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Autore: Kioto    01/09/2010    6 recensioni
Odiava quel ragazzo con tutto il cuore. Lo odiava perché si vestiva esattamente come lui, ascoltava la stessa musica che ascoltava lui e perché gli rispondeva a tono. Lo odiava perché era tremendamente fragile da colpire, cascava sempre al suolo. Lo odiava soprattutto perché non era un ragazzo e perché lo faceva sentire in colpa di tutto quello che gli aveva fatto in quei mesi.
Avvisi: OOC, AU, lemon, language, no-slash
A/N: I personaggi della storia non mi appartengono e non interpretano i loro reali ruoli. Tutto ciò che è scritto è puramente inventato ed è mio. Perciò non copiate e avvisatemi qualora prendeste la storia per postarla in altri posti.
Point of view: estraneo alla storia
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tom si strofinò le mani l’una contro l’altra, agitato. Alex non ne voleva proprio sapere di scendere!
Aveva suonato il clacson già tre volte e iniziava a preoccuparsi.
Scese dall’auto e andò a citofonare, quando il portone si aprì e si trovò davanti una Alex nuova, mai vista prima.
Indossava un abito rosso scuro, aveva i capelli mossi e lo sguardo ansioso.
« Scusa, Sveva non ne voleva sapere di stare in casa! »
Tom lasciò andare il pulsante del citofono – che aveva tenuto premuto finché aveva smesso di farle una radiografia completa – e si mise apposto la giacca nera che indossava.
« Oh non preoccuparti. »
Si affrettò ad allontanarsi prima di rovinare quella meraviglia, alias la sua ragazza, che nella sua mente superava di gran lunga lo splendore di una dea, e le aprì lo sportello.
« Molto gentile! » sorrise lei, sedendosi.
Tom corse al volante e poi partì.
E l’occhio scappava. Oh sì che scappava.
Beh insomma. Alex era davvero uno schianto conciata in quel modo.
Lui la amava, sì. Ma in quel momento gli sembrava di uscirci per la prima volta, di non averla mai conosciuta. Era come innamorarsi di nuovo di lei.
« Allora, pronto per ballare? »
« Tu stai scherzando! »
« Non ti ho insegnato a ballare per nulla! »
Tom non replicò e accostò in un parcheggio.
La palestra era illuminata e controllata da qualche professore e decine di ragazzi entravano al ballo di fine anno.
Tom scese dalla macchina per primo e corse ad aprirle lo sportello, per poi porgerle la mano.
Alex lo guardò perplessa e lui rispose con un sorriso.
Diavolo quanto avrebbe voluto baciarla!
La ballerina gli prese la mano, stringendola, e lui la aiutò a scendere dal mezzo, chiudendo poi tutto e dirigendosi verso l’ingresso. Le loro mani intrecciate.
« Mi sento un tantino a disagio. » commentò lei abbassando lo sguardo.
« Per una volta sono contento di dirti che stavolta la gente guarderà te e non me. »
Alex sollevò lo sguardo.
« Oh adesso sì che mi sento meglio. »
Tom abbassò il suo, con un mezzo sorriso.
« Non è colpa mia se sei bellissima. »
E se non fosse stato per il fatto che fosse sera, il colore del viso di Alex sarebbe stato uguale a quello del tramonto.
E l’ingresso non fu certamente uno dei migliori. Ovviamente non per Tom, che gongolava a girare preso per mano con la ragazza più bella di tutta la serata.
« Ancora non capisco perché cazzo abbia deciso di vestirmi così! »
« Sai, sei sexy anche quando riprendi il tuo lato da camionista, Alex. »
Lei lo guardò rassegnata, trattenendo una risata e lui annuì con la testa, sollevando le sopracciglia e facendo una delle sue solite facce da cartone animato.
« Hey Tom! »
Andreas gli si parò davanti, accompagnato da una rossa, vestita di verde e che si guardava attorno quasi spaesata.
« Hey! » Tom diede una spallata all’amico.
