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Autore: LaTuM    01/09/2010    1 recensioni
Ognuno di loro porta un fardello e sul loro destino pende una spada ben più grande e pesante della sua ammazza draghi. Tutti sono molto di più di quello che sembrano.
[AU, Fantasty, Slash: Lindemann/Schneider]
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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So unschlagbar scheinen Disclaimer: di mio qua dentro c’è solo la follia.

Premessa: Il branco di Lindemann sono i Rammstein in un mondo parallelo che è la Terra di Mezzo dove Lindemann è un numenoreano con ascendenze titaniche – molto titaniche – e Schneider, il batterista, un mezzelfo. Principalemente questa è una slash su loro due, ma la premessa va oltre. Ci sono citati Gandalf e Aragorn. Quest’ultimo è già re ed è andato in missione per i suoi scudieri (elfo e umano) per avere notizie dal branco dei di Lindemann, raminghi del nord che controllano, pattugliano ed uccidono nelle steppe ai confini polari della Terra di Mezzo. L’elfo scudiero di Aragon ha la faccia di Tavis Fimmel e quello che fa è essere bello. L’altro, l’umano Godric, ha la faccia di Hayden Christensen. Secondo il mio cervello bacato ha quell’aspetto perché tra diecimila anni diventerà Anakin Skywalker. Non contenta ho pensato bene di metterci in mezzo anche i maghi di Hogwarts che hanno modo di viaggiare tra i due mondi.

Se la narrazione risulta strana è perché segue la logica dei pensieri di Lindemann, che parla di sé in terza persona e ragiona lentamente perché lui è una parte del cosmo e il cosmo si muove lentamente. Ed essendo un titano lui sa tutto. Ma tutto, tutto. Tra l’altro: Lindemann ha una Passione per gli elfi.

Lo so, è una premessa infinita, ma questo è un crossover tremendo in cui ognuno gioca un ruolo fin troppo preciso. Non so come mi sia uscita storia e ancor meno questo folle background… è stato divertente da scrivere però XD

Sus

So unschlagbar scheinen

Il ramingo aveva voltato le spalle al capitano e dirigendosi con i suoi lunghi passi verso la foresta, sparendo in mezzo alle folte chiome nere degli alberi che alti quasi oscuravano il cielo.

Camminava abbastanza, certo di essere a debita distanza dal capitano, dall'elfo e dal mezzelfo.

È stata una giornata di cammino e battaglie: un gruppo di orchetti selvaggi li aveva attaccati, ignari del pericolo che avrebbero corso scontrandosi con il suo branco. Il capitano, i suoi scudieri e i maghi non avevano neanche dovuto alzare la spada o fare un incantesimo: il tamburo di Schneider era stato sufficiente per richiamare la furia combattente del branco. Erano solo in sei contro venti orchetti ma non uno dei nemici era vissuto abbastanza a lungo da poter avvisare gli altri gruppi che si aggiravano per la Terra di Mezzo del pericolo: il branco di Lindemann. Il suo branco sul quale il capitano – o come molti adesso lo chiamavano, il re di Gondor – non aveva alcuno diritto o alcun controllo.

Lindemann sapeva perfettamente di essere molto più forte sia mentalmente che fisicamente del capitano, ma lui aveva deciso di ubbidirgli ugualmente. Se prima dell’ultima guerra dell’Anello non si fosse alleato con quelli che facilmente potevano essere etichettati come i buoni, probabilmente sarebbe andando incontro alla sua rovina e quello della terra in cui viveva e di cui sentiva il peso cosmico gravare sulle sue spalle. Lindemann non ne parlava con nessuno ma avvertiva l’onere della natura titanica dei suoi antenati che si era risvegliata in lui e solo ubbidendo al capitano poteva resistere all’insita malvagità della sua natura. I titani sono malvagi, ma checché ne creda la moglie del capitano, lui non è un uomo così orribile, come la regina è solita ripetere. Non può dire al capitano di aver letto nella mente dell’elfa, altrimenti si arrabbierebbe. E lui non vuole che il capitano si arrabbi. Ma il capitano non può neanche decidere cosa Lindemann può o non può fare col suo branco. L’elfo scudiero del capitano non può averlo. L’ha desiderato unicamente due volte: la prima sera di sei mesi fa e pochi minuti prima. Il capitano però ha detto che l’elfo non è d’accordo e che Lindemann non può averlo. Lui non capisce cosa c’entri il fatto che l’elfo non voglia, ma Lindemann ubbidisce ugualmente al capitano. L’odore di campi, erba tagliata e quello dolce e delicato di fiori però quella sera lo hanno confuso. Dopo la furia della battaglia ci vuole molto prima che Lindemann si calmi e torni a pensare come si confarebbe ad un essere quale è lui, con la sapienza e l’onniscienza che ha ereditato dai suoi nobili antenati, ancor più antichi degli elfi e alla pari degli Istari,

