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Autore: cantarella    05/09/2010    4 recensioni
Non voglio farvi venire gli incubi, ma ho cercato di immaginarmi come Andrè scopre di essere innamorato....siate pietose, vi prego, e vi ringrazio se recensite!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA MIA OSCAR

“ Andrè! “

Il ragazzo, che stava per entrare nelle scuderie, si fermò di colpo.

“ Ditemi signor generale “

“ Oggi non devi andare a Versailles, voglio che tu rimanga qui, ho bisogno di te. “

“ Si, signore “. Cercò di nascondere la delusione. Gli dispiaceva non poter accompagnare Oscar, ma era un ordine…non poteva certo rifiutare. Sorrise ad Oscar che alzò le spalle, poi si voltò e andò via.

La guardò attraversare l’enorme cancello d’entrata del palazzo Jarjaise.

Era cresciuta Oscar.

Non aveva più niente della bambina che aveva conosciuto.  Prometteva di diventare molto alta, e poi era snella, fiera. Lui ne ammirava la lealtà, la forza d’animo e il coraggio. In verità credeva che non ci fosse nessuna ragazza al mondo come lei. Si, l’ammirava davvero tanto e le voleva un bene infinito.

Portata a termine la commissione come gli aveva chiesto il generale, Andrè si affrettò sulla strada di casa. Il sole era ancora alto, ed essendo una giornata di fine maggio, faceva particolarmente caldo. Andrè si tolse la giacca marrone e la ripiegò con cura posandola sulla sella, rimanendo in camicia. Si arrotolò le maniche fino al gomito, sorridendo.  Si sarebbe sistemato prima di entrare in casa. Aveva nascosto il tesoro nella tasca interna della giacca. Doveva ammettere, con una punta di orgoglio che apprezzava moltissimo che il generale si fidasse in quelle occasioni soltanto di lui. Aveva ordinato da uno dei migliori gioiellieri di Parigi una collana di diamanti e zaffiri per l’adorata moglie, in occasione del suo compleanno. Il generale Jarjaise amava ancora molto la contessa sebbene all’apparenza fosse rigido e freddo, si scioglieva come neve se lei era nelle vicinanze. La guardava incantato e la seguiva con lo sguardo. In effetti Andrè aveva sempre notato che si scambiavano spesso e volentieri sguardi e occhiate, come se si scambiassero messaggi segreti, che capivano solo loro.

Sospirò. Ah l’amore! Chissà quando sarebbe successo a lui. Ma era presto, lo sapeva, ancora doveva compiere i diciassette anni. E poi per lui forse non c’era posto per l’amore. Aveva l’amicizia immensa con Oscar, il legame con la nonna, forse….forse poteva bastargli…..forse….

Ripensò al generale, e al fatto che gli era molto grato. Grazie a lui, aveva potuto studiare con i migliori precettori, poteva mangiare, bere, insomma vivere come un nobile, o quasi. Anche i suoi vestiti non erano certo quelli di un attendente qualunque. Sospirò ancora. Si, doveva ammettere di apprezzare quell’uomo, un po’ burbero, è vero , ma anche molto onesto. L’unica cosa che non gli perdonava era quella di aver educato Oscar come un uomo. Anche se si rendeva conto che se così non fosse stato, ella già avrebbe di certo messo su famiglia, come era naturale per una ragazza della sua età, e lui forse non avrebbe potuto vederla mai più, men che meno viverle accanto come ora era libero di fare. Invece così poteva sognare il loro futuro insieme. Invecchiati (lei sempre splendida però) vicino ad un camino scoppiettante e davanti a un buon bicchiere di vino.

Si stiracchiò sorridendo. Ah! Quanto le era mancata quella mattina!
Spronò il cavallo al galoppo per tentare di arrivare presto così da poterla raggiungere a Versailles.

Ad un tratto dal folto del bosco, che costeggiava la strada, qualcosa attirò la sua attenzione.

“Ma che diavolo succede?” Rallentò improvvisamente, deviando il suo cavallo.

“Oh mio Dio!”.

