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Autore: Mikaeru    26/08/2010    11 recensioni
“Cos’è che, precisamente, le hai detto?”
Leonard sbatté gli occhi da dietro le lenti spesse, si sistemò meglio gli occhiali sul naso con entrambe le mani.
“Le ho detto sì, certo che ti guardo la casa mentre sei via, Penny. Te l’ho già detto quattro volte.”
“Devo fartelo ripetere, magari ti rendi conto dell’enorme stupidaggine.”
[...]
“Sheldon, vuoi fare l’amore con me?”
{non è tutto oro quel che luccica e non è tutto gay quello che lo sembra.}
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Shinji Ikari Complex

 

“Tesoro, lo so che non è proprio la giornata ideale per chiedertelo, ma dovrei chiederti un grosso favore.”

Ringraziò il cielo che non ci fosse Sheldon, altrimenti avrebbe cominciato ad istruirla circa i sinonimi che si posso usare in un discorso; lo aveva già fatto, ma quando si trattava di mostrare al mondo quanto intelligente fosse non gli interessava di mostrarsi ridondante. Leonard la guardò

“Perché non dovrebbe essere la giornata ideale, Penny?”

“Sheldon ci ha tenuto a fornirmi un calendario delle vostre attività settimanali prefissate in modo che io non possa più venire a disturbare la vostra importantissima routine; sono le sue esatte parole, già.”, annuì solennemente tenendo le braccia incrociate al petto. Il ragazzo guardò oltre le sue spalle e vide un foglio A4, scritto al computer ma autografato a mano (“Per provarne l’autenticità, mi sembra ovvio!”), col font preferito di Sheldon – Trajan Pro, dimensione 24, color grigio piombo – attaccato al frigo con quattro calamite a forma di fiore. Penny si era rifiutata di usare i doppioni delle calamite di Star Wars. (“Capisco che non le vuoi usare, sarebbero sprecate nella tua casa.”)

“Oh, capisco. Quindi sai che questa è la serata dedicata alla maratona anime. Oh, ti piacerebbe molto, questa sera ci riguardiamo Evangelion, è bellissimo, sai quella serie con…

“Vorrei ricordarti che tendo ad avere una vita, tesoro.”

Leonard annuì, continuando a sorridere. “Allora, come mai sono qui?”

“Ah, sì, stasera devo assentarmi da casa, vorrei che dormissi qua, sai ci sono stati alcuni furti nel quartiere, di recente, non mi sento tranquilla…

Si grattava il braccio e sembrava più civettuola del solito; sbatté le palpebre un paio di volte. Ci volevano tutte le sue arti femminili (e forse anche di più) per convincerlo a staccarsi dal divano.

“E come mai?”

“Beh, devo andare da Richard, e credo che la cosa durerà molto.”

“Richard?”

“Sì, Richie, te ne ho parlato, quello…

La voce s’interruppe, rompendosi; tirò su col naso, e Leonard l’abbracciò immediatamente, senza sapere di chi diavolo stesse parlando. Richie? Chi poteva essere? Era un ragazzo, di sicuro: uno che l’aveva lasciata? Sì, forse. Ah, sì, era di fuori città, le aveva un sacco di regali… ma non era per colpa sua che nelle bottiglie d’acqua di Penny ora c’era la vodka?

“Quello stronzo!”

La ragazza si divincolò dalle braccia di Leonard, aprì il frigo prendendo il succo di frutta corretto al rhum.

“Quel figlio di puttana! Sai cos’ha fatto, sai cos’ha fatto? Mi ha tradito! E mi ha mandato il video, per mail, chiedendomi se non avessi voluto partecipare! E nel video c’era una donna e anche un uomo!! Perché, sai, il signorino non ha avuto tempo, tra una scopata e l’altra, di dirmi che lui è fatto così, per lui non esiste il fidanzamento, ma che è solo una bestia in calore!”

