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Autore: Gold Scorpio    23/10/2005    7 recensioni
Questa è la seconda fan-fic che dedico da Harry Potter ed è la mia prima One Shot. In breve ho cercato di immaginare uno scenario futuro che coinvolga i personaggi di Ron e Ginny Weasley. Le vicende sono piuttosto tristi e malinconiche, quindi non leggete se siete già depressi di vostro. La storia è stata scritta prima di leggere "Il Principe Mezzosangue", quindi non ci sono spoiler sul sesto libro... a dirla tutta non ce ne sono in generale! Ogni commento e/o suggerimento è ben gradito. Ringrazio in anticipo tutti coloro che dedicheranno qualche minuto della loro vita a leggere questo mio breve scritto.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un fredda notte di metà gennaio e la temperatura era così bassa che non riusciva nemmeno a nevicare.

Nel cielo nubi minacciose coprivano la luna, rendendo tutto ancora più oscuro e celato.

Il bosco era immoto: alberi spogli si ergevano come ossa dal terreno, mentre nessun rumore turbava la pace notturna.

Nessun rumore a parte un suono di passi affrettati, di un respiro affannoso.

Una ragazza correva tra gli alberi spettrali, facendosi largo con un braccio tra i rami taglienti, mentre l'altro penzolava inerme lungo il suo fianco: incespicava spesso, ma non cadeva mai. Cercava un rifugio, un riparo, consapevole che ne andava della sua stessa vita.

Perchè il suo inseguitore non avrebbe mollato, non avrebbe rifiatato: perchè era mosso dal più atavico e terribile dei sentimenti, l'odio. L'aveva attirata in trappola, l'aveva ferita ed ora voleva completare il lavoro.

Il cuore le batteva forte, pulsandole fino alla gola, mentre il fiato si faceva sempre più corto e il braccio doleva sempre più.

Alla fine comprese di non poter più proseguire: scelse l'albero più grande che riuscisse a scorgere e vi si buttò dietro. Fece appena in tempo a scivolare al riparo delle ombre notturne quando le forze le vennero meno. Poggiò la schiena sul tronco, chiuse gli occhi e cominciò a respirare profondamente, per cercare di recuperare il prima possibile, per cercare di ridurre il fiatone: il silenzio era essenziale, non sapeva quanto il suo inseguitore fosse rimasto indietro, ma era certa che fosse ancora sulle sue tracce, non avrebbe mai mollato.

Calde lacrime cominciarono a bagnarle le guance: non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivata a quel punto. Il dolore che sentiva nel cuore era mille volte peggiore di quello al braccio.

Rimase immobile per qualche minuto. Lentamente il respiro si calmò e il cuore tornò a battere normalmente. Intorno a lei il silenzio era assoluto.

L'aveva seminato? Forse in quella notte senza luna era riuscita a far perdere le sue tracce.

Rivolse la sua attenzione al braccio ferito: il sangue continuava a colare e se non avesse arrestato l'emorragia presto si sarebbe ritrovata di nuovo senza forze.

Afferrò un lembo della lunga gonna e lo strappò, quindi cominciò a fasciare lo squarcio che si era aperto all'altezza del gomito, stringendo più che poteva. Il dolore era forte e non riuscì a trattenere qualche gemito.

Terminata l'operazione si appoggiò nuovamente al tronco d'albero, stremata. Una cascata di capelli rossi scivolò fuori dal cappuccio, scendendole giù, fino alle spalle. Ginny Weasley si strinse nel suo cappotto scuro, tentando di scaldarsi: faceva freddo, dannatamente freddo, mentre la stanchezza le appesantiva le palpebre.

- Non devo addormentarmi – pensò – o sarà la fine... –

 

 

Non avrebbe mai immaginato che le cose potessero andare in quel modo. Mai!

Ricordava ancora l'ultimo anno di scuola ad Hogwarts. Ron, Harry ed Hermione si erano ormai diplomati ed erano praticamente spariti dalla sua vita. La guerra contro Voldemort infuriava, le notizie arrivavano frammentarie e confuse. Silente aveva trasformato la scuola in un luogo al di fuori dello spazio e del tempo: nessun giornale era più permesso, nessun contatto con l'esterno era consentito, nemmeno con i propri familiari.

Perchè fuori era solo sangue e morte, ed ormai nessuno più era in grado di sfuggire al dramma ed anche ad Hogwarts ormai due fazioni si erano delineate.

