The Shinji Ikari Complex
“Tesoro, lo so che non è proprio la giornata ideale per
chiedertelo, ma dovrei chiederti un grosso favore.”
Ringraziò il cielo che non ci fosse Sheldon, altrimenti
avrebbe cominciato ad istruirla circa i sinonimi che si posso usare in un
discorso; lo aveva già fatto, ma quando si trattava di mostrare al mondo quanto
intelligente fosse non gli interessava di mostrarsi ridondante. Leonard la
guardò
“Perché non dovrebbe essere la giornata ideale, Penny?”
“Sheldon ci ha tenuto a fornirmi un calendario delle
vostre attività settimanali prefissate in modo che io non possa più venire a
disturbare la vostra importantissima routine; sono le sue esatte parole, già.”,
annuì solennemente tenendo le braccia incrociate al petto. Il ragazzo guardò
oltre le sue spalle e vide un foglio A4, scritto al computer ma autografato a
mano (“Per provarne l’autenticità, mi sembra ovvio!”), col font preferito di
Sheldon – Trajan Pro, dimensione 24, color grigio
piombo – attaccato al frigo con quattro calamite a forma di fiore. Penny si era
rifiutata di usare i doppioni delle calamite di Star Wars.
(“Capisco che non le vuoi usare, sarebbero sprecate nella tua casa.”)
“Oh, capisco. Quindi sai che questa è la serata dedicata
alla maratona anime. Oh, ti piacerebbe molto, questa sera ci riguardiamo Evangelion, è bellissimo, sai quella serie con…”
“Vorrei ricordarti che tendo ad avere una vita, tesoro.”
Leonard annuì, continuando a sorridere. “Allora, come
mai sono qui?”
“Ah, sì, stasera devo assentarmi da casa, vorrei che
dormissi qua, sai ci sono stati alcuni furti nel quartiere, di recente, non mi
sento tranquilla…”
Si grattava il braccio e sembrava più civettuola del
solito; sbatté le palpebre un paio di volte. Ci volevano tutte le sue arti
femminili (e forse anche di più) per convincerlo a staccarsi dal divano.
“E come mai?”
“Beh, devo andare da Richard, e credo che la cosa durerà
molto.”
“Richard?”
“Sì, Richie, te ne ho parlato,
quello…”
La voce s’interruppe, rompendosi; tirò su col naso, e
Leonard l’abbracciò immediatamente, senza sapere di chi diavolo stesse
parlando. Richie? Chi poteva essere? Era un ragazzo,
di sicuro: uno che l’aveva lasciata? Sì, forse. Ah, sì, era di fuori città, le
aveva un sacco di regali… ma non era per colpa sua
che nelle bottiglie d’acqua di Penny ora c’era la vodka?
“Quello stronzo!”
La ragazza si divincolò dalle braccia di Leonard, aprì
il frigo prendendo il succo di frutta corretto al rhum.
“Quel figlio di puttana! Sai cos’ha fatto, sai cos’ha
fatto? Mi ha tradito! E mi ha mandato il video, per mail, chiedendomi se non
avessi voluto partecipare! E nel video c’era una donna e anche un uomo!!
Perché, sai, il signorino non ha avuto tempo, tra una scopata e l’altra, di
dirmi che lui è fatto così, per lui non esiste il fidanzamento, ma che è solo
una bestia in calore!”
Un altro bicchiere giù; la curiosità di Leonard era
stata uccisa molto tempo prima: sapeva perfettamente che non serviva chiederle
perché, allora, andava da lui, perché ora avrebbe cominciato a parlarne da
sola.
Penny tirò su col naso un paio di volte, col labbro in
fuori; sembrava un cucciolo smarrito, Leonard avrebbe voluto baciarla
fortissimo. Poi si concentrò sul naso colante, per stare calmo.
“È che, sai, mi ha detto che mi ama un sacco di volte,
nella mail mi ha detto che non lo dice mai a nessuna, e nessuno, dice che è la
prima volta che sta così bene e… lui è così bello, e
mi piace così tanto…”
Si soffiò il naso e posò il succo di frutta nel frigo.
“Ecco perché vado da lui, così parliamo un po’ e vediamo
cosa fare.”
Aveva le guance rosse e gli occhi lucidi, e Leonard non
sapeva più su cosa concentrarsi per evitare il peggio.
“Allora dolcezza, mi faresti questo piacere? Per favore?”
Sbatté ancora le palpebre, le mani giunte davanti al
viso; il ragazzo poteva sentire il profumo dei suoi capelli. Aveva cambiato
shampoo – questo non voleva dire che fosse così ossessionato da lei da
riconoscere certi particolari come quell’essere inquietante di Howard – oh, ma
chi voleva prendere in giro. Almeno lui lo era nei confronti di una sola
persona; si giustificò così, mentre la guardava negli occhi e buttava saliva
giù per la gola.
