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Autore: FairyFrida    01/09/2010    5 recensioni
Il cioccolato le legava. Legava una madre e una figlia che invece il destino aveva preferito dividere.
E Luna voleva ricordare ciò che le rendeva unite piuttosto che ciò che le teneva lontane.
Il cioccolato al latte.

[Seconda classificata al Chocolate Contest indetto da Maeve e Mizar19 sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Profumo di Amore





Si può ricordare l’amore?
È come evocare un profumo di rose in una cantina.
Puoi richiamare l’immagine di una rosa, non il suo profumo.

Henri Miller








Quel giorno di fine novembre il sole tramontò presto sulle torri e sui bastioni di Hogwarts, creando strani giochi di luce sulle vetrate che si affacciavano sui corridoi deserti.
Luna Lovegood fu una dei primi studenti ad alzarsi dal suo tavolo in biblioteca. Raccolse la piuma, la pergamena ricoperta da una scrittura ordinata e il libro di Erbologia, poi si avviò saltellando verso l'entrata, oltrepassando scaffali e pile di libri.
Era stata una giornata proficua e tutto sommato poteva ritenersi soddisfatta di se stessa.
Aveva preso un bell' "O" in Pozioni, si era guadagnata le lodi della McGranitt trasfigurando una bacinella in una piccola balena con tanto di spruzzo e quando aveva incrociato il più giovane dei Weasley nei corridoi lui le aveva anche rivolto un cenno di saluto.
Le stava simpatico Ronald, a volte faceva delle battute così divertenti da farla ridere fino alle lacrime.
Quando sentì che i suoi passi venivano ostacolati da una superficie decisamente solida e robusta, capì di essere arrivata di fronte alla scala a chiocciola che conduceva nella sua sala comune e cominciò a salire.
Succedeva così ogni volta: lei era sempre troppo occupata a pensare, ricordare o riflettere per accorgersi di essere in prossimità delle scale, così faceva affidamento soltanto sui suoi piedi, che ormai sapevano a memoria il tragitto tra la sala dei Corvonero e qualsiasi altro luogo del castello.
Del resto per quale motivo avrebbe dovuto sprecare del tempo prezioso a preoccuparsi della direzione da prendere, quando aveva tante altre cose più importanti a cui rivolgere la sua attenzione? Come procurarsi un corno di Ricciocorno Schiattoso, ad esempio. Oppure come realizzare un valido amuleto per tenere lontani i Nargilli. Sì, decisamente quest' ultimo si sarebbe rivelato utile per l'intera comunità magica. Chissà quanti streghe e maghi venivano assaliti ogni anno da quelle creature... nel periodo delle feste, poi! Luna si sentiva di affermare con sicurezza che negli ultimi giorni di dicembre c'era almeno un centinaio di Nargilli in ogni casa. O anche di più, forse.
Dovette interrompere i suoi calcoli non appena capì di essere giunta di fronte alla liscia superficie di legno senza maniglia nè serratura.
Chissà quale domanda le avrebbe rivolto quella sera il corvo di bronzo?
Afferrò il battente tra le sue dita piccole e diafane e bussò.
Era pronta a qualsiasi indovinello, logico o filosofico, ma mai si sarebbe aspettata ciò che invece la dolce voce musicale le chiese.
- Si può ricordare l’amore?
E nell' attimo stesso in cui l'ultima parola venne pronunciata fu come se una nebbia improvvisa avvolgesse Luna con trasporto e la trascinasse dentro lei stessa, alla scoperta di un ricordo che ormai la ragazza credeva di aver perso per sempre.


