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Autore: _ki_    03/09/2010    0 recensioni
Anche se continuo a ripetere a me stessa che tutto quello che ho provato con i miei precedenti ragazzi, quello che io per scherzo chiamavo “amore”, era solo un profondo affetto, prima o poi toccherà anche a me, lo sento, dovrò anch’io arrendermi all’ingiustizia di questo sentimento imposto, dovrò anch’io cadere nel tranello degli adulti, e anche a me toccherà chiamare un sentimento che avrò imparato a conoscere con il nome di “amore”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo testo è stato scritto quando ero ancora a scuola, quest’anno, in terza media, per un tema di Religione. Alla fine, è venuta una cosa che mi è piaciuta molto. Il professore mi ha dato nove e mezzo, quindi pare sia piaciuta anche a lui, quindi... Perché non proporla anche al popolo di EFP? =) Sono curiosa di sapere se piacerà ad altra gente che non sia l’autrice o un professore di quarant’anni.

Buona lettura, un bacione

_ki_

 

L’amore...

 

Sono qui, da sola.

Davanti al mio fidato computer, con aperto un file di Word, impostata la mia scrittura preferita e avviata la mia cartella di musica in riproduzione “casuale”.

A scrivere cose che a quattordici anni forse non si dovrebbero neanche pensare.

Ma tanto non ho niente di meglio da fare, quindi perché no?

E allora incominciamo:

 

Un pensiero mi frulla per la testa. Una domanda che sorge spontanea appena giro l’angolo della strada o anche solo rimanendo tranquillamente seduta sul mio comodo divano, a guardare la TV. Ed è una sola: cos’è l’amore?

I vocabolari hanno una risposta semplice, come per tutto, d’altronde. “Affetto intenso, assiduo, fortemente radicato per qualcuno” questo dice il mio vocabolario grande come una casa, o almeno sono le parole iniziali. C’è dedicata una pagina intera al significato di questa semplice parola. Ma per comodità di spazio meglio citare solo questa frase iniziale, il resto lo si può sempre andare a cercare per i fatti propri.

E allora l’amore è un sentimento. Bel passo avanti.

È un sentimento intenso, un affetto, qualcosa che ti lega ad una persona. Ma questo lo si può capire dovunque metti il naso. Non è sempre quel sentimento, quell’affetto, che viene continuamente mostrato per la televisione, dove tutte le storie, prima o poi, finiscono con un bacio, delle sofferenze, una dichiarazione...?

Ma ovviamente non solo in quell’apparecchio elettronico utile per divulgare le informazioni si trovano collegamenti all’amore. Non è forse vero che, quando i ragazzi si avviano verso la fase della pubertà, l’amore è sempre lì, in maniera certo ridotta in quanto si è pur sempre dei ragazzini, ma certamente sempre presente e pressante, a colorarti la vita e a rovinartela con una velocità così sorprendente che nemmeno ci si accorge, finché tutto non cambia drasticamente?

Non è forse vero che ci sono interi libri dedicati all’amore? Miliardi di storie?

E non è forse vero che lo si ha proprio in casa, sotto i propri occhi, l’esempio per eccellenza dell’amore? Non siamo forse nati tutti, tutti, dall’amore reciproco di due persone?

E quindi l’amore è questo sentimento, a cui nessuno si può sottrarre, che crea gioia e tristezza, confusione e ilarità. Un sentimento giusto, quindi, un sentimento vero.

Ma come lo spieghi tutto questo a una persona che è ancora giovane, ha moltissima vita davanti e non ha mai provato l’ebbrezza dell’amore?

Io, per fare un esempio, sono del parere che l’amore sia la più grande stupidaggine della terra. In fondo, se fosse davvero questo grande sentimento, si dovrebbe essere liberi di provarlo, no? Si dovrebbe essere liberi di scoprirlo, di assaporarlo, di gustarlo in ogni suo attimo...

E invece no. Sembra proprio invece che l’amore sia più un’azione che viene imposta fin da bambini, un qualcosa che bisogna fare, che non ha possibilità di replica. Perché non è forse vero che fin da piccoli ci pressano in continuazione con storielle, fiabe e favolucce sulla bellezza dell’amore, sulla gioia e sulla meraviglia di questo sentimento?

Anche la tristezza è un sentimento. Ma hanno mai provato le persone a farci imparare la tristezza, così come ci insegnano l’amore? Hanno mai provato a farci apprezzare quel sentimento struggente che porta a pazzie, che inaridisce il mondo e che porta contemporaneamente allo sviluppo e alla crescita delle persone? Ci hanno mai insegnato, il significato della tristezza?

No, perché la tristezza è un brutto sentimento, un di quelli “cattivi”, di quelli che non bisogna mai provare. Ma non è forse la tristezza, non è forse questo sentimento “cattivo” che ci abbraccia quando l’amore viene a mancare, quando tutte le tue belle favole vanno a farsi benedire per colpa di quella persona che si è convinti di amare?

Ma la tristezza non ce la insegnano mai.

E quindi è forse così naturale, così vero questo sentimento che tutti chiamano amore? O non è forse qualcosa di imposto, qualcosa che viene inculcato nelle giovani menti malleabili dei bambini, che viene insegnato a forza, che viene spinto dentro alle persone come un anestetico nelle vene di un paziente che deve subire un grave intervento?

E la risposta io non ce l’ho. Perché sto scrivendo da venti minuti, sto perdendo una giornata importante che potrei spendere molto meglio, per arrovellarmi su cose che non conosco, che sono troppo piccola per capire, che mi porteranno solo ad altri ragionamenti astratti, e alla fine mi porteranno a fare una di quelle bruttissime figure che sono solita fare, quando qualcuno leggerà quello che ho scritto.

Perché anche se ho scritto tutte queste cose, anche se io mi sento una scimmia in una gabbia troppo piccola quando incominciano a parlarmi di amore, di quello vero, le mie amiche che hanno solo quattordici anni ed un cervello che ragiona come quello di un bambino (giustamente) e che non conosce davvero ancora appieno il significato di questa parola, anche se continuo a ripetere a me stessa che tutto quello che ho provato con i miei precedenti ragazzi, quello che io per scherzo chiamavo “amore”, era solo un profondo affetto, prima o poi toccherà anche a me, lo sento, dovrò anch’io arrendermi all’ingiustizia di questo sentimento imposto, dovrò anch’io cadere nel tranello degli adulti, e anche a me toccherà chiamare un sentimento che avrò imparato a conoscere con il nome di “amore”.

E allora forse rileggerò queste parole e scoppierò a ridere per l’ingenuità dei bambini.

Ma per ora, non mi viene proprio niente da ridere.




   
 
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