“Penny, è che Sheldon…”
“Oh, Sheldon, Sheldon, cosa potrà mai farti? Dai, è un
favore piccolo piccolo…”
Si concentrò per far brillare i suoi occhi il più
possibile; si sentiva un po’ un mostro a comportarsi così nei confronti di quel
povero animaletto, ma non poteva fare altro. Leonard era un cucciolo indifeso,
davanti a lei, ed era così carino nel suo sembrare un peluche disordinato e
spettinato; sembrava che i suoi occhi non facessero che chiedergli di adottarlo
e coccolarlo per poter rimanere lì in sua completa adorazione –
Da una parte mise Sheldon, la sua sicuramente grossa
incazzatura, e Penny; Penny vinse dieci a due. Sheldon era troppo debole per
strozzarlo e in casa non c’erano ingredienti per creare un veleno, e di sicuro
Sheldon non l’avrebbe comprato perché lo avrebbe trovato inesatto nelle
proporzioni, quindi la sua vita non era così tanto in pericolo, in fondo.
“Dai, dai…”
Leonard sospirò, facendo cadere le braccia lungo il
corpo. “Sì, sì, certo che ti guardo la casa mentre sei via, Penny.”
“Oh, grazie, grazie tesoro!”
Gli schioccò un bacio sulla guancia, lasciando tracce
del lucidalabbra alla fragola.
“Cos’è che, precisamente, le hai detto?”
Leonard sbatté gli occhi da dietro le lenti spesse, si
sistemò meglio gli occhiali sul naso con entrambe le mani.
“Le ho detto sì, certo che ti guardo la casa mentre sei
via, Penny. Te l’ho già detto quattro volte.”
“Devo fartelo ripetere, magari ti rendi conto
dell’enorme stupidaggine.”
“Sheldon, dai! È solo andata per una notte…”
“E per una notte le serve un cane da guardia? Non poteva
affittare un pastore tedesco?”
“Non ne ha trovato nessuno che la ispirasse, non le
piacciono tantissimo.”
“Un pastore belga?”
“Sarcasmo, Sheldon.”
“Oh.” La sua espressione si indurì. “Specifica, prima di
usarlo.”
“Chiederò ad un grafico di farmi un cartello in Illustrator per annunciartelo.”
“È proprio una buona idea, non sembra neppure tua.”
Leonard non riuscì a non pensare che, se Sheldon fosse
stata una persona normale, quella sarebbe stata una normale conversazione tra
gente che si sa rispondere a tono, in un qualche modo divertente: ma il suo
coinquilino era così serio da far spavento, e anche moderatamente furioso.
“Dovrò farmi impiantare una vagina perché mi consideri
più di quella?!”
“Sheldon, sei per caso geloso di Penny?”
“Assolutamente, la gelosia è un sentimento irrazionale e
stupido. Ma i tuoi popcorn al burro sono di quanto di più delizioso può esserci
per accompagnare Evangelion.”
“Sono molto grato di essere sopra il microonde.”
“Certamente, il microonde non mette bene il burro come
lo fai tu.”
Leonard sbuffò, decidendo di troncare lì la
conversazione; filò in camera, prese il primo pigiama che gli capitò e ritornò
in salotto, per poi dirigersi verso l’appartamento di Penny.
“Leonard, cosa stai facendo?”
“… Sheldon, per l’amor di Dio! È solo per una notte, non
morirai, su! Mi pare tu sia troppo grande e laureato per poterti comportare
così.”
Sheldon lo guardò; la sua espressione passò
dall’arrabbiato, al confuso, all’estremamente incazzato. Si imbronciò come un
bambino che non riesce a spegnere le candeline della sua torta di compleanno.
“Bene, benissimo! Vai, vai pure, razza di… brutto traditore! Bravo, hai dato un complesso in più a
Shinji Hikari, si sentirà
così profondamente abbandonato da te!”
“Oh, su, non c’è spazio per un altro complesso in Shinji Hikari, ne è così
completamente saturo.”
“Beh, tu hai scavato più a fondo e lo hai ferito!
Sentiti in colpa, sentiti in colpa!”
“Dai, Sheldon, è solo una notte, anzi poche ore,
potresti guardarti i film e domattina ci guardiamo la serie.”
“Ma che senso ha, mi rifiuto!”
