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Autore: Nyappy    29/08/2010    2 recensioni
Il grande Sebastian Jefferson che striscia sul marciapiede con gli occhi sanguinanti, pieni di schegge di vetro… non era una brutta visione.
L’unico problema era il fatto che quello stronzo non fosse mai da solo.
Attorniato dai suoi amici palestrati senza un briciolo di cervello, o i professori, o le cheerleader (con cui aveva avuto brutte esperienze l’anno prima), non era mai scoperto.
Poteva provocare, ma non essere provocato.
E anche se Carter era una testa calda, non era certo un suicida.
[ATTENZIONE: linguaggio scurrile]
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carter era assolutamente certo di stare sul cazzo a Sebastian.
E non chiedeva di meglio…
Quei capelli sempre pettinati alla perfezione, con quell’odiosa crestina da tamarro, e quella faccia da stronzo, con gli occhialetti da sole firmati… non vedeva l’ora di frantumarglieli e godersi lo spettacolo.
Il grande Sebastian Jefferson che striscia sul marciapiede con gli occhi sanguinanti, pieni di schegge di vetro… non era una brutta visione.
L’unico problema era il fatto che quello stronzo non fosse mai da solo.
Attorniato dai suoi amici palestrati senza un briciolo di cervello, o i professori, o le cheerleader (con cui aveva avuto brutte esperienze l’anno prima), non era mai scoperto.
Poteva provocare, ma non essere provocato.
E anche se Carter era una testa calda, non era certo un suicida.

-Hei Harlot, come va con Rachel?-
Harlot, vero nome Hunter Moore, era l’amico che Carter considerava come un fratello.
E Rachel era la stronza che faceva la preziosa e non glie la dava nemmeno morta.
Harlot, storcendo il naso per quel soprannome, lanciò in risposta una lattina di Cola contro Carter, che abbassò prontamente la testa. La lattina colpì il divanetto vicino a quello sul quale stava sdraiato Carter, e la stoffa pesante venne macchiata dalla bibita scura.
-Va che sei uno stronzo, All Right.-
All Right era il fantastico soprannome con cui Harlot chiamava Carter quando se lo ricordava, un’ovvia parodia al cognome del ragazzo, Wright.
Carter aprì un’altra lattina di Cola, che si scolò per metà.
Alla TV non davano nulla d’interessante, la radio era noiosa da ascoltare, faceva troppo caldo per impegnarsi seriamente in qualcosa e a Carter veniva quasi male sapere che per il ritorno doveva percorrersi quasi venti chilometri su una bici mezza andata.

Carter pedalava, e pedalava ancora.
Nonostante il sole stesse scendendo e fosse già quasi la fine di agosto, faceva ancora un caldo fottuto.
Si stava avvicinando all’incrocio principale di Villnore Dale, e doveva decidere se passare per il paese con tutto il traffico serale o per la periferia e godersi le strade deserte e dissestate.
Imboccò la via solita, quella per il centro. Per fortuna che con la sua bici riusciva a superare tutta quell’assurda colonna di auto…
Al semaforo inchiodò di colpo: una vecchietta era scesa dall’auto dal posto passeggero con la borsa in mano, pronta a fare la spesa, e lui l’aveva quasi beccata in pieno.
Cazzo, non avevano i soldi per un avvocato.
Dopo un paio di auguri di morte pronunciati a bassa voce, Carter riprese a pedalare, maledicendo i vecchi, il caldo ed il traffico.
Come al solito, passò davanti al centro estetico più rinomato di Villnore, e vide uscire Sebastian, che smuoveva le spalle e riponeva nella tracolla il portafogli.
Quel tizio era sempre più una barzelletta vivente.
Continuò a pedalare, ignorandolo, ma un cretino con una Lancia mise la freccia all’ultimo e si fiondò sulla destra a parcheggiare, facendo frenare ancora Carter, che lo ringraziò con un bel vaffanculo urlato col cuore.
E allora Sebastian lo vide.
Con i suoi capelli del cazzo e quel sorrisetto ebete sempre stampato in faccia, lo salutò beffardo, sfilandosi di tasca il portafogli che aveva appena riposto e facendolo ondeggiare.
Ovvio, lo stava pendendo in giro.
Solo perché non era un figlio di papà con la cartina di credito e le mutande autografate da due froci.
Solo perché i suoi dovevano fare entrambi un doppio lavoro per permettersi l’assicurazione sanitaria e anche lui doveva riempirsi le mani di unto e olio in officina.
Carter sorrise.
Certo, un bel sorriso aperto e gioviale.
Sterzò improvvisamente e salì sul marciapiede, fregandosene del rinculo e delle sue ruote sottili.
Mirò a Sebastian con precisione quasi chirurgica, mentre questo gli urlava –Che cazzo fai?!-, e si metteva a correre.
Ma come, il grande Sebastian non lo sapeva?
Una bicicletta è più veloce di due piedi abituati al lusso dei mocassini in pelle.
E così Carter lo centrò in pieno, cozzando contro di lui alla maggior velocità possibile.
Alla fin fine, non gli aveva nemmeno fatto tanto male.
Sebastian si era rotto e sporcato i pantaloni, sbucciato mani e gomiti e sporcato il portafogli, e basta.
Carter sperava in qualcosa di più… si sistemò sulla bici, lo guardò dall’alto e gli sputò in faccia, per pura soddisfazione personale.
Senza dire nemmeno una parola, riprese a pedalare per tornare a casa.
Quella sera doveva andare a letto presto, in modo da essere riposato.
Perché la mattina dopo a scuola sarebbero stati cazzi amari.