Non riusciva esattamente a ricordare quando e perchè avesse cominciato a dubitare di Silente: in effetti l'anziano preside era sempre stato criptico ed oscuro nei suoi atteggiamenti, ma lei aveva sempre pensato che fosse il suo modo per proteggere tutti loro.

Poi qualcuno aveva cominciato ad insinuarle un dubbio. Forse non era così, forse erano tutti manipolati da quell'anziano e potente mago che non riconosceva altra autorità oltre alla propria. Forse era stato lui a decidere del tragico destino di Harry Potter, a condannarlo ad una vita di dolore e sofferenza. Forse Voldemort non rappresentava poi questo grande pericolo, forse la sua esistenza era necessaria per bilanciare le forze, che altrimenti sarebbero state tutte in favore di Silente.

Pensandoci ora – più freddamente – Ginny capiva che la cosa che più le aveva dato più fastidio era l'idea che Harry, il suo Harry, potesse essere stato manipolato per gli scopi di Silente, a seguito dell'assurda profezia della Cooman. Harry era diventato il suo ragazzo durante il suo quinto anno di scuola e la loro storia era proseguita tra alti e bassi fino al diploma. Da quando lei era tornata ad Hogwarts per completare l'ultimo anno, però, si erano persi di vista: nessuna lettera, nessuna visita, nessuna notizia, niente di niente.

Il preside diceva che era per la sicurezza di Harry, perchè si era al momento culminante della guerra. Ma voci maligne avevano cominciato ad insinuare altre verità. Silente le diceva di avere fiducia, ma i mesi passavano e quei silenzi le pesavano sempre di più, finché rabbia e dolore ebbero la meglio sulla ragione.

Fuggì da scuola una tiepida mattina di marzo, assieme ad un gruppetto di altri studenti – per lo più Serpeverde – determinati ad unirsi a Voldemort. Scrisse anche una lettera ai suoi genitori per cercare di far loro capire le sue ragione. Era convinta di aver fatto la scelta giusta, di poter mettere a nudo le menzogne di Silente e poter salvare Harry e per farlo era disposta a diventare una Mangiamorte. Ricordava ancora la lettera di risposta di sua madre, bagnata dalle lacrime, in cui la invitava a riflettere, a ripensarci...

Ma non ne ebbe il tempo, perchè a volte il destino sa essere davvero beffardo: si era appena unita alle schiere di Voldemort quando gli Auror del Ministero della Magia catturarono Draco Malfoy. L'Oscuro Signore avrebbe dovuto scegliere con maggiore attenzione i suoi alleati. Quel tronfio fanfarone non resistette più di un paio d'ore agli interrogatori e prima ancora che la notizia del suo arresto giungesse alle orecchie dei Mangiamorte il loro rifugio venne attaccato dagli Auror, capeggiati da Silente e da... Harry Potter!

Dunque alla fine il duello tra Voldemort e Potter ebbe luogo, come previsto dalla profezia, e il Bambino Sopravvissuto ne uscì vincitore.

Ma Ginny non lo vide. Quello che ricordava di quell'infausto giorno era la ferocia degli scontri: i Mangiamorte morivano come mosche e gli Auror non risparmiavano nemmeno chi si arrendeva. Ognuno di loro aveva troppi parenti ed amici da vendicare per provare pietà. Ricordava anche gli occhi gelidi di Ron, suo fratello, quando la sorprese rannicchiata sotto il suo letto: nessuno però lo aveva evidentemente avvisato del tradimento di Ginny – forse i loro genitori non ne avevano avuto il coraggio, nella speranza che la ragazza potesse ripensarci – e fu la sorpresa a salvarle la vita, permettendole di fuggire.

Solo in seguito Ginny apprese che Hermione era stata uccisa dai Mangiamorte giusto pochi giorni prima della caduta di Voldemort. E che Ron, sconvolto, aveva giurato di ucciderli tutti. E ora che aveva scoperto il suo tradimento era diventato il suo nemico più spietato.

Non c'era modo di riconciliarsi, di chiedere perdono: troppo sangue, troppi lutti, nessuno era disposto a dimenticare. Sui pochi Mangiamorte scampati al massacro pendeva una taglia, "vivo o morto", ma nessuno di loro arrivava vivo ad Azkaban, dove il solo Malfoy pagava il fio della sua debolezza.

