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Autore: Shee    21/10/2005    9 recensioni
Lily Evans Potter, quando era solo Lily Evans.. dove viveva? e se fosse vissuta nella casa dove abitano ora i Dursley? e se anche lei avesse trovato un'asse mobile dove nascondere i suoi tesori? e se Harry avesse trovato una scatola di latta con l'immagine sbiadita di un boccino?

[Fanfiction Sospesa, mi dispiace davvero tanto...]
Genere: Romantico, Malinconico, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Lucius Malfoy | Coppie: Harry/Hermione, James/Lily
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Ciao a tutti

Ciao a tutti!!! Volevo ringraziare tutte le persone che mi hanno recensito, in questi primi due mesi di… diciamo associazione!!! Mi sono iscritta esattamente due mesi fa… meno un giorno. Già, mi sono scritta il 22/08/2005 per è quasi una festa, un mesiversario!!!

Per festeggiare  e rispondere alle persone che mi hanno chiesto una storia a più capitoli su Harry ed Hermione.

Bhè… eccomi qui! (mi spiegate come si scrive bhè? Insomma: bè? Bé? Bhé? bhè? Insomma chiaritemi questo dubbio atroce!!!!)

Ma prima di cominciare volevo chiedervi, con questo capitolo ,un favore.

 

IMPORTANTE !!!!!!!

 

Questa storia prima di pubblicarla non l’ho finita, non ho ancora il finale, e non ne ho la più pallida idea. Ma mi piace troppo per rimanere nel computer!!! Mi piace come idea ma francamente sento che non sta andando come volevo, ora non si capirà, ma andando avanti vi sarà più chiaro ciò che sto per dirvi: io volevo più presente e meno passato, ma la storia del passato mi ha preso troppo.

Così vi volevo chiedere di fare un esperimento. Io spero con tutto il cuore di riuscire a finirla, ma non so se ci riuscirò. Per questo volevo avvertirvi. Se mai io non riuscissi a finire e mi impuntassi gradirei da voi dei consigli, e se proprio alla fine non riuscissi accetterei dei capitoli scritti da voi. So che può sembrare stupido, ma io odio le starei senza un finale e trovarmi nella situazione di fornire ai lettori storie così mi fa impazzire. Perciò… se non riuscissi… mi aiutereste? Potrebbe diventare una bella sfida!!! Insomma, se foste tanti io sceglierei quello che di più combacia con la mia idea!! Okay, sto correndo magari la finirò io e tutto questo pezzo sarebbe inutile.

 

Ora bando alle ciance ed ecco a voi il primo capitolo, se volete che la interrompa lo farò!!!

Penso che sia ovvio che io gradirei il vostro parere!!!

 

 

 

 

 

 

 

Era disteso placidamente sul suo letto, depresso. Non aveva niente da fare e non c’era niente che lui volesse fare… a parte… no, non voleva neanche pensare.

Pensare avrebbe significato soffrire… e ora non era quello lo scopo della sua vita; anche se fino ad allora non aveva praticamente fatto altro. Com’era interessante il soffitto; o la lampada del comodino… o il comodino stesso. Mai aveva trovato un semplice comodino così interessante.

Ma in realtà i suoi pensieri non erano tutti per quel maledetto comodino.

Neanche uno era per il povero maledetto comodino… neanche uno.

Erano tutti per una maledetta stanza, per un maledetto velo nero, per delle maledette voci, per dei maledetti momenti, per dei maledetti mangiamorte, per della maledetta stupidità, per quel maledetto momento in cui lui, Harry James Potter, aveva perso l’unica famiglia che aveva mai avuto da 15 anni a questa parte.

Erano per quell’unica persona che di più aveva fatto da padre per il ragazzo, e anche se lo aveva avuto per poco, il bene che gli voleva era infinito e aver perso anche lui era semplicemente troppo. Troppo per un ragazzo di sedici anni appena, troppo per un ragazzo che non aveva mai avuto una vera famiglia, troppo per una persona che aveva dovuto rinunciare agli affetti, troppo per uno che ora lo sapeva sarebbe stato sempre un pericolo per gli altri.

Perché lui non erano un normale ragazzo di sedici anni; né nel mondo babbano dove lui era un teppista e per di più un mago; né nel mondo magico, dove lui era il famoso Harry Potter… che era destinato a morire a causa di Voldemort o a ucciderlo .