« Lei è Alice. Loro sono Tom e Alex. »
« Piacere di conoscervi. » Alice porse la mano ad entrambi, con un sorriso. « Bel vestito. » commentò poi, rivolta ad Alex.
« Oh, ti ringrazio! »
« Tuo fratello? »
« Non ho idea di dove sia, ma penso arriverà più tardi. »
« Aveva una compagna? »
« Anche questo è un grosso punto di domanda. »
« Chi vi capisce è bravo: vivete sotto lo stesso tetto e ci sono giorni in cui è come se aveste due vite separate! » Andreas scosse la testa. « Comunque stai bene in smoking! »
« Tu invece fai sempre schifo! » gli strillò dietro Tom, mentre l’amico si allontanava portandosi dietro la sua compagna.
« Io sono d’accordo con lui. » balbettò Alex, tirandolo per un braccio verso un tavolo per due persone.
« Tu sei sempre d’accordo con chiunque dica una cosa su di me. »
« Perché la maggior parte delle volte dicono cose vere. » Alex si sedette, sistemandosi l’abito.
« Oh sì, immagino che fosse vero anche quando Bill ha detto che sembro una scimmia appena sveglio. »
La ragazza scoppiò a ridere.
« No, quello no. »
« Vado a prendere da bere. »
Si allontanò verso il bancone dondolando la testa da una parte all’altra, seguendo il ritmo della canzone e cercò qualcosa che potesse andare bene ad entrambi.
Sentì una mano toccargli una spalla e si voltò, trasalendo.
« Diana?! » esclamò.
La ragazza abbozzò un sorriso.
« Ciao Tom. »
« Non ti avevo detto che volevo chiudere una volta per tutte? » sbuffò lui.
« Lo so ma… volevo vederti. Lei è qua? »
« Certo che è qua, è seduta dall’altra parte. »
« Capisco. »
« Diana, è meglio se te ne vai. Non voglio altri casini. »
« Non sono venuta qua per commettere casini, Tom. Sono venuta qua solo per parlarti. »
« Parlarmi di cosa?! »
« Di noi. »
« Diana, non c’è più un noi da quando c’è Alex! » strillò Tom, perdendo la pazienza.
« Intendi davvero buttare all’aria tutto quello che c’è stato fra di noi?! »
« Era solo sesso! » esclamò, perplesso. « Hai idea di cosa voglia dire affezionarsi davvero ad una persona? Amarla, fare davvero l’amore con lei in modo sincero, senza ricorrere a sbronze o a scollature vertiginose? Ti prego, non farmi perdere la pazienza! »
« Tom, tu sei… »
« Che succede? »
Tom si voltò di scatto e vide Alex alle sue spalle. Il suo sguardo saettava da lui a Diana.
Lui si passò una mano sul viso, temendo già il peggio.
« Tu cosa vuoi? »
Alex si era rivolta direttamente a Diana, che era rimasta più lontana.
Lei aprì la bocca ma non disse niente, soffiando e basta.
« Hai altri preservativi con te? »
Tom guardò la ballerina, trovandola più che arrabbiata.
« No? Allora puoi anche girare i tacchi. Che, fra parentesi, sono davvero osceni. »
Diana si guardò le scarpe e poi spostò lo sguardo altrove.
« Io volevo solo parlare con Tom. »
« Parlare non significa seguirlo dappertutto o farlo ubriacare per portartelo a letto. Son due cose estremamente diverse, se non opposte. »
« Cosa ne sai di quello che provo io per lui? »
« E tu invece sai cosa posso provare io? O cosa può provare lui? Dimmi, Diana: tu sai qualcosa di noi? »
Tom la prese per le braccia, piazzandosi fra lei e Diana.
« Basta, smettila. Andiamo via. »
Alex guardò Diana da oltre le braccia di Tom.
La odiava dal profondo del suo cuore.
Se era capace di amare Tom con un’immensità inaudita, riusciva anche ad odiare Diana con la stessa passione.
