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Autore: ElderClaud    27/08/2010    3 recensioni
“Oh Shinji... Certo che lo so... Se no non ti avrei tenuto qui al mio fianco”
Un brivido scese giù lungo la schiena del povero Hirako, nel sentire quelle parole che suonavano sottilmente perfide per lui che ben conosceva la situazione.
[Aizen-Shinji] [Gender Bender!]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sosuke Aizen
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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Ritorno con una nuova gender bender (e per chi non lo sapesse lo ripeto: storie in cui il sesso di uno dei personaggi usati, è diverso). Stavolta i protagonisti sono Sosuke Aizen (qui trasformato in donna e il nome è Sosuko) e Hirako Shinji.
Questa storia mi è stata ispirata da un disegno riguardante i due pescato su deviantart.
Come ultimo, questa alternative universe NON si collega ne a Raining Stones, né a Undisclosed Desire. Ma è una cosa a parte.
Vabbè, vi auguro buona lettura per questa mia ennesima follia, e mi raccomando, ditemi cosa ne pensate!

Brividi


Sfogliò velocemente la rivista sottomano, provocando nel grande ufficio spartano un rumore sordo che ben rappresentava il suo più intimo stato d'animo.

Hirako Shinji non dava mai a vedere le sue reali sensazioni, nascondendole sempre piuttosto bene dietro un adorabile sguardo ebete incredibilmente vero. Ciò non toglieva che la sua maschera lasciava interdette molte persone.

Mentiva e il più delle volte non era bravo a nascondere i suoi sentimenti, figurarsi quindi con i suoi sospetti. Quantomeno, non con certe persone.

In particolare faticava con le donne intelligenti.

Sosuko Aizen era una donna intelligente per l'appunto. Troppo intelligente.

Ed era il principale motivo quello, del perchè stesse sfogliando quella rivista con una certa nervosi.

Oltre la lunga scrivania di cristallo, lei lo osservava con un sorriso flebile e sottilmente compiaciuto per quel nervosismo nascosto malamente.

Era risaputo, che Aizen avesse un compiacimento innegabile nel mettere in croce il prossimo, anche se costantemente lo negava in modo amabile e convincente.

Shinji la conosceva fin troppo bene e sapeva quando c'era da preoccuparsi di lei. Circa...

“Va tutto bene, mio caro Shinji?”

la donna, apparentemente intenta a staccare delle linguette colorate da un catalogo con le unghie laccate di rosso, colse di sorpresa il suo collaboratore che sobbalzò sulla poltrona girevole quasi di istinto.

“Oh?! Cosa... Cosa c'è?!”

Si maledì per quella piccola dimostrazione di insicurezza,. Di aver abbassato troppo la guardia davanti a quella donna pericolosa.

E lei, di tutto rispetto, allungò impercettibilmente ancora di più il sorriso, posando distrattamente una mano tra i lunghi capelli per riaggiustarseli senza reale bisogno.

Aizen era una femmina pericolosa.

Aveva preso il governo totale dell'agenzia editoriale che l'aveva assunta tanti anni prima, con raffinata spregiudicatezza mozzando parecchie teste in amministrazione e salvando solo chi poteva sfruttare fino all'osso.

Sorprendentemente, da semplice impaginatrice di servizi per una rivista che si occupava di moda, a direttrice suprema invidiata da mezzo mondo fu un passo di cui nessuno se ne accorse.

Se non all'ultimo, quando le sue dita laccate di rosso si erano ormai impiantate su quella scrivania e ogni tentativo di scacciarla ormai vano.

Al tempo, Shinji aveva capito che quella ragazza, bella tra l'altro, non era del tutto “acqua e sapone” come voleva far credere a chiunque. Riuscendo in pieno nell'impresa di ingannare tutti, meno che Shinji stesso.

No, lui aveva intuito la sua fame di potere. Ma purtroppo per uno strano motivo, non era riuscito ad intervenire subito.

“Ti occuperai tu di quel servizio sulle nuove protesi al silicone? Vedo che qui nel book non è menzionato... Ed è un servizio che avremmo dovuto pubblicare il mese scorso”

la donna, totalmente rilassata nel suo completo da manager su di una lussuosa poltrona in pelle nera, non degnò neppure di uno sguardo l'uomo che la guardava curioso.

Sosuko continuava a guardare i vari servizi poco più che abbozzati con il suo enigmatico sorriso semplicemente affabile.

Ma in quelle sue semplici parole, dettate con neutralità e questo l'interpellato lo sapeva, vi era il vero motivo del perchè non avesse agito prima per evitare che quella donna prendesse tutto.

“Uh... Beh... Si certo. Come vuoi”

Nonostante il balbettio iniziale, il giovane rispose in modo affermativo alla manager che nel frattempo si era alzata dalla poltrona, dandosi una fugace sistemata ad una gonna che non necessitava di essere sistemata, dirigendosi infine verso la libreria per estrarre dell'altro materiale.

