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Autore: WillowG    29/08/2010    1 recensioni
Ogni amicizia nasce da un incontro. Una serie di One-shot legate tra loro riguardanti i membri fondatori dell'AX. Come si sono conosciuti, e cosa li ha portati a creare l'AX.
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caterina Sforza, Vaclav Havel
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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file 00 Questo è il prologo di una serie di one-shot sotto forma di ricordi, riguardanti principalmente Catherina, Abel, Vaclav, William e Kate prima della formazione dell’AX. Come si sono conosciuti, e cosa li ha spinti a unirsi per crearla. Non ho letto i libri, e quello che so su TB è grazie all’anime, al manga e ai siti internet dedicati. Comunque per le mie fic mi baso sull’anime, con qualche riferimento e spunto del manga. Questo prologo è ambientato in un momento di pace prima del ciclo di Albion. Quindi Noelle è morta, Eshtel non è regina, Abel non è ancora partito con Ion, ma Seth, Ashta e Mirka sono personaggi già conosciuti, dato che non so quando, ma li vorrei usare come comparse.

- MEMORIES -

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 La primavera stava lasciando spazio all’estate, a Roma. Ma il clima era ancora mite, e non afoso, nonostante il sole scintillante nel cielo terso. L’aria profumata portava occasionalmente il canto di qualche uccellino. Nella fontana di Trevi l’acqua sgorgava allegra. La gente per strada era tranquilla, e si dedicava con calma alle sue faccende, senza pensare a Methuselah e associazioni votate a distruggere il mondo. Eppure, nonostante la perfezione e la pace di quella giornata, al Vaticano, una giovane suora non riusciva a stare tranquilla.
 Suor Esthel Blanchett fissava con apprensione la nuova invenzione di Padre William Walter Wordsworth, deglutendo appena. Ma nulla era la sua preoccupazione di fronte a Padre Leòn Garcia De Asturias, che fissava il lavoro del “Professor” come se fosse stato un serpente a sonagli. Un nuovo tipo di bracciali da combattimento, che avrebbero dovuto sostituire quelli del prete ispanico.
 -Padre Wordsworth? Scusi, ma … cosa avrebbero di diverso questi bracciali, rispetto a quelli vecchi?- Domandò timidamente la rossina, cercando di non usare un tono troppo sfiduciato. Il professore non lo notò, o non vi fece caso, e sfoderando un sorriso grondante d’orgoglio, prese una lunga boccata di fumo dalla sua fedele pipa.
 -Molte cose, mia cara Sorella. Tanto per cominciare, sono fatti di una lega molto più leggera di quelli vecchi. Certo, sono sempre composti perlopiù d’argento, o non sarebbero molto efficaci contro i Vampiri, ma ora dovrebbero essere ancora più robusti e resistenti.-
 -E non esplodono, vero?- Domandò Leòn, osservando scettico le sue nuove armi, senza osare avvicinarsi troppo.
 -Ovviamente no!- Esclamò William, genuinamente stupito dalla domanda. -Perché me lo chiedi?- Sia Leòn che Esthel lo fissarono per un lungo istante. Alla fine il prete sbuffò, seccato.
 -Donna e uomo di poca fede! Solo perché ogni tanto faccio qualche errore, non significa che tutte le mie invenzioni siano pericolose!-
 -”Ogni tanto”?!?- Fece l’ologramma di Sorella Kate, apparendo dal nulla dietro all’inventore. Questi, per la sorpresa perse per un istante la presa sulla propria pipa, che venne però recuperata al volo, appena prima di toccare terra, grazie a più che allenati riflessi -Padre Wordsworth, voglio sperare che, per una volta, tu non abbia combinato uno dei tuoi soliti disastri!- Sibilò l’ologramma, la lieve distorsione elettronica della voce non riusciva a nascondere un ringhio d’avvertimento.
 -Ma perché tutti pensano sempre il peggio delle mie invenzioni?! E questa volta non è neppure un’apparecchiatura elettronica! Solo sano metallo! Niente circuiti, né polvere da sparo! Neppure olio motori!-
 -Davvero? Allora posso provarli!- Fece Leòn, prendendo un bracciale, e iniziando a farlo roteare, saggiandone il peso.