Girò i tacchi e si allontanò, sentendo il suo corpo invaso da un calore che doveva essere molto simile al fuoco sputato da un drago.
Tom la seguì maledicendosi mentalmente per averla portata a quel ballo.
« Alex! »
Le prese un braccio e la fece voltare.
No, non di nuovo. Alex non poteva crollare ogni volta che vedeva la faccia di Diana, non poteva sentirsi così fragile davanti a lei.
La ballerina abbassò lo sguardo, nascondendo le ciglia bagnate e gli occhi lucidi.
« Hey! No no, non devi, lo sai. »
Tom la avvolse fra le sue braccia, mentre la vocina nella sua testa gli sussurrava ancora una volta di essere un coglione catalogato.
« Scusa, è che sono incazzata e pur di non spaccarle la faccia faccio così. »
Tom la strinse ulteriormente a sé.
« Non preoccuparti. »
Le schioccò un bacio sulla testa sperando che bastasse.
Le luci si abbassarono e il Dj mise nelle casse If you’re not the one di Daniel Bedingfield. Tom l’aveva sentita solo una volta e non si ricordava nemmeno dove, ma trovò una soluzione per farsi perdonare, nonostante Alex non fosse arrabbiata con lui.
Così si allontanò e le prese una mano, abbozzando un sorriso.
Indicò la pista con la testa e Alex lo guardò interrogativa.
« Balli? »
« Cosa?! »
« Andiamo! Potrei anche ripensarci. »
Alex gli strinse la mano e Tom la accompagnò al centro della sala.
« Ok, vediamo se mi ricordo come si fa. Una mano qua e una qua, giusto? »
Alex annuì con la testa e poggiò una mano sulla sua spalla.
« Ok, pronti? Via! »
Tom era decisamente poco portato per il ballo, ma ce la metteva tutta per cercare di non pestarle i piedi. E, soprattutto, per farla sorridere di nuovo.
« Come ti è venuto in mente di metterti in ridicolo davanti a tutta la scuola?! » gli domandò lei.
« Oh sai com’è. Quando perdi la testa per una persona sei capace di fare qualsiasi cosa. Anche volare. »
Le fece fare un giro su sé stessa e poi la riprese per la vita, meravigliandosi di sé stesso.
« Wow! Vedo che perdere la testa ti fa anche improvvisare. »
« A volte succede, sì. »
Alex poggiò la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi.
E continuarono a dondolarsi da una parte all’altra, immersi fra altre coppie, pensando solamente a quanto fosse perfetto il brivido che gli provocava stare l’uno al fianco dell’altra.
Una canzone dopo l’altra, Tom si sciolse e si distrussero di risate e battute fino allo svenimento, lasciando perdere tutto quello che di brutto era accaduto fino ad allora e vivendosi fino all’ultimo momento. 

Le labbra di Tom si fecero strada sul il corpo nudo della ragazza che bruciava sotto la sua lingua.
Un bacio, poi un altro, fino ad arrivare alle sue labbra bollenti e avere per la millesima volta la conferma di sentire sempre il costante bisogno di assaggiarle come se fossero un frutto, una mela appena caduta da un albero.
Fare l’amore con lei era come scoprire un mondo nuovo. Ogni volta.
C’era sempre qualche punto del suo corpo che non aveva notato, qualche espressione del suo viso che si era lasciato sfuggire, qualche sensazione nel suo stomaco che giurava di non aver mai provato.
E diventare una cosa sola, non era uguale alle altre volte. Non era godere il suo unico scopo, ma sentirla vicina a sé, proteggerla con le sue braccia, essere il suo eroe anche in quei momenti di completa intimità, portandola via dal resto del mondo e cullandola col suo corpo.
La baciava non solo per il gusto di farlo, ma con la speranza di farle sempre capire che lui era e sarebbe stato là fino alla fine. Fine che non comprendeva la loro rottura. Fine che significava finché fosse morto.
Con o senza di lei, lui le sarebbe sempre rimasto fedele, come un cane aspetta che il suo padrone ritorni dal lavoro.
