Tom si
strofinò le mani l’una contro l’altra,
agitato. Alex non ne voleva proprio
sapere di scendere!
Aveva
suonato il clacson già tre volte e iniziava a preoccuparsi.
Scese
dall’auto e andò a citofonare, quando il portone
si aprì e si trovò davanti una
Alex nuova, mai vista prima.
Indossava
un abito rosso scuro, aveva i capelli mossi e lo sguardo ansioso.
« Scusa,
Sveva non ne voleva sapere di stare in casa! »
Tom lasciò
andare il pulsante del citofono – che aveva tenuto premuto
finché aveva smesso
di farle una radiografia completa – e si mise apposto la
giacca nera che indossava.
« Oh non
preoccuparti. »
Si
affrettò ad allontanarsi prima di rovinare quella
meraviglia, alias la sua
ragazza, che nella sua mente superava di gran lunga lo splendore di una
dea, e
le aprì lo sportello.
« Molto
gentile! » sorrise lei, sedendosi.
Tom corse
al volante e poi partì.
E l’occhio
scappava. Oh sì che scappava.
Beh
insomma. Alex era davvero uno schianto conciata in quel modo.
Lui la
amava, sì. Ma in quel momento gli sembrava di uscirci per la
prima volta, di
non averla mai conosciuta. Era come innamorarsi di nuovo di lei.
« Allora,
pronto per ballare? »
« Tu stai
scherzando! »
« Non ti
ho insegnato a ballare per nulla! »
Tom non
replicò e accostò in un parcheggio.
La
palestra era illuminata e controllata da qualche professore e decine di
ragazzi
entravano al ballo di fine anno.
Tom scese
dalla macchina per primo e corse ad aprirle lo sportello, per poi
porgerle la
mano.
Alex lo
guardò perplessa e lui rispose con un sorriso.
Diavolo
quanto avrebbe voluto baciarla!
La
ballerina gli prese la mano, stringendola, e lui la aiutò a
scendere dal mezzo,
chiudendo poi tutto e dirigendosi verso l’ingresso. Le loro
mani intrecciate.
« Mi sento
un tantino a disagio. » commentò lei abbassando lo
sguardo.
« Per una
volta sono contento di dirti che stavolta la gente guarderà
te e non me. »
Alex
sollevò lo sguardo.
« Oh
adesso sì che mi sento meglio. »
Tom
abbassò il suo, con un mezzo sorriso.
« Non è
colpa mia se sei bellissima. »
E se non
fosse stato per il fatto che fosse sera, il colore del viso di Alex
sarebbe
stato uguale a quello del tramonto.
E
l’ingresso non fu certamente uno dei migliori. Ovviamente non
per Tom, che
gongolava a girare preso per mano con la ragazza più bella
di tutta la serata.
« Ancora
non capisco perché cazzo abbia deciso di vestirmi
così! »
« Sai, sei
sexy anche quando riprendi il tuo lato da camionista, Alex. »
Lei lo
guardò rassegnata, trattenendo una risata e lui
annuì con la testa, sollevando
le sopracciglia e facendo una delle sue solite facce da cartone animato.
« Hey Tom!
»
Andreas
gli si parò davanti, accompagnato da una rossa, vestita di
verde e che si
guardava attorno quasi spaesata.
« Hey! »
Tom diede una spallata all’amico.
« Lei è
Alice. Loro sono Tom e Alex. »
« Piacere
di conoscervi. » Alice porse la mano ad entrambi, con un
sorriso. « Bel
vestito. » commentò poi, rivolta ad Alex.
« Oh, ti
ringrazio! »
« Tuo
fratello? »
« Non ho
idea di dove sia, ma penso arriverà più tardi.
»
« Aveva
una compagna? »
« Anche
questo è un grosso punto di domanda. »
« Chi vi
capisce è bravo: vivete sotto lo stesso tetto e ci sono
giorni in cui è come se
aveste due vite separate! » Andreas scosse la testa.