Lui era quasi certo di non uscire vincitore dalla lotta, e la cosa di per sé non lo turbava più di tanto; forse perché sembrava mancare ancora del tempo prima che fosse necessario combattere, forse perché orami era come vuoto, tutto gli era stato strappato via da mani crudeli e senza scrupoli.

No, la cosa che più lo agitava e che la profezia diceva che solo lui possedeva il potere in grado di sconfiggere l’oscuro signore… e che probabilmente se lui non fosse sopravvissuto la comunità magica e non … sarebbe stata spacciata.

Forse la si potrebbe definire superbia, ma non era lui che lo diceva, era la profezia, che fino ad allora ,purtroppo era compiuta.

Ma la profezia non diceva che lui, Harry, sarebbe morto… si diceva spesso il ragazzo… ma era un fatto implicito, come avrebbe fatto lui, un mago alle prime armi a confrontarsi con il mago oscuro più potente di tutti i tempi?

Impossibile, non era per essere egoisti ma semplicemente sapeva che era impossibile.

Ogni sua aspirazione andava a farsi friggere, ogni suo sforzo era praticamente incentrato sullo sconfiggere Voldemort, per la speranza di sopravvivere.

E anche se fosse sopravvissuto… cosa avrebbe fatto dopo? La sua vita non aveva senso senza Voldemort… sembra una cosa orribile a dirsi ma una persona depressa potrebbe fare questo ed altro.

Perché depressa allora? Insomma… se davvero non gli importava di morire perché era depresso?

Bella domanda, davvero. E ancora Harry non aveva una risposta decente.

Dopo due mesi passati a fissare un maledetto comodino…

 

Quando un gufo picchettando piano sulla finestra svegliando Harry che si era assopito era già sera.

Aprì la finestra e lasciò entrare la sua cara civetta bianca…

- Edvige! Non mettere quel topo morto sul mio letto!- intimò al volatile candido, che saltò giù dal letto e lo portò nella sua gabbia.

- brava…-

Il ragazzo si distese ancora sul letto sprofondando presto nella sua apatia, ma Edvige da brava amica andò a stuzzicarlo per farsi accarezzare…

Il moretto passava le sue giornate in uno stato di apparente torpore per poi riscuotersi all’ora di pranzo, sprofondare ancora e poi cenare, infine passeggiare tra le vie, dopodiché ricadeva nella trappola del letto. Che divertimento eh?

Riscuotendosi dai suoi pensieri si alzò a sedere e lanciò un’occhiata all’orologio da parete rosso.

Era tardissimo, era in ritardo per la cena… ma non c’era problema, non per i Dursley.

Passandosi una mano tra i capelli scese le scale e fece il suo ingresso in sala da pranzo, dove nessuno parve farci caso.

Dopo alcuni minuti Vernon schiarendosi la voce chiese timidamente - allora ragazzo…hai spedito la lettera hai tuoi… simili?-

Harry sogghignò rispondendo negativamente.

Lo zio colto di sorpresa - perché?-

- perché non sto bene, e quindi non capisco perché dovrei sprecare pergamena per dire ciò che possono capire da soli.-

- ma…ma…- Harry amava metterlo in difficoltà, ultimamente questo gli riusciva particolarmente bene. In realtà aveva spedito la lettera in cui diceva che andava tutto bene il giorno prima e aveva pensato spesso a fare in questo modo ma aveva sempre evitato di mettere in allarme tutto l’ordine per una stupidaggine.

- ma… ascoltami bene ragazzo. Se non vuoi che ti rompa l’osso del collo vedi di…-era rosso color mattone ma Petunia gli aveva posato una mano sul braccio.

- basta così Vernon Harry dopo cena va in camera sua e scrive una bella lettera ai suoi strampalati amici.- poi con tono minaccioso aggiunse :-VERO?-

il ragazzo sospirò rassegnato, come gli era venuto in mente di fare una cosa del genere, come gli era venuta improvvisamente voglia di tartassarsi le orecchie con frasi di quel genere? Stava proprio impazzendo!

Finì di mangiare quella che sembrava una zuppa vegetale e mogio si alzò da tavola, salì al piano superiore per non far arrabbiare gli zii e poi dopo alcuni minuti uscì dalla porta principale.

La strada, di notte, molto più bella. Desiderava più di ogni altra cosa tornare ad Hogwarts, o alla tana. L’unico luogo dove NON voleva assolutamente andare era Grimmauld place, ma invece sarebbe andato sicuramente lì, era inevitabile.

