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Autore: G4s15    26/08/2010    3 recensioni
A te... che tanto fai per me e io sono una semplice amica ingrata che, invece, si fa attendere così tanto per donarti ciò che vorrei darti sempre, ogni giorno! Non per un semplice motivo, non tanto per... e' un regalo per la nostra amicizia appena nata che spero duri per sempre!
Ti voglio bene, Emy!
C’era tenerezza. Tanta tenerezza nel momento che stavano vivendo, ma anche tanta disperazione. Confusione e contrasti. Amore e odio. Dolcezza e tristezza. Lacrime e sorrisi. [...]. Le labbra si toccavano, danzavano creando un massaggio che sapeva solo di tenerezza e amore. Le lingue si cercavano fameliche, timorose dando origine ad un legame che nessuno avrebbe mai rotto. Le mani si sfioravano, accarezzavano plasmando dei brividi unici... . Gocce che scivolano sulla schiena. Dolci. Delicate. Inimitabili. Irrinunciabili. ... Ti amo...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'e'
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Piangere nel Sorriso

Autore: Lovegio92
Titolo della storia: Piangere nel Sorriso
Genere: Romantico, Triste
Personaggi: James Potter, Lily Evans Potter
Paring: James/Lily
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Disclaimer: I personaggi qui citati non sono miei e non mi appartengono, ma sono tutti di proprietà di J. K. Rowling e di chi ne ha i diritti.
L’immagine qui utilizzata non è mia e non mi appartiene, ma è di proprietà di Burdge_Bug che ne ha i diritti.
Questa fiction non è scritta a scopo di lucro indi per cui i copyright non sono violati.

Premessa: Questa One-Shot è interamente dedicata alla mitica Pazzarella_Dispettosa che, dispettosamente, mi sta rubando il cuore ^.^! Ti voglio bene, malandrina sclerata xD

Piangere nel Sorriso

La serratura scattò in quell’istante, mentre due figure completamente vestite di nero rientravano nell’accogliente casa custodita dal buio. Fuori un diluvio regnava sulla vita della piccola cittadina di Godric’s Hollow rendendola deserta, grigia, mogia... priva di esistenza.

Proprio come quel giorno. Privo di esistenza. Privo di vita. Privo di gioia e felicità. Privo della quotidianità.

Non è quotidiano, infatti, l’addio. Dare l’addio a delle persone. Persone che, magari, ti sono rimaste accanto per tutta la vita e, in un attimo, una decisione presa da sconosciuti conduce ad una sola parola... a quella dannata parola: addio.

In quel pomeriggio tardo così uggioso, così piovoso, così vuoto, quelle due persone interamente vestite di nero avevano dato il loro addio ad una coppia. Una coppia di sposi che avevano trascorso più di trent’anni insieme. Una coppia di persone che si sono amate fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo sguardo, fino all’ultimo sorriso... fino all’ultimo urlo.

Tristemente se n’erano andati, cancellati dall’odio che imperversava nella gente. Nelle idee che corrodono i cuori e gli animi. Idee razziste, idee di potere, idee di assoluto, idee di dominio... idee di materia. Nessuno che professava una guerra per idee di amicizia, di lealtà, di amore... di complicità. Quella era la parte che si difendeva dagli attacchi dei concetti concreti. I sentimenti astratti erano qualcosa di impossibile, di difficile da trovare, insaziabili... e presto allontanati.

Al loro posto si trovava altro: distruzione, morte, potere, dominio, terrore... Voldemort.

James Potter chiuse la porta di casa sua per poi voltarsi verso l’entrata e scrollarsi un po’ d’acqua dalle maniche del cappotto nero quasi del tutto fradicio. Se lo sfilò con una velocità studiata. Qualcosa che non faceva trasparire la sua agitazione e il suo nervosismo.

Con un rapido incantesimo lo asciugò e lo ripose nell’armadio accanto alla porta d’entrata. I suoi caldi occhi scuri si posarono, infine, sulla seconda figura in quella stanza. Poco più avanti di lui stava ferma immobile sua moglie. Niente traspariva dal suo mondo interno. Niente traspariva.

Vuoto.

Un altro sentimento concreto che dirigeva il terrore in quel periodo così nero della storia della Magia.

Le si avvicinò e le posò dolcemente le mani sulle spalle. Un tocco che Lily Evans, in Potter, percepì a stento.

-          Tesoro... sbottonati il cappotto. Ci penso io al resto – le disse con voce soffusa e sicura al tempo stesso.

Lei lenta e docile, eseguì nel completo silenzio il consiglio di suo marito. Spostò le piccole dita bianche e ghiacciate lungo l’abbottonatura del suo cappotto nero sfilandola dalla piccola federa ricucita a mano. I capelli rossi umidi formavano delle onde di fuoco agitate, mentre James le tirava via l’indumento umido di dosso come se fosse la Delicatezza in persona.

Come aveva promesso, ci puntò la bacchetta contro e, con lo stesso incantesimo di prima, il cappotto nero di Lily era di nuovo pulito ed asciutto, proprio come il suo. Lo ripose nell’armadio accanto al suo e chiuse le due ante.

La mente affollata di pensieri tutti rivolti verso un’unica direzione preoccupata gli annebbiava il suo istinto. Quella voce piccina che gli risuonava nelle orecchie e gli suggeriva ogni volta la mossa giusta da compiere. Ma in quella occasione... qual era, davvero, la mossa giusta?

Si voltò a guardare di striscio sua moglie, ancora immobile ed inespressiva nella sua posizione. Nei suoi gesti. Non osava immaginare in che condizioni dovevano trovarsi i suoi occhi. Quei due smeraldi verdi dei quali si era innamorato all’istante.

Un leggero fremito gli percorse la spina dorsale. Stava permettendo a Voldemort di influenzare la loro vita nel modo peggiore ancora una volta. Si era ripromesso, il giorno stesso in cui si decise a chiedere a Lily la sua mano, la sua promessa di fedeltà per il resto della loro vita, che non avrebbe consentito a quel maniaco di potere di uccidere la loro gioia insieme. Non gli avrebbe permesso di portare sofferenza in casa sua. In casa Potter. Non li.

Si spostò di nuovo dietro le spalle di sua moglie e gliele circondò con un braccio affiancandola.

-          Ti va qualcosa da mangiare, Lil? –.

Era davvero strano sentire il gelo condotto dal silenzio in un momento come quello. Dopo una domanda come quella. In casa loro. Fra di loro.

Lily era completamente persa in altri mondi. In altri pensieri. Una campana di vetro era stata posta tra lei e il resto del mondo. Persino suo marito James, con il quale condivideva ogni emozione, era stato chiuso fuori.

°*°*°*°

-          Mamma, ti prego! – la implorò ancora una volta la ragazzina più giovane a tavola.

Spostò il suo smeraldino sguardo di fronte a se per osservare la reazione della sorella, oramai, del tutto decisa a considerarsi figlia unica.

Fu una sorpresa non del tutto inaspettata scoprirla d’accordo, per una volta, con quello che lei sosteneva.