C’erano tre individui con il volto coperto. Avevano aggredito e capovolto una carrozza. Il conducente giaceva a terra in una pozza di sangue.

Andrè non ci pensò due volte, sguainò la spada e si mise a urlare come un diavolo.

Uno dei tre aveva tirato fuori dalla carrozza un giovane che si era piegato in due perché colpito violentemente. Si accorse che c’era anche una ragazza.

Aveva gli occhi terrorizzati.

Le avevano strappato il bel vestito per rubarle la collana e ora sotto la minaccia di un pugnale stava consegnando un anello a uno dei brutti ceffi.

Andrè si gettò su uno dei tre che reagirono immediatamente. Combatté contro uno di loro e gli spezzò la spada. Sembravano dei forsennati. Ma doveva sbrigarsi. Il giovane, si era accorto, perdeva sangue da una coscia.

Riuscì a ferire uno di quelli, lacerandogli la camicia e perforandogli il petto e il braccio. Quello urlò come un animale e gli si buttò addosso. Riuscì a scrollarselo usando le mani e le gambe, poi individuò uno che stava aggredendo la ragazza, paralizzata dal terrore. Ma riuscì a fermarlo. Gli infilzò la spada nella spalla. Questi, senza più un’arma in mano, fuggì nella boscaglia.

Andrè si voltò per combattere contro gli altri due,  ma anche questi, feriti, se la svignarono con i gioielli. Subito Andrè corse dal giovane ferito, che si stringeva la gamba. Era stato pugnalato, e dalla ferita sgorgava sangue scuro.

Andrè si strappò la camicia e gli legò strettamente la coscia al di sopra della ferita, poi con dell’altra stoffa cercò di tamponare come meglio poteva. Subito la candida stoffa si inzuppò di sangue. Non riusciva a capire se fosse stata recisa l’arteria. Doveva far presto se non voleva che il giovane morisse dissanguato.

Si voltò verso la carrozza rovesciata. Non ce l’avrebbe mai fatta da solo a sollevarla.

“Sai cavalcare?” urlò alla ragazza che lo guardava stralunata.

Andrè ripetè la domanda urlando più forte. Lei negò con la testa, mentre l’acconciatura alta in testa crollava miseramente sulle spalle.

“Dannazione!” Era sotto shock. Le si avvicinò prendendole saldamente le braccia.

“Cerca di calmarti, ora. Ho bisogno del tuo aiuto. Dobbiamo correre dal dottore, non so quanto sia profonda la ferita. Devo portarlo a cavallo e tu mi devi seguire. Ce la puoi fare, ne sono sicuro.” Lei fece segno di si col capo.

Veloce, Andrè slegò un cavallo dalla carrozza, lo accarezzò per calmarlo. Non aveva la sella, lui avrebbe cavalcato a pelo, mentre la ragazza avrebbe montato il suo che era molto docile. Male che vada, se lei non fosse riuscita a tenergli dietro, lui da solo avrebbe preso la strada di casa.

Sistemò il giovane, che nel frattempo era svenuto, davanti a lui sul cavallo, poi urlò

“Tieniti forte!” e giù a rotta di collo verso il dottore più vicino. La ragazza impaurita si aggrappò con tutte le sue forze alle redini e chiuse gli occhi. Non doveva cedere al panico: suo fratello rischiava di morire!

Finalmente arrivarono dal medico: il dottor Lasomme. Andrè prese il ragazzo sulle spalle.

“Bravo Andrè” gli disse il medico “hai fatto bene a fermargli in questo modo l’emorragia. La ferita comunque non è troppo profonda, credo che se la caverà. “

Gli batté una mano sulla spalla. Andrè annuì, serio, e tirò un sospiro di sollievo.

Uscì fuori e vide la ragazza che non era riuscita a scendere da cavallo e ancora scioccata, mormorava qualcosa come se stesse pregando. Non aveva versato una lacrima. Era scarmigliata, lacera e piena di fango. Ma era molto graziosa. Non bellissima, ma molto carina.

