Nota: i
personaggi di Sailor Moon, detenuti da Naoko Takeuchi, non mi appartengono.
-“Mamo,
forza!!”-
-“……”-
-“Dai,
sbrigati!!”-
-“……”-
-“Insomma,
quanto ci metti a fare quattro passi?”-
-“Quattro
passi?!? Ma se è più di due ore che camminiamo!”-
-“Il
solito esagerato!! Dai, tra poco saremo arrivati in cima.”-
-“Hai
detto così anche venti minuti fa.”-
-“Non è
colpa mia se sei lento!”-
-“Non è
colpa mia se porto sulla schiena cinque chili di roba da mangiare!!”-
-“Ma…
Mamo, il cibo è necessario quando uno ha intenzione di fare un pic-nic… e poi
si sa che in montagna l’appetito è più robusto!!”-
-“Vorrai
dire che in montagna il TUO appetito è più robusto!!”-
-“Uffa,
quanto sei noioso!! Invece di lamentarti, perché non provi ad assaporare le
bellezze della natura?”-
-“Quando
mi hai proposto di prenderci una giornata tutta per noi e staccare la spina dai
ritmi frenetici della realtà quotidiana… beh, non pensavo certo a una
sfacchinata in montagna!!”-
-“E poi
sei tu che mi dai della pigra!! Dove sono finite tutte le tue energie?”-
-“Si sono
volatilizzate dal momento che questa roba sulla schiena PESA!!”-
-“Dai,
Mamo… un po’ d’entusiasmo!! Sarai ripagato della fatica quando in cima ci
godremo un panorama bellissimo!”-
E se davvero tu vuoi
vivere una vita luminosa e più fragrante
cancella col coraggio
quella supplica dagli occhi…
-“Mamo!
Mamo! Vieni a vedere!! Dai, corri!!”-
-“Cosa?”-
-“Guarda,
guarda!”-
-“Dove?”-
-“Lì!”-
-“Ma… lì,
dove?”-
-“Mamo, ma
sei cieco?!? E’ lì davanti a te!!”-
-“Ma
cosa?”-
-“Il
fiore.”-
-“Il fiore?”-
-“Sì, il
fiore. Hai visto che belli i suoi petali? Mi piace molto il colore, è un viola
delicato con delle venature più scure che mi fanno pens… Che c’è?”-
-“Usagi… è
solo un fiore.”-
-“Non è
SOLO un fiore. E’ una vera e propria meraviglia della natura. Magari ne prendo
uno così lo faccio vedere a Makoto quando ritorno in città. Almeno sono sicura
che avrà uno sguardo un po’ più entusiasta!”-
-“Usagi,
io…”-
-“No,
ascolta. E’ vero, è un fiore. Per te forse è banale e scontato, ma per me non
lo è. Tu li vedi questi fiori in città? Te lo dico io… No. E sai perché? Perché
crescono solo in montagna. Per me, la montagna è come un rifugio quando la
realtà è troppo pesante. Ci sono così tante cose da vedere, sentire, gustare e
tu te le stai perdendo perché sei ancora incollato al ritmo frenetico della
città dove… sì, vedi intorno a te ma non osservi.”-
-“Non
sapevo che ti piacesse così tanto la montagna”-
-“Vedi,
Mamo… in montagna puoi riscoprire il vero valore delle cose. La vita è un
viaggio che noi compiamo ma nella realtà noi diamo più importanza a dove
arriviamo, alla meta. Invece, quello che conta è quello che c’è in mezzo, è la
strada che facciamo. La meta è ancora più assaporata quando ci rendiamo conto
che abbiamo fatto nostro ogni momento che la precede nel viaggio. E’ la stessa
cosa per la montagna. Tu vuoi arrivare al più presto alla nostra meta e non ti
accorgi di quante meraviglie ci sono in questo sentiero. Lo senti questo
sgorgare dell’acqua in lontananza? Ci deve essere un ruscello da queste parti…
E’ un suono delizioso che mi fa pensare alla freschezza dell’acqua nelle gole
di chi ha sete e alla sensazione di ristoro nelle facce accaldate dalla fatica
dopo aver camminato. In città non si provano queste sensazioni perché l’acqua
la beviamo dal rubinetto e i fiori li vediamo nei negozi. Capisci? Ce li
abbiamo davanti ma non li vediamo perché li diamo per scontati. Pensiamo che ci
sono e saranno sempre lì e dopo un po’ il loro valore si perde. Ecco perché la
montagna mi piace. Ogni cosa è più genuina e traboccante di colori. Il cielo
terso e azzurro dopo un acquazzone violento. L’odore di pioggia che ancora
indugia nei rami degli alberi. Le tonalità di verde che esistono nelle foglie
baciate dai tenui raggi solari. La brezza gentile che accarezza la terra e
permette agli uccelli di prendere il volo e librarsi nel cielo. Piccole
macchioline rosse sulle piante che in realtà non sono altro che coccinelle.