-          Lily, è un discorso importante, invece – aveva ribattuto la signora seduta a capotavola cercando appoggio anche nell’ideologia del marito di fronte a lei, all’altro capo del tavolo.

Quest’ultimo annuì.

-          Purtroppo, Lily, sono discorsi che prima o poi si dovranno affrontare – aveva aggiunto con voce solenne e calma.

-          Ma perché adesso? – era intervenuta Petunia, - Siamo ancora tutti così giovani. È stupido affrontare adesso questo discorso, papà – concluse con voce piccata, scoccando alla sorella un’occhiataccia.

-          Non lo è, invece, Tunia – la riprese quasi con severità l’uomo chiamato in causa, - Il fatto di essere giovani non garantisce la sopravvivenza in questo mondo di matti. Può succedere qualsiasi cosa in qualsiasi momento ed è importante sapere come comportarsi nel caso... beh, in caso capitasse una qualche tragedia -.

-          No! – lo aveva interrotto Lily nello stesso momento in cui aveva finito di parlare, - Non voglio sentire altro! Basta! -.

-          Almeno promettimelo, tesoro – aveva insistito sua madre un secondo più tardi. Lily scosse il capo, negando.

-          Lily... – la richiamò con voce melliflua suo padre.

-          Come potete chiederci una promessa del genere? – sbraitò la ragazza, avendone troppo. Lascio le posate sul piatto e si alzò bruscamente dalla sedia facendo sussultare la sorella.

Da quando avevano scoperto le sue doti magiche, per Petunia ogni movimento burbero era una minaccia. Un avviso che lei si stava arrabbiando e che poteva utilizzare la bacchetta per punirli tutti a suo piacimento.

-          Non ce ne andremo mai, tesoro. Noi... -.

-          Voi non avete idea di cosa ci possa essere dopo la morte! Come fate a dire che non ve ne andrete mai? Che non ci lascerete da sole? Che... . E, come se non bastasse, ci state chiedendo anche di promettervi di sorridere al vostro funerale! Voi siete completamente ammattiti e... -.

-          Adesso basta, signorina! – aveva improvvisamente alzato la voce il signor Evans, infastidito dall’ultimo aggettivo che sua figlia aveva utilizzato per descriverli. Loro non erano ammattiti... avevano semplicemente una teoria.

La morte, gli avevano sempre insegnato – e lo aveva anche imparato dalla vita – non era altro che un passaggio della vita. Un ordinario passaggio. Di cosa c’era d’aver paura? Di essere tristi? Il terrore e la sofferenza non sarebbero di certo appartenuti a lui e a sua moglie se, nel caso di un’orribile tragedia, fosse successo qualcosa, ma ai sopravvissuti della morte. Il dolore della perdita non si sarebbe legato a loro, non avrebbe colpito loro... ma coloro che sarebbero rimasti in vita, coloro che avrebbero ricordato con sofferenza. Ma era davvero necessario ricordare con dolore, con sofferenza? Certo era deprimente e disarmante l’idea di non poter avere più una determinata persona importante accanto a sé; ma se si sapeva che quelle persone che se n’erano andate per sempre, in quei momenti si trovavano in posti migliori... era sciocco, allora, piangere.

Una filosofia un po’ strana, ma che lui e sua moglie avevano elaborato insieme nella loro vita coniugale e non. Idee concordi e discordanti, alla fine si erano trovati i giusti punti d’incontro e, nel momento in cui i due erano riusciti a beccare le loro due figlie insieme, avevano espresso il loro desiderio di volere un funerale senza lacrime... ma con i sorrisi stampati sui volti.

...

°*°*°*°

-          Lily? – la chiamò ancora più apprensivo James.

Dolce e repentina, la voce sicura di suo marito la riportò per un secondo al presente. Quel presente dove lei, stupendosi, stava mantenendo la sua promessa...

Sussultò ricordandosi di non aver ancora degnato James di una risposta. Si girò verso di lui e gli sorrise. Annuì.

-          Si... – rispose debolmente, ma con ancora il sorriso sulle labbra, - Ho proprio voglia di uova. Tu che ne dici? -.

E se James Potter trovava la reazione di sua moglie a dir poco strana, non lo diede assolutamente a vedere. Si limitò a sorridere debole e sorpreso dal fatto che si fosse implicitamente offerta lei stessa per cucinare e, subito dopo, annuì anche lui. Le uova andavano più che bene.

La vide restituirgli lo stesso sorriso tirato, ma convinto. Convinto ed illuso. Illuso che lui si stesse bevendo la sua falsa tranquillità. Perché Potter sapeva che era solo questione di qualche attimo... di qualche secondo e lei sarebbe esplosa. Era logico, naturale.

Diamine!

Le erano appena stati strappati con violenza i genitori da quell’assurda guerra di ghiaccio e di fuoco e non l’aveva ancora vista versare una sola lacrima. Non era normale.

Lily si staccò facilmente dal braccio del marito poggiatole ancora sulle spalle e si diresse in cucina, sparendo oltre la porta.

James, invece, rimase solo nell’entrata con i suoi pensieri. Pensieri preoccupati. Pensieri terrorizzati. Pensieri di odio. Pensieri di amore.

Confusione. Ecco cosa governava la sua mente in quel momento. Troppe emozioni.

Preoccupazione per tutte le persone che amava. Non solo per la loro vita, ma anche per la loro felicità troppo agevolmente sradicata dalla quotidianità. Preoccupazione di mantenerle non solo vive, ma felici dentro. Preoccupazione di proteggere il presente, ma conservare la possibilità di un futuro.

Terrore per tutto l’odio che fungeva da dittatore in quegli anni. Terrore degli omicidi che potessero colpire di nuovo le persone che più amava, terrore che non potesse fare niente per salvare la sua famiglia. Terrore per l’orrore che Voldemort stava portando avanti.

Odio. Il sentimento dominante. Il sentimento che contro l’amore non solo combatteva la guerra fuori, ma anche dentro James. Un odio incolmabile poteva scaturire dalla sua bacchetta contro quei bastardi incappucciati che avevano osato entrare in casa Evans e decretare la fine di due vite che tanto contavano per il suo amore.

Amore. Il secondo sentimento. Forse quello davvero dominante. Quello che riusciva a mantenere James Potter fermo nella sua posizione impedendogli di compiere sciocchezze e restare li. Dove sapeva essere più utile. Dove sapeva che poteva salvare l’unica persona, ormai rimasta in vita, che davvero gli interessava. Aiutarla. Salvarla di nuovo. Restarle accanto e farle capire che la vita andava avanti e che i colpevoli avrebbero pagato per il dolore che stavano facendo provare a tutte le vittime.

Un improvviso rumore rozzo, però, attirò la sua attenzione sprofondata in quelle riflessioni che lo stavano rendendo più noioso di quanto in realtà non fosse mai stato. Un fracasso che proveniva dalla cucina. Un piatto. A terra.

Ed ecco che percepì il primo fra i quattro sentimenti pervaderlo in pieno. Con il cuore in gola, si precipitò sull’uscio della porta della cucina. Affacciandosi la chiamò:

-          Lily! – il tono ansioso fuoriusciva dalla sua bocca quasi involontariamente.

