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Autore: Safriel    01/09/2010    1 recensioni
Vi siete mai chiesti come sarebbe stato Chuck Bass se solo avesse avuto una VERA madre? (dico vera perchè quella della serie è tutto fuorchè una madre...) bene, questa è la mia versione, spero gradirete.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bart Bass, Blair Waldorf, Chuck Bass, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era da giorni ormai che Chuck continuava a vedere il fantasma di suo padre dappertutto, credeva di essere diventato pazzo, di avere qualche malattia neurologica… suo padre era morto, non poteva vederlo! Giaceva senza vita tre metri sotto terra nella cappella di famiglia, e allora perché continuava a fissarlo dal biliardo con quello sguardo di rimprovero che aveva sempre dedicato solo a Chuck? Il giovane Bass continuava a fissarlo con il suo sguardo strafottente, di sfida “Tu sei morto!” continuava a ripetere buttando giù un bicchiere di scotch dopo l’altro, ma Bart restava lì, immobile, a fissarlo con il suo solito sguardo, Chuck si sentiva impazzire… cosa voleva? Era tornato dall’aldilà per tormentarlo? Scosse la testa appoggiandola alla spalliera del divano “Puoi dirmi almeno che cosa vuoi? Tanto al Palace non ci torno! E’ questo il mio Hotel!” continuava a ripetere, chiunque lo avrebbe visto parlare da solo, ma suo padre restava lì a guardarlo “Chuck…” finalmente aveva deciso di parlare, ma la porta si aprì, il ragazzo nemmeno si girò, ormai credeva di aver bevuto troppo e che quello fosse solo uno scherzo del suo cervello “Chuck quanti bicchieri ti sei fatto??” Allora la porta si era aperta davvero… La ragazza dai capelli castani con quella voce impertinente che Chuck avrebbe riconosciuto in mezzo ad altre mille entrò nella stanza “Blair saluta Bart” disse Chuck con voce barcollante guardando un punto nel vuoto, la ragazza lo guardò sgranando gli occhi “Bart saluta Blair” continuò con il suo sorriso alla Chuck Bass, Blair preoccupata si sedette accanto a lui e gli prese una mano “Chuck… la settimana prossima è il suo anniversario…” disse con quel tono che aveva solo con Chuck, guardandolo negli occhi “Tanto non ci vado” rispose il ragazzo sicuro di sé, si voltò verso il punto di prima, dove solo lui poteva vedere Bart che continuava a guardarlo con la solita espressione, quasi come fosse una statua di cera “Non guardarmi in quel modo! Ho detto che non ci vengo” disse deciso, a Blair sembrava che stesse solo guardando fuori dalla finestra, sospirò, aveva capito che era ubriaco, e che anche se non lo voleva ammettere nemmeno a sé stesso, dentro provava del dolore per la morte di suo padre. Strinse la sua mano più forte e la incrociò alla sua “Vado a fare un bagno caldo, vieni con me?” disse facendogli un sorriso caloroso come per farlo tornare in lui, Chuck scosse la testa “No” disse guardandosi le scarpe, Blair fece una smorfia ed entrò in bagno chiudendo la porta alle sue spalle “Chuck” lo chiamò di nuovo suo padre, il ragazzo si voltò con sguardo irritato “Mi parli solo se Blair non c’è?” chiese infastidito scuotendo la testa “Chuck, Blair ti sta rovinando” continuò suo padre con il suo tono da saggio che Chuck non aveva mai sopportato “Lo hai detto davvero oppure ho due allucinazioni contemporaneamente?” chiese in tono strafottente “Finirà per rovinare i tuoi affari, ti sta cambiando! Non vedi che da quando dici… “che la ami” ti sei come rammollito?” continuò suo padre, Chuck si irritava di più ad ogni parola “E tu cosa ne puoi sapere? Non hai mai amato nessuno oltre ai tuoi soldi, nemmeno me” gli rispose alzandosi e guardandolo con aria di sfida, Bart scosse la testa “Io ti ho voluto bene da quando sei venuto al mondo Chuck, e se ora sono tornato è solo per il tuo bene… lascia Blair” disse ancora una volta il signor Bass, il ragazzo non poteva crederci, stava succedendo davvero o era solo ubriaco? Eppure non aveva bevuto molto… 
***
Quelle “allucinazioni” andarono avanti tutta la settimana, Chuck stava come per impazzire, non riconosceva quasi più la realtà dall’illusione. Per colpa di suo padre litigava quasi ogni giorno con Blair, ma lei gli stava solo accanto, poteva essere quasi odiata dal suo ragazzo solo perché gli stava accanto nel momento del bisogno? Chuck non sapeva più a cosa credere, chi ascoltare, cosa fare… Anche Lily cercava di convincerlo ad andare sulla tomba di suo padre almeno al suo anniversario, ma lui era troppo testardo per dar retta a qualcuno e per via dei suoi modi di fare si era ritrovato quasi isolato, non voleva più parlare con nessuno, nemmeno con Blair, ma nonostante questo Bart restava sempre nella sua suite a fissarlo con il suo solito sguardo di rimprovero e a ripetergli che stava sbagliando tutto. 