Andrè le sorrise per darle coraggio, poi tese le braccia per aiutarla a scendere.

“State tranquilla” disse automaticamente passando a darle del voi “è fuori pericolo. Il dottore ha detto che se la caverà, anche se non ha ancora ripreso conoscenza.”

Lei si fece prendere tra le braccia come una bambina e allora, solo allora scoppiò a piangere. Il ragazzo la lasciò sfogare, cullandola dolcemente tra le braccia. Era un pochino imbarazzato.

“Su su, calmatevi ora, è tutto finito, state tranquilla.” Lei gli singhiozzava ancora sul petto, Andrè le accarezzò delicatamente i capelli arruffati tranquillizzandola dolcemente.

“Come vi chiamate?” le chiese

“Madeleine.” Mormorò lei “Madeleine De Clermont.”

Andrè sgranò gli occhi. Erano i cugini di Luigi XVI! Accidenti!

Andò a prendere la giacca dal cavallo e gliela depose sulle spalle per coprire un po’ dove il vestito era stato strappato. Poi l’accompagnò dal dottore che per precauzione la visitò, ma non era ferita.

Andrè poi andò a recuperare la carrozza con un ragazzino che si trovava lì. Quando tornò il giovane si era svegliato.

“Come vi chiamate?”

“Mi chiamo Andrè Grandier, monsieur.” e fece un inchino.

“Vi dobbiamo la vita Andrè Grandier, siete stato molto coraggioso. Se non foste intervenuto voi, non oso immaginare cosa sarebbe successo a me e alla mia adorata sorella.”

Andrè arrossì imbarazzato.

Ora li riconosceva. Erano figli del cugino del re che era stato a lungo ambasciatore presso la corte d’Austria. Erano rientrati in Francia da pochi mesi a causa di una lunga malattia del padre. La ragazza l’aveva vista pochissime volte, mentre il giovane l’aveva visto spesso partecipare alle battute di caccia con il re e il delfino.

“Dottore, “ Andrè si rivolse al medico “ possono tornare a casa, o potrebbero sorgere dei problemi?”

“No, Andrè. Preferisco tenere qui il giovane almeno stanotte. Semmai dovesse sanguinare la ferita. La ragazza può ritornare a casa.”
“Va bene. “

Si rivolse alla ragazzina che abbassò subito lo sguardo.

“Se permettete” le disse facendole l’inchino “vi accompagno al vostro castello”

Lei annuì senza guardarlo negli occhi.

Era quasi sera quando Andrè rientrò a casa. C’erano ad aspettarlo sua nonna ed Oscar.

“Ma dove diavolo sei stato? Eravamo in pensiero!” Oscar sembrava davvero preoccupata. La nonna più che altro arrabbiata.

“Mi spiace Oscar, ho avuto un piccolo contrattempo. Non preoccuparti” si strinse nella giacca per non far vedere la camicia a brandelli e sporca di sangue, poi vedendo che le due si avvicinavano minacciosamente a lui, disse

“Ehm…non ho fame….vado in camera mia” e scappò via. Le due donne si guardarono negli occhi meravigliate.

Tre giorni dopo, Andrè incredulo aspettava nell’elegantissimo salottino delle stanze private dell’uomo più potente di Francia.

Si guardò intorno intimidito da tanto splendore. Non osava muoversi per non rompere accidentalmente il prezioso vasellame, o versare il contenuto della brocca in oro massiccio che era posata su un tavolino.

Le Bel, il fedele servitore del re, l’aveva chiamato discretamente, appena arrivato a Versailles. L’aveva seguito fino agli alloggi del sovrano, non riuscendo a crederci.

Le Bel lo fece entrare in un altro salotto, dove il re era seduto su una poltroncina e leggeva dei documenti. Andrè s’inginocchiò, la testa china.

“Ragazzo!” tuonò il sovrano “Questo, avrai capito, è un incontro privato. Nessuno deve saperne niente, hai compreso?”

“Si, vostra maestà” mormorò Andrè senza alzare il capo.