Non sapeva nemmeno se voleva rivedere i suoi amici, che gli mandavano lettere per consolarlo per la perdita di sirius, ma non sapevano, non sapevano niente della profezia. E Harry non voleva dirglielo. Perché? Un’altra risposta che il comodino non aveva suggerito…

Ma forse questa volta la risposta l’aveva sempre avuta… probabilmente, rifletteva, era perché non voleva ulteriormente sentirsi diverso, non era MAI stato come gli altri, mai… ma ora era tutto accentuato, tutto si era moltiplicato a dismisura… e lui non sapeva che fare, tutto questo lo spaventava… ora era veramente solo.

Verso le undici di sera si decise a tornare, la sua passeggiata per non perdere l’uso delle gambe l’aveva fatta, ora poteva tornarsi a concentrare sul maledetto comodino.

 

Il giorno seguente petunia propose per colazione un bicchiere di latte e un’arancia…peccato che Harry detestasse il latte… e la minuscola arancia che petunia gli aveva rifilato non poteva di certo bastare a farlo sopravvivere per tutta la mattinata! Fortunatamente gli amici volevano bene ad Harry e tenevano al fatto che non morisse di fame. Salì al piano superiore ed entrò in camera chiudendosi la porta alle spalle. Avvicinandosi al letto si accorse che un’asse del parquet scricchiolava. Si chinò, era in quel modo che qualche anno prima aveva trovato l’asse mobile dove ora nascondeva le sue personali provviste estive. Posò una mano sul legno che si abbassò lentamente cigolando, il ragazzo provò ad alzare le mano e provare a sollevare l’asse; chissà che avesse potuto nascondere qualcosa anche lì.

Dopo alcuni minuti riuscì a sollevare l’asse ma lo spazio non era utilizzabile… ma solo perché già occupato.

Harry guardò incuriosito la scatola impolverata; doveva essere molto vecchia o almeno di una o due generazioni prima. Dovevano averla lasciata lì alcuni precedenti inquilini.

Facendo forza su un lato riuscì a toglierla di lì, si sedette incrociando le gambe e poggiò la scatola sulle gambe.

Incuriosito cercò di togliere la polvere con una mano… questo gesto gli ricordava qualcosa… ma cosa proprio non lo sapeva. Gli vennero in mente alcune parole di una canzone.. diceva più o meno così “faccio sogni che non ricordo mai, ma che ritrovo sulla polvere… di quei momenti che ti fanno sorridere…” già, quelle parole erano adatte. Riaffiorò un disegno sbiadito dal tempo; era una scatola di latta con un disegno riguardante… il cuore di Harry ebbe un sussulto per la sorpresa.

C’era disegnato un boccino in primo piano con una mano che da dietro era sul punto di stringersi attorno a lui.

Non poteva essere… era lui l’unico mago che aveva vissuto lì… e in fondo aveva ragione…ma non nel senso in cui intendeva lui…

 

 

Era distesa placidamente sul suo letto, pensosa. Aveva da fare mucchi di compiti ma il suo corpo non ne voleva sapere di muoversi.

Dopotutto finalmente aveva un altro interesse oltre la scuola: il soffitto…e la mobilia della stanza.

Già, quella bella ragazza stava sprecando la sua mattinata a fissare apaticamente la lampada sul comodino… e il comodino.

Un comodino alquanto antipatico, sosteneva lei da piccina; visto che più di una volta cadendo dal letto aveva sbattuto la testa su uno dei suoi spigoli.

Cadeva spesso dal letto da piccola… chissà perché?

Comunque ora non era così depressa a causa del rancore verso il comodino… no.

L’anno passato le aveva fatto cambiare idea sulle sue priorità… e questo era sconvolgente.

Lei, Lily Evans, una delle migliori streghe di Hogwarts ora… rinunciava ai suoi amati compiti ma ancora di più quell’anno aveva definitivamente detto addio alla spilla di caposcuola.

Cioè, non che glielo avessero detto in via ufficiale… ma era implicito, dopo quello che aveva fatto.

Aveva ormai la fedina penale compromessa, per sempre.

