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Autore: May be    03/09/2010    2 recensioni
« Principessa mia, non temere, sono giunto a salvarti! Ora affacciati a quella piccola finestrella, affinché io contemplandoti possa trovare la forza di muovere le mie stanche gambe ad oltrepassare una soglia invalicabile! »
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Once upon a time .

 

C’era una volta un enorme castello.

Era la dimora di un importante principe, padrone di tutta la grande valle che lo circondava e dei piccoli villaggi all’interno di essa.

Era giovane, ma si comportava come un buon sovrano ed era pieno di buon gusto: non trascurava le buone maniere, e si preoccupava affinché tutto ciò che lo circondasse fosse pieno di classe e raffinatezza.

Eccezion fatta per gli enormi Coccobanana affamati in agguato nel fossato: era ovvio che, per essere in futuro un buon re, non dovesse assolutamente rinnegare la difesa del proprio regno per una vana ragione di estetica generale.

Non bisogna stupirsi, dunque, se passeggiando per uno dei grandi corridoi del palazzo, di quelli con il soffitto altissimo e le pregiate tende di velluto accuratamente disposte a proteggere l’ambiente dal sole battente tipico dell’estate o dal pungente gelo dell’inverno, ci si fosse imbattuti in un veloce scalpiccio seguito dall’apparizione di una tenerissima e particolare renna tutta presa ed affannata dalla sua corsa verso una qualche remota stanza.

Ma attenti a non scambiarla con un procione, o un orsetto lavatore! Si imbroncerebbe aggrottando la fronte e gonfiando il piccolo muso blu, consigliandovi di comprare degli occhiali.

Un momento, chi sono io? Ma come, non mi riconoscete? Benissimo, allora, mi presenterò. Ecco il Cantascheletro Brook al vostro servizio, per narrarvi questa interessante avventura! Ma non indugiamo, e riprendiamo il racconto.

Questa piccola renna, di nome Chopper, stava giusto correndo agitata per uno di questi corridoi, diretta alle stanze del principe.

Era mattino presto, non c’era nessuno in giro.

Aprì con fatica una grande porta di legno intarsiato, sporgendo la testa nella stanza e volgendo gli occhi alla ricerca, nell’oscurità della camera da letto, del principe.

Individuatolo, si diresse a passo sicuro verso di lui, spostò le pesanti tende del baldacchino, saltò leggero sul morbido letto e finalmente prese a dare lievi colpetti sul viso addormentato del giovane.

Il principe si alzò a sedere stiracchiandosi e mugugnando e, notata l’agitazione della piccola renna le domandò con un sorriso divertito cosa fosse accaduto di tanto strano da mandarlo a svegliare a quell’ora così insolita.

« Mi hanno mandato ad informarla, principe Sanji, » annunciò solennemente la renna dopo essersi piegata in un rispettoso inchino, « Che è stato finalmente localizzato il luogo in cui sorge l’altissima Sunny Tower! »

Il giovane la osservò stupito, collegò velocemente le poche informazioni che gli erano state riferite, e finalmente esplose in un grido di esultanza che per poco non procurò un infarto al povero Chopper, che osservava rassegnato il principe che saltellava gioioso per la stanza urlando frasi sconnesse riguardanti la sua immediata partenza e la tanto attesa liberazione della sua bella principessa.

La piccola renna lo lasciò solo, lanciandogli un’ultima occhiata mentre questo si tuffava di testa nel guardaroba cantando il suo amore prossimo alla realizzazione.

A volte gli faceva veramente paura, pensò con un sospiro mentre si dirigeva silenzioso verso la cucina: aveva giusto voglia di un po’ di zucchero.

 

***

 

Era passata poco più di un’ora da quel lieto risveglio, che il principe Sanji si trovava in tenuta da viaggio alle porte del suo castello, il cavallo bianco dalla razza pregiata pronto ad essere sellato.

Si aggiustò i guanti di pelle con noncuranza, ignorando le proteste del consigliere che tentava, invano, di convincerlo almeno ad indossare un’armatura: chissà quanti pericoli avrebbe dovuto affrontare!

Ma non ebbe alcun risultato, dal momento che Sanji, montando in sella, ricordò al vecchio uomo che l’armatura era pesante, scomoda, gli scompigliava i capelli e lo faceva sudare all’inverosimile. Insomma, non era concepibile che un principe si accingesse a salvare una bella principessa conciato come un mostro, che figura avrebbe fatto?