“Bene.” Da una porta laterale entrò il giovane conte De Clermont che sorrise ad Andrè.

“Il mio giovane cugino, mi ha raccontato tutto. Sei stato coraggioso a salvare la sua vita e quella della contessina. Ora però non devi farne parola con nessuno. Non vogliamo che si sparga la voce che le strade che portano a Parigi non siano sicure.”

“Si vostra maestà”

“Bravo ragazzo, evidentemente il generale Jarjaise ti ha addestrato bene, altrimenti non ti avrebbe mai affidato la vita di sua figlia.” e rise bonariamente della sua battuta.

“Puoi andare ora ragazzo.”

“Grazie vostra maestà”

Uscì nei giardini e si avviò verso la fontana. Immerse le mani nell’acqua fresca e si bagnò il viso. Era ancora emozionato per l’incontro. Da non crederci!Il re, a modo suo, l’aveva ringraziato! Alzò gli occhi e la vide. Era Madeleine. La ragazza gli sorrise arrossendo, poi chinò lo sguardo.

Lui si avvicinò e s’inchinò “Madamoiselle. Come state?”

“Be…bene monsieur. E….e voi?”

Le tremava la voce.

Andrè era sorpreso, alzò un sopracciglio. Ma cos’aveva quella ragazza? Sembrava imbarazzata. Mah!

“Mi spiace di non essere riuscito a recuperare i vostri gioielli” disse.

“Oh! Non ha importanza davvero. Avete salvato la mia vita e quella di mio fratello e vi saremo grati per sempre per questo” se possibile arrossì ancora di più.

Poi alzò i grandi occhi neri e sorrise timidamente. Anche Andrè sorrise trovandola deliziosa.

Era passato un mese da quel giorno. Andrè incontrava spesso Madeleine nei giardini di Versailles, quando aspettava Oscar, egli passeggiava spesso per i sentieri di cespugli e fiori profumati, e molte volte lei era seduta su una panca di marmo nascosta da sguardi indiscreti a ricamare.

“Non dovreste stare da sola qui.” Madeleine sobbalzò

“Scusatemi se vi ho spaventata” Andrè si avvicinò sorridendo.

“Dicevo…non dovreste star qui da sola.”

“Oh! Andrè…siete voi…” un delizioso rossore le imporporò le guance.

Madeleine si alzò riponendo il ricamo nel cestino. Gli sorrise.

“Sentite Andrè, domani sera ci sarà un ballo in maschera all’Opèra, voi….voi andrete?”

Andrè ci pensò su. Si, avrebbe accompagnato come al solito Oscar, anche la principessa Maria Antonietta vi avrebbe partecipato in gran segreto. Ricordava ancora la preoccupazione nello sguardo azzurro di Oscar.

“Si madamoiselle, vi parteciperò.”

“Oh! “ lo sguardo di Madeleine s’illuminò, poi come se stesse facendo uno sforzo enorme chiese

“Co…come farò a riconoscervi?” non lo guardava negli occhi.

“No, madamoiselle, avete frainteso.” Anche Andrè ora era arrossito.

“Non sarò lì per ballare. Sarò lì solo per accompagnare il capitano delle Guardie Reali. Sono il suo attendente ed è mio dovere essere al suo fianco.”

“Oh! Capisco” si leggeva chiaramente la delusione nello sguardo della ragazza.

Più tardi mentre tornava a casa con Oscar, Andrè ripensava alla ragazza. Sembrava le fosse dispiaciuto che lui non avrebbe ballato. Guardò Oscar che era qualche metro avanti a lui. Fece per parlare, ma poi tacque. Che avrebbe potuto dirle? Se le avesse raccontato lo strano comportamento della contessina, probabilmente l’avrebbe preso in giro, ma non gli avrebbe concesso spiegazioni. Lei non si perdeva in cose futili. Ad un tratto sorrise e le si avvicinò
“Dai Oscar! Vediamo chi arriva prima a casa!” e spronò il cavallo a tutta velocità.

Oscar rise, di uno dei suoi rari sorrisi che riscaldavano tutto intorno come raggi di sole.