Il giorno dell’anniversario Blair piombò nella suite del giovane Bass senza badare al fatto che lui l’aveva scacciata, senza badare al fatto che doveva avercela a morte con lui per come l’aveva trattata, senza badare a niente, lo fece e basta, lei era Blair Waldorf, lei era l’unica che riusciva a farlo ragionare. Chuck era seduto sul divano e giocherellava con un bicchiere vuoto, le gocce di scotch erano ancora annidate sul fondo, e ad ogni rotazione del polso del ragazzo disegnavano un cerchio color ambrato che non faceva mai in tempo a chiudersi che si apriva di nuovo, le gocce non erano abbastanza per disegnare un cerchio completo… Chuck fissava quel disegno astratto da ore senza alzare lo sguardo, senza pensare ad altro, ma la voce di Blair interruppe i movimenti circolari del suo polso “Chuck devi reagire” disse decisa mettendosi in piedi davanti a lui con le braccia incrociate, con quello sguardo deciso e un po’ imbronciato che solo lei sapeva fare e che la maggior parte delle volte dedicava solo a Chuck. Il ragazzo alzò lo sguardo, non aveva un’ espressione precisa disegnata in volto “Hai detto…?” disse la sua voce rauca e un po’ confusa, Blair non smetteva di fissarlo “Ho detto che devi reagire, stasera andremo al cimitero, che tu lo voglia o no” gli rispose squadrandolo, lui fece una risata isterica “Non ti abbattere Blair, ma il cabaret non fa per te” la ragazza sospirò alzando gli occhi al cielo “Non era una battuta, idiota” gli rispose prima di strappargli il bicchiere di mano “Ehi!! Non si usa chiedere?” ribattè Chuck infastidito alzandosi in piedi, poi sbuffò “Che sei venuta a fare Blair?” chiese mantenendo il suo tono acido “Te l’ho appena detto, ma se vuoi ti regalerò l’apparecchio dell’Amplifon sei hai problemi di udito” rispose la ragazza dai capelli castani “Oh ti prego non fare queste battute… le risate mi fanno male agli addominali” la prese in giro Chuck alzando gli occhi al cielo, Blair sbuffò “Vai a vestirti” disse indicando la camera da letto “Perché?” chiese Chuck incrociando le braccia “Perché andiamo a prenderti uno smoking” rispose Blair come se fosse ovvio, Chuck la fulminò “Ti ho detto che non ci vado, sei proprio tarda Blair!” si oppose tornando seduto sul divano, B lo guardò “Perché no?” chiese infine curiosa, Chuck non sapeva cosa rispondere… perché non voleva andarci? Non lo sapeva nemmeno lui, ma ora non poteva mollare, avrebbe perso, e Chuck Bass non perde mai “Perché si?” rispose facendo un’altra domanda a sua volta “Perché è tuo padre!” rispose Blair come se fosse ovvio, il ragazzo ridacchiò “Certo come no…” disse scuotendo la testa, Blair gli si sedette accanto “Perché se non lo fai starai ancora più male, perché lui è morto un anno fa e perché tu hai bisogno di andarci per salutarlo un ultima volta” non c’era niente da fare, Blair era Blair, nessuno poteva tenerle testa, le sue motivazioni colpivano sempre, così come le sue parole, le sue frasi, le sue frecciatine… “Non gli hai mai detto addio” continuò la ragazza appena scorse un minimo cedimento nell’espressione di Chuck “Lui è morto e tu non lo hai salutato” disse fissandolo negli occhi. Già, Chuck non lo aveva salutato, non gli aveva detto addio, per lui era come se non fosse morto, era solo partito per uno dei suoi viaggi d’ affari… forse per questo il fantasma di Bart lo aveva tormentato per tutta la settimana, forse doveva davvero salutarlo… 
Senza dire niente si alzò emettendo un rumoroso sospiro e andò a cambiarsi nella camera da letto, dove suo padre lo stava aspettando con le braccia incrociate, ma stavolta il suo sguardo non era di rimprovero, era soddisfatto “Ti hanno convinto finalmente…” disse annuendo “BLAIR mi ha convinto” sottolineò Chuck guardandolo male, Bart fece spallucce “Non fa differenza…” disse guardando fuori dalla finestra “Certo che no… la stessa Blair che volevi che lasciassi ti ha fatto un favore persino ora che sei morto, non fa differenza” disse Chuck infastidito, Bart si voltò, lo guardò con un sorriso di quelli che in genere i padri fanno ai figli e all’improvviso sparì, subito dopo bussarono alla porta della stanza “Chuck, tutto bene?” chiese Blair con un po’ di preoccupazione nella voce, lo aveva sentito parlare da solo “Si, ho sbattuto il piede contro lo spigolo e stavo ripassando il Vangelo, scommetto che il prete che mi fece catechismo sarebbe felice della mia preparazione sui Santi e sui Martiri…” rispose Chuck ridacchiando, Blair sospirò “Fa male alla tua anima” lo sgridò “Chuck Bass non ha un’anima” rispose il ragazzo quasi vantandosi. Quando fu pronto Blair lo accompagnò al cimitero, soddisfatta di essere finalmente riuscita a convincerlo, dopotutto lei era Blair Waldorf… e lui era Chuck Bass, erano Chuck e Blair, Blair e Chuck, niente di più, niente di meno, solo loro.
