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Autore: NekoRika e Vale GilBird    03/09/2010    6 recensioni
Ovvero: come uccidere il buon senso, istruzioni per l'uso.
"Signor Jeagerjacques, è comodo? Sa, al momento c'è una lezione in corso. Vuole un caffè? Chiamo qualcuno che le porti una brioche? Forse del tè?"
"Si, grazie, ora che ci penso un caffè andrebbe bene. Macchiato, con poco latte, non troppo caldo."
Silenzio di tomba.
"Signor Jeagerjacques, il suo umorismo di primo mattino è qualcosa di impagabile, lo sappiamo. Ma dopo cinque anni non ha ancora capito che questa è un'aula universitaria e non un bar?"
"Ok, ok, prof. Sono pronto. Mi siedo e non rompo più." E con ciò, si voltò verso Ulquiorra.

[GrimmUlqui]
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Schiffer Ulquiorra
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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GrimmUlqui Prologo

NekoRika autor's note: Buonasera~! Questa è la prima collaborazione made in NekoRika'n'Vale GilBird ^__^ Nata sui banchi di un'aula giapponese durante la nostra vacanza studioXD Sarà una GrimmUlqui, naturalmente, e per questo primo capitolo io ho avuto il piacere di "interpretare" GrimmicioXD E' stato davvero divertente. Spero di esere stata un Grimmicio abbastanza rompi scatoleXD

Vale GilBird autor's note: Buonasera! Come ha già detto la Rika, i nostri cervelletti pazzi&sadici hanno partorito questa GrimmUlqui <3 Io ho avuto il piacere e l'onore di interpretare il mio adoratissimo emo Espada, ovvero Ulquiorra! *rullo di tamburi*  Che dire, non aggiungo altro, buona lettura XD 
Go Ulqui-chan! (come lo chiamano i suoi amici più intimi, ovvero Aizen ed io XD )







Grimmjow sbadigliò mentre entrava in classe. La sera precedente era uscito con gli amici e aveva fatto tardi. Quella mattina, naturalmente, non aveva sentito la sveglia. Non ricordava bene i dettagli: forse l'aveva spenta al primo trillo, forse non l'aveva nemmeno attivata la sera precedente, fatto stava che era arrivato in ritardo.

Non era certo una novità: era sicurissimo che il professore, stufo di riprenderlo per ogni volta che arrivava tardi, non avrebbe avuto niente da ridire. Le cuffie ben salde sulle orecchie, un panino alla mano -non aveva fatto colazione-, entrò in classe.

Ulquiorra stava prendendo appunti tranquillamente, quando la sua quiete fu interrotta da un losco figuro dai capelli azzurri, l'espressione spaesata di chi cerca dove sedersi, un panino mangiucchiato in mano e la musica metal ben udibile attraverso le cuffie. Un tizio che stava dando parecchio nell'occhio, e che aveva fatto interrompere l'insegnante e voltare metà della classe nella sua direzione. Chi cavolo era?

Il tipo in questione, fregandosene allegramente del professore e del resto degli studenti, fissò il posto libero vicino al suo.

"Scusa, è libero?" Ulquorria spostò la sua borsa, infastidito. Sperò che il ragazzo, dopo il casino iniziale, se ne stesse per i fatti propri. Stava prendendo appunti e ci teneva abbastanza a continuare indisturbato.

Grimmjow sospirò, scocciato, dopo un primo mezzo minuto di silenzio. Spense l'Ipod, scartando il panino e dandovi un morso, ignorando l'occhiataccia dell'insegnante. Si stiracchiò, sbadigliò, sbuffò di nuovo. Che lezione era quella? Storia dell'arte? Probabile. Annoiato, prese a fissare il suo compagno di banco. Capelli neri, pelle pallida. Che tipo strano. Tanto più se si considerava che stava persino prendendo appunti.

"Certo che ce n'è di gente strana!" si lasciò scappare, iniziando a frugare nella borsa.