Un altro bicchiere giù; la curiosità di Leonard era stata uccisa molto tempo prima: sapeva perfettamente che non serviva chiederle perché, allora, andava da lui, perché ora avrebbe cominciato a parlarne da sola.

Penny tirò su col naso un paio di volte, col labbro in fuori; sembrava un cucciolo smarrito, Leonard avrebbe voluto baciarla fortissimo. Poi si concentrò sul naso colante, per stare calmo.

“È che, sai, mi ha detto che mi ama un sacco di volte, nella mail mi ha detto che non lo dice mai a nessuna, e nessuno, dice che è la prima volta che sta così bene e… lui è così bello, e mi piace così tanto…

Si soffiò il naso e posò il succo di frutta nel frigo.

“Ecco perché vado da lui, così parliamo un po’ e vediamo cosa fare.”

Aveva le guance rosse e gli occhi lucidi, e Leonard non sapeva più su cosa concentrarsi per evitare il peggio.

“Allora dolcezza, mi faresti questo piacere? Per favore?”

Sbatté ancora le palpebre, le mani giunte davanti al viso; il ragazzo poteva sentire il profumo dei suoi capelli. Aveva cambiato shampoo – questo non voleva dire che fosse così ossessionato da lei da riconoscere certi particolari come quell’essere inquietante di Howard – oh, ma chi voleva prendere in giro. Almeno lui lo era nei confronti di una sola persona; si giustificò così, mentre la guardava negli occhi e buttava saliva giù per la gola.

“Penny, è che Sheldon…

“Oh, Sheldon, Sheldon, cosa potrà mai farti? Dai, è un favore piccolo piccolo…

Si concentrò per far brillare i suoi occhi il più possibile; si sentiva un po’ un mostro a comportarsi così nei confronti di quel povero animaletto, ma non poteva fare altro. Leonard era un cucciolo indifeso, davanti a lei, ed era così carino nel suo sembrare un peluche disordinato e spettinato; sembrava che i suoi occhi non facessero che chiedergli di adottarlo e coccolarlo per poter rimanere lì in sua completa adorazione –

Da una parte mise Sheldon, la sua sicuramente grossa incazzatura, e Penny; Penny vinse dieci a due. Sheldon era troppo debole per strozzarlo e in casa non c’erano ingredienti per creare un veleno, e di sicuro Sheldon non l’avrebbe comprato perché lo avrebbe trovato inesatto nelle proporzioni, quindi la sua vita non era così tanto in pericolo, in fondo.

“Dai, dai…

Leonard sospirò, facendo cadere le braccia lungo il corpo. “Sì, sì, certo che ti guardo la casa mentre sei via, Penny.”

“Oh, grazie, grazie tesoro!”

Gli schioccò un bacio sulla guancia, lasciando tracce del lucidalabbra alla fragola.

 

“Cos’è che, precisamente, le hai detto?”

Leonard sbatté gli occhi da dietro le lenti spesse, si sistemò meglio gli occhiali sul naso con entrambe le mani.

“Le ho detto sì, certo che ti guardo la casa mentre sei via, Penny. Te l’ho già detto quattro volte.”

“Devo fartelo ripetere, magari ti rendi conto dell’enorme stupidaggine.”

“Sheldon, dai! È solo andata per una notte…

“E per una notte le serve un cane da guardia? Non poteva affittare un pastore tedesco?”

“Non ne ha trovato nessuno che la ispirasse, non le piacciono tantissimo.”

“Un pastore belga?”

“Sarcasmo, Sheldon.”

“Oh.” La sua espressione si indurì. “Specifica, prima di usarlo.”

“Chiederò ad un grafico di farmi un cartello in Illustrator per annunciartelo.”

“È proprio una buona idea, non sembra neppure tua.”