“Mi dispiace per te Andrè ma ti batterò come al solito!” e ridendo ancora lo lasciò qualche metro indietro.

Arrivò prima lei, come aveva promesso e non seppe perché ma Andrè aveva voglia di ridere e di cantare. Aveva il cuore che gli traboccava di affetto. Gli venne voglia di alzarla tra le braccia e farla volteggiare per vederla ridere ancora. Si bloccò di colpo….ma che cosa stava pensando? Oscar era sua amica, la sua amata sorella, la persona con cui duellava e faceva a botte. E poi se avesse mai provato ad alzarla tra le braccia per farla volteggiare, lei l’avrebbe infilzato come un pollo.

La sera successiva Oscar era pronta per andare all’Opèra e non vedendo Andrè decise di andare a prenderlo di forza dalla sua stanza. Era diventato strano negli ultimi mesi. Mentre le parlava ogni tanto si zittiva come se non sapesse più cosa stesse dicendo. Ed era sempre un pochino distratto. Lui che era stato sempre preciso e ordinato nei propri compiti ora appariva con la testa tra le nuvole, un po’ imbambolato.

Bussò alla sua porta e non ottenendo risposta entrò. Era buio nella stanza. Ci vollero pochi secondi per abituarsi all’oscurità.

“Ah, ma sei qui” Andrè era di spalle appoggiato con le mani alla balaustra del balcone. Il vento agitava dolcemente la tenda e anche i suoi capelli scurissimi che sotto la luce della luna avevano dei riflessi blu.

“Oh scusa Oscar, non ti ho sentito arrivare.” Andrè sorrise “Sono pronto.”

Oscar lo guardò incuriosita. Un attimo prima sembrava perso in chissà quali pensieri, un attimo dopo ritornava ad essere il solito Andrè col sorriso pronto sulle labbra.

Quella sera Oscar ballò con la principessa Maria Antonietta, che era in incognito, visto che indossava una maschera che le copriva quasi tutto il volto, un po’ per tenere alla larga i numerosi spasimanti che le ronzavano intorno, un po’ perché le piaceva tenerla tra le braccia. Era così dolce e tenera. Aveva quindici anni, ed era un bocciolo che ancora doveva schiudersi in tutta la sua bellezza. E poi anche perché ingenua e piena di vita com’era si sarebbe di certo cacciata in qualche guaio e solo così poteva tenerla d’occhio più da vicino.

Andrè in disparte le osservava da lontano sorseggiando dell’ottimo vino.

Avevano la stessa età eppure erano completamente diverse. Tutte e due bionde, con i lineamenti delicati, Oscar superava già di un palmo la principessa. Oscar era molto matura nonostante fosse giovanissima. Era responsabile e dedita al dovere tanto da far invidia a un generale di mezz’età.

E anche se indossava abiti maschili, era bella. La sua grazia innata e la sua eleganza oscuravano le altre dame che truccate e ingioiellate affollavano la sala. Lei si muoveva come una farfalla, portando elegantemente la principessa con sé. E lei rideva felice. Era straordinaria Oscar e lui era davvero felice di viverle accanto.

“Oh! Andrè! Siete qui dunque!” Andrè sbatté gli occhi come svegliandosi da un sogno.

 Chinò lo sguardo e incontrò una ragazzina magra avvolta da un abito color pesca a fiori e una maschera che le ricopriva il volto. Ma non fu difficile capire che era Madeleine.

“Buonasera madamoiselle” fece un inchino “vi state divertendo?”

“Fino a un momento fa no davvero.” E rise imbarazzata coprendosi il volto con un ventaglio. Come se ce ne fosse stato bisogno.

“Davvero non ballerete?” chiese lei quasi un sussurro.

Andrè la guardò sorpreso. “Non…non ho mai ballato per la verità a queste feste.”

In effetti aveva partecipato con Oscar a centinaia di balli, limitandosi entrambi a guardare gli altri ballare e divertirsi, e constatare che fosse tutto a posto e non sorgessero problemi.