La vide immobile in piedi, con gli occhi sbarrati puntati verso terra dove sparsi si trovavano i mille pezzi in cui si era ridotto il piatto. Le mani vicine al viso, mortificata per quella goffaggine che l’aveva portata a rompere un piatto.

Immobile. Immobile come se qualcuno le avesse lanciato contro un Pietrificus Totalus nell’esatto momento in cui il piatto aveva toccato terra infrangendosi in tanti pezzi.

Al sentire il suo nome pronunciato con una tale intonazione provenire dalla voce della quale si era tanto innamorata, però, Lily sembrò riscuotersi dal suo trans. Si mosse, piegandosi in avanti e raggiungendo le schegge del piatto a terra.

James, veloce, la raggiunse a terra. Le afferrò le mani impegnate in altro e gliele strinse portandosele avanti a se. Attirare la sua attenzione era il suo obiettivo... perché se l’aspettava. Si aspettava l’esplosione da un momento all’altro. Un’emozione che, al contrario, non arrivò.

-          Tesoro, stai bene? – le chiese ancora più apprensivo di prima, mentre tentava di guardarla nei suoi occhi sfuggenti.

Lei annuì. Sorridendo.

-          Si. Scusa se ti ho fatto preoccupare, Jam – gli disse con lo stesso sorriso tirato e sconosciuto sul viso. Un sorriso che faceva male al cuore di Potter ogni volta che gli veniva rivolto.

La conoscenza della verità, tal volta, feriva quando poi non gli si manifestava in faccia senza maschere. In quel momento... la verità, la conoscenza del vero sorriso di Lily Evans, del quale James Potter si era follemente innamorato, si era rivestita di una maschera che lo allontanava. E quella distanza uccideva. Uccideva più della stessa Anatema che Uccide di Lord Voldemort.

-          Il piatto era bagnato e scivoloso. Scusami – disse ancora rivolgendosi di nuovo verso i ciocchi del piatto e tentando di raccoglierli a mani nude.

-          Lascia. Faccio io – la interruppe di nuovo afferrandole il polso più vicino con una mano per bloccare il suo lavoro. Subito dopo, puntò la bacchetta contro i frammenti che, sotto gli occhi abituati di due grandi maghi come i nuovi coniugi Potter, si riunirono a formare il piatto precedentemente andato in frantumi.

-          Non volevo farti spaventare, Amore. Scusa – continuava a dire Lily, nel contempo che suo marito riponeva la bacchetta nella tasca dei pantaloni e raccoglieva il piatto da terra. Si alzarono insieme e in contemporanea si sporsero verso i fornelli.

Lily lanciò uno sguardo incuriosito verso James che, dolcemente, l’allontanò dalla cucina.

-          Non ti preoccupare, Lil – le disse sorridendole, - ci penso io qui. Tu vai in salotto a rilassarti un attimo. Ti chiamo quando è pronto – le sorrise infine osservando gli occhi verdi di sua moglie farsi leggermente più umidi.

Sapeva quanto lei apprezzasse questi suoi dolcissimi interventi, ma come poteva lasciarla continuare a lavorare dopo quello che aveva passato quel giorno? Dopo il primo danno che le aveva visto combinare? Non era semplicemente umano, tutto qui.

Lily Potter, quindi, si ritrovò a sorridere al suo adorato marito e girare successivamente i tacchi. Con una calma apparente nei suoi passi lenti e spenti, uscì dalla stanza e si diresse altrove. Sperando che anche quei pensieri che la stavano logorando dentro andassero altrove lasciandola in pace...

James sospirò prima di voltarsi verso la padella già accesa con un filo d’olio dentro. Si avvicinò al frigorifero ed estrasse una busta di plastica piena di uova. La aprì e ne prese un po’, indeciso sul numero da cucinarne. Gli unici pensieri erano, ormai, del tutto rivolti a  lei. Rivolti al suo stato e al suo agire.

Che cavolo poteva fare per lei? Di certo non aveva alcuna intenzione di istigare un pianto isterico. Era la prima volta che si trovava davanti ad una situazione così critica... così vicina alla sua famiglia e non aveva la benché minima idea di cosa poteva scatenare in sua moglie. Se non era lei stessa ad aprirsi e confidare il suo dolore interno a lui... cos’altro poteva fare? Cosa poteva combinare per farle capire che lui c’era? Era lì? Sempre e solo a sua completa disposizione?!

Mai l’avrebbe lasciata sprofondare in un abisso di morte e dolore. Mai! Glielo aveva già fatto capire quando si erano messi insieme al loro settimo anno nella prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts... perché lei ora sembrava averlo dimenticato? Un particolare così importante... così vitale... scordato. Proprio da lei che tanto contava per lui. La sua vita, effettivamente, non era niente in confronto a quella di Lily Evans.

James, di questo, era certo. Sarebbe morto, Morto!, per lei. Per salvarla. Per garantirle un futuro dove, anche senza di lui, lei sarebbe stata felice e serena senza dover più fuggire, senza dover più scappare da nemici assassini, omicidi di familiari e di amici. Dalla guerra.

Un piccolo odore di cenere giunse inaspettatamente alle sue narici, mentre la sua mente era del tutto presa da altro. Una mente che, solo in quell’istante, si ricordò di avere una padella in mano con quattro o cinque uova sul fuoco... o, forse, è meglio precisare quattro occhi neri sul fuoco.

Con uno sbuffo innervosito e disperato, spense il fornello e buttò malamente tutto nel lavandino creando un fracasso assurdo. Aprì l’acqua e il rumore del metallo bollente a contatto con il liquido fresco invase la cucina.

E Potter rimase li. Fermo. I palmi delle mani appoggiati ai lati estremi del lavandino e lo sguardo vuoto perso nel resto della cena bruciata.

Sua moglie... l’amore della sua vita stava soffrendo nella stanza accanto e lui cosa faceva? Cosa faceva per lei? Niente!!! Era in grado anche di bruciare la cena per la sua incompetenza!!

Porco Merlino! Cazzo!

Il silenzio invase l’ambiente. Un silenzio carico di domande, di risposte vicine ma lontane, di ansie e paure, e di sicurezza. Erano al sicuro lì, in casa Potter. Non c’era niente di cui aver paura, no? Tra quelle quattro mura loro erano al sicuro. Nessuno li avrebbe toccati lì dentro. Nessuno. Nemmeno Lord Voldemort in persona! Di cosa c’era d’aver paura?

James inspirò ed espirò per tranquillizzarsi. Si... erano al sicuro. La Morte non sarebbe arrivata lì; non li avrebbe presi, no. Riusciva ad avvicinarsi, ma non ad entrare. E Lily glielo stava dimostrando in un modo che non tanto approvava. Perché si stava tenendo dentro le emozioni e i pensieri? Non è così che ci si dovrebbe comportare in un momento come quello, con il proprio marito, maledizione!