Leonard non riuscì a non pensare che, se Sheldon fosse stata una persona normale, quella sarebbe stata una normale conversazione tra gente che si sa rispondere a tono, in un qualche modo divertente: ma il suo coinquilino era così serio da far spavento, e anche moderatamente furioso.

“Dovrò farmi impiantare una vagina perché mi consideri più di quella?!”

“Sheldon, sei per caso geloso di Penny?”

“Assolutamente, la gelosia è un sentimento irrazionale e stupido. Ma i tuoi popcorn al burro sono di quanto di più delizioso può esserci per accompagnare Evangelion.”

“Sono molto grato di essere sopra il microonde.”

“Certamente, il microonde non mette bene il burro come lo fai tu.”

Leonard sbuffò, decidendo di troncare lì la conversazione; filò in camera, prese il primo pigiama che gli capitò e ritornò in salotto, per poi dirigersi verso l’appartamento di Penny.

“Leonard, cosa stai facendo?”

“… Sheldon, per l’amor di Dio! È solo per una notte, non morirai, su! Mi pare tu sia troppo grande e laureato per poterti comportare così.”

Sheldon lo guardò; la sua espressione passò dall’arrabbiato, al confuso, all’estremamente incazzato. Si imbronciò come un bambino che non riesce a spegnere le candeline della sua torta di compleanno.

“Bene, benissimo! Vai, vai pure, razza di… brutto traditore! Bravo, hai dato un complesso in più a Shinji Hikari, si sentirà così profondamente abbandonato da te!”

“Oh, su, non c’è spazio per un altro complesso in Shinji Hikari, ne è così completamente saturo.”

“Beh, tu hai scavato più a fondo e lo hai ferito! Sentiti in colpa, sentiti in colpa!”

“Dai, Sheldon, è solo una notte, anzi poche ore, potresti guardarti i film e domattina ci guardiamo la serie.”

“Ma che senso ha, mi rifiuto!”

Si buttò sul divano, nel solco che le sue natiche avevano tracciato, incrociò le braccia al petto e sbuffò. Peccato non fosse carino come Penny. Sapeva perfettamente che non avrebbe proprio fatto niente, quella sera: lo avrebbe sicuramente aspettato sveglio, sperando in un radicale cambiamento d’idea. Lo avrebbe fatto invano.

“Buonanotte, dottor Cooper, ci vediamo domattina.”

“Spero che i ladri vengano e che approfittino del tuo sedere.”, sibilò Sheldon, sempre più infantile.

“Io spero di no. Buonanotte.”

Per tutta risposta, si sentì salutare con una pernacchia.

 

Dato che non gli sembrava rispettoso – o comunque opportuno – dormire sul letto di Penny, optò per il divano; il caldo che c’era non gli suggerì di prendersi neppure un lenzuolo ma, spogliatosi, si sdraiò ed accese la tv, perché non aveva sonno. Non ricordava quanti anni erano che non accendeva la tv di mercoledì sera. Sospirò; un po’ si sentiva in colpa nei confronti di Sheldon, soprattutto considerando che, essendo una tradizione loro, i ragazzi non ci sarebbero stati – ora si sentiva molto meglio, almeno non aveva lasciato due povere vittime in balia dell’orco, che probabilmente ora erano nella sua oscura tana a borbottare.

La tv non trasmetteva nulla di interessante; soliti talk show, repliche di serie viste e riviste e comunque mai interessanti per nessuno, film melensi, un porno – un porno? No, niente porno, non avrebbe potuto giustificare nessuna macchia sul divano. Talk show, talk show, film Disney, film per bambine con cavalli e pony e coniglietti, talk show, prima serie di Smallville, terzo film di Harry Potter (quello diretto da un gay e si vedeva lontano tre miglia), La vita segreta di una teenager americana… diavolo, si vedeva benissimo che era estate; chi faceva i palinsesti in tv o era in vacanza e aveva lasciato il comando alla propria figlia adolescente o il caldo aveva loro fuso il cervello – o magari quello delle loro figlie adolescenti, si sarebbe spiegata l’enorme presenza di cavalli e principesse.