Tutte queste cose sono meravigliose e non devono essere dimenticate.
Questi
motivi e cento altri non mi bastano per dirti perché sono innamorata di questo
pianeta. Perciò, ti prego, cancella questo sguardo affranto dalla faccia e
goditi questo momento che per me è perfetto… è una splendida giornata e siamo insieme.
Non ti basta?”-
-“Sì,
Usako…”-
…troppo spesso la
saggezza è solamente la prudenza più stagnante
e quasi sempre dietro
la collina è il sole…
-“Mamo,
siamo arrivati!”-
-“Finalmente!
Non ne posso più di questo zaino!”
-“Mamo…
non fare il bambino!! Al ritorno sarà più leggero.”-
-“Con
tutto quello che ti mangi…”-
-“Ah ah,
spiritoso!! Adesso che ci penso, però, mi è venuta fame…”-
-“Ma…
Usako!! Sono solo le undici.”-
-“E
allora? Le passeggiate mi mettono sempre un certo appetito.”-
-“Ma non
eri tu quella che si è ingurgitata due interi pacchetti di biscotti al
cioccolato non meno di mezz’ora fa?”-
-“Per il
mio stomaco non ci sono orari.”-
-“Usako,
sei incorreggibile! Ma questo è uno dei lati che preferisco.”-
-“Allora,
mi aiuti a stendere la tovaglia?”-
-“Neanche
per sogno!! Mi rifiuto di mettermi a mangiare adesso. Perché invece non
esploriamo un po’ questa radura? Mi avevi promesso un panorama mozzafiato e non
ho visto ancora nulla.”-
-“Ma io ho
fame!!”-
-“Mangeremo
tra un po’. E poi ti vorrei ricordare che fino a qualche ora fa decantavi le
bellezze di questo posto e ora non pensi che al cibo.”-
-“A
stomaco pieno la natura si apprezza ancor di più.”-
-“Non
cercare scuse. Dai, andiamo!”-
-“Uffa…”-
-“Usako,
vieni.”-
-“Dove
sei?”-
-“Qui. In mezzo
agli alberi c’è un posto di osservazione. Avevi ragione tu, Usako. Il panorama
è davvero fantastico. Guarda!”-
-“Che bel
cielo limpido.”-
-“Le
colline sono imponenti. E’ come se si spingessero verso l’alto per raggiungere
la sommità del cielo.”-
-“Non hai
la sensazione di sentirti piccolo in confronto alla maestosità delle
montagne?”-
-“Sì,
Usako. Ma più che piccolo direi inferiore. La mia vita appare troppo rapida in
confronto alla longevità delle montagne. Sono da sempre esistite ed è come se
guardassero con silenzioso distacco la vita delle persone come noi. E’ la prima
volta che le montagne mi fanno questo effetto. Mi sento insignificante… è
normale?”-
-“Sì, è
normale. Anch’io mi sento così.”-
-“……”-
-“Mamo,
guarda. Giù in basso c’è un lago.”-
-“Non lo
vedo.”-
-“Avvicinati
di più così lo vedi meglio.”-
-“Usagi,
attenta per favore. Se vai più avanti rischi di cadere in fondo al burrone.”-
-“Non ti
preoccupare, Mamo. Ci sono due metri ancora al limite.”-
-“Sì, ma
non ti avvicinare troppo.”-
-“Ma così
non vedrai il lago. Dai, devi vederlo, è incantevole.”-
-“No,
Usako.”-
-“Non
dirmi che hai paura di fare tre passi in avanti e vederlo. Te l’ho detto, ci
sono almeno due metri da qui al vuoto. Non mi succederà niente.”-
-“Siamo
sopra a un dirupo. La roccia si può sempre staccare e con essa tutto ciò che ci
sta sopra.”-
-“Capirei
se pesassi due tonnellate…”-
-“Comunque,
la prudenza non è mai troppa.”-
-“Mamo, se
vuoi goderti la vita qualche rischio lo devi pur correre. Se non ti metti in
gioco sarà tutto inutile.”-
-“Va bene,
ma spostati da lì.”-
-“Io non
mi muovo. Vieni tu a prendermi se vuoi.”-
-“Usako!