Non ci sono molti modi in cui sfogare la sua forza e la sua furia: solitamente o picchia Flake o prende Schneider, il suo mezzelfo.

Schneider è bello, ha un buon odore ed è il più giovane del branco. Lindemann legge nella sua mente e sa che il suo mezzelfo non conosce altre realtà eccetto quella del branco. Non sa cosa voglia dire scegliere o no di essere presi e posseduti da qualcuno. Lo subisce e basta. A differenza degli altri del branco, però, Lindemann ha rispetto per Schneider. Lui è bello ed è un mezzelfo. Anche lui sente il peso di una natura non richiesta e forse è questo a renderlo particolarmente violento quando si scontrano con gli elfi. È successo solo tre volte, ma possono dire di aver vinto e banchettato abbondantemente una volta uccisi tutti i nemici. Si dice che gli elfi siano imbattibili, ma il suo branco, a furia di stare a contatto con la sua natura titanica, è diventato sempre più forte e – bevendo anche il suo sangue - immune persino alla magia del mondo dei maghi di Hogwarts che sono penetrati in quel mondo. Lindemann sapeva che sarebbe successo, come sa cosa succederà tra qualche anno, quali saranno le sorti dei maghi oscuri e di quello strano mago con gli occhiali che ride alle sue battute. Non sono molti quello che lo fanno, ma lui sembra capirle e apprezzarle. Lindemann sa anche cosa succederà a Godric, lo scudiero divertente del capitano. Sembra tanto cretino, ma lui in realtà è molto pericoloso. E cattivo. Benché Gandalf abbia provato ad evitarlo, tra diecimila anni il futuro di Godric si compirà, e cederà al lato oscuro della forza, andando incontro alla sua rovina e alla sua distruzione. Ma ci sarà speranza per lui. Gandalf riuscirà a portare la sua anima nelle terre occidentali, dove da secoli vivrà il piccolo hobbit con gli occhi grandi e azzurri, il cane cretino e l’elfo Legolas. Lindemann ha grande rispetto per l’elfo Legolas e conosce il suo dolore. Tutti loro: Legolas, Godric, il mago strano con gli occhiali, l’hobbit, Schneider, e persino il mago tutto nero con il naso aquilino, portano – o hanno portato – un fardello e sul loro destino pende una spada ben più grande e pesante della sua ammazza draghi. Tutti sono molto di più di quello che sembrano.

Il suo branco non lo sa, e non crede neanche che le facoltà mentali degli uomini che lo seguono siano sufficienti per comprendere anche solo una parte di quello che realmente accade. Lindemann sa tutto, come Gandalf. Conosce il destino di ogni cosa e di ogni essere, sa come vivranno e verranno distrutti. Perché tutto sarà destinato a finire.

Fino a poco fa Lindemann era arrabbiato, frustrato e violento. Voleva l’elfo bello e biondo. Non gli piacciono le persone deboli e sa che l’elfo è abbastanza forte: potrebbe divertirsi prima di prenderlo… gli piacciono le prede che si dibattono, ma sa che non lo avrà mai. Qualche volta ne ha scherzato col capitano, ma questa sera lo voleva davvero. Il capitano però gli ha negato il permesso di averlo e così, vedendo in angolo accanto al fuoco Schneider intento a tirare le corde del suo tamburo, lo ha afferrato per i capelli, trascinandolo con sé nella foresta, senza che questo provasse a dibattersi – se non per lo scomodo trattamento che stava ricevendo – o ribellarsi. Il capitano però l’ha costretto a lasciarlo andare. Per quanto abbia la massima fiducia e rispetto nel capitano, lui non può dargli ordini: il branco è suo e lui decide cosa può farne o no.