***
La donna con il foulard sulla testa piangeva sulla lapide fredda singhiozzando, stringendo tra le mani qualcosa che sembrava un medaglione, sedendosi davanti alla tomba del defunto Bart e accarezzandola come fosse un bambino, ma era buio, non si vedeva chi fosse, non le si vedeva la testa, né il vestito, solo la sagoma accennata nell’ombra. Chuck e Blair si fermarono davanti ad ella chiedendosi chi fosse, perché stesse piangendo Bart il giorno del suo anniversario, la donna si voltò, il suo sguardo incontrò quello di Chuck, quello sguardo così familiare… i due si fissarono per un tempo che sembrava non finire mai, poi la donna si voltò e scappò via, perdendo però il medaglione che cadde proprio sulla tomba di Bart “Aspetta!” la chiamò Chuck rincorrendola, ma era troppo buio, così tornò alla tomba di Bart e prese in mano il medaglione, era aperto “Cos’è?” chiese Blair avvicinandosi, ma Chuck non rispose, era troppo sconcertato, fissò la foto nel medaglione ad occhi sgranati “No… non è possibile…” continuava a ripetere “Cosa non è possibile? Chuck?” chiese Blair scuotendolo, il ragazzo sembrava in trance, B abbassò lo sguardo sul medaglione che Chuck stringeva tra le mani e glielo sfilò, il ragazzo continuava a guardare nel vuoto ripetendo le stesse parole ma Blair continuava a non capire, dopotutto nel medaglione c’era solo la foto di una donna che teneva in braccio un bambino “Chuck?” disse B per l’ennesima volta, finalmente il giovane Bass alzò lo sguardo per poterla guardare negli occhi “Il bambino della foto sono io” disse serio fissando Blair, ora anche i suoi occhi erano sgranati “E la donna… è mia madre” continuò con un tono di voce diverso, che non gli apparteneva, Blair non glielo aveva mai sentito “Come fai a saperlo?” le venne spontaneo chiedergli, Chuck prese il medaglione e lo aprì tirando fuori la foto “Guarda…” disse prendendo in mano la foto, una piccola parte era piegata, la girò, e anche Bart apparve accanto alla donna e al bambino che sorridevano all’ obiettivo “Bart ha una copia di questa foto nella cassaforte… ma la parte di mia madre è strappata… disse che la strappò Jack quando morì per “non farlo soffrire ” … tsè” spiegò il ragazzo imitando la voce di Bart, Blair fece capolino sul medaglione “C’è una scritta… Per Eveline, con amore” disse guardando l’incisione, Chuck contorse le labbra, quasi come se fosse commosso, ma sua madre era morta, non poteva essere quella donna… anche Bart era morto, eppure lo aveva visto… ma quella donna era stata vista anche da Blair, quindi era vera, era viva, ma qual’era la sua identità? Chi era? E cosa ci faceva sulla tomba di Bart? E perché aveva una foto di Chuck e sua madre? E poi quel medaglione era sicuramente di sua madre, Chuck sapeva che si chiamava Eveline, ma perché lo aveva quella donna? Forse era una sorella di Eveline… quante domande senza risposta, Bart non gli aveva mai detto niente su sua madre, solo che era morta partorendolo, che lui l’aveva uccisa, e che si chiamava Eveline, questo era tutto quello che sapeva sulla donna che lo aveva messo al mondo “Torniamo a casa” Blair ruppe il silenzio cingendogli una spalla e spingendolo verso la limousine che li attendeva oltre il cancello. Per tutta la sera Chuck non emise parola e Blair non fece nulla per farlo parlare, la notte non dormì, non faceva altro che provare a ricordare il volto della donna al cimitero, si aggrappava alla speranza che fosse lei, la donna della foto, sua madre, ma non l’aveva vista, il buio la avvolgeva, poi un rumore interruppe i suoi pensieri, un fruscio e dei passi svelti che si allontanavano… Chuck corse verso la porta e per terra vide un foglietto, era una lettera
Caro Charles,
Dopo diciannove anni oggi finalmente ho potuto rivedere il tuo volto, i tuoi occhi, la tua espressione di meraviglia che avevi il giorno in cui sei nato. Avevo sempre immaginato come saresti diventato una volta cresciuto, così, come sei adesso, il figlio più bello che una madre possa desiderare. Sapevo che eri tu stasera al cimitero, che eri venuto a piangere il tuo defunto padre, ma anche se lo sapevo appena ti ho visto ho sentito come una voce che mi sussurrava “Eccolo, è lui, è Charles” e i miei occhi si sono riempiti di lacrime nel guardare quel bambino che ora è un uomo, ma che nonostante sia cresciuto ha mantenuto quell’espressione che aveva appena nato, quegli occhi vispi e accesi che credono di sapere tutto, che studiano attentamente tutto ciò che li circonda, che devono sempre avere tutto sotto controllo. Non voglio arrivare dopo tutto questo tempo e fare la parte di quella che sa tutto perché purtroppo, per colpa mia, non so nulla di te Charles, ma sei il mio bambino, sangue del mio sangue, e anche se ho sbagliato resterai per sempre parte di me. Spero che un giorno mi perdonerai per quello che ho fatto, e se per caso volessi darmi un’altra possibilità… ho una stanza al Palace, chiedi di Elizabeth Fisher, io ti aspetterò.
Con amore, mamma
Non poteva credere al contenuto di quella lettera… sua madre era morta, non poteva essere lei! Quella doveva essere sicuramente un’impostora che voleva prendersi gioco di lui, il giorno dopo sarebbe andato a parlare con questa donna per capire meglio, adesso doveva solo riposare. Tornò in camera da letto e istintivamente abbracciò Blair che dormiva, la strinse forte e le baciò la spalla, tanto intensamente da svegliarla “Chuck?” chiese lei con voce assonnata girandosi lentamente per guardarlo, era stato distante questa settimana, era stato silenzioso una volta tornati dal cimitero, e lei ora era felice di vederlo accanto a lei, di vedere il solito Chuck, il Chuck che Blair conosceva, che anche se era arrabbiato col mondo intero restava sempre dolce e passionale con lei, lei che era la sua principessa. Chuck non rispose, la abbracciò e si mise a fissare il soffitto con fare pensieroso, stringeva ancora la lettera in una mano “Cos’è?” chiese Blair prendendo il foglietto, non le sfuggiva mai niente “Non lo so” rispose Chuck, sembrava un bambino smarrito, ed era strano vederlo così, Chuck non era mai smarrito, Chuck sapeva sempre cosa fare, come comportarsi, come reagire, proprio come Blair “Posso leggere?” chiese la ragazza spostando dal suo viso un boccolo color cioccolato, Chuck la guardò e annuì, così B iniziò a leggere il contenuto della lettera e ad ogni parola restava sempre più sorpresa, sgranava sempre di più gli occhi. Quando finì di leggere guardò Chuck con uno sguardo interrogativo “Mia madre è morta, Blair” rispose lui alla domanda che la ragazza aveva formulato nella sua mente, Blair abbassò lo sguardo, non sapeva come rispondere, come comportarsi… si avvicinò a Chuck e gli diede un bacio tenero e pieno di dolcezza “Dormi, ci penseremo domani” disse posando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi.