Non vale la pena di sporgersi così tanto per vedere un lago.”-
-“Ma
questo lago è speciale.”-
-“Cos’ha
di speciale da tutti gli altri laghi?”-
-“Completa
il panorama.”-
-“……”-
-“……”-
-“Mi stai
prendendo in giro?”-
-“No.”-
-“Che
sciocchezze vai dicendo?”-
-“Controlla
tu stesso.”-
…Ma perché tu non ti
vuoi azzurro e lucente…
-“Scusami,
Usako.”-
-“……”-
-“Davvero,
mi dispiace. Ho dimenticato di usare il cervello.”-
-“No, hai
dimenticato di sentire con il cuore.”-
-“……”-
-“Dimmi
cosa hai visto. E cosa hai provato quando hai finalmente spento la tua prudenza. Che io chiamerei piuttosto
mancanza di coraggio.”-
-“Ho visto
il lago. Era stupendo perché i miei occhi hanno colto le più piccole sfumature
della superficie dell’acqua. Dall’azzurro del cielo al trasparente passando dal
bianco perlaceo. Non avrei mai creduto di poter vedere questi colori insieme
perfettamente distinti ma uniti come se fossero fusi. Dava un tocco magico al
già incredibile panorama. E poi mi sono sentito legato a questa terra, ma non
prigioniero, al contrario libero perché appartenevo a questo piccolo angolo di
mondo ed ero felice di saperlo apprezzare. E poi calmo e quieto come un bambino
piccolo tra le braccia di una madre. Mi sono sentito protetto come quando sono
con te.”-
-“Quindi,
chi è che aveva ragione?”-
-“…Tu.”-
-“…Grazie,
Mamo.”-
-“Per
cosa?”-
-“Grazie
per esserti fidato di me. Ci hai messo un po’ troppo, a dir la verità, ma sono
felice che tu ti sia aperto un po’ di più.”-
-“Usako,
sono io che ti devo ringraziare. Chi mi da la forza per superare gli ostacoli
sei tu. Io mi sento proprio come quel lago. E’ azzurro e lucente solo perché
riflette il cielo terso e cristallino animato dalla calda luce del sole. Tu sei
quel sole che dona nuova lucentezza alle cose e lo fai anche su di me. Perciò
grazie, Usako, per essere il sole che completa la mia esistenza.”-
-“Mamo?”-
-“Sì?”-
-“Ho
fame.”-
-“……”-
-“……”-
-“...Ok.
Andiamo.”-
…ma perché tu non
vuoi spaziare con me,
volando intorno alla
tradizione come un colombo intorno a un pallone (frenato)
e con un colpo di
becco ben aggiustato forarlo e lui giù, giù, giù…
e noi ancora ancor
più su...