Ha voglia di picchiare Flake? Lui può farlo.

Ha voglia di avere Schneider? Può fare anche quello.

Ma il capitano non vuole che lo faccia. Per lo meno in sua presenza.

Camminare nella foresta l’aveva fatto diventare di nuovo triste. Voleva andare in un angolo, come fa sempre quando il peso del cosmo si fa eccessivo, ma viene distratto dal lieve scricchiolio dell’incedere di Schneider. Per quanto silenzioso possa essere il mezzelfo, Lindemann può sentirlo prima di tutti: non gli serve un rumore per avvertire la sua presenza: gli basta avvertire i pensieri.

Si ferma in una radura dove vede alcuni cavalli selvatici. Sa che l’hanno sentito ma legge anche nelle loro menti che non lo temono. Rimane fermo ad osservarli. Per quanto sia buio, la sua natura titanica gli permette ugualmente di vedere come se fosse giorno. Alcuni animali sono adulti, altri invece sono piccoli puledri: giovani e forti, proprio come il suo mezzelfo.

Schneider lo raggiunge e si ferma accanto a lui. Non fa nulla. Gli è solo vicino ma non fa altro e la tristezza cosmica che si è abbattuta su Lindemann ha placato qualsiasi voglia e qualsiasi primario bisogno. Schneider non parla, non fiata e non si muove, e Lindemann non lo tocca. Non è necessario. Percepisce i suoi pensieri e le sue paure ma anche la sua consapevolezza dell’essere l’unico in grado di placare la sua ira. Lindemann ha rispetto per lui, per quanto strano agli occhi altrui possa sembrare. L’uomo che Lindemann chiama capitano ha cercato d’impedirgli di seguirlo, ma Schneider non risponde a lui. Gli unici ordini che esegue sono quelli di Lindemann. È lui che l’ha preso con sé dopo la morte di sua madre, quando rimase orfano. Suo padre era già morto da tempo, ucciso da qualche creatura mostruosa, stando a quello che gli aveva detto la donna che l’aveva cresciuto fino all’età di quindici anni. Suo padre era un elfo, e lo ricorda. Ricorda anche che è stato lui ad insegnarli quella lingua fatta di suoni troppo dolci che ricordano la natura. Ma Schneider odia gli elfi e odia quella metà della sua natura che invece sembra apprezzare molto Lindmann. Du riechst so gut, gli ripete sempre afferrandogli i capelli mentre affonda in lui senza delicatezza. L’uomo sente i muscoli del mezzelfo contrasi intorno a lui e la schiena inarcarsi, che sia per il fastidio o per il piacere, a Lindemann non importa. Non conta.

Il respiro delicato del mezzelfo sembra diventare un tutt’uno col vento e Lindemann chiude gli occhi. Sente il profumo di Schneider. Non conta quanto la loro vita sia spartana e la pulizia un raro evento occasionale, Schneider ha comunque un buon odore. Ed è bello, cosa che non può dire di nessun’altro del suo branco. Sa che questa notte non lo toccherà, nonostante le sue intenzioni fossero diverse. Il puledro è cresciuto, sta diventando indipendente, ma dipenderà sempre dal suo capitano. Non il re, non il capitano dei raminghi, ma il suo capo branco. Quello che l’ha preso e curato, dandogli un punto riferimento quando era solo nella foresta, senza più nessuno che si prendesse cura di lui. Lindemann l’ha adottato, trattandolo sempre con un occhio di riguardo e Schneider non si abbandonerà mai al suo capitano. E Lindemann lo sa.

Note: grazie per essere arrivate fin qui! Se ci avete capito qualcosa vi ammiro moltissimo. Se vi è anche piaciuto allora vi amo proprio alla follia! Non chiedetemi perché ho creato un background così complicato per questa storiella con i miei fandom prediletti – ma non necessariamente, perché del Signore degli Anelli ne ho solo sentito parlare in casa e visto i film – che sono venuti a galla di loro spontanea volontà XD


   
 
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