 -Sì, certo, ma devi sapere che ho apportato anche un piccolo meccanismo a press …- Aggiunse il professore, ma il bracciale era già stato lanciato. Il sinistro rumore di uno scatto rimbombò nell’aria, mentre un meccanismo faceva uscire dal cerchio di metallo una serie di lame, trasformandolo in una vera e propria sega circolare. Sfortuna volle che, proprio in quel momento, entrasse Padre Vaclav Havel, con una pila di libri e documenti sulle braccia.
 -William, ti ho portato quei libri che mi avevi chiest …- Padre Havel fece appena in tempo a piegarsi all’indietro, grazie a riflessi pluricollaurdati, che l’anello di metallo andò a sbattere contro la pila di libri che teneva in mano, infilzando qualche foglio nella sua corsa, per poi piantarsi nello stipite della porta. Per un lungo, pesante istante, tutto rimase fermo nel silenzio più assoluto. Poi i presenti si riscossero, presi quasi dal panico.
 -Padre Havel! Tutto bene?!- Chiese Esthel, accorrendo assieme a Kate da “Know Fate“, che, coricato a terra, fissava il bracciale conficcato sopra la porta. Gli occhi scuri, di solito dal taglio sottile, quasi a mandorla, tondi come due palle da tennis. Poteva esserci la sua testa al posto di quei fogli …
 -Vaclav! Vecchio mio, stai bene?- Accorse anche Wordsworth, trafelato, la pipa, per una volta, dimenticata. Leòn subito dietro.
 -Chiedo scusa! È colpa del professore da strapazzo!!!-
 -Come sarebbe a dire che è colpa mia?! Sei stato tu a tirare!- Ringhiò Wordsworth risentito. Il prete ispanico ribatté feroce.
 -Ma sei stato tu a non avvertirmi che ai miei bracciali ci aveva aggiunto delle lame rotanti a scatto!- William stava per ribattere a sua volta, ma Vaclav si era tirato su a sedere con un grugnito.
 -Accidenti, rischio di più la vita a venire in questa ala del Vaticano che ad un raduno di Vampiri in preda alla Sete …-
 -Tutto a posto, amico mio? Nulla di rotto, spero …- Chiese preoccupato William, offrendo una mano al collega per tirarsi in piedi, che accettò grato.
 -Tranquillo, William. Solo qualche nuovo capello bianco e due o tre anni di vita in meno.-
 -Sai Vaclav, a volte mi stupisco che tu non abbia lo stesso colore di capelli di Abel …- Sospirò Sorella Scott, visibilmente sollevata nel vedere Padre Havel alzarsi sulle sue gambe.
 -Sorella Kate, a volte me ne stupisco anch’io …- Fece il prete, sistemandosi le vesti. Poi, con espressione amareggiata, adocchiò i libri che aveva portato, ora sparsi ovunque sul pavimento. Molti erano suoi personali, e quelli che non lo erano facevano parte delle biblioteche vaticane. E per ottenerli aveva dovuto usare tutta la sua influenza di secondo della Cardinalessa Sforza.
 -Ops! Tutti i suoi libri … le do una mano a raccoglierli, Padre!- Si offrì subito Esthel, seguita da Leòn e William. In fondo, la colpa per il piccolo disastro era soprattutto loro, come aveva prontamente ricordato Kate con un ringhio.
 Mentre raccoglieva da terra uno dei volumi più vecchi, la giovane suora dai capelli rossi notò un foglio cadere dalle pagine. Incuriosita, lo raccolse, scoprendo che il foglio altro non era che una foto. I bordi ormai ingialliti, i colori non più vivacissimi, doveva avere parecchi anni. Ma quello che davvero attirò l’attenzione della rossina erano le persone ritratte nell’immagine. Cinque in particolare attirarono la sua attenzione. Al centro, una ragazzina in abito bianco dallo sguardo deciso e boccoli dorati, era circondata a destra da un uomo dai lunghi capelli scuri e la divisa da Inquisitore e da un altro elegantemente vestito, cravatta e cilindro, con la pipa in bocca, mentre a partire da sinistra, da una giovane suora bionda con l’abito azzurro e da quello che sembrava …
 -Padre Abel!?!?!- Esclamò Esthel, attirando su di sé l’attenzione delle altre persone presenti nella stanza. Arrossendo leggermente, la ragazza porse la foto a Padre Havel. -Err … Scusatemi … Era in mezzo a un libro …- Vaclav prese in mano la foto, curioso. Non appena riconobbe l’immagine, l’uomo sorrise. Un sorriso dolce e malinconico allo stesso tempo, come i ricordi più teneri e cari sanno far nascere.