La Morte non poteva entrare, ma avvicinarsi si. E in quel caso si era avvicinata davvero tanto! E l’unico modo per combatterla era stare insieme. Sapere che la vita andava avanti e che al mondo, se si voleva, non si era mai soli. Mai! Per quale assurdo motivo, allora, la sua preziosa Lily si stava comportando in quel modo?

Sospirò con fare quasi disperato. Se solo suo padre fosse stato lì, sicuramente avrebbe saputo cosa fare. Come comportarsi... e sua madre gli avrebbe dato la forza di seguire quei consigli.

Fu con questi ultimi pensieri che James alzò la testa verso l’alto, lo sguardo perso in un altro mondo.

Papà... mamma... se solo foste qui insieme a me...

Se solo anche i genitori di Lily fossero qui insieme a lei. Insieme a lui. Erano diventati quasi i sostituti dei suoi genitori da qualche anno. Da quando lui era rimasto orfano in un attacco dei Mangiamorte dove i suoi genitori, due incredibili Auror del Ministero, erano rimasti brutalmente uccisi.

Gli Auror sopravvissuti a quell’episodio lo raccontavano in maniera confusa. Fu davvero un momento poco chiaro. Alcuni, addirittura, sostennero che all’attacco prese parte Lord Voldemort stesso e che fu proprio lui a dare il colpo di grazia a Charlus Potter.

Immerso nel ricordo, James strinse convulsamente la presa intorno al bordo del lavello della cucina, preso da una rabbia inaspettata.

Maledetto bastardo! Come diamine si permetteva?! Chi erano le persone per credersi tanto importanti da decretare la fine di altre vite?! Con quale arroganza l’uomo poteva raggiungere quei livelli?

Un improvviso sussulto lo riportò alla realtà. Aprì gli occhi restando immobile. Ascoltando. Aspettando che il silenzio gli sussurrasse di nuovo quel rumore. Un rumore del quale non era sicuro e non tanto voleva esserlo. Poi, di nuovo. E di nuovo ancora. E di nuovo ancora. E ancora, ancora, ancora.

James abbassò il capo, chiudendo per un secondo gli occhi e sospirando. Finalmente...

Con una leggera spinta alle braccia, si staccò dal bordo del lavello e si diresse fuori dalla cucina. Sparì oltre la porta e ricomparse nel salotto. Rimase fermo per qualche secondo, osservando la piccola figura di fronte a lui che gli dava la schiena.

Lily era rivolta verso la finestra e le sue spalle erano scosse da singhiozzi. Singhiozzi piuttosto strani, poté notare Potter. Sembravano... trattenuti.

-          Tesoro... – la chiamò frastornato avvicinandosi a lei. Le poggiò le mani sulle spalle abbassandosi a baciarle il collo da dietro, mentre Lily non osava muovere un solo muscolo. O, almeno... ci provava.

-          A – adesso pa – passa... – si limitò a dire la giovane signora Potter, continuando a guardare fuori.

Cavolo! Era stata brava fino a quel momento! Non aveva versato una sola lacrima, proprio come aveva dovuto promettere ai suoi genitori. Non era riuscita a sorridere al loro funerale, certo. Ma era stato un grandissimo sforzo e successo non lacrimare... non piangere... non disperarsi.

Disperarsi. Avrebbe tanto voluto farlo. Avrebbe tanto voluto farlo e girarsi; voltarsi dall’altra parte e farsi abbracciare dall’unica vera persona importante per lei. Pregarlo di non lasciarla mai. Di non fare come avevano fatto i suoi genitori. Loro credevano che, in realtà, non si sarebbero allontanati, non se ne sarebbero andati, non l’avrebbero lasciata da sola. Ma lei, in quel momento, proprio non riusciva a sentirli accanto a se. Non ce la faceva. Era più forte di lei sentirsi abbandonata.

E, intanto, stava anche facendo stare male il suo amato James. Come se non si fosse accorta della sua preoccupazione, del suo continuo essere apprensivo, dei suoi occhi così pieni di odio, terrore, amore e paura. Tutto per lei.

Mai era capitato, da quando si erano fidanzati, che lei si tenesse dentro un sentimento, che sia stato piccolo o grande, senza condividerlo con lui. Quella era la prima volta... ed era talmente potente da creare distanze così grandi... così forti... così assassine.

Perdonami, Amore Mio...

-          Lily... – la chiamò ancora James, non osando muoverla di un solo millimetro, - ... ti prego, dimmi cosa ti passa per la testa -. E un altro singhiozzo non riuscì a trattenere. Non dopo la voce, non dopo le parole, non dopo le preghiere del suo Amore. Non dopo quello... – Ti prego, parlami. Dimmi cosa provi, cosa pensi. Lo sai che non ti devi tenere queste cose dentro, soprattutto adesso! – le baciò di nuovo il collo, sentendola tirare su con il naso, - Sai che sono qui. Io sono qui, Amore. Non me ne vado, non ti lascio da sola. Non lo farei mai, lo sai! Allora dimmi, parlami. Prendimi a pugni se vuoi, proprio come facevi ad Hogwarts quando ti facevo arrabbiare. Lanciami addosso tutti gli incantesimi che vuoi, rompi i mobili, le finestre, tutti gli altri piatti che vuoi, ma esterna quello che provi. Puoi anche uccidermi se... -.

-          Sono stata brava... vero? – con tono strozzato, l’aveva interrotto. Non poteva sentire oltre. Non solo perché la stava facendo sentire una cretina che, sapendo alla perfezione tutte le cose che lui voleva che facesse, non manifestava i suoi sentimenti e le sue emozioni. Ma, soprattutto, perché non poteva sentire la continua dell’ultima frase che stava pronunciando. Se qualcuno avesse solo pensato di portarle via la sua unica ragione di vita... se solo qualcuno ci avesse provato, non avrebbe più risposto delle sue azioni. E, cosa più importante... se qualcuno ci fosse riuscito... se James fosse morto... lei lo avrebbe seguito. Non avrebbe avuto paura di puntarsi la bacchetta contro, o di avvelenarsi con una pozione o di lasciarsi uccidere con facilità da altri Mangiamorte. No, non avrebbe avuto paura! Le faceva più terrore affrontare la vita senza il suo James piuttosto che affrontare la Morte in persona. – Sono... sono stata brava, vero? – ripeté con il nodo alla gola che le faceva male. Sentì le braccia di Potter avvolgerla completamente da dietro e il suo respiro abbracciarle il collo e la pelle appena sfiorata dalle sue morbide labbra. E lasciò andare le prime lacrime che scivolarono veloci sulle sue guance e volarono sino alle braccia di James. Tirò su con il naso e delicata spostò le sue piccole mani su quelle grandi di suo marito. – Vero? – chiese ancora conferma, insistente, mentre James scioglieva l’abbraccio per poterle permettere di muoversi. Muoversi e voltarsi. Girarsi verso di lui e sprofondare nel suo petto, nel suo cuore, nel loro mondo.

E James, se pur frastornato da quella domanda non riuscendo a capire cosa ci fosse alla base che la spingesse a porgli un interrogativo del genere, non osò contraddirla e, nel loro più intimo abbraccio, le rispose che si... era stata brava.

