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Autore: blackpearl_    03/09/2010    3 recensioni
"Correre. Correre. Correre.
Lei correva, correva senza sosta verso un orizzonte bianco, lattiginoso, che odiava dover guardare ma che i suoi occhi non smettevano di lasciare. Le nuvole sulla sua testa si sfaldavano velocemente, tingendosi di rosso sangue e riversando su di lei una disperazione fallace, che lei sapeva non esistere, ma che stringeva il suo cuore in una morsa d’acciaio.
Via da lì. Via da lì. Via da lì.
Ma via da dove, esattamente? Correva, correva, correva, verso cosa? Le sue gambe si tendevano in avanti meccanicamente, i muscoli si gonfiavano e sgonfiavano al ritmo del suo respiro affaticato, le sue braccia si tendevano in avanti con i palmi delle mani aperte, come a voler afferrare la sbarra di ferro di un treno che sta per imboccare una curva. Lei voleva solo scappare, rifugiarsi e nascondersi dalla cosa che la cercava, la braccava, la perseguitava."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correre. Correre. Correre.

Lei correva, correva senza sosta verso un orizzonte bianco, lattiginoso, che odiava dover guardare ma che i suoi occhi non smettevano di lasciare. Le nuvole sulla sua testa si sfaldavano velocemente, tingendosi di rosso sangue e riversando su di lei una disperazione fallace, che lei sapeva non esistere, ma che stringeva il suo cuore in una morsa d’acciaio.

Via da lì. Via da lì. Via da lì.

Ma via da dove, esattamente? Correva, correva, correva, verso cosa? Le sue gambe si tendevano in avanti meccanicamente, i muscoli si gonfiavano e sgonfiavano al ritmo del suo respiro affaticato, le sue braccia si tendevano in avanti con i palmi delle mani aperte, come a voler afferrare la sbarra di ferro di un treno che sta per imboccare una curva. Lei voleva solo scappare, rifugiarsi e nascondersi dalla cosa che la cercava, la braccava, la perseguitava. Ma cosa avrebbe potuto proteggerla? Il cielo? Era bianco. Il sole? Non esisteva. Le nuvole? Erano scomparse.

Un mondo piatto, pieno solo di nulla, si srotolava di fronte al suo sguardo sofferente e affranto. Il respiro le si impigliava in gola, a segnalarle che quella corsa non l’avrebbe portata da nessuna parte, se non nell’oblio.

Le persone in cui credeva di più l’avevano respinta.

E ora cosa le restava, se non la sabbia di ciò che una volta più contava per lei? Granelli di sabbia che rotolavano scontrandosi fra loro, sulla sua pelle, e scivolavano via cavalcando il dolce vento che le scompigliava i corti capelli rosso fuoco.

Fuoco, fuoco, fuoco.

Fuoco dentro di lei, fuoco fuori di lei, fuoco intorno, fuoco sopra, fuoco sotto, fuoco. Era in fiamme e non riusciva a trovare l’acqua, necessaria a placare quelle lingue scarlatte che la divoravano intera come un enorme mostro affamato. Lo sfrigolio delle fiamme raggiunse le sue orecchie e un gemito senza senso proruppe dalle labbra rosee della ragazza.

Scappare. Scappare. Scappare.

Scappare da chi l’aveva ferita, scappare dalle persone che una volta le volevano bene, scappare da tutti. Alla massima velocità, con il vento fra i capelli, le lacrime agli occhi color smeraldini, lei voleva solo sparire, svanire in uno sbuffo di fumo per salire nel cielo e amalgamarsi all’infinito. Un sordo dolore le risuonava vicino, vicinissimo, al cuore. Pose una mano sopra quel battito frenetico, sentendo quasi una fitta percuoterle il piccolo corpo.

La sua corsa frenetica si interruppe, la ragazza si accartocciò su sé stessa come un foglio che cede al potere delle fiamme di un camino. Ciuffi di capelli caddero a coprirle la vista e il suo orizzonte si tinse di nero pece. Un nero pece caldo, soffocante, che la inseguiva per stringerla in un abbraccio mortale. Lacrime calde le scivolavano lungo le guance candide, seminando una scia salata sulla sua pelle che serviva a guidare le loro compagne.