 -Erano anni che non vedevo questa foto …- William gli si fece vicino per vedere a sua volta. Lo stesso sorriso apparve sulle labbra del professore.
 -La prima visita ufficiale di Catherina Sforza a Roma. E anche il primo incontro dei membri fondatori dell’AX.-
 -Quanti anni, eh, Professor?- Sorrise Kate, svolazzando alle spalle dei due uomini. Poi rimase in silenzio per un momento, gli occhi velati, mentre riceveva una chiamata. -La Cardinalessa. Ha quasi finito l’incontro con i Cardinali e gli ambasciatori. Ci vuole nel suo ufficio appena possibile per un tè. Ha detto che ha “bisogno di vedere persone che non le facciano venire tendenze violente.”-
 -Ok … allora io me ne vado … ho … dei progetti che richiedono la mia attenzione …- Fece William, indietreggiando. Leòn fece lo stesso.
 -Stessa cosa qui … credo che se il Capo viene a sapere che le abbiamo quasi ucciso il vice ci farà la pelle a me cha ad Archimede Pitagorico qui … O, se è di buon umore, e non lo è, ci licenzia solo, e a me rimanda nell’albergo con le sbarre, fino alla fine della pena e senza sconti …-
 -Avanti, non può essere così cattiva …- Fece Eshtel, osservando con un’enorme gocciolone sul capo i due preti rifugiatisi dietro la scrivania di Wordsworth.
 -Oh, può essere anche peggio.- Fece Sorella Scott. -Ma mai senza motivo!- Ringhiò, facendo rimpicciolire Leòn e William. Cercando di ignorare il comportamento a dir poco infantile dei due colleghi, Padre Havel aprì la porta, e fece educatamente uscire per prima Esthel dall’ufficio.
 -Cerchiamo di non far aspettare troppo Catherina, allora. Se è già così di cattivo umore, non è saggio farla aspettare.- Disse poi, rivolgendosi agli altri due preti, mentre Kate svaniva a mezz’aria. Vaclav non poté trattenere un sorriso divertito di fronte alle espressioni preoccupate dei due colleghi, mentre si sbrigavano a lasciare il laboratorio/ufficio.

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 -Mi chiedo che significato ha chiamarci tanto di fretta, se poi è proprio lei la prima a non esserci!-
 -Leòn, datti una calmata. Catherina non poteva sapere che Cardinal Francesco l’avrebbe chiamata all’improvviso.- Sospirò Havel, seduto comodamente su una delle poltrone dell’ufficio cardinalesco, mentre Dandelion sembrava deciso a consumare il pavimento, a forza di andare avanti e indietro.
 -Sono certa che alla Cardinalessa avrebbe fatto molto più piacere essere qui con noi, che non con il Cardinale De Medici.- Aggiunse Kate, osservando compiaciuta Eshtel sistemare su un tavolino il necessario per accompagnare il tè.
 -Credo sarebbe preferibile avere a che fare con una nidiata di serpi velenose, che con il Carissimo Cardinale, di questi tempi.- Commentò William, con una vena ironica impossibile da non cogliere, mentre riempiva meticolosamente la sua pipa.
 -Certo, se tu usassi così tanta cura anche nelle tue invenzioni, forse non avrei il sistema antincendio in tilt un paio di volte a settimana …- Fece, sarcastica ma non troppo, la suora olografica, osservando il professore, intento a misurare la giusta quantità di tabacco con cura perfezionista. -Ti prendo un bilancino da oro, o riesci da solo?-
 -Oh, no, grazie, ormai ho una certa esperienza e centro la dose giusto di tabacco a occhi chius … oh, davvero divertente, Sorella Kate. Davvero tanto.- Ringhiò risentito Swordsworth, cogliendo finalmente l’ironia, notando le risate mal trattenute degli altri membri del clero presenti. E borbottando, si ficcò la sua pipa in bocca.
