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Autore: Sten__Merry    05/09/2010    0 recensioni
Una lite tra Bones e Booth, un nuovo caso che li avvicinerà di nuovo o li dividerà definitivamente.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan, Zack Addy
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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SCUSATE il ritardo!
Sto preparando un paio di esami e mi sento in colpa quando faccio altro nonostante lo studio non sta funzionando molto. xD

Però il capitolo è pronto, spero piaccia!



CAPITOLO 10

“I signori passeggeri sono pregati di mantenere le cinture allacciate finché l’aereo non si sarà completamente fermato. US Airways vi ringrazia di aver volato con noi” guardai l’orologio che segnava le 4:54 e svegliai Booth scuotendolo leggermente. Si pulì l’angolo destro della bocca dalla saliva con il palmo della mano e con la voce impastata mi chiese cosa volessi
“Siamo arrivati a Boston” annunciai, sbadigliò
“ancora non capisco perchè tu abbia voluto partire a queste ore della notte”  scrollai le spalle
“amo vedere le città illuminate che sfidano il buio imposto dalla natura, muovermici, esplorarle al buio, annusarle quando non son sature dello smog” alzò un sopracciglio
“e tutto questo lo vuoi fare nel tragitto tra l’aeroporto e l’hotel?” mi strinsi nelle spalle
“beh, abbiamo il check in alle 11” annunciai, spalancò gli occhi e si alzò di scatto. Percepii chiaramente l’imprecazione ‘Al diavolo’ mentre toglieva il bagaglio a mano dall’ apposito scomparto. Ridacchiai pensando alle camere d’albergo che ci attendevano nel giro di meno di 30 minuti. Guardandolo non potei che accorgermi di aver sviluppato negli anni uno strano gusto nel prendermi gioco di lui.
“molto divertente, Bones! Davvero molto divertente” sarcastico, pungente, infastidito
“e chi immaginava fossi tanto irascibile alle cinque del mattino?!” esclamai, inaspettatamente divertita dalla sua reazione.

