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Autore: C4rm3l1nd4    01/09/2010    1 recensioni
Martina e Pietro. Due persone, una cosa in comune. Quando una drammatica situazione farà capolino nella loro vita, l'unica cosa che possono fare è aiutarsi e dimenticare l'astio che provavano l'uno nei confronti dell'altro.Forse questa volta la loro vita potrebbe cambiare, ma in meglio.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti odio. Odio tutto di te: il tuo carattere da stronzo, il tuo ghigno, le tue risposte acide e scorputiche. Eppure non posso fare a meno di amarti, di perdermi nei tuoi occhi penetranti, di sciogliermi nel calore del tuo abbraccio.

A volte vorrei avere la forza di dimenticarti, di dimenticare le nostre liti, le discussioni per sciocchezze, le frecciatine, I baci.

Vorrei riuscire a scordarmi tutto e andare avanti con la mia vita.

Mi sei entrato dentro, il tuo nome è inciso sul mio cuore...come vorrei averlo scritto in matita e poter cancellare I miei ricordi con una gomma.

Ma so che per dimenticarti devo distruggere il mio cuore e ricostruirlo pezzo per pezzo. Ne avrò la forza? Ne sarò capace. Chissà...per adesso voglio solo stare qui e pensare a te e nient'altro.”

Rilessi tutto e salvai. In quel periodo scrivevo tutte cose malinconiche e l'ispirazione prendeva sempre il sopravvento. Dovevo sprigarmi a finire quelle storie perchè avevo la certezza che, quando I momenti di dolcezza e felicità avrebbero invaso la mia mente, allora non sarei più riuscita a scrivere cose fredde e dure ma solo paroline dolci d'amore.

Era sempre stato così e così sempre sarà: vado a periodi e di questo non mi vergogno.

La vibrazione del mio cellulare mi distrasse dai miei pensieri.

Pronto?” risposi con voce fredda e dura. Non mi piaceva essere disturbata perchè poi la mia ispirazione andava a farsi benedire e I capitoli uscivano osceni.

Martina? Sono Pietro. Ti ho chiamata per dirti che Giacomo non riuscirà a uscire con te domani. Mi dispiace”. Pietro era il fratello del mio ragazzo. Ci odiavamo a vicenda per questo, appena sentii la sua voce preoccupata e per nulla ironica e sprezzante che mi rivolgeva di solito, un brutto presentimento si insinuò in me.

Perchè me lo dici tu? È successo qualcosa?” chiesi allarmata.

....” Il silenzio fu la risposta che cercavo. No, non di nuovo. Per favore...

Dove?” “All'ospedale. Stanza 503.” e chiuse.

Lasciai tutto come era, mi misi le scarpe e corsi fuori. L'ospedale distava solo qualche minuto da casa mia ma la preoccupazione mi fece sembrare che il tragitto durasse un'eternità.

E, quando finalmente arrivai alla sua stanza, avrei preferito non aver mai riposto a quel cellulare.

Mi dispiace signori, non ce l'ha fatta”.

 

   
 
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