“Ma…non vi piace…o non sapete ballare?” Andrè credette di cogliere persino da sotto la maschera il rossore di Madeleine.

Fece un risolino. “No. In verità so ballare e credo che mi piaccia. Ma….ecco non ho avuto mai la possibilità di invitare nessuno….” Era davvero imbarazzato. Certamente aveva partecipato alle feste sempre e solo con Oscar, e…bè mica avrebbe potuto invitare lei….e non solo per la divisa che abitualmente indossava…..ma non avrebbe potuto comunque…..

Guardò Madeleine. Sembrava fosse in attesa di qualcosa. Sbatté le palpebre sorpreso. Lei ora guardava la folla che ballava. Era mai possibile che desiderasse essere invitata? Andrè guardò un po’ confuso verso Oscar che ancora volteggiava con la principessa. Sospirò. Neanche lui seppe per cosa.

“Madamoiselle…..” iniziò timido “ehm…” si schiarì la voce “mi concedereste l’onore di questo ballo?”

Madeleine si voltò talmente di scattò che lui pensò di averla offesa, e invece gli occhi neri brillarono come pura onice.

“Dite davvero?” si lasciò sfuggire “Ehm…volevo dire grazie monsieur con piacere”.

Era carina Madeleine e davvero dolce con quella sua timidezza. Andrè si sentiva lusingato dal suo interesse. Dopo un primo momento in cui entrambi erano un po’ in imbarazzo, lui prese il controllo della situazione e lei si lasciò andare un pochino. La tensione fra loro pian piano si affievolì. Lei sorrise teneramente e lui ricambiò col cuore.

“Quanti anni avete madamoiselle?” chiese dolcemente Andrè. Gli sembrava giovanissima.

“Ho compiuto un mese fa quattordici anni”

“Siete ancora molto giovane”

“Grazie Andrè, e voi invece?”

“Ne compirò diciassette a fine agosto”

“Vi posso chiedere un favore?”

“Oh ma certamente.”  annuì lui

“Mi chiamereste per nome?” disse lei in un soffio.

Andrè era stupito, ma sorrise e disse “Sono lusingato e ve ne sono grato perché avete un nome bellissimo.”

La ragazza mise un piede in fallo e se non l’avesse trattenuta con tutte e due le braccia sarebbe andata a finire per terra.

“Oh! Scusate!” Era arrossita ancora. Andrè la guardò con dolcezza. Sorrise.

Oscar dall’altra parte della sala osservava la scena. Lo sguardo inespressivo bevve tutto d’un fiato un bicchiere di vino, poi uscì sull’enorme terrazzo.

Nel periodo successivo Andrè e Madeleine rafforzarono la loro amicizia. Mentre Oscar lavorava a Versailles i due ragazzi passeggiavano lungo i sentieri dei curatissimi giardini. Madeleine gli raccontò che dopo il matrimonio di Jacques, suo fratello, sarebbe toccato a lei. Non ne era molto entusiasta, perché suo padre stava vagliando diverse offerte. Rabbrividì al pensiero di un matrimonio con un uomo che non amava.

“Credo che sia difficile non volervi bene, Madeleine. Sicuramente vostro marito vi rispetterà e vi amerà come meritate.” Disse onestamente Andrè.

“Vi ringrazio di cuore, Andrè. Ma la mia più grande paura è di non riuscire ad amarlo.”

Andrè non seppe cosa rispondere. I matrimoni erano combinati e difficilmente la sposa vedeva il futuro marito prima delle nozze. E raramente era un matrimonio felice. Il più delle volte dopo che erano nati i figli, sia lui che lei si trovavano un amante o anche più di uno. Conosceva coppie che si diceva non parlassero nemmeno più tra loro. Ma non avrebbe mai turbato la piccola Madeleine con queste cose.

Sorrise e lei ricambiò.

Nelle due settimane successive Andrè non vide la sua amica. Un po’ gli dispiaceva, ma pensò che aveva altro da fare.