Quasi quaranta minuti più tardi eravamo al terzo piano del Taj Boston, avevo prenotato due camere separate sullo stesso piano, consegnai una chiave elettronica a Booth
“beh, ci vediamo domattina” alzò gli occhi al cielo
“domattina?” perplesso
“beh, tra qualche ora” precisai “verso le 9 potrà andar bene” stabilii
“diciamo verso le 11, Bones” sbuffai
“alle 10 in atrio” dissi fissandolo quasi con sguardo di minaccia
“prima o poi dovrai spiegarmi come diamine fai a dormire così poco ed essere sempre così attiva” aprii la bocca per rispondergli “non ora, Bones, non ora. Notte!”
ricambiai la buonanotte e infilai la chiave nel dispositivo elettronico della stanza 187.
Studiai la camera per qualche istante dall’uscio respirando il profumo di rosa che i fiori appoggiati sul tavolo emanavano prepotenti, poi decisi di sprofondare nella poltrona di pelle bianca vicina al letto, accompagnata da un buon libro. Solo quando il sole era ormai alto nel cielo di Boston decisi di avvolgermi nelle morbide coperte color salmone e abbandonarmi al sonno.
La mattina seguente incontrai il mio partner nella hall dell’hotel, una tazza di caffé da asporto in mano.
“Buongiorno Booth” sorrisi nonostante avessi ricevuto solo un leggero grugnito in risposta, decisi di continuare a parlare “devo riuscire a parlare con Joseph Mayer in giornata, quindi come prima mossa ho bisogno di andare alla sede dell’ FBI di Boston” sgranò gli occhi e parve svegliarsi all’improvviso
“no, Bones, no!” esclamò “é il grande capo, non posso giocarmi la carriera andando a sventolare il mio badge davanti a Dio solo sa quanti impiegati per riuscire ad avere un colloquio con lui” roteai gli occhi
“non essere melodrammatico, Booth. Sono certa che stai esasperando la situazione”
“vediamo se così riesco a farti capire: ho sentito di questo tizio che ha perso il posto solo per averlo fatto contattare dopo le 10 di sera ed aveva per le mani la risoluzione di un caso di omicidi seriali. Mayer ha schioccato le dita e puff... Addio lavoro!” mi morsi il labbro inferiore pensierosa
“Beh, immagino sarà più difficile del previsto” borbottai mentre mi dirigevo verso l’uscita
“Bones, fermati”
“Ci vado con te o senza di te, a te la scelta” spavalda
“Buon Dio, vediamo di evitare di farci arrestare almeno” gli tirai un buffetto sul braccio mentre ci incamminavamo verso la macchina.
Ci sedemmo sull’altro SUV nero che mi aveva obbligato a noleggiare e dopo pochi minuti iniziammo a guizzare nel traffico
“Cerca di farci arrivare a destinazione tutti interi” urlai, la voce stridula e le mani strette al sedile tanto che le nocche avevano assunto un colorito cadaverico
“Bones, tranquilla” calmo, rilassato, un sorrisetto diabolico sul viso
“Frena, per Dio, frena!” stridetti allarmata quando lo vidi avvicinarsi pericolosamente ad un’ automobile rossa che ci precedeva
“Qui non sanno guidare!” esclamò accostando il SUV di fronte alla sede dell’ FBI, scesi sbattendo la portiera con tutta la forza che avevo in corpo
“se tacessi mi faresti un grosso piacere” dissi seccata cercando di fermare il tremolio delle mie gambe. Non riuscivo a capire se fossi così agitata per la guida del mio partner o se lo fossi per la richiesta, totalmente improbabile, che dovevo fare al capo dell’ FBI.
“ora mi dici che ci facciamo qui?” mi chiese Booth, un’ evidente punta di curiosità gli colorava la voce, scossi la testa ed entrai nell’edificio di vetrate e mattoni rossi.
Passai sotto il metal detector che, rimanendo silente, mi risparmiò un’ infinito numero di seccature, aspettai Booth che impiegò quasi un’ora ad ottenere i necessari permessi per entrare nell’edificio perchè si ostinava a non volersi separare dalla sua pistola.
“siamo in un edificio dell’ FBI, non credi che saresti stato al sicuro anche senza la pistola?” seccata per il tempo perso
“Bones, è una parte di me! La mia piccola Pauline” disse accarezzando la fondina della pistola
“Pauline? le hai dato un nome?” chiesi spalancando gli occhi
“sh” sussurrò “è stato questo che ha convinto l’ufficiale alla porta a farla entrare con me” scoppiai a ridere scuotendo leggermente il capo e mi avvicinai alla reception, dove una donna avvolta in un tubino scuro era impegnata compilando un’ alta pila di moduli
“salve” salutai stampandomi un sorriso cordiale sul viso, alzò gli occhi annuendo lievemente e si reimmerse nel suo lavoro, continuai “abbiamo bisogno di vedere il signor Mayer” spiegai,
posò nuovamente lo sguardo su di noi, faticando a trattenere il sorriso scettico, poi con una voce inumanamente pungente
“abbiamo un modulo virtuale per questo tipo di richieste, lo compili e le faremo sapere” sbuffai e guardai Booth in cerca di aiuto, lui fece un passo avanti e appoggio il suo distintivo dell’FBI sul bancone della reception
“guardi, faccio parte anche io dell’FBI. E’ davvero urgente” sfoggiò il suo sguardo ammaliatore, la donna dall’altro lato della scrivania afferrò il distintivo stringendolo tra le dita dalle lunghe unghie rosse e inserì dei numeri nel computer
“mi dispiace, Agente Booth” disse meno pungente di prima “ qui risulta che è in vacanza quindi i suoi privilegi non valgono” sbuffai una seconda volta
“al diavolo!” imprecai preparandomi ad una lunga opera di convincimento affinché ci venisse fissato un appuntamento
“Bones, stai calma!” sibilò Booth, stringendomi il braccio destro con la mano
“Booth!?!” una voce da dietro interruppe il nostro scambio di battute con la segretaria, lui si girò lentamente e scoppiò in un sorriso luminoso
“Dunham?” la voce più alta di qualche tono e una luce diversa negli occhi.

   
 
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