-          Si, Amore... sei stata brava... bravissima – le sussurrò soave nell’orecchio. Il loro abbraccio che si trasformava in qualcosa di sacro, qualcosa di inviolabile, intoccabile. Le sfiorò nuovamente la pelle del collo con le labbra e la sentì singhiozzare ancora. Riusciva a sentire il dolore di sua moglie in una maniera così forte che percepiva anche i suoi inutili tentativi di ingoiare quel groppo in gola che la stava facendo esplodere. Mancava poco, ormai, ne era certo. La sentiva tremare e fremere. Le lacrime mal trattenute che scendevano copiose e macchiargli la camicia di sofferenza pura. E il suo cuore che batteva frenetico e dolente. Perché era così difficile per lei, quella volta, esternare il suo dolore? L’abbracciò più forte di prima e le respirò vicino all’orecchio prima di bisbigliarle, - Amore Mio, stai tranquilla. È tutto ok, te lo posso promettere. Lasciati andare, è il momento giusto, non avere paura -.

-          Da – davvero, James? – gli chiese quasi spaventata ed insicura. Era davvero il momento giusto? Come faceva ad esserne sicuro? I suoi genitori, se era vero che le erano ancora accanto, avrebbero comunque assistito e... allora, tutti i suoi precedenti sforzi non sarebbero serviti a niente.

No! James si sbagliava... non poteva essere quello il momento giusto. Il momento giusto non esisteva più, oramai.

Con una lentezza che spaventava, Lily negò con il capo. James poté capire la sua risposta sentendo il suo movimento a contatto con la sua pelle. Perché no? Cosa no, poi? Non gli credeva? A che punto erano arrivati in così poco tempo?

-          Certo, Lily... – le rispose insicuro. Da quando si era reso conto, al funerale, che la sua amata Lily non aveva ancora pianto per un nano secondo, ogni cosa che diceva e che faceva sembravano le più giuste e le più sbagliate allo stesso tempo. L’incertezza, ecco dove era immerso fino alla punta dei capelli. – Certo che è il momento giusto – continuò tentando di apparire il più convincente possibile.

Lei negò nuovamente con la testa.

-          Loro mi guardano sempre, Jam. - disse semplicemente, - Non posso farmi vedere piangere... non posso farmi vedere in queste condizioni dopo che avevo promesso loro di non versare una lacrima al loro funerale -.

E Potter non poté fare a meno di corrucciare la fronte. Era logico che, in quel momento, lei stesse parlando dei suoi genitori. Ma chi li stava guardando? Chi la stava guardando? Chi li spiava? Possibile che parlasse proprio dei suoi genitori? I signori Evans... che erano appena stati seppelliti? E... cosa aveva fatto? Aveva promesso loro di non versare una lacrima al loro funerale? Ma che...?

-          Lily, ma che stai dicendo? – le domandò confuso, ma diretto. Era stanco di non sembrare brusco e insensibile. Lei doveva scoppiare, non c’era altra soluzione! Sarebbe morta dentro se non avesse mostrato il suo dolore interno e lui... James non avrebbe mai permesso a Lily Evans di morire! In qualsiasi senso...

Lei tirò ancora una volta su con il naso. Si aggrappò alle increspature della camicia di suo marito e sprofondò ancora di più nell’incavo tra il collo e la spalla. Li dove sapeva essere il posto più sicuro al mondo. Li dove era il suo mondo. Li dove sapeva nessuno l’avrebbe toccata e dove sarebbe stata bene per il resto della sua vita.

Con delicatezza inspirò il dolce, ma stuzzicante, profumo di James e in un solo attimo riuscì a calmarsi per qualche secondo. Poi, una volta preso un bel respiro... decise di rendere partecipe il suo amato James della vecchia promessa che fece ai suoi genitori tanti anni prima.

-          Loro... loro volevano che noi... che non piangessimo al loro funerale... loro, i miei genitori, volevano... non volevano che piangessimo al loro funerale, non volevano... non volevano che... – tentò di spiegare con frasi ripetitive e con fremiti e singhiozzi che la interrompevano e le impedivano di dire altro.

E Potter se ne rese conto...

-          Shh, calmati, Amore. – le sussurrò dolce, - Va tutto bene. Andrà tutto bene, stai tranquilla. Calmati qualche secondo – la interruppe spostando sopra e sotto il suo braccio sulla schiena di sua moglie accarezzandola delicatamente. Talmente leggero che alla giovane ragazza sembrava di avere la schiena percorsa da tante goccioline di pura acqua rugiada.

Un sogno.

Chiuse gli occhi e sospirò, cercando di fare come le stava sussurrando il suo Amore. Non era certo in quelle condizioni che sarebbe riuscita a raccontargli quella storia. E, poi, se davvero non aveva intenzione di scoppiare, allora era arrivato il momento di darsi una piccola calmata. Giusto un momento per tranquillizzarsi prima di affrontare una notte che, sicuramente, sarebbe stata invasa da fantasmi e ricordi dolorosi.

Lily annuì e rimase stretta nel suo abbraccio. Inspirò ed espirò parecchie volte pregando il suo stesso cervello e il suo cuore di rilassarsi definitivamente al buonissimo odore di James invece che solo per qualche secondo.

Aveva bisogno di respirare calma. Aveva bisogno di una pausa da quel batticuore frenetico, o sicuramente sarebbe morta d’infarto. Sospirò e chiuse gli occhi per un po’.

Il silenzio che li avvolse sembrò qualcosa di soprannaturale e durevole fino alla fine dei tempi. Qualcosa che nessuno avrebbe interrotto. Eppure, James si stupì di sentire la stessa voce di sua moglie parlare dopo qualche attimo con un tono più calmo e grave.

-          I miei genitori, James, avevano... una strana teoria sulla Morte. Mio padre diceva che era un normale passaggio della vita e che dopo quel passaggio... tutti saremmo andati in un posto migliore. Ne erano certi. Per questo, per loro, diventava stupido mettersi a piangere durante i funerali. Che senso ha piangere ed essere tristi se si sa che la persona che è scomparsa è andata a stare in un posto migliore? Tanti... tanti anni fa... – respirò di nuovo affondo, sentendo il groppo in gola tornare a stringere e a fare male. Impedirle di parlare, di esternare i suoi sentimenti alla persona più importante della sua vita. Ma, questa volta, non si sarebbe arresa. Soprattutto, sapendo che James contava così tanto su di lei. – Tanti anni fa... loro... loro vollero che io e... e mia sorella... promettessimo loro di... di sorridere al loro fu... funerale... – singhiozzò di nuovo e tirò su con il naso, percependo, anche, la stretta di James intorno a lei farsi più tenace pur rimanendo dolce e delicata. –Non... non ce l’ho fatta a... a sorridere... non ce la facevo... non ce... non ce la fac... facevo... – si interruppe un secondo per alzare la testa e poter fissare James negli occhi. Lui le restituì un’occhiata mista tra la preoccupazione e la confusione. Quegli occhi sempre così vivaci e pieni di emozioni, ora erano solo casa di distruzione e disperazione. Cosa avrebbe dato per avere sotto mano, proprio in quel momento, quei quattro bastardi che avevano osato ridurla in quello stato! Solo Merlino sa cosa!! – Però non ho pianto... non ho pianto, Jam. Sono... sono stata brava... brava, vero? – chiese con un filo di voce.

