Fanfic su artisti musicali > Josh Groban
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Autore: EffieSamadhi    01/09/2010    0 recensioni
Ha ventinove anni, un bel sorriso e una personalità dirompente. Ha una voce che incanta, adora gli animali di peluche e ogni minuto della sua vita è pianificato dal suo manager. Ma Josh ha voglia di scoprire che cosa c'è oltre l'orizzonte, ha voglia di uscire dallo schema. Gli basta prendere un aereo, e tutto cambia. ***I personaggi di questa ff non mi appartengono (se Josh Groban mi appartenesse sarei qui? XD) e la storia non è scritta a scopo di lucro.***
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6.

“Porca miseria, papà! Ti spiacerebbe richiamare il segugio?”

Papà è ancora rinchiuso nella sua tana, e non sembra per nulla intenzionato a tornare a casa. Ecco perché sono di nuovo qui. E poi mi serve un consiglio, maledizione. Sono sempre stato un figlio indipendente, ma credo che per ogni uomo arrivi il momento di cercare aiuto presso il proprio padre. Se solo questo maledetto cane non attentasse ogni volta alle mie caviglie.

“Scusala. È un cane da guardia, e fa quello per cui è stata addestrata.”

“Un momento. Questo cane è femmina?”

“Non te n’eri accorto?”

“Non ci avevo mai fatto caso.” Questo dovrebbe farmi capire che mi sono davvero distaccato troppo dalla mia famiglia: diamine, in dieci anni non mi sono mai accorto che il cane di mio padre era una femmina? Forse è per questo che mi odia e cerca di azzannarmi ogni volta che mi vede. Mi inginocchio sulla sabbia e cerco di accarezzarla. “Ehi, Roxy, mi dispiace di non essermi mai accorto che sei una ragazza.” Niente da fare: con le donne sarò per sempre un disastro.

Sono tornato da una settimana, e una quantità incredibile di cose è successa: i miei stanno divorziando per l’ennesima volta, un cane ce l’ha a morte con me, mia nipote vuole imparare tutte le tradizioni hawaiane e mi sono innamorato. Troppe cose per un solo uomo. Ok, affrontiamo un problema alla volta.

Mio padre mi mette davanti una tazza di caffè.

“Papà, dobbiamo parlare.”

“Sai qual è la mia canzone preferita, Josh?”

“Certo. È ‘Danny Boy’.”

“Intendevo tra le tue.”

“Non lo so. ‘You raise me up’?”

“No. È ‘So she dances’. Non sto scherzando. Mi è sempre piaciuta. Mi fa pensare a tua madre.”

“Sì, è bella. Sono contento che ti faccia pensare alla mamma.”

“Scommetto che ti stai chiedendo perché ci siamo lasciati così tante volte.”

“Me lo chiedo da quando avevo quattordici anni e avete divorziato per la prima volta. E nessuno di voi due è mai riuscito a darmi una spiegazione.”

“Non c’è una spiegazione. Credo sia successo perché ci siamo amati troppo. Quando si ama troppo, tutto è esagerato: la felicità, i litigi…”

“Quindi invece di lanciarvi i piatti, voi divorziavate? Strano metodo.”

“Ha sempre funzionato.”

“Perché avete litigato, questa volta?”

“Non abbiamo litigato.”

“E allora perché te ne sei andato?”

“C’è un’altra donna.”

“Non ci credo.”

“Perché no? Pensi che sia troppo decrepito per avere ancora compagnia?”

Sorrido. “Non porteresti più la fede, papà.”

Si guarda l’anulare, senza rispondere. Non si aspettava di essere scoperto. Di sicuro non si aspettava che io, l’antitesi del genio, lo scoprissi.

“Papà, perché sei andato via di casa?”

“Preferirei non parlarne. Non ancora.”

“C’è qualcosa che non va?”

“Non voglio parlarne.”

Come posso aiutare qualcuno che non vuole parlarmi dei suoi problemi? Sbuffo, bevendo un altro sorso di caffè. Il silenzio cala su di noi come la neve sulle montagne del Colorado.

“Beh, visto che tu non vuoi parlarmi dei tuoi problemi, posso parlarti dei miei?”

 

***

 

“Mi stai dicendo che il tuo manager ti lascia frequentare una ragazza senza starvi appiccicati ogni secondo?”

“No, l’unica cosa che Brian sa è che Grace mi sta rimettendo in ordine l’appartamento. E comunque non ci frequentiamo. Ci siamo solo baciati. O meglio, sono stato io a baciare lei. Pensala come vuoi.”

“Non ho mai capito questa cosa del ‘sono stato io a baciare lei’, eccetera. Un bacio è un bacio, punto e basta. Non ci sono un mittente e un destinatario. Non è una lettera.”

“Beh, ma lei se n’è andata. Evidentemente non lo voleva.”

“Se non avesse voluto essere baciata, a quest’ora ti staresti massaggiando gli stinchi per ridurre il dolore.”

“Papà, è scappata. Come se avesse visto un fantasma.”

“Probabilmente baci da schifo.”

“Grazie, papà. Rigira il coltello nella piaga!” rispondo, sarcastico.

“Oh, Josh, sei troppo suscettibile.”

“Beh, sai, uno si aspetta un po’ di sostegno, dal proprio padre.”

Scoppia a ridere. “Oh mio Dio, Josh… non credo che mi sarebbe mai potuto capitare un figlio più divertente di te.”

Metto su un broncio degno di un bambino deluso. “Mi aspettavo almeno un consiglio.”

“Vuoi un consiglio? Beh, non cercarla. Lasciale un paio di giorni per realizzare quello che è successo. Di solito è una tecnica che funziona: lasciale il tempo di abboccare.”

“Abboccare? Che razza di tecnica sarebbe? L’hai imparata da un pescatore di merluzzi?”

“Molto divertente, Josh. Davvero molto divertente. Volevi un consiglio e l’hai avuto, no?” Sorride.

Sorrido anch’io. “Ci proverò, papà. Ci proverò.”

“Come hai detto che si chiama la ragazza?”

“Grace.”

“Grace. Sai quale canzone mi piacerebbe sentirti cantare?”

“Quale?”
“’Amazing Grace’. Sapresti renderla perfetta.”

   
 
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