Ginny fuggì, mescolandosi tra i babbani, vivendo una vita in continuo movimento, senza mai un attimo di pace, sempre un passo avanti a Ron ed agli altri Auror che le davano la caccia. Da anni non aveva più contatti con il mondo magico né con la sua famiglia ed aveva imparato a vivere senza l'ausilio degli incantesimi, per non attirare l'attenzione. Questo finché non aveva appreso casualmente da un giornale babbano che i suoi genitori erano morti in un incidente: Ginny non aveva potuto resistere alla tentazione di fare almeno una visita alla loro tomba, visto che non aveva avuto l'occasione di riconciliarsi in vita. Per prudenza aveva scelto di andare in una fredda notte invernale, ma al cimitero aveva trovato Ron, che era li nascosto ad aspettarla da chissà quanto tempo: era una trappola!

 

 

Ginny uscì dal torpore: si stava addormentando, ma non poteva permetterselo, sarebbe morta di sicuro.

Si impose di rialzarsi, aiutandosi con il tronco dell'albero: aveva ormai venticinque anni, gli ultimi sei passati dandosi alla macchia, tra privazioni e sofferenze, e questo l'aveva segnata nel fisico e nel morale. Era molto magra, l'aspetto era trasandato e non c'era più allegria sul suo volto ormai da molti anni.

Aveva fatto un errore e lo stava pagando da molto, troppo tempo: in fondo non aveva mai ucciso nessuno, perchè le persone non riuscivano a dimenticare il passato? Era questa consapevolezza di subire una situazione tutto sommato ingiusta, che prima o poi l'avrebbero perdonata e riaccolta che l'aveva sorretta per tutti quegli anni: non si sarebbe arresa solo per soddisfare il desiderio di vendetta di chi aveva vinto la guerra.

- Le colpe dovrebbero essere proporzionate al male commesso – pensò – ed io ho pagato abbastanza: ho perso la mia famiglia, i miei amici, il mio amore... –

Il bosco era sempre silenzioso, così la ragazza decise di arrischiarsi a muovere i primi passi.

- Devo trovare un rifugio per la notte, o morirò assiderata... – pensò

- Non preoccuparti, non sarà il freddo ad ucciderti – La voce proveniva dalle sue spalle!

Ginny si voltò di scatto, terrorizzata, ma perse l'equilibrio e cadde supina. Davanti a lei ora si ergeva la figura di suo fratello Ronald: i suoi occhi, freddi come il ghiaccio, la fissavano senza pietà mentre le puntava contro la bacchetta:

- Finalmente la mia caccia è finita – disse con voce crudele, mentre un sorriso di trionfo gli illuminava il volto – L'ultima Mangiamorte sta per morire, poi potrò riposare... –

Scoppiò in una risata scomposta, che rivelava la pazzia da cui era ormai posseduto.

A Ginny venne un nodo alla gola a vedere il fratello ridotto in quel modo. Cominciò a piangere:

- Ron, Ron, sono tua sorella... – gli disse - ...possibile che tu non riesca ancora a perdonarmi dopo tanto tempo? Vorresti davvero uccidermi? –

- Hermione ti aspetta, potrai chiedere perdono a lei nell'altro mondo – le rispose il fratello.

- Quando Hermione fu uccisa io ero ancora ad Hogwarts, non ne sapevo nulla. Voi mi avevate tagliato fuori dalle vostre vite... cosa potevo saperne di quelle che era successo? Credevo di agire per il meglio... –

La sua voce era ormai rotta dai singhiozzi, ma fece presa su Ron che adesso sembrava esitare: in fondo era il primo dialogo che i due avevano dai tempi dell'assalto al rifugio di Voldemort.

Raccogliendo le sue ultime forze Ginny si rialzò in piedi e tese le braccia verso il ragazzo:

- Ti prego Ron, tu sei il fratello a cui ho sempre voluto più bene, ho bisogno di sapere che mi puoi perdonare, che mi puoi accettare ancora come sorella... –

Cominciò ad avanzare lentamente verso di lui, zoppicando vistosamente. Ron sembrava combattuto e la ragazza intravide una speranza di riconciliazione. Ma si trattò di un momento: improvvisamente gli occhi del ragazzo tornarono di ghiaccio, alzò ed abbassò la bacchetta pronunciando un incantesimo ed il ginocchio sinistro di Ginny andò in pezzi.

La ragazza si accasciò al suolo, urlando per il dolore, e mentre si contorceva in mezzo al fango sentiva Ron ridere: non era la risata folle di poco prima, era una risata disperata, più simile ad un pianto...