Le speranze di Ulqiorra svanirono all'istante. Il losco figuro era l'ultima persona a poter commentare: capelli color azzurro cielo primaverile, piercing al labbro e al sopracciglio destro e tenuta da spiaggia: canottiera bianca con disegno discutibile (due donne in costume in posa simil-lesbo), bermuda a fiori e infradito. Gli mancava solo la tavola da surf. E si permetteva pure di giudicare, pensò sconsolato Ulquiorra. 

Grimmjow continuò a sbuffare, senza prendere nemmeno in considerazione pensieri simili. Dopo il risveglio, il mal di testa mattutino post-sbornia, il trascinarsi per casa in cerca dei vestiti e dello zaino, era riuscito ad arrivare a lezione. Eppure, gli sembrava di scordare qualcosa. Ma certo, la penna! Ignorando le occhiate insistenti del professore iniziò a cercare, prese la borsa -una sacca decorata con un tema floreale che faceva molto Hawaii- e iniziò a rovistare furiosamente. Nell'ordine tirò fuori: tre panini, la PSP, il cellulare, un telo da mare, i racchettoni, l'olio solare, il latte dopo sole e gli occhiali scuri. Tutto sul banco, sparpagliato ovunque.

Ulquiorra lo fissò sbalordito: come poteva comportarsi così, all'università, durante una lezione, incurante sia del professore che degli altri?! Dopo essere arrivato tardi, con la musica spacca timpani, come se fosse a casa propria.

"Signor Jeagerjacques, è comodo? Sa, al momento c'è una lezione in corso. Vuole un caffè? Chiamo qualcuno che le porti una brioche? Forse del tè?"

"Si, grazie, ora che ci penso un caffè andrebbe bene. Macchiato, con poco latte, non troppo caldo."

Silenzio di tomba.

"Signor Jeagerjacques, il suo umorismo di primo mattino è qualcosa di impagabile, lo sappiamo. Ma dopo cinque anni non ha ancora capito che questa è un'aula universitaria e non un bar?"

"Ok, ok, prof. Sono pronto. Mi siedo e non rompo più." E con ciò, si voltò verso Ulquiorra.

Grimmjow recuperò con calma tutta la roba sparsa sul banco, infilandola a forza nello zaino.

Solo quando il banco fu nuovamente libero si rese conto di qualcosa: aveva scordato la penna a casa. 

"Senti tu, come è che ti chiami? Ce l'hai mica una penna da prestarmi?"

Sempre più incredulo, Ulquiorra pensò che il suo vicino di banco aveva tirato fuori l'impensabile dallo zaino e... non aveva una penna! Una fottuta penna!

Non poteva essere vero, quel tizio. Sembrava uscito da un cartone animato.

"Ulquiorra," rispose, brusco.

"Ti chiami Ulquiorra? Ulquiorra! Che nome assurdo! Cazzo, certo che ce n' è di gente strana in giro! Ulquiorra... bah! Io sono Grimmjow," rispose quello con il nome normale, esclamandolo orgogliosamente. "Comunque, allora me la presti la penna?! Già che ci sei, mi servirebbe pure un foglio."

No, non esisteva. Era solo il frutto di un'illusione della sua mente: ieri sera aveva esagerato col cibo. I funghi dovevano essere allucinogeni...

"Tieni." gli porse penna e foglio, in volto l'aria più infastidita che riusciva a palesare.

"Mica serve essere così scazzati, è solo una penna, mica te la mangio..." Grimmjow fissò il foglio, poi il professore, il professore e poi di nuovo il foglio.

"Ma dove siamo arrivati?" borbottò scrivendo un paio di parole a casaccio tra quelle pronunciate dall'insegnante. "Si capisse qualcosa... senti, Ulqui-qualcosa, non è che potresti mettere il libro in mezzo?"

Ulquiorra era sempre più convinto che il suo vicino di banco non esistesse. Era tutta una finzione. Da un momento all'altro la classe si sarebbe alzata in piedi urlando "Candid camera!" Sì, doveva essere così. 