E da quando era arrivata Alex, era cambiato tutto. Lui, Bill, i suoi genitori, la sua vita, il suo carattere, il suo cuore. Era come un uragano.
E mentre si faceva queste seghe mentali, Alex ansimava fra le sue braccia, rendendosi conto che Tom era tutto ciò che aveva sempre aspettato. Che Tom aveva sostituito tutto ciò che non aveva mai avuto perché con lui era davvero felice, con lui poteva avere un futuro e con lui aveva un presente.
Un presente che non avrebbe scambiato con niente al mondo, nemmeno con la danza che era stato il suo primo amore. Tom era tutto ciò di cui necessitava, era la sua aria personale e non poteva chiedere di meglio.
I suoi baci, le sue carezze, le sue attenzioni, le sue parole di conforto, i suoi “ti amo” erano di vitale importanza.
E sì, era sempre più convinta di non riuscire più a separarsi da quella persona. O forse, da quell’angelo. 

Alex aprì gli occhi e cercò il corpo di Tom, senza risultati. Si voltò e constatò di essere sola sul letto.
Tom non c’era, ma in cucina si sentiva un baccano assordante.
Sveva entrò velocemente nella stanza e si sedette in un angolo, mentre la padrona si caricava sulle braccia.
Tom entrò con la colazione su un vassoio e si fermò sulla soglia.
« Pensavo stessi dormendo. »
« Mi sono appena svegliata. » sbadigliò lei. « Che cos’hai fatto?! »
Tom protese il vassoio in avanti e si avvicinò al letto, sorridente.
« Ti ho preparato la colazione! »
Alex fissò prima il vassoio e poi Tom, che si abbassò e le schioccò un bacio sulla fronte.
« Una colazione con i fiocchi per la mia ballerina preferita. Oh e ho già dato da mangiare a Sveva, perciò non ti devi preoccupare! »
Alex spostò lo sguardo verso il cane.
« Gli hai strizzato le palle per farlo diventare così scemo? »
Sveva mugolò e chinò la testa da un lato.
« Ok, senti. » Tom si sedette sul bordo del letto. « Ho una sorpresa per te. »
« Per me? »
« Sì, per te. »
« E’ che sorpresa è? »
 « Ma sei scema?! Se te lo dico non è più una sorpresa! » gesticolò Tom, « Perciò mangia, preparati e poi usciamo. ».
« Ah non è qui? »
Tom si alzò e uscì dalla stanza.
« E’ troppo grande! »
Alex prese in mano una fetta biscottata.
« Oddio, mi hai regalato un cazzo gigante?! » 

Tom teneva la mano di Alex con la sua, e l’eccitazione stringendo l’altra in un pugno.
Cazzo, fare sorprese lo agitava così tanto!
Sperava che Alex gradisse. Anzi no, era fermamente convinto che Alex avrebbe gradito.
Però immaginarsi la sua reazione era praticamente impossibile, ed era quello ad agitarlo maggiormente.
Svoltarono l’angolo, mentre Alex continuava a blaterare le sue idiozie – tutte concentrate sulla bandana che Tom gli aveva messo sugli occhi.
Faceva tutto parte del suo “piano”, se così si può chiamare.
Tom rallentò e Alex tirò il guinzaglio di Sveva.
« Ok, aspetta due secondi. »
Si frugò nelle enormi tascone e poi estrasse un mazzo di chiavi. Aprì il portone e poi tornò a prendere Alex. La guidò sui gradini dell’ingresso principale e poi la condusse all’interno dell’edificio.
« Ok, piccola premessa. Se piangi, ti sgancio un pugno, è chiaro? »
« Ooook, va bene. »
« E dato che sai che faccio male, non ti conviene farlo. »
« Se pensi che possa piangere, allora vuol dire che lo farò. »
« Se lo farai, sappi comunque che ti darò un pugno. »
Sveva abbaiò e il suo verso echeggiò in tutta la sala.