Il principe spronò con destrezza la sua cavalcatura e partì al galoppo attraverso i campi, il cuore colmo di speranza e la mente già diretta al pensiero della dolce principessa.

Quanto l’aveva cercata!

Da quando quella strega che aveva ospitato nel castello gli aveva mostrato il suo volto attraverso uno strano specchio magico, lui si era subito invaghito di lei, si era ritrovato a sognarla e desiderarla più di ogni altra cosa.

Alla fin fine si era deciso a lasciar perdere le fantasticherie –aveva ben altre faccende a cui pensare, lui!- ed aveva delegato la ricerca a studiosi ed esploratori con un bel po’ di tempo da perdere.

Sapeva per certo che la sua futura sposa si trovava all’interno di un’altissima torre resa inespugnabile dall’incantesimo del suo creatore, in un luogo sperduto e periglioso, custodita da un ferocissimo drago dai poteri ancora sconosciuti.

Ma lui non era un codardo, e non si sarebbe tirato indietro.

Aveva lì, pronta su un piatto d’argento, una donzella da salvare: sarebbe arrivato fino in fondo, anche se la cosa gli fosse costata la vita.

E, cantando tra sé una ballata popolare che aveva udito da un gruppo di viandanti ospiti al suo castello, si diresse sicuro verso la sua prima meta, il luogo ove chiunque si metta in viaggio deve dirigersi prima di tutto: la dimora dell’indovina.

 

***

 

La casa dell’indovina era molto ricca, grazie specialmente ai corposi pagamenti che essa richiedeva in cambio dei suoi vaticini; era un luogo piacevole davvero, pensò varcando solennemente la soglia.

Spaziò lo sguardo nell’abitazione, lanciò due o tre colpi di tosse, bussò lievemente sul legno duro della porta, e poi più forte –ma non troppo: un principe doveva sempre essere atteso, non doveva avere la necessità di annunciare la sua presenza.

Finalmente la famosa indovina lo raggiunse con un’espressione stupita, facendolo accomodare nell’ufficio e scusandosi per il disordine: non si aspettava di ricevere un cliente.

Sanji storse il naso di fronte a quell’inquietante paradosso, ma non fiatò per non offendere una sì bella e delicata donna. Era un gentiluomo, lui.

« Mia cara indovina Nico Robin, » esordì allegro –ma quanto era bella?-, « sono venuto da te per sapere se il mio viaggio mi porterà gloria o rovina! »

L’indovina lo fissò seria, cercando di intuire di che diavolo di viaggio il principe stesse parlando.

Bisogna che sappiate che questa donna non era realmente un’indovina, bensì una saggia studiosa che si limitava a fornire deduzioni ovvie a contadini sprovveduti che, per esempio, si recavano al suo cospetto in una stagione di sole cocente e chiedevano se avrebbero ricavato dagli orti dei floridi raccolti.

Dopo molto pensare finalmente si illuminò, ricordandosi del solo viaggio che il principe avesse mai avuto intenzione di compiere e dell’ossessione con cui quattro mesi prima l’aveva tempestata di domande su dove potesse trovarsi quella… principessa.

« Oh, ma certo. Avete finalmente scoperto dove si trova la torre, vostra maestà? »

Sanji si illuminò, prendendole la mano. Ma quanto era brava?

« Ebbene sì, mia fidata indovina! Orsù dimmi quali pericoli dovrò affrontare, perché ho fretta di partire e salvare la principessa al più presto! »

Nico Robin prese dallo scaffale dei voluminosi libri e li aprì sicura leggendo qualche riga; passò qualche minuto così, in silenzio, finché non levò lo sguardo ed annunciò:

« Ebbene sono certa che tornerete vincitore, principe. Però dovrete prestare attenzione agli ostacoli che vi troverete ad affrontare lungo il cammino, e dovrete pensare a superarli con l’astuzia. »

Sanji si levò in piedi, porgendole grato un sacco di monete d’oro come ricompensa, e rimandò di qualche secondo la partenza, solo per annunciarle il suo dispiacere: di certo la feriva, ma lei doveva capire che il suo cuore era già per un’altra, la loro storia non sarebbe potuta funzionare!