E poi... fu il turno del suo sorriso. Si. Si! Era stata eccezionale, non brava! Ma questo non giustificava il suo trattenere i singhiozzi e il pianto ora che era a casa. Lei aveva promesso ai suoi genitori che non sarebbe scoppiata al loro funerale. Ma, adesso, la cerimonia funebre era conclusa e Lily era a casa con lui. Ora era libera...

Dolce e lento, si abbassò fino a raggiungere il suo viso per rubarle un piccolo bacio a fior di labbra. Cosa importava se era un bacio più umido del solito? Ora James sapeva di poter avere in mano la chiave, il modo, per restituirle la serenità e il sorriso sulle labbra. Certo! Non ci sarebbe riuscito così, in due secondi... ci voleva tempo. Ma, lui aveva capito cosa doveva fare per liberarle l’anima da quei tormenti.

-          Sei stata eccezionale, Amore Mio. – le sussurrò a due soffi dalle labbra. Le loro fronti che si sfioravano e non si toccavano al tempo stesso. I loro occhi chiusi, eppure aperti sulle porte del cuore e dell’anima dell’altro dove sapevano essere accolti e custoditi. Uno conteneva l’altro. Uno proteggeva l’atro. Uno amava l’altro.

Lily, inspiegabilmente, si ritrovò ad arrossire nonostante di momenti come quelli, loro due, ne avevano passati davvero tanti. Più odiavano i momenti zuccherosi e smielati, più ci finivano dentro. Ed erano proprio quegli attimi che passavano insieme in cui lei si rendeva conto di quanto fosse amata dal suo uomo e quanto lei stessa amasse il suo Amore. Non avrebbe mai smesso di stupirsi e di innamorarsi sempre di più di lui in quei momenti che avevano sempre avuto, che avevano e che avrebbero vissuto in futuro. Mai!

E che cosa importava che gli avesse detto solamente tre paroline dette in croce, quando erano state seguite dalle due più importanti? Parole così comuni per una coppia innamorata, eppure così sottovalutate. Così potenti. Perché solo quelle parole riuscivano a far battere il cuore. Farlo battere forte. Veloce. Unico.

Si ritrovò ad aprire gli occhi e a fissare, all’improvviso, due pozzi marroni. Due pozzi nocciola. Due occhi. I suoi occhi. Che tanto la scrutavano sicuri ed innamorati. Che tanto creavano quello sguardo di cui lei andava pazza.

Odiava essere comandata a destra e a manca. Odiava seguire la gente. Odiava dover obbedire senza poter dire la sua e fare la sua. Ma quando capitavano quei casi in cui si sentiva così smarrita e sola... quando capitavano quei casi in cui lui la guardava con quegli occhi... quando capitavano quei momenti... avrebbe accettato di essere condotta ovunque.

Da lui.

Solo da lui.

E da nessun altro al mondo.

Lo vide sorriderle ancora e pensò di trovarsi di fronte alla persona più bella del mondo, al suo angelo. Il suo protettore, il suo salvatore. Il suo Amore... la sua Vita.

-          Sei stava bravissima, Lily... Nessuno tra le persone che conosco sarebbe riuscito a fare una cosa del genere. Me compreso! – James si ritrovò ad allargare il suo sorriso, questa volta con un modo davvero divertito, - In fondo, te lo ricordi, no? Al funerale dei miei genitori... beh, non si può dire che non abbia versato neanche una lacrima! –. Le fece scappare un sorriso. Ma non per quello che aveva detto... era perché lui sorrideva. Ed era bello. Bellissimo! – Brava! – le disse ancora – Come sempre hai iniziato e finito il tuo lavoro. – concluse, lasciandola del tutto basita.

Adesso, ogni traccia di sorriso era scomparsa dal suo viso e, sopra di esso, aleggiava solamente confusione. Non aveva capito? James non aveva capito un accidente, dannazione a lui!

Irrigidì per un secondo lo sguardo e lo fulminò, mentre il giovane Potter continuava a guardarla come se niente fosse successo. Per lui, effettivamente, niente era successo. Conoscendo la gran testa dura di sua moglie per la quale aveva tanto perso il lume della ragione, aveva predetto una reazione del genere. L’aveva perfettamente prevista.

-          Non ho concluso proprio niente, Jam. Possibile che tu non capisca? – gli disse allontanandosi dal loro abbraccio...

O, almeno... provandoci.

Infatti, con una mossa repentina e delicata allo stesso tempo, James le agguantò il braccio e la tirò di nuovo contro il suo petto. Stringendola, fece sprofondare il suo volto tra la folta chioma color rosso fuoco di sua moglie. Chiuse gli occhi ed inspirò a fondo il buon odore della sua piccola Lily, sentendo il cervello cominciare ad abbandonarlo... Era sempre così. Ogni volta che aspirava l’odore di sua moglie, James perdeva completamente la testa.

Lei, invece, provò a porre una resistenza del tutto inutile contro la forza potente ma morbida di suo marito. Si sentiva ferita, quasi. Lui le aveva fatto credere di aver capito alla perfezione il suo problema, il suo modo di sentire quelle emozioni contrastanti ed assassine... e invece...

-          James... – tentò di bloccarlo anche con la voce, posando le mani sulle spalle del ragazzo e provando a spingere per allontanarsi.

Ma Potter la teneva fin troppo salda al suo corpo per poterla lasciar scappare con così tanta facilità.

-          Lily, perché sono io quello che non capisce? – le domandò con fare tranquillo suscitando altra grande confusione nello sguardo di Lily. Lei, di fatti, bloccò il suo atto per alzare gli occhi verso James e fissarlo stranita e anche con un leggero tocco di rabbia. Prese aria nei polmoni per rispondergli a tono, ma il ragazzo fu più veloce di lei e la bloccò sul nascere, - Tu, la tua promessa, l’hai mantenuta, Amore... ora devi lasciarti andare: ne hai bisogno -.

-          Come potrei lasciare che i sentimenti dominino su di me, adesso? Manderei a monte tutti i miei sforzi fatti durante il funerale quando volevo... volevo... -. Improvvisamente percepì le sue iridi verdi riempirsi di nuovo di acqua salata. No! Non di nuovo! No, per favore!

In un moto di disperazione, abbassò il capo nascondendo i suoi occhi al giovane Potter. Come se se ne vergognasse. Come se non volesse farlo partecipare al suo dolore. Come se fosse una cosa che riguardasse solo lei e lui, in realtà, era solo un misero estraneo alla sua vita.

Se faceva così... lo uccideva... e lei ne era perfettamente cosciente.

La sentì stringere la presa della sua camicia nelle sue piccole mani posizionate sulle sue spalle e il tremore di prima ricominciare a scuoterla. Ecco altre lacrime che venivano erroneamente trattenute, maledizione!