« Comunque stai bene in
smoking! »
« Tu
invece fai sempre schifo! » gli strillò dietro
Tom, mentre l’amico si
allontanava portandosi dietro la sua compagna.
« Io sono
d’accordo con lui. » balbettò Alex,
tirandolo per un braccio verso un tavolo
per due persone.
« Tu sei
sempre d’accordo con chiunque dica una cosa su di me.
»
« Perché
la maggior parte delle volte dicono cose vere. » Alex si
sedette, sistemandosi
l’abito.
« Oh sì,
immagino che fosse vero anche quando Bill ha detto che sembro una
scimmia
appena sveglio. »
La ragazza
scoppiò a ridere.
« No,
quello no. »
« Vado a
prendere da bere. »
Si
allontanò verso il bancone dondolando la testa da una parte
all’altra, seguendo
il ritmo della canzone e cercò qualcosa che potesse andare
bene ad entrambi.
Sentì una
mano toccargli una spalla e si voltò, trasalendo.
« Diana?! »
esclamò.
La ragazza
abbozzò un sorriso.
« Ciao
Tom. »
« Non ti
avevo detto che volevo chiudere una volta per tutte? »
sbuffò lui.
« Lo so
ma… volevo vederti. Lei è qua? »
« Certo
che è qua, è seduta dall’altra parte.
»
« Capisco.
»
« Diana, è
meglio se te ne vai. Non voglio altri casini. »
« Non sono
venuta qua per commettere casini, Tom. Sono venuta qua solo per
parlarti. »
« Parlarmi
di cosa?! »
« Di noi. »
« Diana,
non c’è più un noi da quando
c’è Alex! » strillò Tom,
perdendo la pazienza.
« Intendi
davvero buttare all’aria tutto quello che
c’è stato fra di noi?! »
« Era solo
sesso! » esclamò, perplesso. « Hai idea
di cosa voglia dire affezionarsi
davvero ad una persona? Amarla, fare davvero l’amore con lei
in modo sincero,
senza ricorrere a sbronze o a scollature vertiginose? Ti prego, non
farmi
perdere la pazienza! »
« Tom, tu
sei… »
« Che
succede? »
Tom si
voltò di scatto e vide Alex alle sue spalle. Il suo sguardo
saettava da lui a
Diana.
Lui si
passò una mano sul viso, temendo già il peggio.
« Tu cosa
vuoi? »
Alex si
era rivolta direttamente a Diana, che era rimasta più
lontana.
Lei aprì
la bocca ma non disse niente, soffiando e basta.
« Hai
altri preservativi con te? »
Tom guardò
la ballerina, trovandola più che arrabbiata.
« No?
Allora puoi anche girare i tacchi. Che, fra parentesi, sono davvero
osceni. »
Diana si
guardò le scarpe e poi spostò lo sguardo altrove.
« Io
volevo solo parlare con Tom. »
« Parlare
non significa seguirlo dappertutto o farlo ubriacare per portartelo a
letto.
Son due cose estremamente diverse, se non opposte. »
« Cosa ne
sai di quello che provo io per lui? »
« E tu
invece sai cosa posso provare io? O cosa può provare lui?
Dimmi, Diana: tu sai
qualcosa di noi? »
Tom la
prese per le braccia, piazzandosi fra lei e Diana.
« Basta,
smettila. Andiamo via. »
Alex
guardò Diana da oltre le braccia di Tom.
La odiava
dal profondo del suo cuore.
Se era
capace di amare Tom con un’immensità inaudita,
riusciva anche ad odiare Diana
con la stessa passione.
Girò i
tacchi e si allontanò, sentendo il suo corpo invaso da un
calore che doveva
essere molto simile al fuoco sputato da un drago.
Tom la
seguì maledicendosi mentalmente per averla portata a quel
ballo.
« Alex! »
Le prese
un braccio e la fece voltare.
No, non di
nuovo. Alex non poteva crollare ogni volta che vedeva la faccia di
Diana, non
poteva sentirsi così fragile davanti a lei.
La
ballerina abbassò lo sguardo, nascondendo le ciglia bagnate
e gli occhi lucidi.