***
Naturalmente Chuck Bass quella notte non dormì, restò tutto il tempo ad abbracciare la sua Blair e a fissare il soffitto come se avesse potuto dargli una risposta. Si sentì come liberato quando scorse i primi raggi del sole filtrare dalla finestra, non perse tempo per alzarsi, farsi una doccia e vestirsi, stranamente anziché fare colazione con un buon bicchiere di scotch bevve del caffè in cucina, poi iniziò ad andare avanti e indietro per il salotto in attesa di un orario civile per far visita ad una donna. Blair dormiva ancora e lui non aveva intenzione di svegliarla, non voleva scomodarla per una questione che non la riguardava, ma soprattutto era convinto che quella fosse una faccenda che doveva risolvere da solo. Alle 8.30 Chuck Bass lasciò la sua suite dell’ Empire per dirigersi al vecchio Hotel Palace, l’ hotel dove aveva sempre vissuto, l’ hotel che una volta era di Bart e che ora apparteneva a Lily. Sperò con tutto sé stesso di non incontrare nessuno una volta entrato… non Lily, non Serena, non Rufus, non Jenny Humphrey, voleva solo chiedere di Elizabeth Fisher e parlarci una volta per tutte. L’ uomo della Reception lo indirizzò nella stanza della donna, Chuck aspettò un po’ prima di bussare… cosa avrebbe detto una volta che la porta si sarebbe aperta? Come avrebbe reagito a vedere la donna che poteva essere al 50% sua madre e al 50% un’ impostora? Mentre faceva tutti questi pensieri bussò senza nemmeno accorgersene, e ora cosa avrebbe detto? Una donna ben curata aprì la porta e non appena lo vide gli sorrise, stava per parlare ma Chuck fu più veloce “Io sono Chuck Bass” disse con il suo solito tono di voce, che stupido era stato… ovvio che doveva dire quella frase appena la porta si sarebbe aperta, cos’ altro avrebbe potuto dire? Subito dopo si rese conto della somiglianza di quella donna che aveva davanti con la donna della foto… ma allora… no, non era possibile, sua madre era morta e Bart non aveva motivo di inventare quella storia. Elizabeth Fisher fece un sorriso più grande “Lo so” rispose facendogli cenno di entrare, Chuck entrò nella stanza a testa alta, quando la donna chiuse la porta la guardò “Mia madre è morta” disse secco più a sé stesso che a lei guardandola negli occhi, come per convincersi che non poteva essere reale, la donna sembrò esserci rimasta male “E anche se tu fossi lei… lei si chiamava Eveline, non Elizabeth” continuò Chuck, la donna lo guardò a sua volta “Io mi chiamo Eveline, ma non potevo registrare la stanza con quel nome” disse sedendosi sul divano, Chuck la imitò e la guardò come per esaminarla “E perché no?” chiese fissandola “Se l’avessi presa a nome di Eveline Fisher, Jack se ne sarebbe accorto e mi avrebbe impedito di vederti” Jack? Jack?? Cosa diamine c’entrava Jack adesso?? E lei come faceva a conoscerlo?? Ah giusto, lei era sua madre… in teoria… Chuck la guardò un po’ confuso “Quando dici “Jack” intendi quel brav uomo di mio zio?” chiese sarcastico alzando un sopracciglio, Eveline annuì “Si… lui e Bart non volevano farmi avvicinare a te… dopo che me ne sono andata… Oh Charles tu non puoi immaginare di quanto mi sia pentita di quella scelta, di quanto abbia sentito la tua mancanza giorno dopo giorno” rispose la donna, Chuck sapeva che l’unica persona che lo chiamava “Charles” era sua madre… e quella donna le somigliava così tanto… sia alla donna della foto, sia a lui, avevano gli stessi occhi, lo stesso colore di capelli… ma Chuck non voleva dare cenni di debolezza “E come mai ti sei ricordata di me 20 anni dopo avermi partorito?” chiese strafottente “Perché non ti sei ricordata di me ai miei compleanni? Al mio primo giorno di scuola? Al mio primo amore? Alla mia prima cotta? Perché ti ricordi di me adesso? Hai bisogno di soldi?” gli venne spontaneo chiederle, scopriva che sua madre era viva e si faceva vedere da lui per la prima volta solo perché probabilmente le serviva qualcosa… se così fosse stato l’avrebbe terribilmente ferito, ma ovviamente non lo avrebbe mai ammesso, né dato a vedere. Eveline lo guardò con un’espressione addolorata “Come puoi pensare che io mi faccia viva per chiedere dei soldi a mio figlio? Prima non potevo, Bart mi minacciava, e dopo che è morto sono dovuta fuggire da Jack, ma non mi importa più nulla delle sue minacce, io devo stare con mio figlio!” disse determinata, si alzò dal divano e andò verso il comò per prendere qualcosa, Chuck la seguiva attentamente con lo sguardo, seguiva ogni suo movimento, immaginava che forse poteva finalmente avere una famiglia, ma non poteva fidarsi così su due piedi, dopotutto non aveva prove, prima di fidarsi completamente doveva avere delle certezze. Eveline si sedette accanto a Chuck e gli mostrò tantissime foto di lui da piccolo, con lei e Bart “Spero mi crederai…” disse facendogliele vedere una ad una, poi prese la sua carta d’identità “Nel caso in cui tu non credessi al mio nome…” disse mostrandogliela, si, era proprio lei… Chuck sentì gli occhi diventargli lucidi, ma si trattenne, lui non piangeva mai, sapeva come mascherarlo, ma Eveline al suo contrario scoppiò in mille singhiozzi “Mi dispiace, mi dispiace così tanto, lo so che ho sbagliato, ma ti prego Charles dammi un’altra possibilità” chiese disperatamente guardandolo, Chuck non riuscì a trattenersi e l’abbracciò forte affondando la testa nella sua spalla, adesso anche lui aveva una mamma, una mamma che gli voleva bene, una mamma su cui poteva sempre contare, una mamma che non lo avrebbe mai più lasciato. Non disse niente Chuck Bass, lui non esprimeva mai i suoi sentimenti e i suoi stati d’animo con le parole, gli bastavano i gesti, e sapeva che sua madre avrebbe capito cosa provava e cosa pensava in quel momento “Bentornata mamma”.

