essere angeli? Avere la coscienza infusa senza aver avuto bisogno di studiare «hey funghetto» sentii il vocione di Xaldin sovrastare quello che il biondo avrebbe voluto dirmi

. Io e Roxas girammo a tempo e guardai l’enorme colosso sedersi vicino a me e mi sentii sprofondare «hey nano» aggiunse, guardandomi con un ghigno «ho notato come mi stava guardando il ragazzo, credo che per ora sia 1 a 0 per i diavoletti» aggiunse, chinandosi da un lato mentre io stavo iniziando a bollire di rabbia.

Non avrebbero vinto, quello era certo. L’anima di Demyx sarebbe stata mia, tant’era vero che lo amavo! Dannazione, che cosa imbarazzante da pensare…


La mattinata passò in fretta nella classe dove io e Xaldin eravamo stati assegnati, mentre io controllavo che Demyx stesse seguendo, dall’altra parte dell’edificio, come stava facendo l’omaccione.

Altro punto a favore di essere angelo custode? Avere il dono dell’ubiquità, almeno per lo spirito.
Mentre il mio corpo e la mia mente stava seguendo una noiosa lezione di matematica, il mio spirito -la parte più importante di me- teneva sotto osservazione il ragazzo.

Aveva una verifica e dalle risposte sembrava stesse andando maluccio «vediamo come te la cavi adesso nano» mi sussurrò Xaldin, entrando nella classe, invisibile, per chinarsi sul biondo per dirgli qualcosa in un orecchio, poggiando la mano enorme sulla sua schiena come incoraggiamento.
Qualche secondo dopo, come se non si fosse accorto di nulla, alzò la testa e si guardò in giro per poi buttare un occhio sul foglio del compagno.

Ecco, lo aveva corrotto. Con una veloce occhiata alla sua anima la vidi macchiarsi di grigio.
Un debole grigio fumo rispetto al biancore originale, ma sempre una macchia era «non ti preoccupare, a breve darò un colpo di spugna» rassicurai Xaldin con un piccolo sorriso di vittoria, vedendolo corrucciarsi e andarsene proprio mentre nelle mie orecchie suonava la campanella della fine delle lezioni.


Chiedo venia per l'enorme ritardo ma ho avuto un calo di ispirazione, essendo un pairing diverso dal solito per me, così mi sono informata un pochino ^^ Spero di ricevere le scuse chiese v.v

Sarephen: Beh mi dispiace sempre finire una storia, così se qualcuno chiede e da una mano per il sequel sono sempre contentissima! XD Scusa per non aver aggiornato prima, ma come detto prima ho avuto un calo e tutte le storie si sono fermate v.v Perdono!

_California Girl_: Beh non è detto che non permetta ai due ritrovati piccioncini di avere dei momenti da soli, dopotutto sono i miei prediletti, dovranno pur consumare xD
   
 
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