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Autore: Mapiamica    03/09/2010    2 recensioni
Ho sempre pensato cosa sarebbe successo se al posto di Susanna ci sarebbe stato Terence a subire l'incidente. Candy l'avrebbe amato lo stesso? O Susanna avrebbe continuato a stargli vicina? Premetto che è la prima volta che scrivo una storia su un sito, che mi piace scrivere(scrivo recensioni di libri su un giornalr online, e che sono una fans sfegatata di Terence e Candy anche se Albert non mi dispiace. Perdonatemi se farò errori o mi permetterò qualche licenza poetica. Spero vi piaccia la storia. Scrivetemi le vostre impressioni e critiche. Bye bye, alla prossima:
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Terrence Granchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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,Capitolo II UN’AMICIZIA TRADITA Era sulla soglia. Alto, slanciato, capelli biondi lunghi fino alle spalle, lineamenti delicati, che tradivano una nobiltà non solo d’animo - Albert! - esclamò Terence incredulo. Non lo vedeva da molto tempo e gli sembrava così diverso da quel simpatico vagabondo che aveva conosciuto a Londra. L’altro sembrò intuire i suoi pensieri. - Già. Mi sono imborghesito, ma non per mio volere. Qualcuno doveva pur occuparsi degli affari di famiglia ed io ero l’unico in grado di farlo. Ma ora parliamo di te. Non ti chiederò come stai, posso immaginarlo…- - Perché sei qui? – lo interruppe Terence livido di rabbia. Una parte di lui era contenta di vederlo, di poter finalmente parlare con qualcuno: l’altra metà però non sopportava che lo vedesse in quel modo, e soprattutto non gli perdonava il fatto d’essersi fidanzato con lei, l’unica donna che avesse amato, che amava ancora disperatamente. Albert lo guardò. Vide un ragazzo bellissimo, dai tratti gentili e aristocratici, dai lunghi capelli scuri e gli occhi blu come la notte appena sorta. Era seduto su una sedia a rotelle e sembrava meno alto di quanto non fosse in realtà. Notò che era smagrito e con occhiaie profonde, segni di interminabili notti insonni e tormentate, e sentì il suo cuore stringersi con dolore perché capì. Capì che quel dolore che attanagliava l’anima dell’amico non era dovuto solo alla sua invalidità ma a qualcosa di più profondo, intimo, che egli percepì chiaramente ma non volle dargli importanza. Eleanor, la madre di Terence, interruppe quel silenzio carico di tensione. - Sono stata io a chiamare Albert. – dichiarò lei con timore e quando vide lo sguardo interrogativo del figlio proseguì: - Non sopporto più di vederti così apatico, sempre disperato e scontroso con tutti… - - - E cosa vuoi che faccia, mamma? Che mi metta a cantare e saltare di gioia, mentre la mia vita va in pezzi? Non riesco più a camminare da mesi ormai, il lavoro è andato a farsi benedire e poi… - ma s’interruppe in tempo: voleva dire … e poi la ragazza che amo è col mio miglior amico e io mi danno l’anima sapendo che sta con lui! - - Signora Baker, ci può lasciare soli, per favore? – chiese Albert gentilmente. Voleva chiarire le cose con Terence ma in privato. La signora sembrò titubante ma alla fine sentì di doversi fidare di quel ragazzo e uscì.
  
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