 Improvvisamente a porta si aprì. Ogni testa si voltò aspettandosi di vedere la figura in rosso della Cardinalessa Sforza. Ma la persona che fece il suo ingresso aveva come unica somiglianza con Catherina solo il colore dei capelli, biondi. Hugue De Watteau, era sospettosamente in terra vaticana, l’abito ancora impolverato per l’ultimo viaggio.
 -Padre Hugue! Che sorpresa!- Salutò Kate, illuminandosi (letteralmente) per la gioia. Il biondo spadaccino rispose al saluto con un rispettoso cenno del capo.
 -È bello rivederti, Padre Hugue. Ma come mai da queste parti?- Chiese Havel, alzandosi assieme a William per salutare il membro più girovago dell’AX. Per tutta risposta, “Swordancer” sollevò da terra quello che sembrava un sacco scuro che nessuno si era accorto stava trascinando.
 -Ho trovato questo per strada …- Solo allora dal mucchio di stoffe scure apparvero alla vista una chioma di capelli argentei e occhiali da vista.
 -Padre Abel!?!- Esclamò Eshtel, riconoscendo il prete. Un mugolio moribondo fu la sola risposta che arrivò. Nella stanza ci fu un piccolo tumulto, mentre tutti si precipitavano preoccupati a constatare le condizioni di salute del Krusnik.
 -Padre Nightroad, per favore, mi risponda, la prego … che le hanno fatto? È ferito? La prego dica qualcosa …-
 -S … sorella Eshtel …-
 -Si, Padre? Le fa male da qualche parte? Si è ferito? Mi dica che possiamo fare per lei …-
 -F … fame … ho … bisogno di c … cibo … calo … zuccheri …- Un lungo momento di silenzio allibito. Poi la stanza venne invasa dal rombo dello stomaco vuoto dell’uomo. E tutta la preoccupazione di Sorella Eshtel, svanì in una bolla di sapone, rimpiazzata da furia violenta per la stupidità di Padre Abel. La giovane Blanchett tremò violentemente per lo sforzo necessario a resistere alla tentazione di tirare un pugno in testa al prete occhialuto. In fondo si trattava pur sempre di un suo superiore. Ma Leòn non si pose alcun problema.
 WHAK!!!
 -Yeeeeeow! Padre Leòn, era proprio necessario!?- Miracolosamente tornato alla vita, Abel scattò in piedi, pronto a fronteggiare Dandelion.
 -Zitto, quattrocchi!!! Sei grande e grosso, e ti comporti come un moccioso!!!- Ribatté l’ispanico, tutt’altro che intimorito.
 -Ah, io sarei quello che si comporta come un moccioso?! Ma senti da che pulpito, tu che corri dietro ad ogni sottana come un ragazzino in pieno sviluppo ormonale!!!-
 -Bambini! Ora basta!!!- Tuonò Sorella Kate, e molti dei presenti avrebbero giurato che l’immagine della donna fosse improvvisamente diventata più alta e intimidatoria di almeno una quindicina di centimetri. Comunque, l’intervento dell’ologramma terminò subito il battibecco tra i due preti.
 -Ha cominciato lui …- Pigolò Abel, puntando col dito Leòn, stile bimbo di sei anni.
 -Te lo meritavi.- Sibilò il prete, incrociando le braccia al petto con fare offeso. Sempre stile bimbo, ma di sette anni. Al massimo. L’immagine di Kate vibrò di rabbia, indicando quanto fosse imminente una sfuriata degna di essere ricordata. E solo la presenza di Eshtel la stava trattenendo, dato che la giovane suora era un’anima innocente, e non meritava di perdere l’uso dei timpani per le due ore successive. Leggermente in disparte, Havel iniziò a massaggiarsi le tempie, sentendo una forte emicrania in arrivo.
 -Perché a volte ho come l’impressione di essere in un asilo, anziché nel bel mezzo del Vaticano?- Domandò, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
 -E secondo voi, perché viaggio così tanto?- Sbuffò Hugue, a voce bassa abbastanza da essere sentito solo da Vaclav e William, che erano i più vicini allo spadaccino. Wordsworth sorrise.
