Si muoveva lento come
gioiello vivo,
un ornamento perverso.
Lei rimaneva serena,
pura.
Sembrava fatta di luce:
il volto,il collo, i seni nudi
intessuti di raggi di luna.
Lui giocava con me.
Un gioco crudele.
Non avrei vinto.
Si stringeva a lei.
Avrebbe potuto ucciderla subito.
Sibilava.
Mi ribellavo ma ero distante.
Il suo sibilo sembrava una risata.
I denti brillavano di veleno.
Tra loro e la pelle di lei, cosė profumata,
solo la distanza di un velo impalpabile.
Correvo.
Lui sapeva.
Non avrebbe morso.
Non ancora.
Lui aveva tempo e continuava a giocare.
Correvo.
Ero ad un passo da lei.
Non aspettava altro.
Gridai.
Un dolore sordo nella gola muta,
le membra come piombo.
I denti, due lame tossiche,affondavano nelle sue carni.
Sibilava di vittoria.
Le labbra di lei, rosse come non erano state mai.