Si era sentita sempre sola, era l’unica ad essere così impegnata a cercare di compiacere i suoi insegnanti che non aveva una vita sociale. Certo, le amiche fioccavano, essendo una brava studentessa e anche bella tutte volevano anche loro un posto tra le brave della scuole, e farsi benvolere dei prof, e non di meno conto… Lily era una bellissima ragazza, corteggiata… in particolar modo da un membro del gruppo dei belli della scuola, i migliori.

E ora lei aveva la testa in confusione, dove tutte le certezze che aveva, vacillavano sotto il peso del mondo, lo stesso mondo che le era caduto addosso due mesi prima. Due mesi prima quando aveva ceduto, quando aveva mandato in malora ben sei anni di lavoro … in quei pochi momenti dove Lily Evans si era lasciata andare, in quell’unico istante dove aveva abbassato la guardia e tutto le era stato strappato via… era una ragazza fragile, nonostante l’apparenza. Si dimostrava decisa e sicura ma in fondo non sapeva nemmeno chi era quella ragazza che sapeva tutto quando i prof ponevano quesiti apparentemente irrisolvibili … era una sconosciuta in fondo.

Due mesi prima in quello strano ma piacevole momento, quando invece tutto le si era ritorto contro… Quando le sue difese erano crollate… quando aveva capito di sbagliare tutto, quando aveva capito che stava facendo il più grande errore della sua vita… quando un ragazzo l’aveva fatta ragionare… quando un ragazzo l’aveva praticamente aggredita per le sue scelte… quando un ragazza l’aveva consolata, benché deluso ed amareggiato… quando lei aveva capito…

 

Scese dal letto piano, facendolo cigolare; si sedette vicino ai piedi dello stesso, incrociando le gambe e tastò il pavimento cigolante, fin quando un’asse si abbassò leggermente… allora la sollevò usando le unghie e prese una scatola di latta …

 

Piano sollevò il coperchio, trattenendo il fiato…

La scatola era piena di fogli e oggettini, sembravano ricordi, di quelli segreti che nessuno vuole dimenticare, quelle piccole cose che alla fine si dimenticano… quelle piccole cose che alla fine ci si rende conto siano parte di un’epoca… certe piccole cose che appartengono ad un momento della vita e che prima o poi bisogna lasciarsi alle spalle…

Con mani tremanti prese il primo, anch’esso impolverato, foglio…di pergamena.

10 agosto 1980

Noia mortale, come al solito…

Questo stupido quaderno si è rotto e ho dovuto mettere questo altrettanto stupido”diario di bordo” dentro la scatola di latta.

Che finora ha conservato alcuni miei oggetti…

Comunque non sono qui per raccontarti le tue disgrazie ma le mie.

Oggi è stata una giornata molto dura ,come al solito prima di alzarmi sono stata assalita dai miei stupidi dubbi.

Di quei dubbi che mi colgono tutti i santi giorni…

Che monotonia…

Comunque ora so che mi sto prendendo in giro anche se a pensarci bene questo lo so da sempre

Ma non me lo sono mai ammessa… e pensandoci meglio ancora mi rendo conto che da tempo che sono cambiata senza rendermene conto … insomma io non ho mai badato ai ragazzi, no?

Nella mia vita sono sempre stati importanti lo studio… basta.

Per avere un futuro migliore… ma tanto a cosa serve? A cosa serve avere un futuro migliore se vissuto in solitudine?

Insomma… tutto inutile, una vita sprecata.

E questo anno l’avevo involontariamente capito e mi sono data da fare…

Ti ricordi di quel ragazzo di cui ti avevo scritto , no? Quella è stata la mia rivalsa… ma la vendetta si sa non porta a nulla… e, infatti, avevo sbagliato tutto… ancora

Avevo capito, quella sera dopo che quel rompiscatole ma l’aveva fatto notare, ma come mi era venuto in mente di fare una cosa del genere! Ma insomma, ripensandoci mi mette i brividi… ero praticamente impazzita. Era bastato poco per dimenticare quello che credevo di provare per lui, e ora penso che ho imparato a distinguere l’amore dalla voglia di evadere… e non si come io abbia potuto sbagliare così clamorosamente … insomma tutti sanno che differenza c’è…

Va bene ti saluto prima che a mia sorella venga una crisi esistenziale e mi strozzi per visto che per colpa mia ha dovuto mangiare la mia fetta di pompelmo.. sai è ancora fissate con quella sua orrenda dieta, e dice che dovrei seguirla anche io… ma io sto bene così, secondo me.

continua…

 

 

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