Poro-poro-pollon!

Pollon si accinse a inserire la monetina ricevuta dal nonno Zeus nel salvadanaio a forma di trono. Provava un’estrema forma di eccitazione, e di libertà, spensieratezza. Perché quella era l’ultima moneta che avrebbe inserito, quella che avrebbe dato al trono la sua massima espansione. Si avvicinò sempre di più al salvadanaio con le mani leggermente tremolanti per i sentimenti che provava. Un passo, un altro passo, e un altro ancora. Ormai era giunta proprio dinanzi al fatidico oggetto. Che le avrebbe permesso di diventare una dea in tutto e per tutto. Finalmente sarebbe diventata del tutto immortale! Infilò la monetina attraverso la fessura all’interno del salvadanaio. Dopo un secondo quello emise un acutissimo fascio di luce violacea e si trasformò, ingrandendosi. Pollon rimase per qualche tempo a osservare quel che considerava un piccolo capolavoro. Poi, quando decise che lo aveva ammirato per bene, si sedette, a godersi quella soddisfazione che aveva tanto perseguito.

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Il nonno Zeus le aveva promesso un regalo, per quando sarebbe diventata una dea, riempiendo il salvadanaio completamente. Era giunto il momento di dimostrarlo, e dato che Zeus voleva bene alla sua nipotina preferita, lo fece. Mandò una ninfa a chiamare Pollon nella sua stanza, dove era ancora intenta a contemplare il suo nuovo trono. La ragazzina seguì la ninfa fino alla dimora del nonno. All’interno della casa, la ninfa le disse di andare nel salotto, era lì che Zeus l’aspettava. Pollon superò l’ingresso del salotto e si fermò davanti alla persona del nonno. Lui le disse di chiudere gli occhi e aspettare. Dopo non molto tempo, lei sentì un aprirsi di una scatola di legno e un gioioso “bau!”. Aprì gli occhi e un grazioso cagnolino, di razza bassotto, le saltò addosso. Pollon pensò che avrebbe meritato di più per essere diventata una dea, ma quel regalo le piaceva comunque. Abbracciò il nonno e lo ringraziò.

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Pollon si rese conto che lo amava. Amava Cupido. Anche se era di aspetto non troppo grazioso, ma l’amore è cieco. Magari lui avrebbe contraccambiato, ma non trovava il coraggio per dirglielo. Per una delle rare volte si riscopriva timida. Infatti, non era da lei non riuscire a dire la verità a una persona, ma era così. Fece un grosso respiro per cercare di trovare il coraggio. Non che ora fosse proprio in grado di farlo, ma almeno era più tranquilla. Decise di andare subito a rivelare i suoi sentimenti all’amico, per togliere sia il dente che il dolore; e poi, ormai era una dea del tutto, doveva comportarsi come tale. Uscì in strada, verso la piazza. Arrivata là, chiamò forte il nome dell’angelo. Quando questo fu arrivato, lei lo avvicinò. E senza pause gli disse che lo amava e gli chiese se era così anche per lui. Cupido disse di no, per lui Pollon era solo un’amica. Allora Pollon fece l’unica cosa che avrebbe potuto fare: velocemente sfilò una freccia dalla punta dorata dalla sacca di Cupido e gliela conficcò nel petto. E poi lo baciò.

Proprio una cazzatina, miei cari lettori. Mi piace Pollon, e allora ho deciso di scrivere su di lei qualcosina. Penso che scriverò anche una storia più complessa, ma questo è un assaggio. Spero quindi che vi abbia fatto venire l’acquolina in bocca. Ciao a tutti! =D

p.s.: Ah! Molto probabilmente questa è la prima storia del fandom, quindi ne sono davvero onorato. Proprio come è stato quando ho iniziato la categoria “L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson!!

p.p.s.: Voglio anche precisare che mi rendo conto che gli dei greci non esistono, non intendo fare credere il contrario ecc., che queste storie sono frutto della mia fantasia, ispirate dai miti studiati a scuola. E poi la storia di Pollon è molto parodistica. Baci!