Riacquistato il controllo e mordendosi le labbra per il dolore, Ginny alzò gli occhi verso il fratello, incontrando quelli di lui: erano occhi disperati, occhi segnati da un tormento senza fine ed ora rigati dalle lacrime. Lui cominciò a parlarle:

- Sai come è morta Hermione? Lo sai? Era stata catturata dai Mangiamorte. Ha resistito per giorni e giorni alle torture, senza rivelare nulla. Quando l'abbiamo trovata aveva il corpo spezzato, quasi non riuscivamo a riconoscerla... è spirata tra le mie braccia sorridendomi... consolando me! Capisci? Lei consolava me! –

La sua bacchetta scivolò a terra, mentre il ragazzo si piegava sulle ginocchia, portandosi le mani al volto:

- Ho perso la cosa a cui tenevo di più nella vita... l'unica cosa che fosse davvero importante per me! –

Ronald Weasley non resse più all'emozione, come se improvvisamente la tensione e l'odio che lo avevano accompagnati in tutti quegli anni fossero svaniti d'un colpo. Si abbandonò ad un pianto liberatorio, il viso nascosto nelle mani, la schiena completamente piegata in avanti, rannicchiato su se stesso come un bambino.

Ginevra Weasley si sentì invadere da un profondo senso di commozione: davanti a lei rivedeva il fratello che aveva perduto tanti anni prima. Si trascinò verso di lui strisciando nel fango: braccio e gamba feriti le dolevano, mentre sassi e radici la graffivano.

Arrivatagli finalmente accanto alzò il braccio ancora sano e gli posò delicatamente una mano sulla testa, un gesto d'affetto come soleva fare una volta. Ron alzò gli occhi e la vide distesa e inerme, con il corpo pieno di ferite, gli occhi gonfi di lacrime, ma un sorriso rassicurante ed affettuoso sulla bocca; allungò le braccia per afferrare la ragazza, quindi la trasse a sé e l'abbracciò con forza, poggiando la testa sulla sua spalla. Ed altrettanto fece lei.

I due rimasero così, stretti l'uno all'altra, a piangere in silenzio lui, a chiedere perdono lei.

Per Ginny il tepore di quell'abbraccio fraterno rappresentava una gioia tale che mai avrebbe sperato di provare ancora. Ma si sentiva sempre più debole: la gamba era spezzata e perdeva copiosamente sangue.

- Ronald, ti prego, aiutami ad alzarmi – chiese lei una prima volta.

Ron non si mosse.

- Ron, per favore. Ho freddo, sto perdendo molto sangue, portami a casa... –

- A casa? – rispose finalmente il ragazzo

- Si, te ne supplico. L'annuncio della morte di mamma e papà era solo un trucco per attirarmi in trappola, non è vero? – Ginny formulo la domanda con tono speranzoso.

- Si, è vero, era solo un trucco... – le rispose il fratello, che continuava ad abbracciarla.

Ginny sospirò, un altro peso opprimente era svanito dal suo cuore...

- Allora mi piacerebbe rivederli, loro e gli altri fratelli, e i vecchi compagni e... Harry. Dopo aver sconfitto Voldemort sarà diventato un eroe, giusto? –

Ci fu un momento di silenzio.

Poi Ron ridacchiò in maniera sinistra e l'abbracciò più forte.

- Oh no, temo che sarà un po' difficile, sai? Mamma morì pochi mesi dopo la tua fuga, per il dispiacere presumo. Papà invece ha continuato a perorare la tua causa al Ministero della Magia, per ottenere il perdono e permetterti di tornare indietro: ma l'unica cosa che ha ottenuto è stata di morire solo e stanco... –

Ginny ebbe un tuffo al cuore: quel flebile filo di speranza che l'aveva accompagnata fino ad allora stava scomparendo.

- Oh mio dio, non lo sapevo – disse infine, tra le lacrime – io speravo di tornare e di riconciliarmi con tutti, un giorno -

Ron ridacchiò di nuovo e riprese a parlare:

- La Tana non esiste più, l'abbiamo venduta dopo la morte di mamma. Troppi ricordi spiacevoli, legati ai tempi in cui c'eravate ancora tu ed Hermione. Non vedo i nostri fratelli da anni, ormai. Bill vive in Francia con sua moglie, Charlie deve essere stato divorato da qualche drago in Romania, Percy ha cambiato nome per la vergogna di essere un Weasley, i due gemelli credo abbiano sempre quel loro stupido negozio... –

Ginny stava davvero male: non immaginava minimamente che la sua famiglia, la sua numerosa e affiatata famiglia, la sua allegra famiglia non esistesse più. Per sei anni aveva sognato di ritornare, ora che sembrava così vicina a farlo improvvisamente tutto le sfuggiva dalle mani.