Aizen era dannatamente bella purtroppo. E per giunta, sapeva di esserlo.

Shinji non poté fare a meno di guardarla con la coda dell'occhio mentre, apparentemente intento a dare una occhiata all'articolo incriminato, tamburellava nervosamente un piede sul pavimento di candido marmo.

Era bella, ed era in quella sua stramaledettissima bellezza che lui non era riuscito a combinare nulla.

Si, lo sapeva che lei stava architettando qualcosa. Sapeva che non c'era da fidarsi di lei, ma non era riuscito a resistere a quel suo sorriso.

Non ce l'aveva fatta a desistere dal non accettare i suoi semplici inviti a prendere una tazza di caffè nel bar appena fuori l'agenzia. Semplici dettagli che ora più che mai lo facevano tremare.

Perchè nell'attimo in cui i suoi occhi si fermarono per davvero sull'articolo che doveva sistemare, si ritrovò deglutire tra l'imbarazzo e la frustrazione.

Lui da bravo coglione non era riuscito a desistere dal non adocchiare il suo decolletè.

A resistere nel far cadere l'occhio proprio lì. Nel mezzo della piccola scollatura lasciata aperta dai soliti due bottoncini dispettosi, che non ne volevano proprio sapere di starsene al loro posto.

Lei amabilmente ignorava quelle occhiate furtive, fingendo di risistemarsi gli spessi occhiali da vista e limitandosi a sbuffare di avere un superiore che poco si impegnava nel lavoro.

E invece quella donna aveva architettato tutto, anche quello di tenere la camicetta sbottonata per farlo abboccare.

Aizen aveva intuito fin da subito che razza di uomo fosse il suo superiore.

Un superiore che ora, a causa della sua scarsa resistenza ad un paio di belle tette – vero motivo che non lo aveva spinto a fermarla in tempo – si era ritrovato ad essere lui il secondo di una donna subdola come pochi.

“Ah, mi chiedevo se poi ti andava di cenare assieme stasera... Sempre che tu riesca a completare il tutto si intende”

la voce della direttrice lo riportò alla realtà, trovandosi stavolta a voltare lo sguardo verso di lei cercando di mostrarsi il più serio possibile.

“Naturalmente che sarà tutto a posto per stasera! Per chi mi hai preso, eh? Lo sai che sono il migliore! Tzè!”

Per aumentare maggiormente la scenata di indignazione, si portò una mano tra i corti capelli biondi aggiustandosi una piega più che perfetta fatta, in apparenza, con il righello.

Un siparietto unico il suo, che si congelò all'istante quando la donna ricambiò il suo sguardo con tutta la morbidezza sensuale che lui avesse mai visto. Ma più che riscaldarlo, tale sguardo lo congelò nell'immediato.

Oh Shinji... Certo che lo so... Se no non ti avrei tenuto qui al mio fianco”

Un brivido scese giù lungo la schiena del povero Hirako, nel sentire quelle parole che suonavano sottilmente perfide per lui che ben conosceva la situazione.

Aizen aveva eliminato buona parte del vecchio staff, per sostituirlo con del nuovo che ben si guardava dal discriminarla per le imprese passate compiute ai danni di terzi.

Al suo fianco, nella stretta schiera dei prescelti, rimanevano solo i fedelissimi che l'avevano aiutata in silenzio nella sua scalata al potere. Ossia Ichimaru e Tousen.

E Shinji ovviamente, anche se pareva che lei lo avesse tenuto li al proprio fianco, solo per sbeffeggiarlo ogni giorno e ricordargli così quanta influenza avesse su di lui.

Era solo questione di tempo, presto sarebbe stato segato fuori da tutto nel modo più plateale possibile, esattamente come tutti gli altri.

Scrutò ancora la donna pericolosa, Shinji. Nonostante tutti i pensieri che gli tormentavano i neuroni, la guardò attentamente ritornarsene a sedere sulla sua poltrona faticosamente conquistata, più vittoriosa di prima.

“Ti auguro quindi un buon lavoro, mio caro Shinji”

Si sporse lievemente in avanti nell'atto di sedersi lentamente sul suo trono costoso, sporgendo così verso la scrivania il seno, amabilmente coperto dalla solita camicetta sbottonata di due bottoni. Gesto il suo ben voluto, dato che purtroppo, il ragazzo fece cadere involontariamente l'occhio proprio lì.

Come a ricordargli ancora una volta, che lui a causa di quelle aveva fallito e avrebbe sempre perso la sua battaglia contro lei.

Di risposta, Hirako nascose i propri brividi dietro uno sbuffo teatrale, ritornando a stropicciare la rivista precedentemente abbandonata per il book da completare, completando il tutto dal consueto tamburellare il piede sul pavimento di marmo.

Lui lo sapeva chiaro e tondo che per colpa di quelle tette, che ben lo avevano ammaliato e continuavano a farlo nonostante i rischi futuri, avrebbe rischiato pure la vita.

   
 
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