Si buttò sul divano, nel solco che le sue natiche
avevano tracciato, incrociò le braccia al petto e sbuffò. Peccato non fosse
carino come Penny. Sapeva perfettamente che non avrebbe proprio fatto niente,
quella sera: lo avrebbe sicuramente aspettato sveglio, sperando in un radicale
cambiamento d’idea. Lo avrebbe fatto invano.
“Buonanotte, dottor Cooper, ci vediamo domattina.”
“Spero che i ladri vengano e che approfittino del tuo
sedere.”, sibilò Sheldon, sempre più infantile.
“Io spero di no. Buonanotte.”
Per tutta risposta, si sentì salutare con una
pernacchia.
Dato che non gli sembrava rispettoso – o comunque
opportuno – dormire sul letto di Penny, optò per il divano; il caldo che c’era
non gli suggerì di prendersi neppure un lenzuolo ma, spogliatosi, si sdraiò ed
accese la tv, perché non aveva sonno. Non ricordava quanti anni erano che non
accendeva la tv di mercoledì sera. Sospirò; un po’ si sentiva in colpa nei
confronti di Sheldon, soprattutto considerando che, essendo una tradizione
loro, i ragazzi non ci sarebbero stati – ora si sentiva molto meglio, almeno
non aveva lasciato due povere vittime in balia dell’orco, che probabilmente ora
erano nella sua oscura tana a borbottare.
La tv non trasmetteva nulla di interessante; soliti talk
show, repliche di serie viste e riviste e comunque mai interessanti per
nessuno, film melensi, un porno – un porno? No, niente porno, non avrebbe
potuto giustificare nessuna macchia sul divano. Talk show, talk show, film
Disney, film per bambine con cavalli e pony e coniglietti, talk show, prima
serie di Smallville, terzo film di Harry Potter
(quello diretto da un gay e si vedeva lontano tre miglia), La vita segreta di
una teenager americana… diavolo, si vedeva benissimo
che era estate; chi faceva i palinsesti in tv o era in vacanza e aveva lasciato
il comando alla propria figlia adolescente o il caldo aveva loro fuso il
cervello – o magari quello delle loro figlie adolescenti, si sarebbe spiegata
l’enorme presenza di cavalli e principesse.
Sbadigliò, mettendosi in piedi; non si era neppure
portato da leggere, troppo ansioso di uscire di casa. Non poteva tornare di là,
sicuramente, e Penny non era una grande lettrice. Si grattò il collo e sospirò,
buttando la testa all’indietro; emise un leggero tonfo quando rimbalzò sullo
schienale del divano.
“Okay, devo trovarmi qualcosa da fare.”
Si diede un’occhiata in giro: sistemò i cd al loro
posto, spolverò lo stereo e gli scaffali, diede un’occhiata veloce alle letture
abituali di Penny e decise di ignorarle; raccolse i vestiti sporchi sparsi la
casa e li mise in un cestello, e l’indomani sarebbe andato a metterli in
lavatrice, guadagnando così cento punti in più – dove lo trovi un vicino che ti
controlla casa e in più ti fa anche il bucato? Proprio un uomo da sposare.
Si grattò il collo, all’altezza del pomo d’Adamo: stava
morendo di sete. Sbadigliando lievemente – okay, l’ora si stava avvicinando –
aprì il frigo. Bene, l’acqua era da escludere e così anche il succo di frutta.
Ma il the alla pesca dovrebbe essere sicuro, no? Prese la bottiglia gelida e,
senza neppure sentirne l’odore, ne bevve una quantità esagerata, e subito il
viso s’infiammò.
“Mi sono sbagliato…”
Le figure attorno a lui, d’un tratto, erano divennero
sfocate, dai contorni slabbrati e i colori incerti: se prima c’era una grossa
macchia rossa davanti a lui, l’attimo dopo sfumata verso l’argentato, poi il
verde. I suoi occhi creavano un enorme caleidoscopio davanti a lui. Singhiozzò,
strabuzzò gli occhi e singhiozzò di nuovo.
“Cazzo!”, gridò barcollando. Si lasciò cadere, e per
pura fortuna lo fece sul divano. “Domani… domani mi
sveglierò col mal di testa e il vomito, e Penny non mi farà da infermiera
perché sarà troppo occupata a parlare di quel Richard e non si accorgerà
neppure di me e…”
Singhiozzò ancora, ma questa volta lacrimò. “Cazzo,
anche la sbornia triste doveva capitarmi! Cazzo, cazzo!”