-“E adesso
cos’è quella faccia?”-
-“Si può
sapere quanta roba mi hai fatto portare sulle spalle?”-
-“Mi
pareva di avertelo già detto: è il nostro pranzo per il pic-nic.
-“Questo
non è un pranzo. E’ un banchetto per sfamare un reggimento di cavalleria. Ma
che fine hanno fatto i più semplici e salutari panini?”-
-“Nessuno
col cervello sano di mente preparerebbe dei panini per un pic-nic. Sennò non si
chiamerebbe pic-nic. I panini te li puoi mangiare dappertutto. Fare un pic-nic
implica necessariamente l’uso di una tovaglia e alimenti che sono adeguati per
un pranzo seduti sull’erba in mezzo alla natura.”-
-“Riconosco
lo zampino di Makoto in questa affermazione.”-
-“Naturale.
E’ lei la cuoca esperta.”-
-“E ti ha
anche aiutato a cucinare queste prelibatezze?”-
-“No, ho
cucinato tutto io.”-
-“Tutto?”-
-“Sì,
tutto.”-
-“… Se mi
avveleni, come faccio a godermi la natura?”-
-“Mangia e
sta’ zitto. O troverò un’altra maniera di ucciderti.”-
-“Io mi
chiedo come possa una ragazza esile e magra come te ingurgitare tanto cibo… mi
spieghi dove lo metti?”-
-“Non lo
so. Mi ci voleva proprio una bella mangiata. E in più, ti ho fatto un favore.”-
-“E quale
sarebbe?”-
-“Ti ho
permesso di non ingrassare. Ah, e poi ti ho alleggerito lo zaino. Quindi i
favori sono due. E ho anche trovato la maniera per sdebitarti.”-
-“Ma che
faccia tosta!! E sentiamo: come dovrei ripagarti per due favori assolutamente
non richiesti?”-
-“Andiamo
al lago e ci facciamo una bella nuotata. Ovviamente, non si accettano no come
risposta.”-
-“E se
stiamo un po’ qui all’ombra di questo albero?”-
-“Ci siamo
stati fino ad ora. Dai, alzati.”-
-“Non ne
ho voglia.”-
-“E non
hai voglia neanche di vedermi in costume da bagno? Peccato, avevo comprato un
bikini proprio niente male.”-
-“Due
secondi e sono pronto.”-
-“Ti
prego, Mamo!”-
-“No.”-
-“Dai, per
favore! E’ una cosa più unica che rara!”-
-“Usako,
sono io che ti prego ora.”-
-“Dai,
Mamo. Un giro in mongolfiera non è un’occasione che capita tutti i giorni.”-
-“Ma non
volevi fare una bella nuotata?”-
-“Sì,
certo. Ma quella la faremo dopo. E poi mi sono ricordata che tu dici sempre che
non bisogna entrare in acqua subito dopo mangiato altrimenti c’è il rischio di
una congestione. Quindi l’occasione è più che perfetta!! E poi sarebbe bello
vedere le cose dall’alto: è un insolito punto di vista che uno non può
lasciarsi sfuggire.”-
-“Il tuo
ragionamento non mi convince. E poi anche stare in cima a una montagna e vedere
le cose da quell’altezza è considerato vedere
le cose dall’alto…”-
-“Beh sì,
ma la mongolfiera va più in alto delle montagne…”-
-“Non c’è
modo di farti cambiare idea, vero?”-
-“No.”-
-“Vada per
la mongolfiera.”-
-“Mamo!