Con l'idea che il tizio si sarebbe calmato, mise il libro in mezzo. Grimmjow, osservando il manuale con scarso interesse, ne sfogliò le pagine.

"Ma che argomento è?" sbadigliò, cercando un titolo fra le mille parole. "E che corso è? Arte 1? Arte 2?" si allungò sul tavolo, incrociando le braccia e portandoci il viso sopra, usandole praticamente come cuscino. "Che palle, che cazzo di sonno!" sbadigliò, stiracchiandosi sul banco.

Ulquiorra iniziò a perdere la pazienza: quel tipo era incredibile. Che fosse entrato nella prima aula che aveva trovato? Magari era pure di un'altra università... No, cazzo, il professore lo conosceva.

"Arte 1," rispose controvoglia.

"Cazzo, la solita noia. Sono cinque anni che sento le solite stronzate. Certo però, tu non è che mi aiuti, non sei molto socievole! Rispondi a monosillabi!"

Ulquiorra impiegò un paio di secondi per formulare una risposta più o meno decente.

"Cinque... anni?!" Cinque anni... e doveva ancora passare arte 1? Ma cosa era, un incubo?! Quindi, facendo un calcolo, doveva avere più o meno... venticinque anni.

"Beh, che c'è di strano? Il mio vecchio spera ancora nella mia laurea, ed eccomi qua," sbuffò scocciato Grimmjow. "Meglio comunque che trovarmi un lavoro." Afferrò la borsa, cercando al suo interno, estraendo la PSP.

"Vuoi giocare in wireless con me?" chiese, dando per scontato che anche Ulquiorra ne avesse una. "Proprio ieri ho sbloccato quei nuovi accessori in Soul Calibour... Anzi, visto che questa lezione è una rottura di palle, perché non andiamo in mensa?"

Ulquiorra iniziò seriamente a perdere la pazienza. Quel tipo era troppo assurdo per esistere: dopo cinque anni -cinque anni- di università non passare arte 1 era grave, molto grave. Chiedere di andare in mensa, durante una lezione, con tre panini infilati nella borsa, era semplicemente stupido.

"Tu non sei vero."

"Cazzo dici? Dai, Ulqui! Ah, posso chiamarti così, vero? Allora, giochiamo? Sta lezione è una noia assurda!"

"Tu non esisti."

"Dai, Ulqui, vuoi venire almeno in mensa? Non mi hai risposto!"

"A parte il fatto che sono solo le dieci e mezzo... saremmo nel mezzo di una lezione. Sai, c'è gente che vorrebbe seguire."

"Ma chi cazzo vorrebbe seguire una rottura di palle come questa?" Grimmjow scrollò le spalle, come se fosse un'ovvietà. "E poi la pizza è buona a tutte le ore!"

"Beh, sai, io vorrei passare l'esame, non voglio trovarmi fra cinque anni con una chioma azzurra, arrivare in ritardo alla lezione e rompere le palle al vicino di banco che cerca di stare attento" sottolineò con un tono più o meno pacato.

Grimmjow immaginò Ulquiorra con i capelli azzurri, fissandolo perplesso, molto perplesso.

"No, non ci staresti bene," rispose semplicemente, scrollando le spalle. Ulquiorra lo fissò, sgranando gli occhi.

"Tu non puoi esistere. Cazzo, era una battuta. Capisci almeno l'ironia?"

Grimmjow lo squadrò, scocciato. "Capisco solo che sei un cazzo di tipo noioso. Almeno quanto questa lezione inutile." Afferrò lo zaino, alzandosi, abbandonando lì foglio e penna. Senza salutare si incamminò verso l'uscita dell'aula.

Non sapendo che fare, Ulquiorra lo fissò andarsene. Nel bel mezzo della lezione. Dopo aver rotto le palle tutto il tempo.

"Signor Schiffer, vuole continuare a fissare il vuoto o seguire la lezione?" infierì la voce dell'insegnante.


  
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