Era da giorni ormai che Chuck continuava a vedere il fantasma di suo padre dappertutto, credeva di essere diventato pazzo, di avere qualche malattia neurologica… suo padre era morto, non poteva vederlo! Giaceva senza vita tre metri sotto terra nella cappella di famiglia, e allora perché continuava a fissarlo dal biliardo con quello sguardo di rimprovero che aveva sempre dedicato solo a Chuck? Il giovane Bass continuava a fissarlo con il suo sguardo strafottente, di sfida “Tu sei morto!” continuava a ripetere buttando giù un bicchiere di scotch dopo l’altro, ma Bart restava lì, immobile, a fissarlo con il suo solito sguardo, Chuck si sentiva impazzire… cosa voleva? Era tornato dall’aldilà per tormentarlo? Scosse la testa appoggiandola alla spalliera del divano “Puoi dirmi almeno che cosa vuoi? Tanto al Palace non ci torno! E’ questo il mio Hotel!” continuava a ripetere, chiunque lo avrebbe visto parlare da solo, ma suo padre restava lì a guardarlo “Chuck…” finalmente aveva deciso di parlare, ma la porta si aprì, il ragazzo nemmeno si girò, ormai credeva di aver bevuto troppo e che quello fosse solo uno scherzo del suo cervello “Chuck quanti bicchieri ti sei fatto??” Allora la porta si era aperta davvero… La ragazza dai capelli castani con quella voce impertinente che Chuck avrebbe riconosciuto in mezzo ad altre mille entrò nella stanza “Blair saluta Bart” disse Chuck con voce barcollante guardando un punto nel vuoto, la ragazza lo guardò sgranando gli occhi “Bart saluta Blair” continuò con il suo sorriso alla Chuck Bass, Blair preoccupata si sedette accanto a lui e gli prese una mano “Chuck… la settimana prossima è il suo anniversario…” disse con quel tono che aveva solo con Chuck, guardandolo negli occhi “Tanto non ci vado” rispose il ragazzo sicuro di sé, si voltò verso il punto di prima, dove solo lui poteva vedere Bart che continuava a guardarlo con la solita espressione, quasi come fosse una statua di cera “Non guardarmi in quel modo! Ho detto che non ci vengo” disse deciso, a Blair sembrava che stesse solo guardando fuori dalla finestra, sospirò, aveva capito che era ubriaco, e che anche se non lo voleva ammettere nemmeno a sé stesso, dentro provava del dolore per la morte di suo padre. Strinse la sua mano più forte e la incrociò alla sua “Vado a fare un bagno caldo, vieni con me?” disse facendogli un sorriso caloroso come per farlo tornare in lui, Chuck scosse la testa “No” disse guardandosi le scarpe, Blair fece una smorfia ed entrò in bagno chiudendo la porta alle sue spalle “Chuck” lo chiamò di nuovo suo padre, il ragazzo si voltò con sguardo irritato “Mi parli solo se Blair non c’è?” chiese infastidito scuotendo la testa “Chuck, Blair ti sta rovinando” continuò suo padre con il suo tono da saggio che Chuck non aveva mai sopportato “Lo hai detto davvero oppure ho due allucinazioni contemporaneamente?” chiese in tono strafottente “Finirà per rovinare i tuoi affari, ti sta cambiando! Non vedi che da quando dici… “che la ami” ti sei come rammollito?” continuò suo padre, Chuck si irritava di più ad ogni parola “E tu cosa ne puoi sapere? Non hai mai amato nessuno oltre ai tuoi soldi, nemmeno me” gli rispose alzandosi e guardandolo con aria di sfida, Bart scosse la testa “Io ti ho voluto bene da quando sei venuto al mondo Chuck, e se ora sono tornato è solo per il tuo bene… lascia Blair” disse ancora una volta il signor Bass, il ragazzo non poteva crederci, stava succedendo davvero o era solo ubriaco? Eppure non aveva bevuto molto… 
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Quelle “allucinazioni” andarono avanti tutta la settimana, Chuck stava come per impazzire, non riconosceva quasi più la realtà dall’illusione. Per colpa di suo padre litigava quasi ogni giorno con Blair, ma lei gli stava solo accanto, poteva essere quasi odiata dal suo ragazzo solo perché gli stava accanto nel momento del bisogno? Chuck non sapeva più a cosa credere, chi ascoltare, cosa fare… Anche Lily cercava di convincerlo ad andare sulla tomba di suo padre almeno al suo anniversario, ma lui era troppo testardo per dar retta a qualcuno e per via dei suoi modi di fare si era ritrovato quasi isolato, non voleva più parlare con nessuno, nemmeno con Blair, ma nonostante questo Bart restava sempre nella sua suite a fissarlo con il suo solito sguardo di rimprovero e a ripetergli che stava sbagliando tutto. Il giorno dell’anniversario Blair piombò nella suite del giovane Bass senza badare al fatto che lui l’aveva scacciata, senza badare al fatto che doveva avercela a morte con lui per come l’aveva trattata, senza