Il ponte di Londra si piega,
si accartoccia, muore in
un silenzio maestoso. Le braccia al cielo e i piedi nelle fiamme, la
popolazione implora per il conforto di sé e
dell’immagine ricca e benestante
della città: perché se il Tamigi straripasse
finirei affogato, se il ponte
crollasse potrei rimanere schiacciato dalle rovine, se il mondo stesso
cadesse io
chiederei aiuto a te, di questo ho bisogno.
Signora, mia signora,
non è difficile prendere nella mano bianca lo strumento,
abbandonare poi lo scettro poco distante, scendere in strada e
intervenire. Lo
fareste, signora, mia signora?
Ora alza il culo, stronza.