 -Quantomeno con quei due non ci si annoia … e non si sente il bisogno di paternità!- La porta si aprì di nuovo, facendo finalmente entrare Lady Catherina e Padre Très. Alla vista dell’espressione che la donna aveva in volto, sia Leòn che Abel s’immobilizzarono come due statue: la donna in rosso aveva lo sguardo più glaciale che poteva sfoggiare, le sottili ed eleganti sopracciglia aggrottate in un’espressione a cui mancava solo il suono di sottofondo di un ruggito. Persino Très, di solito l’ombra della Cardinalessa, la seguiva a qualche passo di distanza, il suo programma di autoconservazione aveva colto il pericolo, e lo costringeva a mantenere una distanza di sicurezza.
 In perfetto stile Mosè che apre le acque del Nilo, i preti e le suore dell’AX si scansarono per lasciar passare Catherina, risultando in due file perfette. Tirando fuori tutto il coraggio che aveva in corpo, e ricordandosi che la furia in rosso era la sua vecchia amica, e non una tigre pronta a sbranarlo, Vaclav fece un passo in avanti, e con un leggero inchino salutò educatamente la donna.
 -Cardinalessa …- Per un istante, le iridi furiose si posarono sull’ex inquisitore, che si trovò a sudare freddo. Poi, con enorme sollievo del prete, Catherina emise un lungo, sofferto sospiro, e perse la sua espressione feroce, che venne sostituita da un lieve sorriso.
 -Vaclav.- Salutò a sua volta, per poi rivolgersi agli altri preti e suore presenti. -Sorella Eshtel. Kate. William. Leòn. Hugue. Abel.- Ad ogni nome un cenno del capo, a cui ognuno rispose con un breve inchino. -Perdonatemi per avervi fatto aspettare. I soliti impegni imprevisti.- E per un istante l’espressione della donna tornò accigliata al ricordo dell’incontro con Francesco, ma si rilassò quasi subito. Ora era in compagnia dei suoi sottoposti e collaboratori, dei suoi amici. Delle uniche persone con cui poteva, se non essere sé stessa, almeno lasciare per un po’ in un armadio buona parte delle ristrettezze del suo ruolo. Il tè venne versato in un istante, contornato da dolci che vennero subito spazzolati da Abel, con somma rabbia di Leòn. Catherina chiacchierava allegramente con Esthel e William, mentre Kate e Vaclav ascoltavano il resoconto dell’ultimo viaggio di Hugue. Très invece approfittava del momento di calma per ricaricare le batterie e fare una scansione del suo sistema.
 Troppo presto, alla porta bussò Padre Pietro Orsini, con la notizia di un incontro per la Cardinalessa Sforza con alcuni vescovi. Lo sguardo che la donna lanciò al Cavaliere della Distruzione lo fece quasi rintanare nella sua armatura in stile tartaruga, ma alfine, Catherina doveva lasciare nuovamente i suoi agenti.
 -La accompagno?- Chiese Vaclav, senza nascondere una certa preoccupazione.
 -No, Vaclav, ti ringrazio. Basterà Padre Très.- Al sentire nominare il proprio nome, il cyborg si affiancò alla Cardinalessa. Notando che l’espressione preoccupata del prete dai capelli scuri, però, non era cambiata, Catherina sorrise. -Tranquillo. Très sarà presente solo come guardia del corpo. Non come arma. Promesso.- Ora lo sguardo preoccupato ce l’aveva Pietro, ma il buon Padre Orsini non proferì parola. Con un ultimo saluto ai suoi preti e suore, la giovane donna uscì dalla stanza, seguita diligentemente dal fedele Très e da Pietro. Non appena la porta si chiuse alle spalle dell’inquisitore, Leòn si lasciò sprofondare sulla comoda poltrona, esasperato.