badare a niente, lo fece e basta, lei era Blair Waldorf, lei era l’unica che riusciva a farlo ragionare. Chuck era seduto sul divano e giocherellava con un bicchiere vuoto, le gocce di scotch erano ancora annidate sul fondo, e ad ogni rotazione del polso del ragazzo disegnavano un cerchio color ambrato che non faceva mai in tempo a chiudersi che si apriva di nuovo, le gocce non erano abbastanza per disegnare un cerchio completo… Chuck fissava quel disegno astratto da ore senza alzare lo sguardo, senza pensare ad altro, ma la voce di Blair interruppe i movimenti circolari del suo polso “Chuck devi reagire” disse decisa mettendosi in piedi davanti a lui con le braccia incrociate, con quello sguardo deciso e un po’ imbronciato che solo lei sapeva fare e che la maggior parte delle volte dedicava solo a Chuck. Il ragazzo alzò lo sguardo, non aveva un’ espressione precisa disegnata in volto “Hai detto…?” disse la sua voce rauca e un po’ confusa, Blair non smetteva di fissarlo “Ho detto che devi reagire, stasera andremo al cimitero, che tu lo voglia o no” gli rispose squadrandolo, lui fece una risata isterica “Non ti abbattere Blair, ma il cabaret non fa per te” la ragazza sospirò alzando gli occhi al cielo “Non era una battuta, idiota” gli rispose prima di strappargli il bicchiere di mano “Ehi!! Non si usa chiedere?” ribattè Chuck infastidito alzandosi in piedi, poi sbuffò “Che sei venuta a fare Blair?” chiese mantenendo il suo tono acido “Te l’ho appena detto, ma se vuoi ti regalerò l’apparecchio dell’Amplifon sei hai problemi di udito” rispose la ragazza dai capelli castani “Oh ti prego non fare queste battute… le risate mi fanno male agli addominali” la prese in giro Chuck alzando gli occhi al cielo, Blair sbuffò “Vai a vestirti” disse indicando la camera da letto “Perché?” chiese Chuck incrociando le braccia “Perché andiamo a prenderti uno smoking” rispose Blair come se fosse ovvio, Chuck la fulminò “Ti ho detto che non ci vado, sei proprio tarda Blair!” si oppose tornando seduto sul divano, B lo guardò “Perché no?” chiese infine curiosa, Chuck non sapeva cosa rispondere… perché non voleva andarci? Non lo sapeva nemmeno lui, ma ora non poteva mollare, avrebbe perso, e Chuck Bass non perde mai “Perché si?” rispose facendo un’altra domanda a sua volta “Perché è tuo padre!” rispose Blair come se fosse ovvio, il ragazzo ridacchiò “Certo come no…” disse scuotendo la testa, Blair gli si sedette accanto “Perché se non lo fai starai ancora più male, perché lui è morto un anno fa e perché tu hai bisogno di andarci per salutarlo un ultima volta” non c’era niente da fare, Blair era Blair, nessuno poteva tenerle testa, le sue motivazioni colpivano sempre, così come le sue parole, le sue frasi, le sue frecciatine… “Non gli hai mai detto addio” continuò la ragazza appena scorse un minimo cedimento nell’espressione di Chuck “Lui è morto e tu non lo hai salutato” disse fissandolo negli occhi. Già, Chuck non lo aveva salutato, non gli aveva detto addio, per lui era come se non fosse morto, era solo partito per uno dei suoi viaggi d’ affari… forse per questo il fantasma di Bart lo aveva tormentato per tutta la settimana, forse doveva davvero salutarlo… Senza dire niente si alzò emettendo un rumoroso sospiro e andò a cambiarsi nella camera da letto, dove suo padre lo stava aspettando con le braccia incrociate, ma stavolta il suo sguardo non era di rimprovero, era soddisfatto “Ti hanno convinto finalmente…” disse annuendo “BLAIR mi ha convinto” sottolineò Chuck guardandolo male, Bart fece spallucce “Non fa differenza…” disse guardando fuori dalla finestra “Certo che no… la stessa Blair che volevi che lasciassi ti ha fatto un favore persino ora che sei morto, non fa differenza” disse Chuck infastidito, Bart si voltò, lo guardò con un sorriso di quelli che in genere i padri fanno ai figli e all’improvviso sparì, subito dopo bussarono alla porta della stanza “Chuck, tutto bene?” chiese Blair con un po’ di preoccupazione nella voce, lo aveva sentito parlare da solo “Si, ho sbattuto il piede contro lo spigolo e stavo ripassando il Vangelo, scommetto che il prete che mi fece catechismo sarebbe felice della mia preparazione sui Santi e sui Martiri…” rispose Chuck ridacchiando, Blair sospirò “Fa male alla tua anima” lo sgridò “Chuck Bass non ha un’anima” rispose il ragazzo quasi vantandosi. Quando fu pronto Blair lo accompagnò al cimitero, soddisfatta di essere finalmente riuscita a convincerlo, dopotutto lei era Blair Waldorf… e lui era Chuck Bass, erano Chuck e Blair, Blair e Chuck, niente di più, niente di meno, solo loro.
