Il
Diavolo è Cullen
Pov
Bella
Quando le mie
Manolo Blanhik oltrepassarono la grande porta di vetro della Cullen
Tower della
7th Avenue il mio cuore prese a battere a mille.
Riuscire ad
entrare alla Style Factory, sarebbe stato un ottimo trampolino di
lancio per la
mia carriera da stilista. Sin da piccola ho disegnato abiti. Ho
iniziato a
confezionare un lussuoso abito da sera per la mia Barbie a 4 anni, fu
il mio
primo bozzetto e dopo imparai subito a cucire grazie
all’aiuto di mia nonna
Marie. Da quel momento non smisi più di creare.
Al liceo ho
avuto la possibilità di mostrare le mie creazioni alle
recite di fine anno.
Facevo la
costumista e si può dire che erano tutti soddisfatti dei
miei lavori.
Dopo il
diploma presi la strada della Priestly Fashion Academy qui a New York,
allontanandomi finalmente da quel paesino di nome Forks lasciando
però anche
mio padre ormai solo dato che mia madre l’ha abbandonato
pochi dopo la mia
nascita per trovare un miliardario da sposarsi. Ovviamente, anche io
fui
lasciata lì, infatti odio quella donna; ci sentiamo solo per
Natale, Pasqua e
Ringraziamento.
Fui molto
fortunata ad entrare in quella scuola e feci dure selezioni soprattutto
perché
c’erano pochi posti disponibili. Questi studi mi hanno
aiutato molto per
evolvere come stilista ed essendo la migliore dell’ultimo
anno la direttrice,
Miranda Priestly, mi ha mandato a fare un apprendistato dal suo amico
Carlisle
Cullen, nonché direttore del edifico ed ovviamente di tutti
i servizi al suo
interno.
Munita di
ventiquattrore, mi avviai verso la reception della hall dove una
giovane
ragazza dalla chioma platino, probabilmente tinta, digitava velocemente
sulla
tastiera del MAC di fronte a lei. Tossicchiai per avvertire la mia
presenza e
parlai:
«Salve,
sono Isabella Swan. Dovrei avere un appuntamento col signor Cullen alle
10»
Alzò
la testa e, lanciandomi uno sguardo di insufficienza disse: «
Ah, sì.. La
faccio salire.» si alzò dalla sedia, mentre ci
avvicinavamo verso il piccolo
banco della security «La Style Factory si distribuisce tra il
20° e il 25°
piano. Oltre, troviamo la redazione della rivista
“Runway” dei figli del capo e
all’ultimo piano, il 35°, c’è
l’ufficio del boss. Sotto al 15°
c’è la piccola
agenzia di modelle, L’Elite Model Management diretta dalla
moglie. Insomma,
tutto in famiglia. Ah, io sono Jessica»
Sorrisi
e intanto arrivammo al bancone.
Dietro
di esso c’erano due omoni dai capelli scuri e la pelle
abbronzata.
Non
appena ci videro sorrisero e uno di essi parlò
«Jess, chi è questo bel
bocconcino?»
«Embry,
sta buono. E’ la nuova stagista della Style. Dovete darle il
tesserino»
Quello
che finora è stato zitto, aprì un cassetto e
tirò fuori il tesserino e
porgendomelo disse «Io sono Quil, non perderlo
perché dopo ce lo dovrai
restituire. Quello è il cartellino degli ospiti ed
è provvisorio, poi te ne
faremo uno tuo. Buona fortuna!» erano simpatici dopo tutto.
Salutai
tutti i tre e mi avviai verso gli ascensori, ce n’erano otto
in tutto. Presi
quello meno affollato. All’interno, vicino ai tasti
c’erano le varie etichette
degli studi presenti nell’edificio, premetti il 35°.
Mentre
una canzoncina mi teneva compagnia mi guardai allo specchio per vedere
se ero
presentabile. Il leggero trucco non era ancora colato e il Tailleur
gessato di
Chanel era perfettamente stirato.