« Ma che cos’è?! » domandò allora Alex.
« Ok, ci siamo. Sto per toglierti la benda, ok? Tre, due, uno e… »
Tom slegò la benda dagli occhi della ragazza, e si spostò.
« Via. »
Alex mise a fuoco quello che aveva davanti.
Un’enorme scala si apriva davanti ai suoi occhi. Le finestre erano rotte e sbarrate con delle travi in legno, ma il pavimento era stato sistemato e c’era un chiaro parquet sotto i suoi piedi.
Delle stanze occupavano il piano terra e al piano superiore c’erano dei corridoi che portavano ad altre stanze.
Si voltò verso Tom, guardandolo con un grosso punto interrogativo stampato in faccia.
Lui fece spallucce.
« Benvenuta nella tua scuola di danza. »
Gli occhi di Alex assunsero mille sfumature.
Tom giurò di vederli colorarsi di rosso.
« Cos’hai fatto? »
La voce di Alex tremava. No, non poteva crederci. Non era assolutamente possibile che Tom avesse fatto una cosa del genere.
Tom indicò l’edificio.
« L’ho comprato e lo sto facendo mettere apposto. »
« Tu… tu… » gli occhi di Alex iniziarono ad inumidirsi, diventando molto simili ad un oceano.
« Ah-ah-ah! Io il pugno te lo dò davvero! »
La ballerina si voltò di nuovo, continuando a fissare l’enorme edificio che si presentava ai suoi occhi.
Non si era mai immaginata una cosa così splendida.
Ed era stato tutto merito di Tom.
Così si voltò di nuovo a guardarlo.
« Tom, io… non so davvero cosa dire è… è fantastico e… grazie mi sembra riduttivo. »
Tom sorrise e infilò le mani in tasca.
« Suvvia, cosa vuoi che sia? Ho solo regalato una scuola di danza alla mia ragazza! »
« Tu sai che questo è un sogno che diventa realtà, no? »
« E tu sai che sei il mio sogno divenuto realtà, sì? »
« Tom, sono seria. »
« Anche io, Alex. E se ho fatto questo un motivo c’è. Ed è perché voglio vederti felice. »
La prese per mano e la fece voltare.
« Quante classi vuoi? Hip hop, moderno e classico? Bene, farai hip hop, moderno e classico. Vuoi farla interamente di hip hop? Sarà completamente concentrata sull’hip hop. E’ una tua scelta. » si tolse le chiavi dalla tasca e le racchiuse nella sua mano. « La scuola è tua. »
« Io… mi sento in debito… »
Tom rise.
« In debito di cosa?! Mi dai tutto quello di cui ho bisogno. »
« Tom cazzo, mi stai regalando una scuola di danza! Questo è… è un edificio enorme! »
Lui roteò gli occhi.
« E allora? Vorrà dire che darai l’opportunità a più persone di imparare a ballare. Io ce l’ho fatta, guarda. »
Le prese una mano e la fece voltare su sé stessa, racchiudendola poi fra le sue braccia.
« Non importa quanto ci metterai per realizzare questo sogno, perché io sarò sempre al tuo fianco e ti aiuterò anche quando non vorrai. L’importante è che continui a crederci, perché nessun sogno è così sbagliato o irraggiungibile da esser mollato. »
Mettercela tutta. Era questo che le stava dicendo Tom.
Con i suoi gesti e le sue parole, le stava facendo capire di non arrendersi, di non avere paura ma di andare avanti. E lui ci sarebbe sempre stato.
Al suo fianco, per tirare su il morale, per aiutarla, per consolarla, per smuoverla, per difenderla.
Tom era la parte mancante della sua esistenza, il suo punto di forza.
E se non fosse stato per lui, di sicuro Alex non avrebbe mai rincominciato a sognare e a lottare per qualcosa, come aveva fatto da quel giorno in cui l’unico ragazzo che le aveva rubato il cuore, le aveva dato le chiavi per l’eterna felicità.

   
 
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