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La donna con il foulard sulla testa piangeva sulla lapide fredda singhiozzando, stringendo tra le mani qualcosa che sembrava un medaglione, sedendosi davanti alla tomba del defunto Bart e accarezzandola come fosse un bambino, ma era buio, non si vedeva chi fosse, non le si vedeva la testa, né il vestito, solo la sagoma accennata nell’ombra. Chuck e Blair si fermarono davanti ad ella chiedendosi chi fosse, perché stesse piangendo Bart il giorno del suo anniversario, la donna si voltò, il suo sguardo incontrò quello di Chuck, quello sguardo così familiare… i due si fissarono per un tempo che sembrava non finire mai, poi la donna si voltò e scappò via, perdendo però il medaglione che cadde proprio sulla tomba di Bart “Aspetta!” la chiamò Chuck rincorrendola, ma era troppo buio, così tornò alla tomba di Bart e prese in mano il medaglione, era aperto “Cos’è?” chiese Blair avvicinandosi, ma Chuck non rispose, era troppo sconcertato, fissò la foto nel medaglione ad occhi sgranati “No… non è possibile…” continuava a ripetere “Cosa non è possibile? Chuck?” chiese Blair scuotendolo, il ragazzo sembrava in trance, B abbassò lo sguardo sul medaglione che Chuck stringeva tra le mani e glielo sfilò, il ragazzo continuava a guardare nel vuoto ripetendo le stesse parole ma Blair continuava a non capire, dopotutto nel medaglione c’era solo la foto di una donna che teneva in braccio un bambino “Chuck?” disse B per l’ennesima volta, finalmente il giovane Bass alzò lo sguardo per poterla guardare negli occhi “Il bambino della foto sono io” disse serio fissando Blair, ora anche i suoi occhi erano sgranati “E la donna… è mia madre” continuò con un tono di voce diverso, che non gli apparteneva, Blair non glielo aveva mai sentito “Come fai a saperlo?” le venne spontaneo chiedergli, Chuck prese il medaglione e lo aprì tirando fuori la foto “Guarda…” disse prendendo in mano la foto, una piccola parte era piegata, la girò, e anche Bart apparve accanto alla donna e al bambino che sorridevano all’ obiettivo “Bart ha una copia di questa foto nella cassaforte… ma la parte di mia madre è strappata… disse che la strappò Jack quando morì per “non farlo soffrire ” … tsè” spiegò il ragazzo imitando la voce di Bart, Blair fece capolino sul medaglione “C’è una scritta… Per Eveline, con amore” disse guardando l’incisione, Chuck contorse le labbra, quasi come se fosse commosso, ma sua madre era morta, non poteva essere quella donna… anche Bart era morto, eppure lo aveva visto… ma quella donna era stata vista anche da Blair, quindi era vera, era viva, ma qual’era la sua identità? Chi era? E cosa ci faceva sulla tomba di Bart? E perché aveva una foto di Chuck e sua madre? E poi quel medaglione era sicuramente di sua madre, Chuck sapeva che si chiamava Eveline, ma perché lo aveva quella donna? Forse era una sorella di Eveline… quante domande senza risposta, Bart non gli aveva mai detto niente su sua madre, solo che era morta partorendolo, che lui l’aveva uccisa, e che si chiamava Eveline, questo era tutto quello che sapeva sulla donna che lo aveva messo al mondo “Torniamo a casa” Blair ruppe il silenzio cingendogli una spalla e spingendolo verso la limousine che li attendeva oltre il cancello. Per tutta la sera Chuck non emise parola e Blair non fece nulla per farlo parlare, la notte non dormì, non faceva altro che provare a ricordare il volto della donna al cimitero, si aggrappava alla speranza che fosse lei, la donna della foto, sua madre, ma non l’aveva vista, il buio la avvolgeva, poi un rumore interruppe i suoi pensieri, un fruscio e dei passi svelti che si allontanavano… Chuck corse verso la porta e per terra vide un foglietto, era una lettera


Caro Charles,Dopo diciannove anni oggi finalmente ho potuto rivedere il tuo volto, i tuoi occhi, la tua espressione di meraviglia che avevi il giorno in cui sei nato. Avevo sempre immaginato come saresti diventato una volta cresciuto, così, come sei adesso, il figlio più bello che una madre possa desiderare. Sapevo che eri tu stasera al cimitero, che eri venuto a piangere il tuo defunto padre, ma anche se lo sapevo appena ti ho visto ho sentito come una voce che mi sussurrava “Eccolo, è lui, è Charles” e i miei occhi si sono riempiti di lacrime nel guardare quel bambino che ora è un uomo, ma che nonostante sia cresciuto ha mantenuto quell’espressione che aveva appena nato, quegli occhi vispi e accesi che credono di sapere tutto, che studiano attentamente tutto ciò che li circonda, che devono sempre avere tutto sotto controllo. Non voglio arrivare dopo tutto questo tempo e fare la parte di quella che sa tutto perché purtroppo, per colpa mia, non so nulla di te Charles, ma sei il mio bambino, sangue del mio sangue, e anche se ho sbagliato resterai per sempre parte di me. Spero che un giorno mi perdonerai per quello che ho fatto, e se per caso volessi darmi un’altra possibilità… ho una stanza al Palace, chiedi di Elizabeth Fisher, io ti aspetterò.
Con amore, mamma


Non poteva credere al contenuto di quella lettera… sua madre era morta, non poteva essere lei! Quella doveva essere sicuramente un’impostora che voleva prendersi gioco di lui, il giorno dopo sarebbe andato a parlare con questa donna per capire meglio, adesso doveva solo riposare. Tornò in camera da letto e istintivamente abbracciò Blair che dormiva, la strinse forte e le baciò la spalla, tanto intensamente da svegliarla “Chuck?” chiese lei con voce assonnata girandosi lentamente per guardarlo, era stato distante questa settimana, era stato silenzioso una volta tornati dal cimitero, e lei ora era felice di vederlo accanto a lei, di vedere il solito Chuck, il Chuck che Blair conosceva, che anche se era arrabbiato col mondo intero restava sempre dolce e passionale con lei, lei che era la sua principessa. Chuck non rispose, la abbracciò e si mise a fissare il soffitto con fare pensieroso, stringeva ancora la lettera in una mano “Cos’è?” chiese Blair prendendo il foglietto, non le sfuggiva mai niente “Non lo so” rispose Chuck, sembrava un bambino smarrito, ed era strano vederlo così, Chuck non era mai smarrito, Chuck sapeva sempre cosa fare, come comportarsi, come reagire, proprio come Blair “Posso leggere?” chiese la ragazza spostando dal suo viso un boccolo color cioccolato, Chuck la guardò e annuì, così B iniziò a leggere il contenuto della lettera e ad ogni parola restava sempre più sorpresa, sgranava sempre di più gli occhi. Quando finì di leggere guardò Chuck con uno sguardo interrogativo “Mia madre è morta, Blair” rispose lui alla domanda che la ragazza aveva formulato nella sua mente, Blair abbassò lo sguardo, non sapeva come rispondere, come comportarsi… si avvicinò a Chuck e gli diede un bacio tenero e pieno di dolcezza “Dormi, ci penseremo domani” disse posando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi.