Con un unico slancio d’amore, l’unico vero e puro che solo per lei potrebbe mai provare, la tirò maggiormente contro di se e l’abbracciò di nuovo. Posò il mento sulla sua piccola testolina fiammeggiante che, intanto, andava a nascondersi nel migliore dei modi nel loro mondo. Il solo mondo in cui nessun altro sarebbe mai riuscito a raggiungere. E mai ci avrebbero neanche provato! Lui li avrebbe stesi, per Merlino!

James dondolò leggermente da una parte all’altra, cullandola. Con una mano arrivò ad accarezzarle i capelli prima di lasciarle un dolce bacio sul capo e tornare a poggiare il suo sopra le fiamme. La cullò ancora per un po’, nel loro silenzio personale. Intimo. Irrinunciabile.

-          Amore, ascoltami bene. Ti posso giurare su qualsiasi cosa che questo è davvero il momento giusto per sfogarti. È vero, i tuoi genitori non smetterebbero di guardarti ed assisterebbero a questo spettacolo così brutto, però... – Potter fece una piccola pausa, osservando sua moglie alzare gli occhi verso i suoi. In attesa. Ansiosi. Attenti. Solo per le sue parole. Gli venne da sorridere con sincerità, ma si trattenne dal farlo. Non era il momento adatto. Ci sarebbero stati altri giorni per sorridere di cuore di fronte alle dimostrazioni del grande Amore che Lily provava per lui. Ma quello no. Quel giorno era adatto solo per lei. Almeno... quel momento, lo era. Sospirò, - ... però, tu hai promesso loro che non avresti pianto al loro funerale. Non per il resto della tua vita. Ed è anche giusto così. – La vide allargare gli occhi, presa dalla sorpresa delle sue parole, ma non si fermò. Non in quell’attimo. Sorrise, lievemente. – Io credo che se i tuoi genitori... se tuo padre e tua madre avessero voluto davvero non vedervi piangere, allora vi avrebbero chiesto una promessa che sarebbe durata per tutta la vostra vita. Ma non l’hanno fatto. E sai perché, Amore Mio? -. Questa volta aspettò la risposta di sua moglie che non tardò ad arrivare. Di fatti, due secondi dopo, la osservò negare con il capo alla sua domanda. Sorrise di nuovo. – Perché sapevano quanto importante sia piangere e lasciare che le emozioni escano fuori dalle barriere. – Si bloccò per un secondo. Giusto il tempo di tornare serio e fissarla dritta negli occhi con una luce che poche volte Lily Evans gli aveva visto nello sguardo. – Loro non vorrebbero mai vederti in questo stato. Vederti così è molto peggio che assistere ad una crisi di pianto, Lily. Tenersi tutto dentro, uccide. E non credo che i tuoi genitori, sempre così cari e dolci, desidererebbero una sorte del genere per te. – Negò con il capo continuando, - Non importa cosa dice la gente. Quali sentenze e quali giudizi spara. Sono tutte cavolate. Quello che conta è ciò che senti e, se lo vuoi... la persona capace di ascoltarti la trovi in un batter d’occhio. Non devi aver paura. Nessuno ti può mettere i piedi in testa e lasciarti sola. Non finché ci sarò io, Lily. Questo te lo giuro sulla mia vita. Te lo posso giurare su qualsiasi cosa tu voglia, io non ti lasc... -.

E, allora... che importanza hanno i baci umidi? Che importanza hanno le labbra che sanno di sale, piene di acqua? È sempre un bacio. È sempre un bacio trainato da una carrozza condotta dallo scalpitio dei battiti impazziti del cuore. Se c’è questo... che importanza ha tutto il resto?

Tutto diventa frivolo e privo di preoccupazione. Tutto diventa sciocco ed ignorato, perché quello che veramente conta in quei momenti... è solo l’altro.

A James non importava più di tanto essere stato interrotto. In quel giorno, in quell’istante, in quella vita comandava Lily e se lei aveva così tanto bisogno di sentirlo accanto, allora sarebbe stato pronto per qualsiasi cosa.

-          James... – la sentì mormorare sulle sue labbra il suo nome. La sentì vagare con le mani e stringere la presa. La sentì fremere dalla paura. E non gli bastò altro per capire quanto le servisse, in quell’attimo, sentirsi abbracciata e protetta. Coccolata e cullata.

Andrà tutto bene, Amore Mio...

L’abbracciò più forte contro di sé e approfondì il loro bacio. Nessuno l’avrebbe lasciata da sola. Lei non sarebbe mai rimasta da sola. Lui non lo avrebbe permesso. Mai!

Poi, improvvisamente, spostò le braccia da sopra le sue spalle a giù... le circondò la vita e la sollevò da terra coinvolgendola ancora di più nel loro bacio.

Con gli occhi chiusi proseguì per il salotto. Era vero, non vivevano in quella casa da una vita, però quei pochi anni passati insieme nel vivo della loro passione erano bastati per farlo orientare, non solo nelle stanze, ma anche tra i mobili ad occhi chiusi.

Percepì Lily alzare le gambe e stringerle intorno alla sua vita, nel contempo che si lasciava condurre ovunque lui avesse voluto.

Il giovane Potter si voltò di lato e si lasciò cadere sul divano nel salotto, trascinandosi addosso anche la sua amata moglie.

E rimasero immobili. Uno imprigionato nelle braccia dell’altra e viceversa. Ognuno che pregava qualunque divinità esistesse o no di impedire a qualsiasi cosa o persona di allontanarlo dall’altro.

James continuava a giocare con le labbra dolci e fresche della sua piccola Lily, mentre la sentiva aggrapparsi a lui con quanta energia e quanto amore potesse mettere in tutti i suoi gesti. Riusciva a sentire tutto quello che lei provava. Ormai, erano una cosa del tutto sola.

C’era tenerezza. Tanta tenerezza nel momento che stavano vivendo, ma anche tanta disperazione. Confusione e contrasti. Amore e odio. Dolcezza e tristezza. Lacrime e sorrisi.

Lily, soprattutto, si sentiva così confusa. Così senza via... . I suoi genitori erano morti, ma James era li. Sua madre e suo padre non esistevano più in quel mondo, ma l’Amore della sua vita la stava abbracciando, accarezzando, baciando. E non sapeva a chi pensare, a cosa provare. Disperazione per la perdita, paura per un possibile allontanamento nel futuro... Amore per lui.

Strinse la presa intorno al collo di suo marito e spinse ancora di più contro le sue labbra.

La paura, l’abbandono... la Vita e la fiducia.

James... aiutami...

Le labbra si toccavano, danzavano creando un massaggio che sapeva solo di tenerezza e amore. Le lingue si cercavano fameliche, timorose dando origine ad un legame che nessuno avrebbe mai rotto. Le mani si sfioravano, accarezzavano plasmando dei brividi unici...

Gocce che scivolano sulla schiena.

Dolci.

Delicate.

Inimitabili.

Irrinunciabili.

... Ti amo...

Poi, James posò la sua mano sulla coscia piegata di Lily. La spinse di lato costringendola a spostarsi da sopra di lui. Ma non la lasciò andare. Non la cacciò via.

