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Autore: unfair shadow    05/09/2010    1 recensioni
Anne si avvicinò e prese il libro. Sushi miagolò soddisfatta e si sedette di fianco a lei. Appena Anne apoggiò il libro sulle sue gambe, questo si aprì da solo e si fermò in una pagina dove c’era una scritta incomprensibile. Un raggio di luna colpì la pagina, facendo scintillare l’inchiostro. Ma che cosa?!... < Ptormia la dunoar elled ghestre, o eretop eldel unal > Sushi guardava la luna. Non avevo notato che ci fosse la luna piena! Il libro produsse un lampo luminoso, quasi per invitarla a guardarlo. Anne guardò esterrefatta il libro e lesse le parole misteriose che brillavano. Appena finiva di pronunciare una parola, quella brillava ancora più intensamente per qualche secondo, poi scompariva dalla pagina. Quando ebbe finito di leggere l’intera frase, attorno a lei si formò una specie di tromba d’aria che le confondeva la vista.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore di foglie smosse ruppe il silenzio. Anne si guardò attorno e il cervo alzò di scatto la testa, allarmato. Strano. Un altro fruscio di foglie, questa volta proveniente da quel gruppo di cespugli. La ragazza guardò più attentamente. Niente. Sarà stato un topolino pensò. *driin* Cazzo, il cellulare! Sullo schermo apparve la scritta “Nonna” del cervo, ormai, erano rimaste solo le tracce e un rumore di zoccoli che si allontanava.

“Pronto?”

“Anne! Dove sei finita?! E tutto il giorno che ti cerco! Questa mattina mi ha chiamato la scuola e mi hanno chiesto come mai questa mattina non ci sei andata, ti ho cercata dappertutto! Stavo per chiamare la polizia sai?! Dove sei?!?”

“Scusa nonna non me la sento ancora di tornare a scuola. Sono nel bosco. Torno subito”

“Signorina ti conviene essere qui entro dieci minuti o saranno davvero guai grossi per te!”

“Sì, arrivo”

Anne riattaccò il cellulare e piano piano cominciò a scendere dalla roccia quasi interamente ricoperta dalla muffa. Amava quel posto, da quando era andata ad abitare da sua nonna Elisabeth ci passava ore intere,  osservando gli animali avvicinarsi cautamente al piccolo ruscello per bere. E spesso non si rendeva conto di quanto tempo passasse così, immobile su quell’enorme masso  posto  su un piccolo promontorio nascosto da vari cespugli e piccoli alberi. Proprio come quella sera. A giudicare dalla poca luce che la circondava, dovevano essere le nove, circa, e le conveniva sbrigarsi.

Elisabeth era una signora sugli ottanta, molto strana e parecchio eccentrica, che viveva in una casa al limitare del bosco posta su una lingua di roccia sotto la quale una volta si estendeva una  folta foresta, nella quale si diceva vivesse un branco di lupi, che una volta  terrorizzava tutti gli abitanti. Si diceva che i Westford –la famiglia della madre di anne- fossero sempre vissuti lì, isolati, in mezzo al bosco. Bisogna dire che non avevano mai avuto amici di famiglia giù in paese, molti li consideravano come delle persone poco consigliabili. La madre di Anne era diversa. Stephanie, al contrario degli altri Westord, non sopportava l’isolamento e non voleva assolutamente rimanere per tutta la vita fra quelle montagne. Così, aveva cominciato ad andare in giro per il mondo, cercando di gustarsi in pieno la sua giovinezza.

Poi era arrivata Anne.

Quando l’allora compagno di Stephanie seppe che era incinta, sparì. Non richiamò mai più. Mai una visita. Al telefono non rispondeva e non lo si trovava neanche al bar in cui lavorava. Scomparso.

Stephanie allora decise di stabilirsi in Grecia, e di crescere sua figlia da sola.

E così fu. Fino a quel freddo 17 febbraio, in cui scomparve nel nulla anche lei. Non aveva lasciato un biglietto e non aveva neanche preso dei vestiti con sé, infatti Anne all’inizio aveva semplicemente pensato che fosse andata a far la spesa.

Ma non era più tornata.

   
 
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