Guarda! E’ bellissima la vista da qui. Come siamo in alto! In lontananza puoi
persino vedere
-“Non mi
chiedere di guardare giù!”-
-“Se resti
lì accovacciato come farai a vedere il…”-
-“Panorama?! E’ per questo che non volevo
salirci in questo dannato pallone!!”-
-“Come fai
allora a saltare da un tetto all’altro se soffri di vertigini?”-
-“Io NON
soffro di vertigini! E poi che c’entra? Lo faccio solo per venire in tuo
soccorso!”-
-“Sai,
penso che gli uccelli siano fortunati a volare nel cielo.”-
-“Non ce
la vedo tutta ‘sta gran fortuna.”-
-“Invece
sì. Stanno a contatto con l’immensità per tutti i giorni della loro vita. Ma
vedono anche la piccolezza del mondo. Sono a metà strada. Le loro ali sono
piccole ma forti abbastanza da conquistare un equilibrio tra la terra e il
cielo. Non hanno usanze a cui sottostare. Loro sono liberi di andare ancora più
su con gli occhi che guardano sempre davanti qualunque cosa succeda. Noi esseri
umani invece siamo frenati da legami che sembrano catene, a volte. E anche
dall’ambiente circostante che ci costruisce e costruiamo. Gli esseri umani non
possono svincolarsi da questo laccio. Gli uccelli, sì. E poi prova a immaginare
la sensazione della brezza che ti spinge oltre ai confini del mondo.”-
-“Affascinante,
davvero. Ma io preferisco avere la terra sotto i piedi, in tutti i sensi.”-
-“Certo,
perché dà sicurezza. Gli uccelli, invece, si affidano totalmente.”-
...planando sopra
boschi di braccia tese
un sorriso che non ha
né più un volto né più un’età.
E respirando brezze
che dilagano su terre senza limiti e confini,
ci allontaniamo e poi
ci ritroviamo più vicini.
E più in alto e più
in là, ora figli dell’immensità.
-“…ko
…Usako!”-
-“Mmh?”-
-“Ehilà,
ben svegliata!”-
-“Mi sono
addormentata?! Quando? Per quanto tempo ho dormito?”-
- Hai
dormito per un’oretta. Ti sei addormentata appena scesa dalla mongolfiera. Ti
ho lasciato un attimo per andare a prenderti una bibita fresca, dato che me
l’avevi chiesta e quando ti ho raggiunto, stavi già dormendo della grossa.”-
-“Oddio,
scusami. Non mi ero accorta di…”-
-“Dovevi
essere proprio stanca. D’altronde, non ti sei fermata un attimo da quando siamo
qui. Allora, cosa vogliamo fare? Andiamo a fare quella bella nuotata? Hai
ancora una promessa da mantenere.”-
-“Quale?”-
-“Non mi
avevi detto che avresti sfoggiato il tuo nuovo bikini?”-
-“Ah…
sì.”-
-“Qualcosa
non va? Hai la testa completamente da un’altra parte.”-
-“E’ che
stavo ripensando al sogno che ho fatto… bizzarro, direi…”-
-“Ti va di
raccontarmelo?”-
-“Noi
eravamo degli uccelli che planavano sopra enormi masse di persone con le
braccia in alto verso di noi, quasi come voler toccare il cielo. Erano sorridenti…
nei loro volti si vedeva solo il sorriso, nient’altro che quello. Poi siamo
atterrati in una radura simile a quella in cui eravamo oggi e stavamo lì fermi
a guardarci, l’uno di fianco all’altro con lo sguardo fisso davanti a noi,
aspettando qualcosa. Le brezze si susseguivano trasportandoci in alto verso il
cielo… e noi ci allontanavamo e ritornavamo vicini come in una danza che il
vento faceva. La sensazione di piacevole freschezza mi avvolgeva così come
avvolgeva anche te… Mi ha lasciato dentro un senso di pace.”-
-“Beh,
magari è questo posto che ti influenza anche nei sogni.”-
-“Naturalmente,
il luogo è speciale…”-
Se segui la mia mente
abbandoni facilmente le antiche gelosie,
ma non ti accorgi che
è solo la paura che inquina e uccide i sentimenti?,
le anime non hanno
sesso né sono mie…
-“Seguimi,