Di quella minima distanza che si era creata fra le loro bocche, James se ne fece un baffo raggiungendola di nuovo in pochi attimi. La catturò, lasciandosi catturare.

Ed entrambi caddero sdraiati sul divano. Presi, come sempre, dalla loro passione che spesso li soggiogava al meraviglioso gioco dell’Amore.

-          James... – si ritrovò a mormorare di nuovo la giovane signora Potter; nuove lacrime le solcarono ancora le guance.

Il terrore era davvero una bestia letale. Con quale arma la si vince se ci si sente soli? Eppure... lei sapeva di non esserlo... di non essere sola. Di non essere abbandonata. E che mai lo sarebbe stata. Non con James al suo fianco...

Il ragazzo, sentendosi chiamare in quel modo tanto angosciato, si staccò nuovamente da lei e la fissò dritta negli occhi.

-          Tesoro... – le disse con un bel sorriso sul viso, - ... andrà tutto bene. – le spiegò accarezzandole ogni singolo poro del suo meraviglioso volto. Una faccia sulla quale aveva visto dipingersi ogni tipo di emozione da quando la conosceva. Quanto gli ci era voluto perché quelle emozioni, dai primi tempi, si trasformassero in qualcosa di positivo e buono! Ma alla fine, Potter lo sapeva alla perfezione... ne era valsa la pena.

-          Come facciamo a saperlo, James? – domandò scettica e irrequieta. Sapeva che con quel comportamento, lui poteva capire alla perfezione la sua paura più grande... e, infondo, James già la conosceva da tempo. Ma cosa le importava in quel momento? In quell’attimo così confuso e costernato che le impediva di respirare quasi? In quei secondi della sua vita dove aveva così bisogno di lui.

Lui accanto a lei.

Lui sopra di lei.

Lui sotto di lei.

Lui attaccato a lei.

Lui.

James...

James le sorrise di nuovo, passandole il pollice sugli zigomi, le tempie, le labbra.

-           I tuoi genitori se ne sono andati insieme, Lily. Tutte le persone che si amano se ne sono andate insieme. Anche i miei sono morti insieme. Non si sono mai lasciati e mai si lasceranno – le parlò serio. Con una serietà della quale Lily aveva paura e ne aveva bisogno. Una serietà che la faceva innamorare. – Anche noi non ci lasceremo, Amore Mio. Io non ti permetterò di andartene senza di me. Te lo prometto -.

-          Anche io non ti permetterò di andartene senza di me. - si affrettò ad aggiungere Lily, ormai totalmente presa da qualsiasi cosa che riguardava lui. Perfino il particolare più futile. Tutto il mondo, ora, era lui. Persino le pieghe della sua maglietta create da quelle posizioni, da quei movimenti, le facevano perdere la testa.

E non resistette più. Non appena vide il sorriso sincero e grato, quasi, di James, gli afferrò il colletto e lo avvicinò bruscamente a sé riprendendo a baciarlo con urgenza.

Un’urgenza che sentì pervadere anche il suo amato marito.

Un’urgenza che presto portò il pavimento ad essere ricoperto anche dei capi più intimi.

...

Un’urgenza che in futuro avrebbe portato la fine della Guerra Magica.

...

Un’urgenza che in meno di un anno avrebbe ricompensato le perdite che i nuovi coniugi Potter avevano subito in quegli anni.

...

Morirono quattro persone. Due coppie di genitori.

E... quell’urgenza... portò alla luce una sola vita che collegava chiunque in quella famiglia.

Un’urgenza che sacrificava tante vite, ma che, in futuro, sarebbero state vendicate.

...

Un’urgenza che fece brillare gli occhi di James e Lily.

...

Un’urgenza che proprio loro... chiamarono... Harry... James... Potter.

They say that good things take time 
But really great things happen in a blink of an eye 
Thought the chances to meet somebody like you were a million to one 
I cannot believe it (o woah) 
You're one in a million 
All this time I was looking for love trying to make things work 
They weren't good enough till I thought I'm through 
Said “I'm done” and stumbled into the arms of the one 

Dicono che ci vuole tempo per ottenere le cose buone 
Ma le grandi cose accadono davvero in un batter d'occhio 
Pensavo che le possibilità di incontrare qualcuno come te fossero una su un milione 
Non riesco a crederci 
Sei uno su un milione 
Tutto questo tempo stavo cercando l’amore cercando di far funzionare le cose 
Non erano abbastanza buone finché ho pensato di aver finito 
ho detto “ho chiuso” e sono inciampata tra le braccia dell'unico

Miley Cyrus – One In A Million

 



 

NOTE dell’AUTRICE:

Salve a tutti!! …

Ebbene, si u.u … avete perfettamente ragione! Ma come potete disgraziatamente constatare, la mia faccia tosta di ritornare su questo fantastico sito con un’altra One-Shot piuttosto che con un aggiornamento di “Questo Matrimonio Non s’Ha Da Fare” è ben più grande di quanto si possa immaginare =P.

Purtroppo sono in un altro punto critico. Uno dei tanti e sicuramente non l’ultimo. Vi chiedo di pazientare ancora per un po’ perché in questo periodo mi sta salendo su l’ispirazione per qualsiasi cosa che non sia proprio quella mia Fic =.=’!

Spero di non aver perso nessuno dei miei adoratissimi lettori e recensori perché mi dissanguerei all’istante! Troverei una morte talmente assurda per punirmi che costringerà i registi di un nuovo ipotetico Final Destination a venire ad ingaggiarmi perché loro non ci potrebbero mai neanche pensare.

= che pensiero contorto -.-‘ =

Cmq, bando alle ciance (anche se ciance proprio non sono... fe nind! - come si dice da me xD!- )! Come avrete già sicuramente letto e capito, questa storia è del tutto dedicata alla mia fantastica Pazzarella_Dispettosa che non si stanca mai di farmi ridere e di sentirmi felice di averla conosciuta così bene (forse mi sto sciogliendo troppo, Emy xD!).

Questa storia, per quanto triste possa essere, l’ho scritta per te. Perché tu fai così tante cose per me: mi fai sentire così speciale e brava nello scrivere quello che scrivo e nel fare quello che faccio che ogni volta anche solo dirti ciao e sentirmi rispondere mi manda su di giri!

Sono felice di averti conosciuta, Emy – ti sto facendo una dichiarazione d’amore se ancora non l’avessi capito u.u – ed ora, insieme a Lavi, faremo tanto di quel casino che l’intero mondo Internet ci bannerà a vita xD!!!

Non vedo l’ora!!!

So che non dovevo postare niente prima del tuo ritorno, ma non ce l’ho fatta!! Dovevo metterla su EFP subito dopo averla conclusa e, infatti, eccomi qui ^.^!!!

Spero ti piaccia, malandrina sclerata!! Ti adoorooooooooooooooooo ;)

E, naturalmente, non potrei mai dimenticarmi di tutti gli altri che passeranno e leggeranno, anche solo per caso, questa mia – insensata xD – One-Shot!

Spero non ci sia andata giù troppo pesantemente xD!!

Un bacio a tutti!! :-) :-*

Lovegio92

  
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