 -E così il Capo viene di nuovo chiamato al dovere. Non credo che la gente possa sapere a quanto stress vada incontro quella donna.-
 -Non la invidio.- Sospirò William, preparando nuovamente la pipa. -Solo dover stare ad ascoltare un incontro con Francesco è già dura. Parteciparvi è pura tortura, e concedetemi la rima.-
 -Concessa, Professor!- Rise l’ispanico, per poi tornare serio. -Certo che ci vuole proprio Très a sopportare tanto a lungo gli incontri della Cardinalessa.-
 -Non credo che ci riuscirebbe, se non fosse una macchina.- Aggiunse Hugue, rabbrividendo al solo pensiero di un incontro diplomatico. Troppe parole, per i suoi gusti. Se c’era una cosa che ammirava del suo capo, era la pazienza che la donna riusciva a tirare fuori durante quei lunghi ed estenuanti incontri, dove lunghissimi discorsi, spesso non portavano a nulla.
 -Essere la guardia del corpo della Cardinalessa Sforza è dura.- Ammise Padre Havel. Abel annuì.
 -Già. E noi due parliamo per esperienza.-
 -In che senso? Avete già fatto da guardia del corpo per la Cardinalessa?- Chiese Esthel.
 -Sì, prima della creazione dell’AX, sono stato per qualche tempo la guardia del corpo della Cardinalessa con Abel. Anche se allora non era ancora Cardinalessa. Era solo Duchessa di Milano. Venne investita del ruolo di Cardinale qualche anno dopo il nostro primo incontro. Poi, fino a quando non è arrivato Très, mi sono sempre occupato da solo della sicurezza di Catherina, dato che Abel era spesso in missione fuori Roma. Padre Iqs è stato una benedizione. Sapere che qualcuno era al fianco della Cardinalessa quando ero in missione, mi ha tolto molte preoccupazioni.-
 -Oh. Allora voi e la Cardinalessa Sforza vi conoscete davvero da molto tempo!- Esclamò Esthel, trovando conferma di quello che alcune chiacchiere di corridoio le avevano riportato. Ovvero la lunga amicizia tra la Cardinalessa Sforza e Padre Havel. Del rapporto tra Abel e Catherina sapeva già, era stato Know Faith stesso a dirglielo.
 -Sì. In effetti …- Vaclav fece passare lo sguardo tra i presenti nella stanza. -Si può dire che, a parte Padre Nightroad, sono l‘agente dell‘AX che conosce Catherina da più tempo.- Abel annuì, sorridendo. Suor Blanchett batté la palpebre per la sorpresa. Per lei erano tutte rivelazioni. Poi si rivolse di nuovo a Know Faith.
 -E come vi siete conosciuti? Immagino che siate andati subito d’accordo …- Vaclav esplose in una risata, accompagnato da Abel, che dovette tenersi gli occhiali per non perderli dalla furia dell’attacco d’ilarità. La reazione dei due preti fece rimanere la giovane suora con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
 -Nulla di più sbagliato, Sorella Blanchett!-
 -Ma … Ma come! Senza offese, Padre Havel, ma voi e la Cardinalessa siete quasi sempre insieme, e siete molto amici. Com’è possibile?-
Havel e Nigthroad si ripresero dalle risa, giusto in tempo per guardarsi in volto. E ricominciare a ridere, per l’irritazione di Esthel, che cominciava a credere seriamente che il tè di Kate fosse fatto con foglioline ben diverse da quelle classiche. Anche Hugue e Leòn apparivano piuttosto confusi. Ma perché non avevano mai visto Vaclav ridere così tanto. Kate e William sorridevano, conoscendo già la storia.
 -Vede, Sorella Esthel …- Cominciò Know Faith, trattenendo con molta fatica un nuovo scroscio di risa. -Mi era stato affidato il compito di fare temporaneamente da guardia del corpo alla giovane Duchessa di Milano al posto di Abel. Il fatto è che le sono stato assegnato in un momento … particolare.- Abel annuì, e continuò il discorso, ora decisamente più serio.
 -Vedi, Esthel … Catherina aveva perso da un tempo relativamente breve la madre. Aveva assistito all’uccisione di buona parte della sua famiglia solo alcuni anni prima. Si era ripresa davvero da poco tempo, e credo che, all’epoca, io fossi il suo unico confidente e amico, oltre che guardia del corpo. Poi sono dovuto andare in missione, e Vaclav le è stato assegnato come scorta al mio posto.-
 -E immagino che non l’abbia presa molto bene.- Fece la rossina, iniziando finalmente a capire, mentre dentro di sé sentiva crescere una nuova forma di rispetto per la Cardinalessa Sforza. Anche lei aveva perso la madre in modo violento. In questo, in fondo, non erano diverse. Anche se la donna aveva perso la sua in più tenera età.
