Ho sbattuto la porta e
sono uscita di corsa. Piove, la pioggia fredda ghiaccia il mio volto e il vento
penetra la mia pelle con violenza. Eppure a me sembra una benedizione. Le gocce
di pioggia lavano via le grosse lacrime salate che solcano senza sosta il mio
volto.
Corro ancora, i vestiti zuppi di pioggia, sento il
freddo pungente penetrare la mia carne, entrare nel sangue e raggiungere ogni
singolo angolo del mio corpo. Le lacrime si congelano negli occhi e smettono di
scendere. Il freddo ha portato via la mia sofferenza, la mia tristezza. Non
sento più niente. Quando ero uscita di casa avevo freddo. Ora sono fredda.
Mi sono fermata senza fiato. Piove ancora, forte,
sembra non voler smettere. Mi guardo intorno, sono arrivata in un parco, non lo
avevo mai visto. Circondato da una bassa siepe è pieno di cespugli e alberi,
sembra che l' inverno qui non sia mai arrivato, è tutto verde e nonostante il
sole sia oscurato dalle grosse nuvole, questo posto sembra più luminoso del
resto della città
Mi guardo intorno, ci sono panchine sotto le
querce secolari ma voglio che la poggia continui a scorrere sul mio corpo e il
freddo nelle mie vene, ne ho bisogno, è come una droga per me.
Ho scelto una panchina al centro del parco vicino
alla statua di una mamma che tiene per mani i suoi bambini. Sono felici. Troppo
felici. Addirittura inquietanti.
Non so quanto sono rimasta seduta qui. In quel
tempo infinitamente breve mi sono sentita libera.
E' li che mi hanno trovata il giorno dopo. Il sole
aveva asciugato i miei vestiti ma il mio corpo era freddo. Non si è mai più
riscaldato