« Hey! No
no, non devi, lo sai. »
Tom la
avvolse fra le sue braccia, mentre la vocina nella sua testa gli
sussurrava
ancora una volta di essere un coglione catalogato.
« Scusa, è
che sono incazzata e pur di non spaccarle la faccia faccio
così. »
Tom la
strinse ulteriormente a sé.
« Non
preoccuparti. »
Le
schioccò un bacio sulla testa sperando che bastasse.
Le luci si
abbassarono e il Dj mise nelle casse If
you’re not the one di Daniel Bedingfield. Tom
l’aveva sentita solo una
volta e non si ricordava nemmeno dove, ma trovò una
soluzione per farsi
perdonare, nonostante Alex non fosse arrabbiata con lui.
Così si
allontanò e le prese una mano, abbozzando un sorriso.
Indicò la
pista con la testa e Alex lo guardò interrogativa.
« Balli? »
« Cosa?! »
« Andiamo!
Potrei anche ripensarci. »
Alex gli
strinse la mano e Tom la accompagnò al centro della sala.
« Ok,
vediamo se mi ricordo come si fa. Una mano qua e una qua, giusto?
»
Alex annuì
con la testa e poggiò una mano sulla sua spalla.
« Ok,
pronti? Via! »
Tom era
decisamente poco portato per il ballo, ma ce la metteva tutta per
cercare di
non pestarle i piedi. E, soprattutto, per farla sorridere di nuovo.
« Come ti
è venuto in mente di metterti in ridicolo davanti a tutta la
scuola?! » gli
domandò lei.
« Oh sai
com’è. Quando perdi la testa per una persona sei
capace di fare qualsiasi cosa.
Anche volare. »
Le fece
fare un giro su sé stessa e poi la riprese per la vita,
meravigliandosi di sé
stesso.
« Wow!
Vedo che perdere la testa ti fa anche improvvisare. »
« A volte
succede, sì. »
Alex
poggiò la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi.
E
continuarono a dondolarsi da una parte all’altra, immersi fra
altre coppie,
pensando solamente a quanto fosse perfetto il brivido che gli provocava
stare
l’uno al fianco dell’altra.
Una
canzone dopo l’altra, Tom si sciolse e si distrussero di
risate e battute fino
allo svenimento, lasciando perdere tutto quello che di brutto era
accaduto fino
ad allora e vivendosi fino all’ultimo momento.
Le labbra
di Tom si fecero strada sul il corpo nudo della ragazza che bruciava
sotto la
sua lingua.
Un bacio,
poi un altro, fino ad arrivare alle sue labbra bollenti e avere per la
millesima volta la conferma di sentire sempre il costante bisogno di
assaggiarle come se fossero un frutto, una mela appena caduta da un
albero.
Fare
l’amore con lei era come scoprire un mondo nuovo. Ogni volta.
C’era
sempre qualche punto del suo corpo che non aveva notato, qualche
espressione
del suo viso che si era lasciato sfuggire, qualche sensazione nel suo
stomaco
che giurava di non aver mai provato.
E
diventare una cosa sola, non era uguale alle altre volte. Non era
godere il suo
unico scopo, ma sentirla vicina a sé, proteggerla con le sue
braccia, essere il
suo eroe anche in quei momenti di
completa intimità, portandola via dal resto del mondo e
cullandola col suo
corpo.
La baciava
non solo per il gusto di farlo, ma con la speranza di farle sempre
capire che lui
era e sarebbe stato là fino alla fine. Fine che non
comprendeva la loro
rottura. Fine che significava finché fosse morto.
Con o
senza di lei, lui le sarebbe sempre rimasto fedele, come un cane
aspetta che il
suo padrone ritorni dal lavoro.
E da
quando era arrivata Alex, era cambiato tutto. Lui, Bill, i suoi
genitori, la
sua vita, il suo carattere, il suo cuore. Era come un uragano.