Si sbatté un pugno troppo forte sul ginocchio, e finì
per lacrimare anche per quello. “Sono un cretino, non so dire di no e… “
Andò avanti nell’autocommiserazione, agitando la testa
di qua e di là con gli occhi strizzati, alzando un po’ troppo il tono di voce e
alternandolo a sussurri quasi impercettibili anche per se stesso. Quando si fu
sfogato – era un peluche, quello che lo fissava alla fine della stanza? O un
sacchetto della spazzatura marrone? Sperò per Penny che fosse un orsacchiotto –
si sentì un gran vuoto nel fondo dello stomaco. Si strinse le braccia attorno
alla pancia, e l’ultimo singhiozzo lo fece tremare. Si guardò attorno e tutto
gli faceva venire la nausea, perché tutto sembrava accusarlo di essere un
povero deficiente. Sentì una strana sensazione dentro di sé, quella che aveva
provato continuamente mentre costruiva la sua macchina degli abbracci; sentiva
il profondo bisogno di contatto umano. Probabilmente tornare a casa era la cosa
peggiore – Sheldon non era di certo quello che si potrebbe definire un
concentrato di amore verso il prossimo, ma era meglio della devastante
solitudine.
Sheldon in pantaloncini e canottiera estiva. Sheldon che
aveva caldo e si asciugava il sudore che scendeva lungo il collo. Quando si
rese conto di dove stava andando il suo cervello, cercò di fermarl
– Sheldon con la canottiera appiccicata sul petto al mattino.
Caldo nello stomaco che si scioglieva.
“Merda, ci mancava solo questo, se morissi sarebbe meno
grave! Cazzo, questo è tutto fuorché desiderio di contatto umano, cazzo cazzo cazzo!”
Si appoggiò allo stipite della porta, guardandolo. Come
volevasi dimostrare, Sheldon era lì, calmissimo nel suo pigiama estivo, e lo
guardò, sorridendo lievemente.
“Sono rimasto sveglio per vedere fino a quando la tua
idea idiota di assecondare ogni capriccio di quella stupida femmina sarebbe
durato. Vedo che la tutina di Asuka Soryu Langley ti attrae molto di
più e questo mi rende orgoglioso di te, credevo che il tuo già basso Q.I fosse stato ulteriormente abbassato da una stupida
donna. Siediti, e stai zitto così mi godo la sigla per bene. Siamo già in
ritardo di un’ora e trentacinque minuti, non potrai andare a letto finché il
programma non sarà comunque completo.”
Entrò barcollando nell’appartamento, in pigiama e
calzini, senza ciabatte. Le sopracciglia basse e lo sguardo serio, avanzò verso
di lui, che continuava a guardarlo impaziente.
“Beh, muoviti, non voglio sprecare la mia vita
nell’aspettare che arrivi al divano.”
Cadde sul divano come un peso morto; voltò il viso e si
buttò su Sheldon, che fece sdraiare sotto di lui. Non riusciva a credere di
star provando desiderio nei confronti di quel folle (quel matto, quello
schizofrenico fuori di testa), ma si consolò: almeno non lo amava e di sicuro
era un desiderio carnale orchestrato e diretto dall’alcool. Cazzo, Penny non
poteva sprecarsi per avvertirlo del the corretto?
“Mmh, Sheldon…”
Quello lo guardò come se fosse un alieno e gli avesse
confessato che sul loro pianeta amano prendere il the coi biscotti senza
pensare a conquistare e distruggere altri pianeti. “Sì, Leonard? Sei ubriaco.”
“Mmh, Sheldon…”
Maldestramente cominciò a baciargli il collo, stringendo
le mani sui suoi fianchi. Quei pensieri osceni ed imbarazzanti continuavano a
pulsare. Tentò di infilare la mano nelle mutande del coinquilino, ma non tanto
i gesti quanto le parole del dottor Cooper lo frenarono.
“Sheldon, vuoi fare l’amore con me?”
“Oh, Leonard, non penso proprio. Non sapevo fossi gay.
In realtà suppongo che tu non lo sia ancora, ma che sia l’alcool a farti
parlare, ma se lo fossi davvero io ti vorrei bene lo stesso, Leakey. Comunque, è mio preciso dovere come tuo migliore
amico che stai per commettere uno sbaglio. Oh, non perché sono un uomo e anche
tu lo sei, io non ho nulla contro i gay, forse non mi andrebbe comunque di
andare a letto con te, però c’è qualcosa di ancora più importante che dovrebbe
farti desistere dal tuo alcolico proposito: il sesso omosessuale è uno spreco.