- Ed io, come ben sai, ero troppo impegnato a dare la caccia a te per occuparmi di quello che succedeva in casa – concluse amaro il ragazzo.

Ginny singhiozzò forte: - Allora la mia speranza di poter un giorno tornare, di essere riaccolta e perdonata era solo un'illusione? –

- Si sorellina, si – Ron smise di abbracciarla. Si discostò leggermente da lei, poi le prese il viso tra le mani e le diede un dolce bacio in fronte, come quando erano piccoli e cercava di consolarla dopo averle rotto un giocattolo. Quindi riprese a parlare: - Non sono l'unico a non aver mai dimenticato, sorellina. Nonostante le insistenze di papà e di Silente, il Ministero della Magia non ha mai ritirato la taglia su di te. Sai chi è il nuovo titolare del ministero? Harry! –

- Harry? – ripeté Ginny automaticamente.

- Si, proprio Harry Potter. Harry l'eroe! E' diventato un vero politicante. E sai cos'ha fatto non appena eletto? Ha tentato di farmi rinchiudere perchè mi considera ormai un pericolo ed ha aumentato la tua taglia... –

Era un altro frammento del castello di speranze di Ginny che crollava.

- Non siete più amici? – chiese al fratello, con voce stanca.

Ron scosse la testa in segno di diniego: - Per dirla tutta, ora sono un ricercato anch'io. Dicono che ho esagerato un po' con i miei metodi d'indagine... – aggiunse ridacchiando.

- Dunque non sarei potuta comunque mai tornare. Il mondo che ricordavo non esiste più... –

Ginny si sentiva debole e stanca, ormai quella feroce determinazione che l'aveva aiutata a tirare avanti fino ad allora si era come dissolta.

- Ron, cosa possiamo fare allora? – chiese infine una Ginny ormai disperata.

Lui la guardò con aria grave prima di risponderle: - Puoi continuare a fuggire come hai fatto finora. O puoi consegnarti agli Auror e terminare la tua vita ad Azkaban, assieme a Malfoy. Oppure... – e nel pronunciare le ultime parole la guardò dritto negli occhi - ...puoi fermarti qui con me. Sono stanco Ginny, sono tanto stanco... –

La ragazza capì: - Anch'io fratello, anch'io. Mi perdoni, vero? –

- Si, ti avevo già perdonata tanto tempo fa, nei miei momenti di lucidità... – le rispose sorridendo – e tu perdonerai me, vero? Siamo stati così stupidi... -

Si abbracciarono stretti e lì rimasero, in attesa del momento in cui sarebbero finalmente stati liberi da ansie e preoccupazioni.

La mente di Ginny tornò alla Tana, ad un'estate di tanti anni fa. Papà, Bill e Charlie facevano discorsi "da grandi" seduti attorno al tavolo, sorseggiando succhi di zucca. Percy era chiuso in camera a studiare per entrare al Ministero della Magia. I gemelli erano tutti intenti ad ideare nuovi trucchi e scherzi, mentre la mamma, quando non svolgeva le faccende di casa, si divertiva a mettere loro i bastoni tra le ruote. Ron ed Hermione battibeccavano come al solito, mentre Harry li guardava divertito... e poi volgeva lo sguardo verso di lei, e sorrideva. Avrebbe dato tutto per tornare a quel periodo felice.

Poco dopo cominciarono a scendere i primi fiocchi di neve...

 

 

Li trovarono qualche giorno dopo, ancora abbracciati. Nessuno comprese esattamente che cosa fosse successo. I giornali scrissero che i due si erano affrontati ed uccisi a vicenda, ma il loro abbraccio non aveva nulla di ostile, ed infatti decisero di seppellirli assieme, accanto ai genitori. Al funerale dicono che il ministro Potter si commosse parecchio al bel discorso commemorativo tenuto da Silente. Nessun Weasley era presente.

Più tardi la data della morte dei due ragazzi venne generalmente utilizzata per indicare il termine temporale delle guerre contro Voldemort, i cui odi e rancori si erano trascinati a lungo anche dopo la fine del Signore Oscuro. L'ultimo Mangiamorte ancora in vita, Draco Malfoy, si spense dimenticato da tutti in quel di Azkaban, dove era ancora tenuto prigioniero...

 

   
 
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