 -Dire che non l’ha presa bene, è minimizzare la cosa.- Sbuffò Havel, prendendo una sorsata di tè. Poi si passò una mano tra i folti capelli bruni, borbottando ai ricordi. -La giovane Duchessa di Milano me ne ha fatte passare davvero di ogni colore …- Abel rise ai ricordi.
 -Di certo non è stato un periodo noioso …- Gli occhi scuri fissarono accusatori il prete occhialuto, seppur con uno scintillio scherzoso.
 -Incolpo te di tutta la sofferenza che ho subito in quei giorni!- Abel roteò gli occhi al cielo.
 -Quanto sei melodrammatico! Non è andata poi così male, visto come si è evoluta la cosa tra te e Catherina! E poi, io che colpa ne avevo? Mica potevo disobbedire al Papa!!!-
 -Ma che cosa è successo di preciso? Scusate, ma non tutti i presenti erano già nell’AX ai tempi …- S’intromise Leòn, decisamente curioso.
 -Oh, parliamo di qualche anno prima della creazione dell’AX.- Rise Wordsworth, sostituendo la tazza di tè con la pipa. -Per essere precisi, di pochi mesi prima che questa foto venisse scattata.- Disse, prendendo in mano la foto trovata da Esthel quello stesso giorno. Leòn diede una lunga occhiata.
 -Però … quattrocchi è tale e quale a adesso … La Grande Capa sembra una bambolina … e chi se immaginava che diventasse la donna dal pugno di ferro che è ora … urg, Prof, sei più inglese di Sherlock Holmes … Sorella Scott … Sei un vero schianto, Baby!- Fece, lanciando un sorriso da Casanova all’ologramma e un occhiolino inequivocabile.
 -Bhe, grazie mille, Dandelion.- Arrossì di rimando Kate, lusingata. Un mugolio rassegnato venne dagli altri suore e preti presenti. Soddisfatto, l’ispanico tornò alla foto.
 -Quelli attorno non li riconosco … ma questo stangone qui con la divisa da Inquisitore … mi pare di averlo già visto …-
 -A-ehm.- Un paio di colpi di tosse arrivarono dalla poltrona di Havel.
 -Fa vedere …- Fece Hugue, incuriosito a sua volta dalla foto. -… che espressione impassibile … proprio da Inquisitore.- Un sopracciglio di Valcav iniziò a fare qualche tic nervoso, mentre Abel e William si nascondevano dietro la loro tazza di tè, nel tentativo mal riuscito di nascondere le risa trattenute a stento.
 -Eppure ha un che di familiare … come se lo conoscessi …- Continuò Hugue. Leòn annuì vigorosamente.
 -La mia stessa sensazione.-
 -Beh, i preti della Santa Inquisizione si assomigliano un po’ tutti. Magari è per quello …- Continuò il biondo. Un nuovo colpo di tosse, più potente, arrivò da Havel, mentre William e Abel si sganasciavano senza ritegno.
 -A.EHM!-
 -’clav, hai mica mal di gola?- Domandò Dandelion alzando gli occhi dalla foto, trovandosi davanti le due sottili schegge di ebano che erano diventati gli occhi di Vaclav. Raramente Padre Garcia De Asturias aveva visto Havel combattere. Ma quel poco gli era bastato per capire che non era il caso di far arrabbiare il prete. E dal modo in cui quelle iridi scurissime lo stavano trapassando da parte a parte, doveva esserci molto vicino.
 -Ehm … Padre Havel? Potrebbe smettere di fissarmi in quel modo? È piuttosto inquietante …-
 -Davvero? Me lo avranno insegnato all’Inquisizione …- La bocca di Leòn rimase aperta in una “O” muta, mentre gli ingranaggi cominciavano a girare. Hugue fece un grosso sforzo per restare impassibile, ma dovette comunque deglutire a vuoto, mentre tirava una gomitata a Leòn, lanciandogli un’occhiata che urlava “Dì qualcosa!”