D’accordo, due uomini fanno sesso tra di loro, e poi? Lo sperma viene sprecato,
e io non ho nessuna intenzione di sprecare il mio preziosismo sperma buttandolo
su di te, o sul divano, o sul pavimento, o in qualsiasi altro posto la tua
mente annebbiata abbia intenzione di portarmi. È proprio uno spreco di tempo, e
io ho altre cose da fare. Ed è quindi uno spreco di energia che potrei
impiegare in altro, e dovresti farlo anche tu, vista la tua mancanza alla
nascita di un cervello abbastanza sviluppato credo tu debba impegnarti per
sopperire alla mancanza. Insomma, se vuoi fare del sesso omosessuale sei
liberissimo di farlo, rimarrai comunque il miglior cuoco di popcorn al burro
che conosco – non il migliore in assoluto, questo non posso confermarlo perché
non conosco tutti i cuochi di popcorn del mondo – ma stavo dicendo, se vuoi
andare a fare sfrenato sesso gay e non protetto, sei liberissimo, ma io non ho
intenzione di sprecare il mio preziosissimo corredo genetico per innaffiare il
divano o come ti ho già detto qualsiasi altro luogo. Quindi, per favore, sei
cortesemente invitato a toglierti dal mio corpo, fa veramente caldo.”
Leonard lo guardò sconvolto sgusciare via per andare a
lavarsi la faccia; non sapeva se ad avere fatto su di lui l’effetto di una
doccia fredda fosse averlo chiamato Leaky nel bel
mezzo di un tentativo di approccio sessuale, o la continua ripetizione di
sperma, o sesso omosessuale, o le divagazioni che sembravano insulti, o il tono
assolutamente serio e apatico con cui Sheldon, togliendo di mezzo ogni dubbio,
dichiarava al mondo quanto le speranze dei suoi genitori di avere un giorno dei
nipotini da lui avessero la stessa probabilità di essere esaudite di quante ne aveva
lui circa una notte di sesso sfrenato con Asuka Soryu Langley e la principessa Serenity. Il discorso si adattava perfettamente ad una
qualsiasi donna – non che si ponesse il problema, in realtà. Le donne che si
avvicinavano a lui erano pazze, o legate a lui da un primo grado di parentela.
“Sheldon?”
“Sì, Leonard?”
“Credo che anche uno stupratore desisterebbe dai suoi
propositi, se gli parlassi così.”
“Sono molto contento che non mi debba servire il judo
per questo. Mamma voleva che lo imparassi per difendermi dai miei compagni, ma
solo perché aveva paura che usassi il mio raggio della morte.”
“Quello non funziona.”
“Ma loro non lo sapevano. Leonard, io ti consiglierei di
cominciare a metterti sul comodino qualcosa per il mal di testa per domani.
Sappi che io non ho intenzione di farti da infermiere. O da infermiera, visti i
tuoi recenti gusti.”
Leonard roteò gli occhi e, colto all’improvviso scappò
in bagno, chiudendosi dentro.
Si svegliò il mattino seguente col desiderio impellente
e fortissimo di spaccarsi la testa contro un muro per riuscire a sopprimere il
dolore. Sia quello fisico che quello mentale.
Entrò in cucina; Sheldon guardava il Dottor Who.
“Dimmi che tutto quello che ricordo di ieri sera è solo
un brutto incubo.”, domandò con tono supplichevole, come per chiedere un
miracolo che, ne era perfettamente consapevole, non sarebbe mai arrivato.
Soprattutto dalle labbra affilate di Sheldon.
“Ricordi forse di essermi saltato addosso in preda ad
una qualche isteria dovuta all’eccessivo tasso alcolico presente nel tuo
sangue? Oh, sì, tutto un tuo incubo.”
“Sheldon, io non…”
“Sì, lo so che non volevi, stai tranquillo, dall’alto
della mia intelligenza so perfettamente che la tua meno brillante mente non è
riuscita ad impedire che la catena seppur corta di CH3CH2OH
strozzasse i tuoi deboli neuroni fino al soffocamento.”
“… in realtà
volevo dire che io non capisco come tu non sia capace di capire quando mentire
al tuo migliore amico.”
“Oh, ma tutti i
nodi vengono al pettine prima o poi, e ne avresti sofferto ancora di più, in
qualità di tuo migliore amico ho ritenuto più opportuno che la ferita fosse
minima. Ora, per premiarmi di così tanta bravura, portami i cereali, da bravo.”
Fortuna che il
giovedì era la loro serata privata: sarebbe potuto finire tra le gambe di
Howard, e quello sarebbe stato il peggio in assoluto.
Noticine: CH3CH2OH è la formula dell’alcool etilico XD
Okay, ho
cercato di mantenere Sheldon il più IC possibile, e spero di aver fatto una
cosa buona T_T è la prissima
fic su questo telefilm a cui voglio un bene infinito perché
è troppo scema per esistere <3 spero vi piaccia *w*