***
Naturalmente Chuck Bass quella notte non dormì, restò tutto il tempo ad abbracciare la sua Blair e a fissare il soffitto come se avesse potuto dargli una risposta. Si sentì come liberato quando scorse i primi raggi del sole filtrare dalla finestra, non perse tempo per alzarsi, farsi una doccia e vestirsi, stranamente anziché fare colazione con un buon bicchiere di scotch bevve del caffè in cucina, poi iniziò ad andare avanti e indietro per il salotto in attesa di un orario civile per far visita ad una donna. Blair dormiva ancora e lui non aveva intenzione di svegliarla, non voleva scomodarla per una questione che non la riguardava, ma soprattutto era convinto che quella fosse una faccenda che doveva risolvere da solo. Alle 8.30 Chuck Bass lasciò la sua suite dell’ Empire per dirigersi al vecchio Hotel Palace, l’ hotel dove aveva sempre vissuto, l’ hotel che una volta era di Bart e che ora apparteneva a Lily. Sperò con tutto sé stesso di non incontrare nessuno una volta entrato… non Lily, non Serena, non Rufus, non Jenny Humphrey, voleva solo chiedere di Elizabeth Fisher e parlarci una volta per tutte. L’ uomo della Reception lo indirizzò nella stanza della donna, Chuck aspettò un po’ prima di bussare… cosa avrebbe detto una volta che la porta si sarebbe aperta? Come avrebbe reagito a vedere la donna che poteva essere al 50% sua madre e al 50% un’ impostora? Mentre faceva tutti questi pensieri bussò senza nemmeno accorgersene, e ora cosa avrebbe detto? Una donna ben curata aprì la porta e non appena lo vide gli sorrise, stava per parlare ma Chuck fu più veloce “Io sono Chuck Bass” disse con il suo solito tono di voce, che stupido era stato… ovvio che doveva dire quella frase appena la porta si sarebbe aperta, cos’ altro avrebbe potuto dire? Subito dopo si rese conto della somiglianza di quella donna che aveva davanti con la donna della foto… ma allora… no, non era possibile, sua madre era morta e Bart non aveva motivo di inventare quella storia. Elizabeth Fisher fece un sorriso più grande “Lo so” rispose facendogli cenno di entrare, Chuck entrò nella stanza a testa alta, quando la donna chiuse la porta la guardò “Mia madre è morta” disse secco più a sé stesso che a lei guardandola negli occhi, come per convincersi che non poteva essere reale, la donna sembrò esserci rimasta male “E anche se tu fossi lei… lei si chiamava Eveline, non Elizabeth” continuò Chuck, la donna lo guardò a sua volta “Io mi chiamo Eveline, ma non potevo registrare la stanza con quel nome” disse sedendosi sul divano, Chuck la imitò e la guardò come per esaminarla “E perché no?” chiese fissandola “Se l’avessi presa a nome di Eveline Fisher, Jack se ne sarebbe accorto e mi avrebbe impedito di vederti” Jack? Jack?? Cosa diamine c’entrava Jack adesso?? E lei come faceva a conoscerlo?? Ah giusto, lei era sua madre… in teoria… Chuck la guardò un po’ confuso “Quando dici “Jack” intendi quel brav uomo di mio zio?” chiese sarcastico alzando un sopracciglio, Eveline annuì “Si… lui e Bart non volevano farmi avvicinare a te… dopo che me ne sono andata… Oh Charles tu non puoi immaginare di quanto mi sia pentita di quella scelta, di quanto abbia sentito la tua mancanza giorno dopo giorno” rispose la donna, Chuck sapeva che l’unica persona che lo chiamava “Charles” era sua madre… e quella donna le somigliava così tanto… sia alla donna della foto, sia a lui, avevano gli stessi occhi, lo stesso colore di capelli… ma Chuck non voleva dare cenni di debolezza “E come mai ti sei ricordata di me 20 anni dopo avermi partorito?” chiese strafottente “Perché non ti sei ricordata di me ai miei compleanni? Al mio primo giorno di scuola? Al mio primo amore? Alla mia prima cotta? Perché ti ricordi di me adesso? Hai bisogno di soldi?” gli venne spontaneo chiederle, scopriva che sua madre era viva e si faceva vedere da lui per la prima volta solo perché probabilmente le serviva qualcosa… se così fosse stato l’avrebbe terribilmente ferito, ma ovviamente non lo avrebbe mai ammesso, né dato a vedere. Eveline lo guardò con un’espressione addolorata “Come puoi pensare che io mi faccia viva per chiedere dei soldi a mio figlio? Prima non potevo, Bart mi minacciava, e dopo che è morto sono dovuta fuggire da Jack, ma non mi importa più nulla delle sue minacce, io devo stare con mio figlio!” disse determinata, si alzò dal divano e andò verso il comò per prendere qualcosa, Chuck la seguiva attentamente con lo sguardo, seguiva ogni suo movimento, immaginava che forse poteva finalmente avere una famiglia, ma non poteva fidarsi così su due piedi, dopotutto non aveva prove, prima di fidarsi completamente doveva avere delle certezze. Eveline si sedette accanto a Chuck e gli mostrò tantissime foto di lui da piccolo, con lei e Bart “Spero mi crederai…” disse facendogliele vedere una ad una, poi prese la sua carta d’identità “Nel caso in cui tu non credessi al mio nome…” disse mostrandogliela, si, era proprio lei… Chuck sentì gli occhi diventargli lucidi, ma si trattenne, lui non piangeva mai, sapeva come mascherarlo, ma Eveline al suo contrario scoppiò in mille singhiozzi “Mi dispiace, mi dispiace così tanto, lo so che ho sbagliato, ma ti prego Charles dammi un’altra possibilità” chiese disperatamente guardandolo, Chuck non riuscì a trattenersi e l’abbracciò forte affondando la testa nella sua spalla, adesso anche lui aveva una mamma, una mamma che gli voleva bene, una mamma su cui poteva sempre contare, una mamma che non lo avrebbe mai più lasciato. Non disse niente Chuck Bass, lui non esprimeva mai i suoi sentimenti e i suoi stati d’animo con le parole, gli bastavano i gesti, e sapeva che sua madre avrebbe capito cosa provava e cosa pensava in quel momento “Bentornata mamma”.

   
 
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