Sbadigliò, mettendosi in piedi; non si era neppure portato da leggere, troppo ansioso di uscire di casa. Non poteva tornare di là, sicuramente, e Penny non era una grande lettrice. Si grattò il collo e sospirò, buttando la testa all’indietro; emise un leggero tonfo quando rimbalzò sullo schienale del divano.

“Okay, devo trovarmi qualcosa da fare.”

Si diede un’occhiata in giro: sistemò i cd al loro posto, spolverò lo stereo e gli scaffali, diede un’occhiata veloce alle letture abituali di Penny e decise di ignorarle; raccolse i vestiti sporchi sparsi la casa e li mise in un cestello, e l’indomani sarebbe andato a metterli in lavatrice, guadagnando così cento punti in più – dove lo trovi un vicino che ti controlla casa e in più ti fa anche il bucato? Proprio un uomo da sposare.

Si grattò il collo, all’altezza del pomo d’Adamo: stava morendo di sete. Sbadigliando lievemente – okay, l’ora si stava avvicinando – aprì il frigo. Bene, l’acqua era da escludere e così anche il succo di frutta. Ma il the alla pesca dovrebbe essere sicuro, no? Prese la bottiglia gelida e, senza neppure sentirne l’odore, ne bevve una quantità esagerata, e subito il viso s’infiammò.

“Mi sono sbagliato…

Le figure attorno a lui, d’un tratto, erano divennero sfocate, dai contorni slabbrati e i colori incerti: se prima c’era una grossa macchia rossa davanti a lui, l’attimo dopo sfumata verso l’argentato, poi il verde. I suoi occhi creavano un enorme caleidoscopio davanti a lui. Singhiozzò, strabuzzò gli occhi e singhiozzò di nuovo.

“Cazzo!”, gridò barcollando. Si lasciò cadere, e per pura fortuna lo fece sul divano. “Domani… domani mi sveglierò col mal di testa e il vomito, e Penny non mi farà da infermiera perché sarà troppo occupata a parlare di quel Richard e non si accorgerà neppure di me e…

Singhiozzò ancora, ma questa volta lacrimò. “Cazzo, anche la sbornia triste doveva capitarmi! Cazzo, cazzo!”

Si sbatté un pugno troppo forte sul ginocchio, e finì per lacrimare anche per quello. “Sono un cretino, non so dire di no e…

Andò avanti nell’autocommiserazione, agitando la testa di qua e di là con gli occhi strizzati, alzando un po’ troppo il tono di voce e alternandolo a sussurri quasi impercettibili anche per se stesso. Quando si fu sfogato – era un peluche, quello che lo fissava alla fine della stanza? O un sacchetto della spazzatura marrone? Sperò per Penny che fosse un orsacchiotto – si sentì un gran vuoto nel fondo dello stomaco. Si strinse le braccia attorno alla pancia, e l’ultimo singhiozzo lo fece tremare. Si guardò attorno e tutto gli faceva venire la nausea, perché tutto sembrava accusarlo di essere un povero deficiente. Sentì una strana sensazione dentro di sé, quella che aveva provato continuamente mentre costruiva la sua macchina degli abbracci; sentiva il profondo bisogno di contatto umano. Probabilmente tornare a casa era la cosa peggiore – Sheldon non era di certo quello che si potrebbe definire un concentrato di amore verso il prossimo, ma era meglio della devastante solitudine.

Sheldon in pantaloncini e canottiera estiva. Sheldon che aveva caldo e si asciugava il sudore che scendeva lungo il collo. Quando si rese conto di dove stava andando il suo cervello, cercò di fermarl – Sheldon con la canottiera appiccicata sul petto al mattino.

Caldo nello stomaco che si scioglieva.