 -’clav, il rosso ti dona.- Hugue si batté una mano sul volto, esasperato. Perché? Che male aveva fatto per meritarsi un compagno di squadra come Dandelion? Abel intanto stava per cadere dalla poltrona, ridendo senza remore, in compagnia di Wiliam, che non si rotolava solo per l’incolumità della sua pipa. Know Faith spostò il suo sguardo feroce sui due colleghi più anziani, per il sollievo di Dandelion e Swordancer.
 -Non te la prendere Vaclav.- Fece Wordsworth, fermandosi quel poco da poter prendere una boccata di fumo.
 -Già. È … è la barba … confonde …- Aggiunse il prete occhialuto. E di nuovo scoppiò in una risata peggiore della prima.
 -Begli amici che siete …- Sibilò Padre Havel, mantenendo lo sguardo truce.
 -Scherzi, a parte, ‘clav …- Cambiò argomento Leòn. -Non ricordo che tu ci abbia mai detto di essere stato nelle fila dei “francescani”.- Fece, riferendosi all’Inquisizione, sotto gli ordini del Cardinale Francesco. Vaclav, lasciando la maschera feroce, fece un’alzata di spalle.
 -Probabilmente non è mai venuto fuori l’argomento. Ho lasciato l’Inquisizione non appena si è deciso di fondare l’AX. È stato parecchio tempo fa.- E i ricordi che aveva con addosso la divisa rossa non erano dei migliori. Ma non era il caso che gli altri lo sapessero.
 -Dunque era nell’Inquisizione, quando è stato mandato a fare da guardia del corpo alla Cardinalessa?- Chiese Esthel, sorseggiando una tazza di tè che Kate le aveva gentilmente riempito. Vaclav annuì.
 -Già. Credo di essere stato uno dei primi ordini dati dal Cardinal Francesco. Era appena stato investito della carica, e so che aveva insistito non poco, perché fosse mandato uno dei suoi uomini a scortare la sorella.-
 -Diciamo a controllare ogni suo movimento.- Sbuffò Abel, a cui il fatto rodeva ancora.
 -Probabilmente.- Annuì Padre Havel, versandosi altro tè. -Ma credo sia stato più un dispetto da fratello maggiore alla sorella minore. Catherina detestava gli Inquisitori. E  poi all’epoca era troppo giovane per essere un pensiero politico per lui. Aveva ancora da completare gli studi, e non aveva ancora iniziato il noviziato.-
 -Umh … mi sa che hai ragione.- Mormorò Nigthroad, poco dopo. -Non ho pensato con l’epoca dei fatti. Sono troppo abituato alla situazione attuale che c‘è tra quei due …-
 -Uguale a quella che c’era allora. Solo che adesso hanno entrambi i vestimenti da Cardinale. Sono convinto che anche senza la politica di mezzo, quei due sarebbero alla gola l’uno dell’altra comunque.- Fece Kate, fluttuando tra Abel e Vaclav. -Ora, dato che dobbiamo di nuovo aspettare che la Cardinalessa riesca a liberarsi, perché non ci racconti come si deve il tuo primo incontro con la Duchessa di Milano, Vaclav?-
 -E perché no?- Sospirò il prete, internamente felice di ripercorrere quei ricordi. -Allora, erano pochi mesi prima dello scatto di questa foto …-

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 La foto a cui faccio riferimento è un’immagine che ho visto su internet, credo un’immagine dell’artbook, che rappresenta appunto, una giovane Catherina con Abel, Kate con l’abito blu da novizia, William con cilindro e abito bianco, e Vaclav con l’abito da Inquisitore rosso e senza barba. In giro ci sono altri personaggi sconosciuti, e sullo sfondo il colonnato di San Pietro. L’idea per questa serie di one shot è venuta proprio da questa immagine. Ho già pronto l’incontro (non esattamente idilliaco) tra Vaclav e Catherina, devo solo fare qualche piccolo controllo, ma domani parto per le vacanze, e lo posterò non appena torno. Nel frattempo, se mi lascerete qualche commento, mi fareste un favore. ^^ accetto tutto, non sono schizzinosa. Commenti, suggerimenti, critiche.

Saluti

Will
  
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