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Autore: goldr31    29/08/2010    4 recensioni
Sapevo che sarebbe stata una missione suicida, sapevo che stavamo rischiando la vita, che tutti noi saremmo potuti morire. Eppure ero il vostro capitano.Voi la mia famiglia. Volevo riportarvi tutti quanti a casa. Non c'è l'ho fatta. Mi spiace...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Sono davanti alla tua tomba e ancora non capisco cosa è andato storto.
Eravamo una squadra solida, nessuno aveva tentennamenti, tutti...No, non è vero.
Ognuno di noi sapeva che rischiava di morire, di non poter tornare indietro.
Tutti quanti avevano problemi da risolvere, io, tu, tutto il mio equipaggio.
Ognuno aveva un conto in sospeso con il destino e tutti quanto ne sono usciti cambiati, forse traumatizzati.
Li guardo e vedo nei loro occhi la speranza di un nuovo futuro, ma li ricordo bene quando avevano di fronte il loro destino davanti a sé:
Ti ricordi Jacob?Aveva dimenticato suo padre, era riuscito ad andare avanti, il suo ricordo lo cullava e gli permetteva di pensare a un papà non perfetto, ma che gli volesse bene.
Da quella missione Si è visto strappare dal suo cuore l'amore.
Scoprire suo padre trattare il suo equipaggio come oggetti lo scosse.
Tanto.
Troppo.
Scoprire che suo padre non era quello dei suoi ricordi, non era morto.
Era vivo, ma non era più suo padre. Come non capirlo?Come non potergli stare vicino? Mi disse che era tutto risolto, ma nei suoi occhi vedevo la tristezza e il dolore di aver scoperto che suo padre era vivo, ma solo fisicamente.
Nella sua mente l'amore e l'affetto che provava verso lui sparirono.
Sai bene che i soldati non esprimono i loro sentimenti, ma vedevo che era cambiato.
Più cupo.
Più silenzioso.
Più solo.
Ma non è l'unico, anche e più forti in realtà ne sono usciti cambiati.
Guarda Tali, essere accusata di tradimento dal suo stesso popolo che ha servito cosi fedelmente.
Vedere suo padre morto, che non le dice nulla.
Non la ringrazia.
Non le dice la verità.
Non la ama.
Solo la missione, solo indicazioni per dirle come disattivare i Geth.
Davanti alla sua morte non era stato capace di dirle che facevo tutto questo per lei, che le voleva bene, che..era sua figlia.
Come può un padre fare questo?
Ora la avvolgo nei miei abbracci, ma non sono sicuro che basti questo per riparare le sue ferite al cuore, ci vorrà tempo, amore, ma sopratutto tempo.
Già è difficile per una quarian condividere il suo amore con un umano.
Sai benissimo, sei uno scienziato migliore di me, sai bene che ci sono cose che non potremo mai fare.
Che ogni volta che la bacio rischio di ucciderla.
Spero che riesca a superare tutto questo.
Poi te.
Come posso sopportare?Lo so, vi avevo detto che eravamo alla base dei collettori per distruggerli, per farli sparire.
Avevo detto che probabilmente non saremmo tornati. Eppure nel mio cuore volevo e speravo che c'è l'avremmo fatta, tutti quanti.
Siete la mia famiglia, la mia unica famiglia.
Qui ,nella Normandy ho trovato cose che pensavo non potessero esistere:
Amicizia, complicità e amore.
Ti chiederai il perché:
sono nato sulla Terra, i miei genitori mi hanno abbandonato quando ancora ero in fasce.
Non li conosco e non li conoscerò mai.
Sono entrato in una banda dove tutto quello che contava era il furto e il sopravvivere.
Me ne ero andato nell'alleanza, non c'è la facevo più, non so se hai mai vissuto un'esperienza simile.
Nessun futuro, soltanto dare del dolore alle persone, per vivere.
Ecco perché siete la mia famiglia, ovvero tutto quello che mi rimane.

