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Autore: _Emanuela_3    04/09/2010    5 recensioni
E se Jessica Fletcher volesse emulare Hercule Poirot e passare dalla parte dell’assassino? E se l’assassino fosse proprio lei? E se prima di togliersi la vita scrivesse una lettera al suo amico Seth confessandogli il reato? E se..leggeste la mai fan fiction? ^^
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cabot Cove  4 settembre 2010                                                                          

 

 

Caro Seth,

ti affido questa lettera, la mia ultima lettera.

Sei sempre stato un amico fidato per me e se Franck non fosse entrato nella mia vita saresti stato qualcosa di più, lo sappiamo entrambi.

Ti ho amato, amico mio, ma sono stata troppo codarda per ammetterlo.

Ti prego di stare vicino a Grady non ha mai avuto molta fortuna e adesso sta per perdere anche me.

Digli che gli ho voluto bene come se fosse figlio mio.

Porta i miei saluti e il mi affetto ad Amos e Morth.

Ero solo una supplente di inglese…e forse era meglio così.

Seth, ti affidò il mio ultimo manoscritto, lo troverai nel cassetto della biancheria. Leggilo insieme allo sceriffo, capirete molte cose.

Sono una scrittrice e negli ultimi anni ho portato a termine molti best seller, ma ultimamente non riuscivo più a scrivere, mi mancava l’ispirazione.

Mi sono resa conto che per scrivere prendevo spunto dalle vicende in cui mi vedevo coinvolta, dai veri omicidi che ho aiutato a risolvere.

Però mancava qualcosa. ero sempre dalla parte del buono, ero sempre l’investigatrice. Non sono mai entrata nella mente dell’assassino.  L’assassino il protagonista per eccellenza, il burattinaio. La vera mente della vicenda.

Ho dovuto farlo. Dovevo conoscere.

Ricordi l’omicidio di Jeanette Smith? Un omicidio pulito, senza tracce, impronte o indizio. L’omicidio perfetto. Nessuno aveva visto o sentito. Neanche lei ha sentito.

Era sorda sai? Me lo aveva confessato qualche settimana prima di lasciarci.  Così la notte prima che morisse l’ho chiamata, le ho chiesto se potevo andare da lei, le ho detto che avevo paura. Lei non ha esitato ad’invitarmi. Le ho raccontato che soffrivo di solitudine, che ero depressa. Le ho mentito.

Così ha preparato la stanza degli ospiti e un tè  caldo. Siamo rimaste a parlare fino a notte fonda. Poi ci siamo ritirate nelle nostre stanze. Ho aspettato che si addormentasse. Sono andata in cucina e ho preso un coltello. Sono andata nella sua stanza e ho iniziato a passare la lama sulle sue guance, sul collo, sulle labbra. Fino a svegliarla.

Dovevi vederla. Sgranò gli occhi, potevo leggerci il terrore dentro. Le sorrisi. Cerco di divincolarsi, ma fu inutile. Le infilzai il coltello nello stomaco una, due, dieci volte, prima lentamente poi sempre più velocemente. Volevo, anzi dovevo, capire cosa si prova a privare qualcuno della sua vita.

Ero eccitata, mi sentivo potente, invincibile. Mi sentivo Dio.

Io Jessica Beatrice Fletcher ho ucciso una donna.

Ho sentito il suo cuore smettere di battere e sono rimasta lì mentre espirava l’ultimo respiro. –Buona notte amica mia- .

Ho ripulito tutto.

Tutti conoscevano le manie di Jeanette, nessuno avrebbe sospettato nel trovare la camera degli ospiti pronta per dormire. Ho lavato le tazze da tè, le ho sistemate nella credenza così che nessuno le potesse controllare. Ho ispezionato l’intera casa in  cerca di tracce del mio passaggio. Quando lasciai la casa era come se non vi fossi mai entrata.     

Tornai a casa e lavai il coltello per poi metterlo nel cassetto. Mi cambiai e presi la bicicletta.

Salutai il ragazzo dei giornali, il postino e la signora Miller che portava a passeggio il suo Poppy. 

Arrivai a casa di Jeanette verso le nove. Bussai più volte e suonai il campanello. Fingendomi preoccupata chiesi alla vicina se l’aveva vista. Poi chiamai lo sceriffo.

Quando trovammo il cadavere raccontai che la notte precedente mi aveva chiamata dicendomi che creda che qualcuno la spiasse, che era spaventata. Dissi di sentirmi in colpa, sarei dovuta andare da lei non appena riappeso il telefono. Investigai insieme a Morth, alla ricerca di prove ma niente. Non trovammo niente. Sono passati tre mesi e adesso il fascicolo di Jeanette Smith si trova tra gli omicidi irrisolti del commissariato di Cabot Cove.

Ho finito il mio libro, Seth, “L’ assassinio perfetto” J.B. Fletcher.

È il mio libro migliore, mi dispiace di non poter essere presente quando sarà presentato.

Sono in cucina e tengo in mano il coltello con il quale ho tolto la vita alla povera Jeanette. Molto presto la rincontrerò.

Ti starai domandando perché lei? Era molto malata e il tempo che le restava da vivere sarebbe stato doloroso e terribile. Infondo le ho salvato la vita. Mi ringrazierà, ne sono certa.  

Perdonatemi voi tutti.

Vi porterò sempre nel mio cuore.

Con tutto l’amore che non ho potuto e saputo darti,

per sempre tua.

                                         

 

Jessica.

 

 

 

 

Ho pensato e se il celebre personaggio di Agatha Christie, Hercule Poirot,  ha deciso di provare cosa significa essere l’assassino perché non può farlo anche Jessica Fletcher? E così è venuta fuori questa one-shot! Spero vi piaccia. I commenti sono sempre graditi!! ^^  

   
 
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