Questo
testo è stato scritto quando ero ancora a scuola,
quest’anno,
in terza media, per un tema di Religione. Alla fine, è
venuta una cosa che mi è
piaciuta molto. Il professore mi ha dato nove e mezzo, quindi pare sia
piaciuta
anche a lui, quindi... Perché non proporla anche al popolo
di EFP? =) Sono
curiosa di sapere se piacerà ad altra gente che non sia
l’autrice o un
professore di quarant’anni.
Buona
lettura, un bacione
_ki_
L’amore...
Sono qui,
da sola.
Davanti
al mio fidato computer, con aperto un file di Word, impostata la mia
scrittura
preferita e avviata la mia cartella di musica in riproduzione
“casuale”.
A
scrivere cose che a quattordici anni forse non si dovrebbero neanche
pensare.
Ma tanto
non ho niente di meglio da fare, quindi perché no?
E allora
incominciamo:
Un
pensiero mi frulla per la testa. Una domanda che sorge spontanea appena
giro
l’angolo della strada o anche solo rimanendo tranquillamente
seduta sul mio
comodo divano, a guardare la TV. Ed è una sola:
cos’è l’amore?
I
vocabolari hanno una risposta semplice, come per tutto,
d’altronde. “Affetto
intenso, assiduo, fortemente radicato per qualcuno” questo
dice il mio
vocabolario grande come una casa, o almeno sono le parole iniziali.
C’è
dedicata una pagina intera al significato di questa semplice parola. Ma
per
comodità di spazio meglio citare solo questa frase iniziale,
il resto lo si può
sempre andare a cercare per i fatti propri.
E allora
l’amore è un sentimento. Bel passo avanti.
È
un
sentimento intenso, un affetto, qualcosa che ti
lega ad una persona. Ma
questo lo si può capire dovunque metti il naso. Non
è sempre quel sentimento,
quell’affetto, che viene continuamente mostrato per la
televisione, dove tutte
le storie, prima o poi, finiscono con un bacio, delle sofferenze, una
dichiarazione...?
Ma
ovviamente non solo in quell’apparecchio elettronico utile
per divulgare le
informazioni si trovano collegamenti all’amore. Non
è forse vero che, quando i
ragazzi si avviano verso la fase della pubertà,
l’amore è sempre lì, in maniera
certo ridotta in quanto si è pur sempre dei ragazzini, ma
certamente sempre
presente e pressante, a colorarti la vita e a rovinartela con una
velocità così
sorprendente che nemmeno ci si accorge, finché tutto non
cambia drasticamente?
Non
è
forse vero che ci sono interi libri dedicati all’amore?
Miliardi di storie?
E non
è
forse vero che lo si ha proprio in casa, sotto i propri occhi,
l’esempio per
eccellenza dell’amore? Non siamo forse nati tutti, tutti,
dall’amore
reciproco di due persone?
E quindi
l’amore è questo sentimento, a cui nessuno si
può sottrarre, che crea gioia e
tristezza, confusione e ilarità. Un sentimento giusto,
quindi, un sentimento vero.
Ma come
lo spieghi tutto questo a una persona che è ancora giovane,
ha moltissima vita
davanti e non ha mai provato l’ebbrezza dell’amore?
Io, per
fare un esempio, sono del parere che l’amore sia la
più grande stupidaggine
della terra. In fondo, se fosse davvero questo grande sentimento, si
dovrebbe
essere liberi di provarlo, no? Si dovrebbe essere liberi di scoprirlo,
di
assaporarlo, di gustarlo in ogni suo attimo...
E invece
no. Sembra proprio invece che l’amore sia più
un’azione che viene imposta fin
da bambini, un qualcosa che bisogna fare, che non
ha possibilità di
replica. Perché non è forse vero che fin da
piccoli ci pressano in
continuazione con storielle, fiabe e favolucce sulla bellezza
dell’amore, sulla
gioia e sulla meraviglia di questo sentimento?
Anche la
tristezza è un sentimento. Ma hanno mai provato le persone a
farci imparare la
tristezza, così come ci insegnano l’amore? Hanno
mai provato a farci apprezzare
quel sentimento struggente che porta a pazzie, che inaridisce il mondo
e che
porta contemporaneamente allo sviluppo e alla crescita delle persone?
Ci hanno
mai insegnato, il significato della tristezza?
No,
perché la tristezza è un brutto sentimento, un di
quelli “cattivi”, di quelli
che non bisogna mai provare. Ma non è forse la tristezza,
non è forse questo
sentimento “cattivo” che ci abbraccia quando
l’amore viene a mancare, quando
tutte le tue belle favole vanno a farsi benedire per colpa di quella
persona
che si è convinti di amare?
Ma la
tristezza non ce la insegnano mai.
E quindi
è forse così naturale, così vero
questo sentimento che tutti chiamano amore? O
non è forse qualcosa di imposto, qualcosa che viene
inculcato nelle giovani
menti malleabili dei bambini, che viene insegnato a forza, che viene
spinto
dentro alle persone come un anestetico nelle vene di un paziente che
deve
subire un grave intervento?
E la
risposta io non ce l’ho. Perché sto scrivendo da
venti minuti, sto perdendo una
giornata importante che potrei spendere molto meglio, per arrovellarmi
su cose
che non conosco, che sono troppo piccola per capire, che mi porteranno
solo ad
altri ragionamenti astratti, e alla fine mi porteranno a fare una di
quelle
bruttissime figure che sono solita fare, quando qualcuno
leggerà quello che ho
scritto.
Perché
anche se ho scritto tutte queste cose, anche se io mi sento una scimmia
in una
gabbia troppo piccola quando incominciano a parlarmi di amore, di
quello vero,
le mie amiche che hanno solo quattordici anni ed un cervello che
ragiona come
quello di un bambino (giustamente) e che non conosce davvero ancora
appieno il
significato di questa parola, anche se continuo a ripetere a me stessa
che
tutto quello che ho provato con i miei precedenti ragazzi, quello che
io per
scherzo chiamavo “amore”, era solo un profondo
affetto, prima o poi toccherà
anche a me, lo sento, dovrò anch’io arrendermi
all’ingiustizia di questo
sentimento imposto, dovrò anch’io cadere nel
tranello degli adulti, e anche a
me toccherà chiamare un sentimento che avrò
imparato a conoscere con il nome di
“amore”.
E allora
forse rileggerò queste parole e scoppierò a
ridere per l’ingenuità dei bambini.
Ma per
ora, non mi viene proprio niente da ridere.