Ti ricordi?Abbiamo passato molti giorni a parlare, tu sempre di fretta, io che volevo sapere chi si nascondeva dietro tutti quei dati che analizzavi tutti i giorni. Mi ricordo ancora cosa mi disse di Kelly su di te:
un criceto sotto l'effetto della caffeina.
Lavoravi il triplo di noi, dormivi per un'ora, eri sempre dentro il tuo laboratorio.
Parlarti non fu facile, non solo perché eravamo di specie diverse, ma io ero di Cerberus, un gruppo pro-umano.
Era tutto formale.
Giorno dopo giorno però, dietro il Salarian che analizzava i dati, ho trovato un cuore.
D'oro.
Abbiamo parlato tanto, abbiamo pure discusso
La genofagia.
Una piaga su cui ho avuti molti dubbi, venivo da te e te ne parlavo, ma tu sembravi cosi sicuro, non c'erano tentennamenti nei tuoi ragionamenti:
"Era la cosa giusta da fare, era la soluzione migliore" mi dicevi.
Poi arrivò Tuchanka.
Vedere cosi tanti Krogan morti o pronti a sacrificarsi per trovare una cura.
Seppur duri e selvaggi anche loro avevano a cuore la sopravvivenza della loro specie.
Ti colpì una krogan morta.
E fu li che mi raccontasti quello che non volevi accettare. Non lo sapevi nemmeno tu se avevi fatto la cosa giusta, cercavi risposte a domande che ti ponevi.
Hai provato tutto.
Non hai trovato nulla.
Il tuo assistente, poi fu la cosa più terribile.
Non ti vidi mai cosi arrabbiato, cosi vendicativo, cosi irrazionale.
Volevi ucciderlo sperando di zittire la voce della tua coscienza che ti stava rodendo, stavi diventando come lui, seppur in modo opposto.
Volevi zittire tutti i dubbi che ti avevano attraversato dopo la genofagia.
Hai desistito, ringraziandomi poi.
Da li ti apristi.
Ricominciasti a rivedere tutta la tua vita.
Cominciasti a pensare che forse tutto quanto potesse essere messo in dubbio, la genofagia, i collettori, la tua stessa esistenza, per te erano "troppe variabili da valutare".
All'improvviso l'universo non ti sembrava più la tua casa, la grande "culla" che avevi sempre lodato per le sue possibilità.
Vedevo i tuoi dubbi, i tuoi occhi sembravano per la prima volta persi, senza trovare un punto di riferimento.
Per questo ti feci sentire un vecchio brano di noi terrestri, che rifletteva la tua condizione:
"A house is not a home"
Ti aiutai a capire il testo visto che era scritto in una lingua terrestre che non conoscevi, seppur non ci mettesti molto a farlo, dopotutto eri molto intelligente.
Eppure all'inizio non lo capivi.
Sapevi molte cose sul comportamento umano,sapevi che noi umani ci univamo e amavamo altre persone.
Niente di tutto questo c'è nei Salarian.
Non comprendevi come un bacio potesse cambiare cosi tanto la vita di qualcuno.
Non era facile da spiegare a te, appartenente alla specie Salarian, poco inclini alle emozioni.
Mi sforzai.
E pian piano comprendesti il messaggio.
E infine, proprio prima della missione finale, mi parlasti di tuo nipote, era prezioso per te, ti riconoscevi in lui, volevi che diventasse come te.
Mi ricantasti un pezzo di quella vecchia canzone e fu li che capì.
Ti sentivi finalmente a casa:
"And a house is not a home When there's no one there to hold you tight And no one there you can kiss good night" Forse non lo sai, ma manchi tanto.
A tutti.
Forse non lo sapevi, ma ti sentivamo quando cominciavi a cantare.
All'inizio nessuno lo sapeva, non potevamo sentirti con le pareti insonorizzate.
Poi Ida per errore attivò un microfono nel tuo laboratorio, ma probabilmente non fu qualcosa di accidentale, forse era stata l'unica all'inizio ad aver capito tutto.
Per noi sentire queste cose ci provocava il riso, non potevamo credere a cosa sentivamo.
Un Salarian che cantava.
Più passava il tempo però, più le risa smettevano, sostituite da un profondo rispetto.
La musicalità che esprimevi era incredibile, non capivamo il testo, eppure ci riportavi indietro nel tempo, non capivamo le parole, non potevamo comprenderle, ma la melodia ci incuteva rispetto, un profondo rispetto.
Chiesi a Ida di tradurre quello che cantavi, volevo chiederlo a te ma...avevo timore.
Timore di chiederti qualcosa di troppo privato.
Ida mi fornì i risultati:
il brano evocava i morti ,che tanto avevano combattuto per noi, per permettere la vita.
Un brano triste che rievocava in tutti noi immagini di persone care ormai scomparse, ma ci dava speranza.
Avevano lottato per noi.
Non potevi accorgerti che quando cominciavi a cantare di colpo l'astronave diventava silenziosa.
Nessuno voleva parlare, tutti volevano sentire quel brano, quella musicalità, la tua voce, tutti volevano udirti perché rievocavi persone care ormai scomparse, ma che fornivano una speranza.
A tutti.
Cantavi tardi, prima di dormire.
Molti si adattarono ai tuoi ritmi pur di ascoltare quel brano.
Tutti volevano addormentarsi ripensando ai propri cari e con quella musicalità.
Grazie a te la Normandy non era più una nave, ma una casa. Mi manchi.
Ci manchi.
A tutti, pure a Zaeed, si, proprio lui, il mercenario, non è ironico?

Ho ordinato a Ida di chiudere il laboratorio a chiunque.
Abbiamo lasciato tutto cosi com'era.
Nessuno toccherà la tua roba e faremo come ci hai chiesto, onoreremo la tua memoria.
Ora...é tempo che io vada, è tempo di lasciarti navigare nelle acque dell'Universo.
Spero davvero che i tuoi desideri siano esauditi, che ti reincarnerai e salverai di nuovo l'Universo.
Questa volta però torna vivo e vegeto, d'accordo?
Addio amico mio.
Addio Mordin...


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Il brano si intitola " A house is not a home" cantata da Dionne Warwick e devo ammetterlo, questa è la mia prima oneshot pubblicata su mass effect. Non è niente di che, mi è venuta d'ispirazione leggendo un'altra storia e su un ricordo che ho avuto su questo videogioco. La musica ha fatto il resto. Spero che non vi annoi troppo.
   
 
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