***


Si trovava in una stanza circolare le cui pareti erano dipinte a fiori, insetti e uccelli in vivaci colori primari. Accanto a lei un bel tucano dal becco giallo vivo sembrava tenersi in bilico su uno degli scaffali più alti, mentre un grappolo di fiori fucsia pendeva sul lavandino.
Quella era senza dubbio la sua cucina.
C'era però qualcosa di strano, qualcosa che mancava in quell' ambiente che di solito le era così familiare.
Tuttavia l'attenzione di Luna fu attirata da qualcos' altro.
Una donna. C'era una donna che le dava le spalle e stava china su un tavolo poco distante.
Per capire chi fosse le bastò osservare i suoi capelli. Lunghi. Mossi. Color paglia.
Era senza dubbio Thea Margaret Abbott, colei che aveva sposato Xenophilius Lovegood e che era diventata famosa grazie alle sue scoperte ed ai suoi esperimenti.
Per Luna, semplicemente sua madre.
Indossava un abitino bianco che le cadeva leggero sulle caviglie e sopra di esso un grembiule di panno rosso, chiazzato qua e là da macchie di diversi colori.
- Mamma! Che cosa cuciniamo oggi?
Una bambina, avrà avuto cinque o sei anni, era appena entrata a precipizio nella stanza, scendendo per la scala a chiocciola di ferro battuto.
Con un sorriso Luna si riconobbe in quella piccina che aveva i suoi stessi capelli, i suoi stessi occhi, il suo stesso modo di guardarsi intorno... fosse stata un po' più alta, sarebbero potute essere benissimo gemelle.
- Oggi fondiamo il cioccolato, stellina.
- Mi piace il cioccolato. Quello dolce però, l'altro mi fa venire voglia di piangere - sussurrò la bambina arrampicandosi su uno sgabello di legno in modo da avere una vista perfetta sui fornelli.
- Allora lo sceglierai tu, tesoro. Vieni in braccio alla mamma.
Luna tese le braccine corte e le allacciò alla nuca della madre, che sollevò la figlia quanto bastava perchè potesse esplorare per bene la credenza.
- Come si chiama il cioccolato che mi piace, mamma?
- Cioccolato al latte, tesoro. È quello con la carta rossa e le scritte dorate.
- Anche tu preferisci questo, vero mamma? - le chiese la bambina porgendole la barretta che nelle sue manine sembrava davvero enorme.
- Sì, amore.
- Allora quando mangerò il cioccolato al latte penserò sempre a te e mi ricorderò che sei sempre tanto buona con me.
- Grazie stellina mia - le sorrise commossa la giovane strega, baciandole i capelli e posandola di nuovo sullo sgabello.
Poco distante da quel felice quadretto famigliare, invisibile agli occhi di chiunque avesse rivolto lo sguardo verso di lei, Luna piangeva.
Le sue lacrime erano calde e dolci, proprio come sarebbe diventata quella barretta di cioccolato quando finalmente si fosse sciolta.
Piangeva perchè nonostante gli sforzi che facesse per non mostrarlo agli altri e soprattutto a se stessa, sua madre le mancava. E tanto.
Lei sapeva sempre prendere tutto alla leggera, non si preoccupava mai troppo per nulla e viveva serena e curiosa, impaziente di imparare nuove cose che, era sicura, l'avrebbero resa ancora più felice. E Luna l'ammirava per questo: l'aveva sempre fatto, ma ora che stava crescendo sapeva apprezzare sempre di più quel suo modo di affrontare ogni cosa.
Ma il motivo per cui più sentiva la sua mancanza era la premura che aveva dimostrato nei suoi confronti, l'enorme affetto che trapelava da singola cosa che aveva fatto per lei.
Le mancava il suo amore.
L'amore che metteva nel cucirle i vestiti, nel pettinarle i capelli, nel cucinare per lei.
- Come si fa a fondere il cioccolato, mamma? - la Luna bambina sembrava essere incuriosita dai due pentolini che sua madre aveva appena preso da uno sportello sotto il piano cottura.
- Se sei una strega ti basta la bacchetta, ma io preferisco il procedimento Babbano. La cioccolata viene più buona. Ma solo se ricordi tre importanti regole.
- Me le dici, mamma?
- Certo, tesoro, così quando sarai grande potrai fare la cioccolata da sola.
La piccola Luna battè le mani felice e si preparò a registrare per bene i consigli della madre.
- Prima regola: al cioccolato...
...non piace il caldo, quindi lo metteremo nel pentolino più piccolo, che poi starà dentro quello grande, che invece è capace di sopportare il calore della fiamma.
Seconda regola: al cioccolato non piace giocare con l'acqua, quindi bisogna versare l'acqua solo nel pentolino grande e mai in quello piccolo.
Terza regola: al cioccolato piace sciogliersi in fretta, quindi va prima spezzettato e poi messo nel pentolino.
Luna ricordava ancora perfettamente ogni singola indicazione e le ripetè sottovoce mentre sua madre le insegnava alla bambina che la stava ascoltando rapita.
Quante volte dopo quel giorno avevano fuso il cioccolato, e ogni volta a Luna sembrava sempre più buono, dolce e cremoso del precedente.
Avevano realizzato cioccolatini, confetti e vere e proprie sculture a forma di coniglio o di orsetto; si erano sporcate i vestiti di cioccolata e si erano impiastricciate naso e mani; avevano ricoperto di impronte tutti i mobili della cucina e anche il malcapitato postino Babbano che un giorno si era presentato davanti a casa.
Insomma, si erano divertite un mondo.
Luna piangeva di nuovo.
Questa volta perchè si era conto di non aver mantenuto la promessa che aveva fatto a sua madre.
Allora quando mangerò il cioccolato al latte penserò sempre a te e mi ricorderò che sei sempre tanto buona con me.
Il cioccolato le legava. Legava una madre e una figlia che invece il destino aveva preferito dividere.
E Luna voleva ricordare ciò che le rendeva unite piuttosto che ciò che le teneva lontane.
Il cioccolato al latte.
Era ora di andare. Ormai era rimasta troppo tempo immersa in quel ricordo.
Ma prima voleva ancora fare una cosa.
Luna si avvicinò alla giovane donna. Erano passati così tanti anni... e lei voleva ricordare, voleva sentire di nuovo quel profumo.
Sua madre era quel profumo.
Lei che raccoglieva erbe nel bosco, lei che si appuntava fiori sul vestito, lei che cercava favi di miele tra gli alberi. Lei che passeggiava sul bagnasciuga con la veste che le sfiorava i polpacci, lei che le regalava tutte le conchiglie che aveva trovato tra gli scogli. Lei che sgusciava le mandorle, lei che tritava i pinoli, lei che lavava le fragole.
Ad ogni suo ricordo corrispondeva un odore. Si completavano, si mischiavano anche, e alla fine non si capiva più dove terminava uno e iniziava l'altro.
Il profumo era l'immagine e l'immagine era il profumo.
Senza l'uno non poteva esistere l'altro.
E il gioco che facevano con le saponette nelle giornate di pioggia, quando non potevano uscire a fare le torte di terra!
Sua madre la bendava, poi disponeva in fila sul tavolo le saponette che lei stessa confezionava e Luna doveva riconoscerne l'essenza.
Latte di betulla e Iris Nero era la loro combinazione preferita.
Quando poi la mamma cucinava, allora sì che era un trionfo di odori, che uscivano birichini da pentole e scodelle e si spandevano in tutto il locale.
Ma quel giorno sua madre non aveva un odore.
Luna sgranò gli occhi ancora lucidi, un po' sorpresa e un po' preoccupata.
Com' era possibile che i suoi capelli non profumassero di miele e di lampone e che il suo vestito non emanasse la sua solita fragranza di magnolia?
Fu in quel momento che capì che cos' era quella nota di stranezza che aveva percepito appena aveva capito di trovarsi nella sua cucina.
Non sentiva alcun odore.
Nè buono nè cattivo, nè amaro nè dolce, nè intenso nè delicato.
Sembrava che tutti i profumi fossero stati intrappolati in un barattolo con chiusura ermetica e che non ne potessero più uscire.
E Luna ricordò.
Ricordò che lontano, molto lontano da quella cucina senza odori qualcuno esigeva una risposta.