Iniziai
a battere il piede furiosamente, mentre l’ascensore si
avvicinava sempre di
più.
Dai,
Bella. Con la
raccomandazione di Miranda puoi andare da tutte le parti.
Nonostante
ciò, non riuscivo a calmarmi.
Tin.
Il campanellino
dell’ascensore mi avvertiva
che ero arrivata.
Le
porte si aprirono rivelandomi un ufficio sobrio, d’alta
classe e in stile
moderno sui colori scuri. Alla mia destra, dietro un bancone in noce,
una mora
parlava al telefono. Non appena mi notò, chiuse la
conversazione e mi chiese:
«In cosa posso esserti utile?»
«Sono
Isabella Swan, la nuova stagista della Style Factory. Dovrei avere un
appuntamento col Signor Cullen»
Abbassò
lo sguardo sulla scrivania e aprì un’agenda. Diede
un’occhiata veloce e disse
«Ah.. sì, sì» poi
guardò il suo orologio «Bene, manca cinque. Vado a
vedere se
la può ricevere. Io sono Angela.»
Sorrisi
«Piacere, chiamami pure Bella» con lei mi sarei
trovata bene.
Poi
si alzò e andò a bussare a una porta dove una
placca in oro diceva “UFFICO DEL
DIRETTORE Dr. Carlisle Cullen”.
Angela aprì la porta e se la richiuse alle spalle, intanto
mi sedetti in sala
d’attesa in uno dei divanetti bianchi in pelle.
Dopo
poco Angela fece la sua comparsa «Bella, puoi entrare.
Vieni»
Mi
alzai e titubante varcai la soglia dell’ufficio.
Una
scrivania a forma moderna, munita di poltrona/sedia in pelle nera,
mostrò un
uomo sulla trentina, biondo, dall’aria simpatica. Per
Wikipedia, aveva 52 anni,
ma io non gli davo più di 40. Probabilmente, con tutti i
soldi che ha, si sarà
potuto permettere qualche ricostruzione facciale.
Mi
sedetti su una delle poltroncine di fronte alla scrivania e mi
presentai:
«Salve, sono Isabella Swan» era la terza volta che
mi presentavo in quella
mattinata «è un onore per me conoscerla ed
è ancora più bello poter lavorare
per lei»
«Grazie
mille. Ma si fidi, questo lavoro sarà più che
meritato. Miranda mi ha parlato
molto di lei e non posso che fidarmi visto che trova sempre delle
future
promesse della moda! Comunque, sarei lo stesso curioso di vedere il suo
Book. Me
lo può mostrare?» Annuii e glielo consegnai.
«Uhm..
Vediamo che abbiamo qui. Vedo che ha molta originalità,
sarei felice di parlare
con lei di qualche sua creazione più avanti. Per ora
è tutto. E’ assunta!»
«Oh
mio Dio! Grazie mille, direttore! Non so che dire, quello che sto
vivendo non è
reale!» e cominciarono a scendere delle lacrime.
«Si
fidi, questa è pura realtà. Comincia
lunedì. Intanto questi giorni se vuole può
venire ogni tanto per vedere un po’ come funziona. Ma ora
devo assentarmi che
ho una riunione» si alzò e mi porse la mano
«Benvenuta a bordo Signorina Swan!»
Così
ci congedammo. Salutai Angela e poi Jessica e riconsegnai il tesserino
ad Embry
e a Quil.
Scesa
in strada, allungai un braccio per fermare un taxi e mentre mi portava
nel mio
piccolo appartamento di Lexington Ave (i soldi di mamma non mancavano)
realizzai
di avercela fatta.
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Grazie
per essere arrivate in fondo! *.*
Questa
è la mia prima ff, quindi se ci sono errori, chiedo
scusa.
Allora
i nomi Miranda Priestly e “Runway” li ho presi in
prestito
dal libro de “Il Diavolo Veste Prada”.
Edward
arriverà al terzo capitolo.
Se
avete domande, fate pure.
E
ditemi se vale la pena continuare, ho bisogno di pareri ^_^
Baci,
Auro.