E mentre
si faceva queste seghe mentali, Alex ansimava fra le sue braccia,
rendendosi
conto che Tom era tutto ciò che aveva sempre aspettato. Che
Tom aveva
sostituito tutto ciò che non aveva mai avuto
perché con lui era davvero felice,
con lui poteva avere un futuro e con lui aveva un presente.
Un
presente che non avrebbe scambiato con niente al mondo, nemmeno con la
danza
che era stato il suo primo amore. Tom era tutto ciò di cui
necessitava, era la
sua aria personale e non poteva chiedere di meglio.
I suoi
baci, le sue carezze, le sue attenzioni, le sue parole di conforto, i
suoi “ti amo”
erano di vitale importanza.
E sì, era
sempre più convinta di non riuscire più a
separarsi da quella persona. O forse,
da quell’angelo.
Alex
aprì
gli occhi e cercò il corpo di Tom, senza risultati. Si
voltò e constatò di
essere sola sul letto.
Tom non
c’era, ma in cucina si sentiva un baccano assordante.
Sveva
entrò velocemente nella stanza e si sedette in un angolo,
mentre la padrona si
caricava sulle braccia.
Tom entrò
con la colazione su un vassoio e si fermò sulla soglia.
« Pensavo
stessi dormendo. »
« Mi sono
appena svegliata. » sbadigliò lei. « Che
cos’hai fatto?! »
Tom
protese il vassoio in avanti e si avvicinò al letto,
sorridente.
« Ti ho
preparato la colazione! »
Alex fissò
prima il vassoio e poi Tom, che si abbassò e le
schioccò un bacio sulla fronte.
« Una
colazione con i fiocchi per la mia ballerina preferita. Oh e ho
già dato da
mangiare a Sveva, perciò non ti devi preoccupare! »
Alex
spostò lo sguardo verso il cane.
« Gli hai
strizzato le palle per farlo diventare così scemo?
»
Sveva
mugolò e chinò la testa da un lato.
« Ok,
senti. » Tom si sedette sul bordo del letto. « Ho
una sorpresa per te. »
« Per me? »
« Sì, per
te. »
« E’ che
sorpresa è? »
« Ma sei
scema?! Se te lo dico non è più una
sorpresa! » gesticolò Tom, «
Perciò mangia, preparati e poi usciamo. ».
« Ah non è
qui? »
Tom si
alzò e uscì dalla stanza.
« E’
troppo grande! »
Alex prese
in mano una fetta biscottata.
« Oddio,
mi hai regalato un cazzo gigante?! »
Tom teneva
la mano di Alex con la sua, e l’eccitazione stringendo
l’altra in un pugno.
Cazzo,
fare sorprese lo agitava così tanto!
Sperava
che Alex gradisse. Anzi no, era fermamente convinto che Alex avrebbe
gradito.
Però
immaginarsi la sua reazione era praticamente impossibile, ed era quello
ad
agitarlo maggiormente.
Svoltarono
l’angolo, mentre Alex continuava a blaterare le sue idiozie
– tutte concentrate
sulla bandana che Tom gli aveva messo sugli occhi.
Faceva
tutto parte del suo “piano”, se così si
può chiamare.
Tom
rallentò e Alex tirò il guinzaglio di Sveva.
« Ok,
aspetta due secondi. »
Si frugò
nelle enormi tascone e poi estrasse un mazzo di chiavi. Aprì
il portone e poi
tornò a prendere Alex. La guidò sui gradini
dell’ingresso principale e poi la
condusse all’interno dell’edificio.
« Ok,
piccola premessa. Se piangi, ti sgancio un pugno, è chiaro?
»
« Ooook,
va bene. »
« E dato
che sai che faccio male, non ti conviene farlo. »
« Se pensi
che possa piangere, allora vuol dire che lo farò. »
« Se lo
farai, sappi comunque che ti darò un pugno. »
Sveva
abbaiò e il suo verso echeggiò in tutta la sala.
« Ma che
cos’è?! » domandò allora Alex.
« Ok, ci
siamo. Sto per toglierti la benda, ok? Tre, due, uno e…
»
Tom slegò
la benda dagli occhi della ragazza, e si spostò.