Non era così coniglio da andare in giro con la scorta, ma nemmeno così scemo da non stare con i suoi amici.
Quella mattina, Carter aveva cercato di rimanere sempre almeno con Harlot.
Non che girasse sempre solo, in effetti, si era semplicemente assicurato che Harlot non lo mollasse davanti a Sebastian per una pisciata e tornasse per assistere alla sua fine.
Con rabbia, Carter doveva ammettere che Cameron, Cole e Oliver assieme erano troppo anche per lui.
Insomma, Cameron faceva nuoto da anni, e aveva delle braccia spaventose. Cole… era grosso e basta, e Oliver era soprannominato “Muscle” per una ragione.
Ma Sebastian doveva girare proprio con dei tipi così, lui gracilino e frocetto e questi grandi e grossi?

La mattinata filò liscia come l’olio, decisamente troppo tranquilla per Carter.
Anche i professori si erano accorti che qualcosa non andava: il ragazzo sembrava sull’attenti, e interrompeva gli insegnanti per le sue frecciatine meno spesso del solito.
A cinque minuti dalla campanella che avrebbe segnalato l’inizio della pausa pranzo, entrò in classe Cole, senza nemmeno bussare.
-Buongiorno prof. Ho un messaggio per Right da parte del preside. Dice che ti vuole vedere al campo da basket durante il pranzo.-, e dopo aver snocciolato tutto questo, fece dietrofront ed uscì, lasciando aperta la porta.
Carter fissò per alcuni istanti la porta, sconsolato.
Come faceva Cole ad essere così deficiente?
Primo, si chiamava Wright, e non Right. Secondo, il preside non mandava mai studenti a diffondere le sue comunicazioni, usava il microfono della direzione. Terzo, quando mai un preside incontrava uno studente al campo da basket?!
Tutti tranne il professore avevano comunque capito il succo del messaggio.
Scontro barbarico, botte da orbi, nessuna pietà. Ormai conoscevano di fama i metodi di Sebastian.