“Merda, ci mancava solo questo, se morissi sarebbe meno grave! Cazzo, questo è tutto fuorché desiderio di contatto umano, cazzo cazzo cazzo!”

 

Si appoggiò allo stipite della porta, guardandolo. Come volevasi dimostrare, Sheldon era lì, calmissimo nel suo pigiama estivo, e lo guardò, sorridendo lievemente.

“Sono rimasto sveglio per vedere fino a quando la tua idea idiota di assecondare ogni capriccio di quella stupida femmina sarebbe durato. Vedo che la tutina di Asuka Soryu Langley ti attrae molto di più e questo mi rende orgoglioso di te, credevo che il tuo già basso Q.I fosse stato ulteriormente abbassato da una stupida donna. Siediti, e stai zitto così mi godo la sigla per bene. Siamo già in ritardo di un’ora e trentacinque minuti, non potrai andare a letto finché il programma non sarà comunque completo.”

Entrò barcollando nell’appartamento, in pigiama e calzini, senza ciabatte. Le sopracciglia basse e lo sguardo serio, avanzò verso di lui, che continuava a guardarlo impaziente.

“Beh, muoviti, non voglio sprecare la mia vita nell’aspettare che arrivi al divano.”

Cadde sul divano come un peso morto; voltò il viso e si buttò su Sheldon, che fece sdraiare sotto di lui. Non riusciva a credere di star provando desiderio nei confronti di quel folle (quel matto, quello schizofrenico fuori di testa), ma si consolò: almeno non lo amava e di sicuro era un desiderio carnale orchestrato e diretto dall’alcool. Cazzo, Penny non poteva sprecarsi per avvertirlo del the corretto?

Mmh, Sheldon…

Quello lo guardò come se fosse un alieno e gli avesse confessato che sul loro pianeta amano prendere il the coi biscotti senza pensare a conquistare e distruggere altri pianeti. “Sì, Leonard? Sei ubriaco.”

Mmh, Sheldon…

Maldestramente cominciò a baciargli il collo, stringendo le mani sui suoi fianchi. Quei pensieri osceni ed imbarazzanti continuavano a pulsare. Tentò di infilare la mano nelle mutande del coinquilino, ma non tanto i gesti quanto le parole del dottor Cooper lo frenarono.

“Sheldon, vuoi fare l’amore con me?”

“Oh, Leonard, non penso proprio. Non sapevo fossi gay. In realtà suppongo che tu non lo sia ancora, ma che sia l’alcool a farti parlare, ma se lo fossi davvero io ti vorrei bene lo stesso, Leakey. Comunque, è mio preciso dovere come tuo migliore amico che stai per commettere uno sbaglio. Oh, non perché sono un uomo e anche tu lo sei, io non ho nulla contro i gay, forse non mi andrebbe comunque di andare a letto con te, però c’è qualcosa di ancora più importante che dovrebbe farti desistere dal tuo alcolico proposito: il sesso omosessuale è uno spreco. D’accordo, due uomini fanno sesso tra di loro, e poi? Lo sperma viene sprecato, e io non ho nessuna intenzione di sprecare il mio preziosismo sperma buttandolo su di te, o sul divano, o sul pavimento, o in qualsiasi altro posto la tua mente annebbiata abbia intenzione di portarmi. È proprio uno spreco di tempo, e io ho altre cose da fare. Ed è quindi uno spreco di energia che potrei impiegare in altro, e dovresti farlo anche tu, vista la tua mancanza alla nascita di un cervello abbastanza sviluppato credo tu debba impegnarti per sopperire alla mancanza. Insomma, se vuoi fare del sesso omosessuale sei liberissimo di farlo, rimarrai comunque il miglior cuoco di popcorn al burro che conosco – non il migliore in assoluto, questo non posso confermarlo perché non conosco tutti i cuochi di popcorn del mondo – ma stavo dicendo, se vuoi andare a fare sfrenato sesso gay e non protetto, sei liberissimo, ma io non ho intenzione di sprecare il mio preziosissimo corredo genetico per innaffiare il divano o come ti ho già detto qualsiasi altro luogo. Quindi, per favore, sei cortesemente invitato a toglierti dal mio corpo, fa veramente caldo.”