« Via. »
Alex mise
a fuoco quello che aveva davanti.
Un’enorme
scala si apriva davanti ai suoi occhi. Le finestre erano rotte e
sbarrate con
delle travi in legno, ma il pavimento era stato sistemato e
c’era un chiaro
parquet sotto i suoi piedi.
Delle
stanze occupavano il piano terra e al piano superiore c’erano
dei corridoi che
portavano ad altre stanze.
Si voltò
verso Tom, guardandolo con un grosso punto interrogativo stampato in
faccia.
Lui fece
spallucce.
«
Benvenuta nella tua scuola di danza. »
Gli occhi
di Alex assunsero mille sfumature.
Tom giurò
di vederli colorarsi di rosso.
« Cos’hai
fatto? »
La voce di
Alex tremava. No, non poteva crederci. Non era assolutamente possibile
che Tom
avesse fatto una cosa del genere.
Tom indicò
l’edificio.
« L’ho
comprato e lo sto facendo mettere apposto. »
« Tu… tu… »
gli occhi di Alex iniziarono ad inumidirsi, diventando molto simili ad
un
oceano.
«
Ah-ah-ah! Io il pugno te lo dò davvero! »
La
ballerina si voltò di nuovo, continuando a fissare
l’enorme edificio che si
presentava ai suoi occhi.
Non si era
mai immaginata una cosa così splendida.
Ed era
stato tutto merito di Tom.
Così si
voltò di nuovo a guardarlo.
« Tom, io…
non so davvero cosa dire è… è
fantastico e… grazie mi sembra riduttivo. »
Tom
sorrise e infilò le mani in tasca.
« Suvvia,
cosa vuoi che sia? Ho solo regalato una scuola di danza alla mia
ragazza! »
« Tu sai
che questo è un sogno che diventa realtà, no?
»
« E tu sai
che sei il mio sogno divenuto realtà, sì?
»
« Tom,
sono seria. »
« Anche
io, Alex. E se ho fatto questo un motivo c’è. Ed
è perché voglio vederti
felice. »
La prese
per mano e la fece voltare.
« Quante
classi vuoi? Hip hop, moderno e classico? Bene, farai hip hop, moderno
e
classico. Vuoi farla interamente di hip hop? Sarà
completamente concentrata
sull’hip hop. E’ una tua scelta. » si
tolse le chiavi dalla tasca e le
racchiuse nella sua mano. « La scuola è tua.
»
« Io… mi
sento in debito… »
Tom rise.
« In
debito di cosa?! Mi dai tutto quello di cui ho bisogno. »
« Tom
cazzo, mi stai regalando una scuola di danza! Questo
è… è un edificio enorme! »
Lui roteò
gli occhi.
« E
allora? Vorrà dire che darai
l’opportunità a più persone di imparare
a ballare.
Io ce l’ho fatta, guarda. »
Le prese
una mano e la fece voltare su sé stessa, racchiudendola poi
fra le sue braccia.
« Non
importa quanto ci metterai per realizzare questo sogno,
perché io sarò sempre
al tuo fianco e ti aiuterò anche quando non vorrai.
L’importante è che continui
a crederci, perché nessun sogno è così
sbagliato o irraggiungibile da esser
mollato. »
Mettercela
tutta. Era questo che le stava dicendo Tom.
Con i suoi
gesti e le sue parole, le stava facendo capire di non arrendersi, di
non avere
paura ma di andare avanti. E lui ci sarebbe sempre stato.
Al suo
fianco, per tirare su il morale, per aiutarla, per consolarla, per
smuoverla,
per difenderla.
Tom era la
parte mancante della sua esistenza, il suo punto di forza.
E se non
fosse stato per lui, di sicuro Alex non avrebbe mai rincominciato a
sognare e a
lottare per qualcosa, come aveva fatto da quel giorno in cui
l’unico ragazzo
che le aveva rubato il cuore, le aveva dato le chiavi per
l’eterna felicità.