Mamo. Andiamo a tuffarci nel lago!!”-
-“Usako,
non possiamo restare molto in acqua, tra poco calerà la sera e per noi sarà ora
di tornare in città, purtroppo.”-
-“A quanto
pare, la montagna ha contagiato anche te.”-
-“Il luogo
è magnifico, è un vero tempio per lo spirito ma non dobbiamo dimenticare i
nostri doveri che ci attendono.”-
-“Mamo, la
giornata non è ancora finita perciò possiamo goderci gli ultimi attimi insieme
senza che tu mi ricordi che cosa ci aspetta.”-
-“Ho
promesso che ti avrei riportata a casa non oltre le dieci”-
-“Se è per
quello, non ti devi preoccupare. Ho già avvertito Rei e le altre.”-
-“Che
c’entra Rei adesso? Io parlavo dei tuoi.”-
-“Beh, ho
pensato solo di avvertire che stanotte non sarei rientrata a casa. Vorrei
restare qui.”-
-“Che
cosa?!? Ma… Usako, sei impazzita? Non abbiamo un posto dove dormire, non c’è
neanche una baita o un rifugio o qualcosa di simile che abbia un tetto nei
dintorni… e poi non credi che ora sia un po’ troppo tardi per prenotare?”-
-“Io non
pensavo affatto di dormire… al chiuso.”-
-“Cioè,
fammi capire… dove vuoi dormire?”-
-“Nella
radura dove abbiamo passato la mattinata.”-
-“E come
faremo senza niente per coprirci?”-
-“Nello
zaino c’è un telo impermeabile e due coperte… quelle basteranno.”-
-“E se
piove?”-
-“E’
impossibile… il cielo è una trapunta di stelle stasera e la guida della
mongolfiera ha detto che si manterrà sereno per tutta la notte… comunque, in
caso piovesse, possiamo sempre ripararci sotto le fronde della quercia vicino
alla radura”-
-“E non
pensi ai lupi e tutte le bestie selvatiche che ci sono in giro?”-
-“Basta
non agitarsi. Gli animali ti lasciano stare se stai tranquillo e in silenzio.”-
-“Ma s…?”-
-“Mamo, ti
stai facendo contagiare dalla paura e dall’ansia di una situazione non
prevista. Abbiamo tutto l’occorrente per affrontare una notte all’aperto perché
ho preparato io lo zaino e non c’erano solo quei cinque chili di roba da
mangiare. Ma non vedi che i sentimenti che hai nel cuore non affiorano perché
dilaga la paura? Inquina anche la voglia di avventura.”-
-“E’ una
follia, Usako.”-
-“Stai
tranquillo, Mamo. Fidati. Passare una notte a vedere le stelle è un’esperienza
emozionante e unica. L’ho già fatto.”-
-“E con
chi, di grazia?”-
-“Ovviamente…
con le altre.”-
No, non temere, tu
non sarai preda dei venti,
ma perché non mi dai
la tua mano perché
potremmo correre
sulla collina e fra i ciliegi veder la mattina,
e dando un calcio ad
un sasso residuo d’inferno farlo rotolar giù, giù…
e noi ancora ancor
più su.
-“Non
temere, Mamo. Sarà una splendida notte.”-
-“L’aria
della notte è fredda, Usako.”-
-“Allora
dormiremo abbracciati. Così ci scalderemo.”-
-“……”-
-“Mamo, di
cosa hai paura?”-
-“… del
vento.”-
-“Perché?”-
-“Il vento
è il segno che qualcosa cambia. Preannuncia un cambiamento ma non si sa mai se
è positivo o negativo.”-
-“Noi non
saremo mai preda dei venti. Noi siamo testimoni del tempo che passa e dei
cambiamenti che seguiranno. Ma non ci faremo sottomettere perché la forza per
cambiare è solo nostra. Non aver paura, Mamo… sarò sempre accanto a te.”-
-“Mamo,
svegliati!”-
-“mmh… che
ore sono?”-
-“Dai,
svegliati pigrone!! Ti perderai una bellissima alba.”-
-“Buongiorno,
Usako.”-
-“Hai
visto che bello?”-
-“Niente
in confronto alla soave visione dei tuoi capelli irrorati della luce dorata del
sole…”-
-“Mamo…
che dici? Così mi fai arrossire…”-
-“Hai
dormito bene?”-
-“Più o
meno. Comunque, grazie a te non abbiamo avuto problemi con gli orsi, stanotte.