Caldo. Caldo. Caldo.

Stava scoppiando dal caldo e non c’era nulla che potesse fare per..

Un movimento attirò la sua attenzione. Hayley alzò il viso stravolto verso la macchia lillà che le si librava a pochi centimetri da terra. I suoi occhi gonfi di pianto misero a fuoco un animale, tanto bello quanto etereo, che volteggiava guardandola negli occhi. Una farfalla.

Hayley tese una mano verso quelle ali splendide, colorate e vivaci, per poter attingere alla sua vitalità, ma la farfalla non sembrava incline a farglielo fare. Si allontanò, limitandosi a girarle intorno a velocità sempre maggiore. La ragazza cercava di voltarsi per seguire il suo volo, ma dopo un po’ non le fu più possibile. L’animale volava talmente veloce da confondersi in una macchia confusa e presto lei si ritrovò ad affondare in un universo violetto.

Precipitava. Precipitava. Precipitava.

Tese una mano verso l’alto, ma sapeva che nessun appiglio le poteva venire in soccorso. Non lì. Non ora. Chiuse gli occhi, limitandosi ad assaporare la sensazione di disperazione, mista ad adrenalina, che le donava la caduta libera verso il nulla. Iniziò a roteare su sé stessa, mentre il mondo andava colorandosi di rosso. Rosso sangue? Rosso papavero.

Fiori. Fiori. Fiori.

Fiori intorno a lei, fra le sue braccia, nei suoi capelli. Il loro profumo arrivava fino alle narici di Hayley, le raggiungeva il cervello e scendeva verso il cuore. Rose. Viole. Papaveri. Margherite. Ciclamini. Betulle. Gerbere. Lilium. Garofani. Tulipani. Avvolta in un abbraccio morbido e profumato, Hayley continuò a scendere, scendere, con il sorriso sulle labbra. Aprì le braccia con una risata cristallina, da bambina, e le decine di fiori che teneva si sollevarono sopra di lei, aprendosi in un enorme ventaglio colorato. Ma no, non un ventaglio. I fiori si unirono fra di loro formando un enorme paracadute. I gambi di due gerbere l’agguantarono alle braccia e Hayley si sentì improvvisamente ancorata a quell’enorme oggetto colorato. Ora non precipitava, volava.

Sotto di lei paesaggi incantati, infinite praterie, cieli rosati, montagne innevate, laghi lucenti, mari in tempesta, nuvole leggere e torri di infinita altezza. Tutto si capovolse e Hayley rotolò nell’infinito, la sua vita un unico puntino in mezzo ad un enorme foglio bianco, la cui vastità confondeva mente e cuore della ragazza.

Andò alla deriva, ridendo e piangendo, urlando e mormorando, aprendo le braccia e stringendosele intorno per non sentirsi sola. I colori accelerarono. Rosso. Verde. Giallo. Blu. Porpora. Bianco. Azzurro. Rosa. Marrone. Argento. Nero. Oro.

Invasero la sua mente e la sua anima, infiammandola di una forza mai sentita prima, mai neanche immaginata. E Hayley si librò al di sopra di tutto, di tutti i cieli, e finalmente si sentì libera.

Almeno fino a quando non si svegliò.











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Si, sono pazza x°D Non so esattamente cosa simboleggi questa Fan Fiction .____. forse il mio stato mentale al momento? xD Inizialmente volevo semplicemente scrivere una Joshley sofferta (perchè, si, io soffro per il matrimonio di Joshua ç-ç) e invece è uscito questo. Bè, che dire? Hayley è sprofondata in questo universo introspettivo a causa della notizia del matrimonio del suo migliore amico (e io speravo innamorato). Ma non c'era posto nella Fic per inserirlo .-. quindi lo saprete adesso e basta u_ù

Bene, mi dileguo perchè è pronto e c'ho fame.

Hasta la vista!

Gìn

   
 
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