La lasciò e montò a cavallo in lacrime, partendo a tutta velocità lungo la sua strada.

No, non si sarebbe voltato indietro.

Però, un ultimo saluto…

Si girò raggiante, asciugatosi le lacrime, ma non la trovò piangente sulla soglia mentre lo osservava allontanarsi.

Di certo doveva essersi nascosta in una stanza per non costringerlo a portare sulle spalle un duplice dolore!

 

***

 

Verso il mezzogiorno raggiunse un ponte, secondo la mappa l’unico che lo potesse condurre dall’altra parte dell’impetuoso fiume.

Nel mezzo del passaggio, però, vide seduta una ragazza dai capelli rossi, il volto illuminato da un enorme sorriso e una mano protesa verso di lui: se solo lui non avesse già votato il suo cuore alla bella principessa!

Si avvicinò mesto, preparandosi un’orazione di scuse: certo non era una questione di ceto o ricchezza, quelle cose non gli importavano, ma proprio non gli sarebbe stato possibile afferrare quella mano tesa e portare con sé la giovane. Era crudele, lo sapeva, ma il destino aveva voluto che le cose andassero così!

Ma, non appena fu abbastanza vicino, lei prese inaspettatamente la parola, con una voce per niente speranzosa ed innamorata bensì, in contrasto con la sua bella figura, meschina e fredda:

« Prego, pedaggio! »

Sanji si immobilizzò, raggelato.

Ebbene, non si sarebbe aspettato una tale difficoltà già al primo ostacolo!

Quella ragazza altri non era del brigante di cui l’indovina gli aveva parlato, la donna che si arricchiva a spese dei viandanti estorcendo salatissimi pedaggi in cambio del passaggio attraverso il ponte che lei stessa aveva fatto costruire; una volta che i poveri viaggiatori, pagato la somma, le avessero voltato le spalle per andarsene, lei li avrebbe assaliti e spogliati di tutti gli averi rimasti.

Ma a Sanji non importava il vile denaro, ne aveva in abbondanza!

Con uno sforzo immane, concentrandosi solo sulla buona riuscita della sua missione, prese un sacchetto di sonanti monete d’oro e con un: « Prendi! » le gettò nel fiume.

Attraversò il ponte col cuore che piangeva, sentendo la ragazza che imprecava con assai poca raffinatezza contro di lui e si gettava nell’acqua per recuperare l’oro.

 

***

 

Quando Sanji arrivò ad intravedere il bivio dinnanzi a lui, iniziò a prepararsi per il secondo ostacolo che l’indovina gli aveva preannunciato.

Quando vi giunse, infatti, trovò seduto di fronte a lui un giovane dal naso spropositato, il che, in base a quanto gli era stato preannunciato dalla bella Robin, gli riportava alla mente un’antica favola.

Ma per questo era preparato, non avrebbe incontrato alcuna difficoltà!

Infatti domandò:

« Buon uomo, sai dirmi da che parte devo andare per giungere all’alta torre ove è rinchiusa la principessa? »

E questo, fissandolo furbamente e ridacchiando gli rispose a colpo sicuro:

« A destra, sua maestà! »

E Sanji, lasciando il ragazzo allibito e frustrato, voltò deciso a sinistra.

 

***

 

Avanzava circospetto e pronto a scattare, sapendo di trovarsi oramai in prossimità dell’ostacolo più pericoloso di tutti: era infatti giunto nelle vicinanze della torre, scorgeva la sua sospirata cima al di là del colle.

Quando fu a pochi metri dalle mura, ecco che si parò dinnanzi a lui un enorme drago vermiglio, che ruggiva furioso e fiammeggiante.

Sanji rimase un momento allibito notando lo strano cappello di paglia sulla sua testa –era un drago piuttosto inusuale!-, ma si riscosse subito ed inforcò la spada coraggiosamente.

« Io sono il drago Rufy! » ruggì il mostro spalancando le fauci esagerate, « e dal momento che sono digiuno e che non divoro un cavaliere con tanto di cavallo da tempo immemore, ora pranzerò con voi! »

Sanji però era pronto, sempre grazie alle istruzioni della dolce Robin: sapeva come sconfiggere il drago senza versare una goccia di sangue.