Carter aveva rinunciato al suo pranzo in mensa e si era diretto subito al campo da basket, seguito da Harlot, che ovviamente lo voleva aiutare.
Non c’era nemmeno bisogno di chiedersi se quello scontro fosse necessario.
Lo era. Carter aveva un incredibile bisogno di sfogarsi un po’, sentire un po’ di sana adrenalina pompargli nel cervello, farsi guidare dal suo sesto senso.
Arrivò al campo in fretta, e si ritrovò solo con Harlot.
Che strano, perché Cole e Sebastian non erano già arrivati?
Attesero in silenzio per quasi dieci minuti, finchè non videro Cole avvicinarsi con passo tranquillo.
-Ma come, non avete mangiato?-, li prese in giro con il suo vocione da orco.
Sebastian non arrivava. Era questo il suo obbiettivo, farli massacrare da Cole mentre lui si mangiava hamburger e patatine fritte?
Cole fece crocchiare le nocche, con il solito sorriso ebete stampato in fronte. Non erano questi i patti…
Carter si abbassò piano, giusto per riuscire a fare uno scatto pronto, mentre Harlot dietro di lui faceva lo stesso.
Quando Cole portò indietro il braccio destro per caricare un pugno –che grezzo, non faceva nemmeno un discorso prima-, Carter iniziò a correre in direzione della mensa.
-E’ là!-, gridò ad Harlot, lasciandolo contro Cole.
Era Sebastian il suo obbiettivo, non uno scagnozzo tutto muscoli e niente cervello.
Proprio per queste caratteristiche Carter aveva tranquillamente lasciato Harlot là: i suoi muscoli erano pochi, in compenso era davvero resistente, incassava da Dio e aveva il cervello dalla sua parte. Uno stratega nato, ecco cos’era. Quando si concentrava su qualcosa –qualunque cosa-, Carter credeva che Harlot dovesse ricordarsi di respirare, da tanto era assorbito.
Battere Cole, che per la stazza si stancava velocemente, doveve essere un gioco da ragazzi per lui.
Carter invece avrebbe avuto qualche problema in più. Come Oliver e Cameron, che sedevano sempre vicino a Sebastian. Il quartetto frocio, ecco cos’erano.
Spalancò la porta della mensa e, senza nemmeno darsi un’occhiata attorno, si diresse a passo spedito verso l’angolo in fondo a destra dello stanzone.
-Ciao, Sebastian.-
Attese che il ragazzo alzasse il viso dal suo hamburger, con quegli occhialetti da sole sul naso, e gli tirò uno dei pugni più forti di tutti i suoi ricordi di rissa.
Con sua grande soddisfazione, Sebastian cadde dalla sedia urlando, con il viso pieno di sangue e gli occhialetti in frantumi, i pezzi di vetro scuro ancora in grembo.
Carter non fece in tempo a gustarsi appieno quella scena, dato che Cameron gli afferrò le braccia da dietro e lo tenne fermo, mentre anche Oliver si avvicinava.
-Che cazzo hai fatto, eh?-, gli chiese questo sputandogli in faccia, manco fosse un poliziotto.
-Ho fatto il culo al tuo amichetto, mi dispiace. Ti sarà un po’ difficile usarlo adesso…-
Carter non sentì le grida dei suoi compagni e gli ordini dei professori. Gli sembrava tutto ovattato.
L’unica cosa che percepiva chiaramente era il suo stomaco pulsare, e un dolore lacerante al fianco.
Oliver gli aveva tirato un pugno sull’addome, mentre Cameron lo teneva fermo e gli torceva le braccia.
-Andate. A fare… in culo.-, biascicò con difficoltà mentre il sangue gli scendeva dalla bocca, soffocandolo.

Carter si risvegliò pieno di dolori. Rimase ad occhi chiusi per un po’, e quando si decise ad aprirli si ritrovò in una piccola stanza dalla luce soffusa. Non aveva alcuna intenzione di muoversi e farsi del male, così si leccò le labbra e schioccò la lingua.
-Amico! Ti sei svegliato!! All Right?-, questo era Harlot con il suo umorismo di merda.
-No, non va tutto all right. Che è successo dopo che sono svenuto?-, chiese Carter girandosi verso l’amico, che era quasi sdraiato su una sedia vicino al comodino.
-Mah, nulla di che. Oliver e Cameron si sono beccati una sospensione, tu sei in punizione da quando rientri fino alla fine dell’anno, e la professoressa Minkle si è ritirata dopo che Sebastian l’ha spinta a terra per pestarti un po’.-, spiegò Harlot con tranquillità.
-Cazzo. E Cole?-, chiese Carter cercando di muovere le gambe.
-Mi ha fatto saltare un dente, quel bastardo. Comunque, non parlerà per un pezzo.-, sentenziò Harlot con sicurezza e non senza orgoglio.
-Giusto. Cos’è che ho io?-
Che sciocco. S’interessava degli altri e non di sé stesso…
-Frattura ad un paio di costole, una spalla lussata, un graffietto sul ginocchio e ti hanno scoperto una carie quando ti hanno ripulito la bocca di sangue.-
-Non abbiamo i soldi per andare da un dentista.-, Carter storse la bocca, cercando di mettersi a sedere.
-Lo sai che Sebastian è in quest’ospedale, nell’ala sud camera 509B?-, il ghigno di Harlot era troppo, troppo promettente.
-Mi sento già meglio. Sai, forse dovremmo fargli una visita uno di questi giorni. Sai com’è… la solitudine è una brutta bestia.-
♠ ♣ ♥ ♦
Ciao a tutti! :D allora, questo è un esperimento, una mia sfida con Jack_Chinaski (credevi che ti lascissi fuori, eh! xD) nello scrivere qualcosa di diverso, senza romanticismo e adolescenti gnè gnè.
E direi che ci sono riuscita. La storia è scurrile e maschia. Mi sono basata su mio fratello Sebastian per il personaggio di Carter. xD si, lo so! E' dedicata a lui :)
Comunque, harlot è un altro termine per chiamare le prostitute, giochetto di parole su Hunter Moore xD e Wright/All Right... piuttosto patetica xD
Commenti, critiche, suggerimenti sono più che ben accetti, punto a migliorarmi sempre di più!
Una Nyappy molto macho
   
 
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