***


Si può ricordare l'amore?
Erano le ultime parole che Luna aveva sentito prima di scomparire in quel ricordo senza tempo, e se voleva entrare nella sua sala comune doveva a tutti costi rispondere alla domanda che le stavano ponendo.
Ricordare l'amore...
L'amore di sua madre nei suoi confronti era riuscita a ricordarlo alla perfezione: le immagini le erano sembrate così vivide che in un primo momento aveva persino pensato di poterla riabbracciare.
Eppure a pensarci bene qualcosa non aveva funzionato.
Non era riuscita a sentire il profumo. Il profumo di sua madre, che più di tutto il resto le ricordava l'amore che le aveva dimostrato.
Le venne in mente una bella similitudine. Con le rose, i fiori preferiti della mamma.
E la disse.
- È come evocare un profumo di rose in una cantina. Puoi richiamare l’immagine di una rosa, non il suo profumo.
- Ottima deduzione, cara.
La porta di legno si schiuse davanti a Luna, che si trovò nell' ampia e ariosa sala di ritrovo decorata con drappi di seta blu e bronzo.
Ma la giovane strega non aveva dimenticato la promessa.
Si voltò con uno strano sorriso sul volto e cominciò a scendere le scale.
Le era venuta voglia di cioccolato al latte.








~








Spazietto autrice...

Con "Profumo di Amore" ho partecipato al mio primo Contest classificandomi seconda con un giudizio complessivo di 43,75\49.
Dire soltanto che sono soddisfatta sarebbe terribilmente riduttivo e riuscire ad esprimere l'emozione che ho provato quando ho scoperto la mia posizione in classifica mi sembra quasi impossibile! Sono enormemente felice perchè non mi aspettavo davvero di salire sul podio... insomma, era il mio primo Contest, partecipavo più che altro per vincere questa sfida con me stessa e provare a scrivere qualcosa di un po' pilotato da altri, con riferimenti che avrei dovuto seguire e regole da rispettare. L'esperienza è stata decisamente positiva, mi sono divertita e impegnata molto, tant'è che mi sono iscritta subito ad un altro Contest!
Il mio più grande ringraziamento va alle giudicie (eh già, ormai credo che questo termine sia di uso comune e direi che tra poco verrà riconosciuto anche dall' Accademia della Crusca ^ ^) per aver ideato un Contest così cioccolatoso e avermi dato l'opportunità di partecipare, ma soprattutto per aver apprezzato così tanto il mio lavoretto!
Ringrazio in anticipo coloro che leggeranno "Profumo di Amore" e che magari avranno voglia di lasciarmi due frasi e... volo ad aggiornare la mia raccolta "Couples", che aspetta da tanto tempo una nuova Drabble!
Un bacio grande a tutti,
Frida


   
 
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