Nei miei sogni.
Quattro
mesi.
Centoventidue
giorni. Duemilanovecentoventotto ore.
Non
appena tutto si accese di rosso,
vidi la tua vita terminare sullo schermo illuminato della
televisione. Una notizia data troppo distrattamente, non ti hanno
reso giustizia.
Quando
i riflettori si spensero, il mio cuore tacque per qualche istante. Il
battito riprese dopo pochi secondi, ma la breve pausa che non aveva
provocato in me una morte fisica, lasciò un vuoto tale nel
mio
petto che divenne possibile intravedere il dolore che, tuttora,
è
immagine di una distruzione morale e mentale. Il riposo eterno
dell'amore che provavamo l'uno per l'altra.
Quanti minuti?
Non
tornerai più a casa, vero? Non so se riuscirò
davvero
ad aspettarti per così tanto tempo. Non faccio altro che
chiedermi cosa dovrei fare per vederti ancora una volta, per poter
ritrovare il sorriso gentile che mi aveva affascinata al nostro primo
incontro; intento a leggere una rivista di auto seduto al banco
accanto al mio, a scuola, circondato dai tuoi amici – tutti
ti
volevano bene.
Odio
il finale di questa storia. Tutto sembrava essere iniziato con una
scena meravigliosa, da film: le tue labbra screpolate che timidamente
sfioravano le mie.
Quattro mesi fa avrei reagito nel sentire la pioggia sulla pelle. Ora, invece, non sento più nulla.
Forse
tutto ciò mi farà soffrire di più, ma
non
permetterò mai al tempo di cancellare i tuoi lineamenti
delicati, il suono della tua voce. Mi perseguiterò con le
tue
foto, con i miei ricordi: non ti abbandonerò mai, non ti
dimenticherò mai. Sarò
io
il tuo fantasma.
Tutto
si è consumato insieme a te. Le fiamme si sono portate via
tutto. L'unica cosa che rimane di te è una felpa, del colore
che metteva in risalto i tuoi occhi grandi ed espressivi. Solo una
felpa, dilaniata dalle scintille incandescenti.
Ogni notte la indosso e, nei miei sogni, sei di nuovo qui con me.