Leonard lo guardò sconvolto sgusciare via per andare a lavarsi la faccia; non sapeva se ad avere fatto su di lui l’effetto di una doccia fredda fosse averlo chiamato Leaky nel bel mezzo di un tentativo di approccio sessuale, o la continua ripetizione di sperma, o sesso omosessuale, o le divagazioni che sembravano insulti, o il tono assolutamente serio e apatico con cui Sheldon, togliendo di mezzo ogni dubbio, dichiarava al mondo quanto le speranze dei suoi genitori di avere un giorno dei nipotini da lui avessero la stessa probabilità di essere esaudite di quante ne aveva lui circa una notte di sesso sfrenato con Asuka Soryu Langley e la principessa Serenity. Il discorso si adattava perfettamente ad una qualsiasi donna – non che si ponesse il problema, in realtà. Le donne che si avvicinavano a lui erano pazze, o legate a lui da un primo grado di parentela.

“Sheldon?”

“Sì, Leonard?”

“Credo che anche uno stupratore desisterebbe dai suoi propositi, se gli parlassi così.”

“Sono molto contento che non mi debba servire il judo per questo. Mamma voleva che lo imparassi per difendermi dai miei compagni, ma solo perché aveva paura che usassi il mio raggio della morte.”

“Quello non funziona.”

“Ma loro non lo sapevano. Leonard, io ti consiglierei di cominciare a metterti sul comodino qualcosa per il mal di testa per domani. Sappi che io non ho intenzione di farti da infermiere. O da infermiera, visti i tuoi recenti gusti.”

Leonard roteò gli occhi e, colto all’improvviso scappò in bagno, chiudendosi dentro.

 

Si svegliò il mattino seguente col desiderio impellente e fortissimo di spaccarsi la testa contro un muro per riuscire a sopprimere il dolore. Sia quello fisico che quello mentale.

Entrò in cucina; Sheldon guardava il Dottor Who.

“Dimmi che tutto quello che ricordo di ieri sera è solo un brutto incubo.”, domandò con tono supplichevole, come per chiedere un miracolo che, ne era perfettamente consapevole, non sarebbe mai arrivato. Soprattutto dalle labbra affilate di Sheldon.

“Ricordi forse di essermi saltato addosso in preda ad una qualche isteria dovuta all’eccessivo tasso alcolico presente nel tuo sangue? Oh, sì, tutto un tuo incubo.”

“Sheldon, io non…

“Sì, lo so che non volevi, stai tranquillo, dall’alto della mia intelligenza so perfettamente che la tua meno brillante mente non è riuscita ad impedire che la catena seppur corta di CH3CH2OH strozzasse i tuoi deboli neuroni fino al soffocamento.”

“… in realtà volevo dire che io non capisco come tu non sia capace di capire quando mentire al tuo migliore amico.”

“Oh, ma tutti i nodi vengono al pettine prima o poi, e ne avresti sofferto ancora di più, in qualità di tuo migliore amico ho ritenuto più opportuno che la ferita fosse minima. Ora, per premiarmi di così tanta bravura, portami i cereali, da bravo.”

Fortuna che il giovedì era la loro serata privata: sarebbe potuto finire tra le gambe di Howard, e quello sarebbe stato il peggio in assoluto.

 

 

 

Noticine: CH3CH2OH è la formula dell’alcool etilico XD

Okay, ho cercato di mantenere Sheldon il più IC possibile, e spero di aver fatto una cosa buona T_T è la prissima fic su questo telefilm a cui voglio un bene infinito perché è troppo scema per esistere <3 spero vi piaccia *w*

  
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