Russavi talmente forte che li hai spaventati tutti, credo.”-
-“Invece,
penso che gli abitanti locali ti abbiano scambiata per un trattore in pieno
funzionamento alle quattro del mattino. Anche tu non scherzi mica.”-
-“Baka!”-
-“Avevi
ragione, Usako.”-
-“Su cosa?”-
-“Lo zaino
è decisamente più leggero…”-
-“Stupido!”-
-“Anche su
un’altra cosa, però… mi ci voleva proprio una giornata così, per riscoprire il
prezioso valore delle cose che troppe volte ci sfugge. Promettimi che
ritorneremo qui ogni volta che perderemo l’orientamento. Questo è il nostro
punto di partenza.”-
-“Dove
andiamo adesso?”-
-“Dobbiamo
andare in due posti, Usako. Torneremo a casa per ripartire con slancio e poi
andremo verso un futuro migliore. Ed è migliore perché ne siamo consapevoli.”-
-“Dammi la
mano, Mamo. Ciò che sarà, lo affronteremo insieme…”-
Angolo Autrice
Ebbene, sì, sono ritornata
con questo nuovo esperimento (sarebbe troppo per me chiamarla fanfic in piena
regola).
Allora, chi non è morto di
diabete per favore alzi la mano!!
Questa storia mi è uscita
dal mio cervello malato dopo che ho passato una settimana in vacanza in
montagna (strano, vero? Chi lo avrebbe detto?). Per chi non lo sa, io odio il
mare e amo la montagna (anche perché sono una scout perciò ce l’ho pure nel
sangue).
Non sono molto soddisfatta
del risultato anche perché mi sono accorta mentre scrivevo che alcuni dialoghi
sono un po’ pesanti dal punto di vista zuccheroso e mieloso (me lo dice pure
mia sorella in primis)
Il titolo è preso da una
nota canzone di Battisti (anche se la scena non è ambientata in collina e non
ci sono i ciliegi, per la verità) che per me è una vera fonte di ispirazione…
ci sono tantissime canzoni che si adattano benissimo a Usagi e Mamoru (e ho già
altre ideuzze!). Questo è accaduto anche per l’altra mia storia “…E penso a
te…”. Devo dire però che alcuni versi di questa canzone mi hanno dato parecchio
filo da torcere anche se l’idea generale l’avevo già in testa. Spero comunque
che il filo logico sia ben chiaro.
I personaggi sono un po’
diversi dal normale. Ho voluto un po’ ribaltare il carattere dei protagonisti.
Usagi si dimostra riflessiva e Mamoru si comporta come un bambino e si fa
prendere dall’ansia. Poi, in questa storia ho scritto solo dialoghi perché il
punto di vista è quello di Usagi e per lei ci vuole un po’ di verve. Volevo
provare questo stile per differenziarmi dall’altra storia più “interiore” e che
riguardava i sentimenti di Mamoru.
Spero vi sia piaciuta
questa piccola storiella. Se ne avete voglia, recensite. Mi fate davvero molto
piacere. Siate pure spietate perché ho ancora tantissima strada da fare. In
cambio, mi darò da fare a recensire le vostre storie (alcune persone me l’hanno
chiesto solo che non ho avuto molto tempo per farlo perché sono stata in
vacanza e la mia tesi procede a rilento ma ogni promessa è debito!!)
Ringrazio dal più profondo
del cuore le persone che hanno recensito l’altra mia storia, chi l’ha messe tra
le preferite e le persone che comunque hanno speso venti minuti della loro
preziosa esistenza a leggerla (mi avete fatto commuovere e siete responsabili
del mio umore euforico di un’intera settimana!).
Ok, ora smetto di scrivere
perché tra un po’ l’angolo diventerà più lungo della storia stessa.
Alla prossima!!
Marta86