Dovete sapere che il nostro principe altro non era che un eccellente cuoco; nei villaggi girava voce che lui riuscisse a cucinare persino le pietre, e la leggenda non si discosta mai troppo dalla verità!

Dunque Sanji, brandita la spada, imbandì velocemente una tavola e, con tutto quello che trovò a sua portata, cucinò un abbondante banchetto per il drago che lo fissava stupefatto e ogni tanto cercava di rubacchiare qualche ingrediente, ma subito fermato da un tagliente: « A cuccia! » del giovane.

E fu così che il buon principe si assicurò l’amicizia del drago il quale, rimpinzatosi, gli raccontò che a dire la verità lui non era mai stato posto a guardia di quella torre: semplicemente, venuto a sapere che vi era rinchiuso qualcuno in prigionia, si era appostato là nella speranza di papparsi qualche succulento aspirante salvatore.

Al che Sanji domandò, perplesso: « Ma, amico mio, dunque non ti trovi qua su comando del malvagio mago che tiene rinchiusa la mia bella principessa? »

Rubber esalò una debole fiammella, ormai sazio, ignorando il principe che all’improvviso, guardandosi intorno, domandava perplesso: « Ehi, dov’è finito il mio cavallo?! », e gli spiegò:

« Ti hanno spiegato male, principino, perché il famoso mago di cui parli non era veramente intenzionato ad imprigionare questa… principessa, se così la vuoi chiamare, per qualche malvagio fine. Semplicemente, aveva costruito una torre a prova di fuga e di salvataggio e aveva intenzione di venderla a qualche strega maligna o a stregoni interessati a rapire principi e regine. In verità aveva trovato un potenziale acquirente, ma questo voleva assolutamente che la torre venisse collaudata per vedere, capisci, se veramente fosse impossibile uscirne o entrarne! Allora il grande mago costruttore Franky approfittò di una “principessa” che si era persa da queste parti e la rinchiuse qua dentro.

Il tempo è passato, e come sai il tempo cancella dalla memoria alcuni dettagli. Insomma, mago e acquirente si sono completamente scordati di torre e principessa.”

Sanji rimase interdetto per qualche secondo: tutto ciò era un affronto!

Chissà quanto si era sentita sconsolata e triste, la principessa, aspettando il suo bel principe azzurro con –o senza- cavallo bianco!

Ma finalmente era arrivato, e l’avrebbe salvata da quella torre maligna e portata al castello per celebrare le loro liete nozze.

Gonfiò il petto, si controllò velocemente in uno specchietto, arricciò ulteriormente il suo bel sopracciglio e si schiarì la voce, prima di urlare:

« Principessa mia, non temere, sono giunto a salvarti! Ora affacciati a quella piccola finestrella, affinché io contemplandoti possa trovare la forza di muovere le mie stanche gambe ad oltrepassare una soglia invalicabile! »

Stava lì, col cuore gonfio d’amore e gioia e il naso all’insù.

Finalmente qualcuno si mosse, una mano afferrò il cornicione e una bella chioma cominciò a farsi vedere.

La bella principessa si affacciò con slancio, sbraitando un: « Chi diavolo è che urla queste idiozie e non mi lascia dormire in pace?! »

Poi vide, parecchi metri più in basso, la figura del principe che a braccia aperte invocava la principessa Zoro a calare una lunga treccia e consentirgli di raggiungerla e altre fesserie simili; si abbandonò ad un sospiro, e gridò: « Cretino, vuoi svegliarti? Non ne posso più di perdere la mia dignità in sogni idioti come questi! »

Per un attimo fu tutto buio.

Sanji aprì subito gli occhi, e vide dinanzi a sé la parete del dormitorio della Sunny illuminato dalla fioca luce dell’alba.

Si accese una sigaretta, nervoso, e andò verso la cucina tirando un calcio allo spadaccino che era casualmente finito contro il suo piede.

« Idiota di un Marimo, sempre a rovinare tutto sul più bello. »

 

The End .


Note di quella che ha il coraggio di definirsi l'autrice:
Non domandate.
E' la prima storia che posto su One Piece, e spero non l'ultima.
L'ho scritta in un momento di follia per convincere mia sorella piccola del fatto che Sanji non sia etero, e credo che il risultato sia un'immensa cagata. °^°
Oh beh. Se voleste farmi sapere che ne pensate, non mi spiacerebbe neanche tanto.

   
 
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