Titolo:
Riaverti accanto
Rating: giallo
Personaggi: Polonia, Lituania,
accenni Poliet, Rusliet
Avvertimenti: Shounen ai,
introspettivo (Polonia potrebbe risultare un po’ OOC)
Feliks
non aveva mai sofferto d’insonnia, né aveva mai avuto particolari problemi
riguardo il sonno, ma da quando era tornato, aveva passato la maggior parte delle
notti a svegliarsi di soprassalto, senza capire dove si trovava, per poi
guardarsi accanto, vederlo li, dormiente e meraviglioso più che mai, allora si
metteva il cuore in pace, e sapeva che, almeno per quella notte, non sarebbe
scomparso.
Non
sapeva quando la sua amicizia con Lituania era diventata amore. E non gli
importava neanche. Loro due stavano bene insieme, come il sale sui paluski,
come le fragole con la panna e la marmellata nei croissant.
Solo
che non capì quanto fosse stato meraviglioso averlo accanto, fino a quando non
lo perse. Anche se era riuscito a rinascere come una fenice, vederselo portare
via, all’inizio senza capire davvero il motivo, aveva creato un buco nel suo
cuore. E poi, come gli era tornato indietro, con gli occhi blu opachi, quel
sorriso tirato, le bugie! Tutte quelle bugie!
Era
sicuro. Prima di allora, MAI e MAI Toris gli aveva mentito su qualsiasi cosa.
Ma non potè mentire sul sangue sulle lenzuola dopo la prima volta che fecero l’amore.
Vide
i suoi occhi rabbuiarsi, cercare di svicolare, ma Feliks, nella sua ingenuità,
aveva capito che c’era qualcosa di grosso dietro. Grosso come quelle cicatrici
che gli erano state inflitte.
Non
capiva. Lui e Toris si erano sempre detti tutto, anche quante volte avevano
fatto la cacca! (Beh, questo era Feliks che ci teneva a farglielo sapere...) Ma
mentire, tacere su una cosa così... importante come la loro salute fisica e
psicologica?
Subito,
avrebbe voluto alzarsi da quel letto, vestirsi e andare a dichiarare guerra a
Russia, ma Toris gli aveva messo una mano sul braccio, sorridendo con
quell’ombra del sorriso che aveva tanto caratterizzato il suo... amico, il suo
amante, mormorando ≪
Non serve, Lenkija... ormai quell’incubo è finito.≫.
Allora
Polonia aveva fatto un sospiro, e tornato a baciare il suo Liet, il suo Litwa
che aveva così tanto bisogno di lui, in quel momento.
Ma
come scordare tutte quelle notti insonni... senza di lui, a temere che non
sarebbe più tornato, a vederlo, alle riunioni, al seguito del suo maledetto
“Russia-san”, e non potersi neanche avvicinare per un saluto...
Ma
in quel momento non importava. Gli interessava solo ricongiungersi nella
maniera più intima possibile con il suo Litwa, perché era quello che aveva più
desiderato in tutta quella guerra.
≪
Ti prego, Dio... fa’ che possa riaverlo accanto a me...≫
Da quel giorno non si separarono
più. Anche se Russia insisteva, ≪...
È stato mio una volta, e lo sarà di
nuovo!≫.
Anche se neanche lui ci credeva più, e Toris... il suo amatissimo Toris....
passava le notti accanto a lui in mezzo agli incubi, e le parole “Russia-san”
riempivano le sue nottate disperate.
Più di una volta Polonia lo
svegliò, abbracciandolo, e facendogli capire che non c’era nulla di cui aver
paura, in quel momento. Più di una volta Toris battè le palpebre, arrossì e
mormorò uno ≪
Scusami se ti ho svegliato...≫
per poi tornare a dormire, finalmente più sereno.
Era l’unica cosa che poteva fare.
Non poteva di certo cancellare il ricordo delle sevizie subite, non poteva
uccidere Russia e far capire a Toris che non sarebbe più successo nulla di
male, e non poteva promettergli che non sarebbe più successo. Perché la
malvagità degli uomini era tale che, se ci fosse stato qualche altro pazzo a
governare il loro modo di pensare, sarebbero accadute le cosa più orribili
ancora una volta.
Però, quella cosa poteva ancora
farla. Amarlo. Quello poteva farlo, e non serviva spendere soldi in giochi
costosi, o faticare come dannati. Bastava una stretta di mano, un bacio dato a
fior di pelle, oppure donare sé stesso nell’atto dell’amore. Ed era così,
talmente facile, che Polonia capì di fare la cosa giusta senza neanche
rendersene conto.
Un giorno, decise di renderla ancora
più giusta. Decise che nessuno, nessuno sarebbe riuscito a portarglielo via di
nuovo. Andò dal gioielliere... e tornò a casa con una sorpresa. Toris era
tranquillo a leggere in salotto, quando sentì il polacco chiamarlo. Chiedendosi
mentalmente cosa volesse, andò a vedere cosa voleva, e lo trovò in camera,
serio. ≪
Feliks... che succede?≫.
Polonia gli mostrò una fotografia. Erano loro due, prima che accadessero le
cose brutte.
≪ Vedi questa foto?≫. chiese Feliks. ≪ Si... è... uno dei nostri ricordi felici...≫. Polonia annuì, prendendo un accendino dalla tasca. In un battito di ciglia la bruciò. Toris era atterrito. ≪ Ma...≫. Senza dargli tempo di parlare, Feliks gli andò accanto, baciandolo. Poi gli prese una mano, infilandogli al dito un anello. Era un semplice filo d’oro con una pietra verde. Toris lo studiò perplesso, mentre Feliks gli porgeva una scatoletta. ≪ Aprila.≫. Lituania obbedì, scrutando un anello identico al suo, solo che con una perla rosa.
Facendo un sorriso, prese la mano di Feliks, infilandoglielo all’anulare.
Finalmente con un sorriso che gli addolciva i lineamenti, Feliks lo condusse
fuori dalla casa. Lì, c’era un fotografo. ≪Voglio
che questa foto sancisca che il periodo dei ricordi felici ritorni. E che sia
moooooooolto più lungo di quello passato.≫.
Insieme sorrisero alla macchina del fotografo.
Durante
la cena, Lituania gli fece la domanda fatidica. ≪ Perché tutto questo?≫ ≪ Perché riaverti accanto è stata
la cosa più bella che mi sia capitata, e voglio che tu non lo scorda mai.≫
Dai, quasi quasi creo anche io
una serie, e la chiamerò “ Triangolo baltico, Russia-Lituania-Polonia”
Questa dovrebbe essere la terza
storia... Ok! Precisazioni! . . . non credo servano... solo che Polacchia mi
sembra un po’ OOC... ma non importa, è solo un po’ serio. Ah, la dedico alla
MIA Lenkija... Mon tresor, adesso tocca a te‼‼ XD... Alla prossima!