Un giorno era appoggiato a una colonna e osservava da lontano Oscar, quando venne avvicinato da una donna anziana.

“Monsieur, vi devo consegnare questo” e gli porse una lettera chiusa in una busta con il sigillo in ceralacca della famiglia De Clermont.

Sorpreso ringraziò l’anziana donna e aprì la piccola lettera.

Mio caro amico,

sono disperata e non saprei a chi altro rivolgermi. Mio padre ha scelto chi sarà mio marito : il conte De Angoulem!

Andrè rimase di sasso. Povera Madeleine! Il conte in questione era un uomo dedito al libertinaggio e al vizio. Sospirò. Era stato scelto perché comunque era ricchissimo.

Vi prego ho bisogno di parlarvi. Venite al castello stanotte legherò un fazzoletto al mio balcone. Vi scongiuro di non mancare.

                                                                                                            Madeleine

  

Era buio. La luna ogni tanto faceva capolino dalle nuvole. Andrè senza troppi problemi si arrampicò fino al balcone della piccola Madeleine.

Quando entrò nella camera stentò quasi a riconoscerla. Lei gli si buttò tra le braccia piangendo.

“Suvvia calmatevi” disse pazientemente Andrè. Lei singhiozzava.

Aveva i capelli lunghissimi sciolti. Erano di un bel castano scuro ondulato. I grandi occhi neri erano cerchiati. Doveva aver pianto per giorni.

“Vi prego smettete di piangere.” Era veramente penoso vederla in quello stato.

Lei tirò su col naso. “E’ un vecchio! Mio Dio!”

“Madeleine….”

“Ha trentotto anni!”

Andrè passò gran parte della notte a consolarla. Sfinita finalmente lei cadde addormentata e Andrè decise di andarsene.

“Andrè….” chiamò lei assonnata.

“Ditemi Madeleine….”

“Promettetemi di tornare domani”

Andrè era titubante. Non gli sembrava giusto, però sospirò e annuì.

“Va bene. Ve lo prometto.” E sparì nel cuore della notte.

La sera successiva andò da lei. Sembrava più calma.

“Sono felice di vedere che non piangete” le mormorò dolcemente.

“Sono felice che voi siate qui” le parole di lei un sussurro.

Dopo qualche minuto di silenzio, Madeleine prese le mani di Andrè fra le sue e se le portò alle labbra. Poi sulle guance. Le labbra tremavano.

Andrè era immobile, non sapeva cosa  fare. “Andrè….io…. vi amo.”

Andrè era sconvolto. Non se lo aspettava proprio. Aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono.

“Vorrei…..vorrei diventare una donna con voi……”

Andrè per un attimo non respirò tanto grande era la sorpresa.

“Vorrei donarmi a voi perché siete dolce e gentile.”

“Io….”iniziò il ragazzo, anche se non sapeva cosa dire.

Lei gli posò delicatamente le dita sulle labbra per non farlo continuare.
“No, vi prego….non dite niente.”

Sospirò guardandolo forse per la prima volta direttamente negli occhi.

”So che non è corretto, ma credo sia giusto donare il cuore e il corpo alla persona amata, e so per certo che siete voi. Poi sarei disposta a non vedervi mai più e a vivere solo nel ricordo di un’unica notte con voi.”

“Non…non posso…” Andrè sembrava distrutto. Aveva le braccia lungo i fianchi.

“Perché, Andrè? Perché non potete? Non vi piaccio neanche un po’?”

“Oh no! Voi siete davvero molto bella. E dolcissima.” Le prese le mani fra le sue e le guardò. Erano così diverse da quelle di lei! Piccole e bianche, come le sue, ma quelle di Oscar avevano i calli della spada, e le cicatrici delle ferite ed erano sempre ghiacciate. Quelle di Madeleine erano calde e morbide.

Madeleine si alzò in punta di piedi e gli posò le labbra all’angolo delle sue. Lui trattenne il fiato. Chiuse gli occhi e vide davanti a sé Oscar. Splendida nella sua uniforme bianca. E rideva Oscar, e lo prendeva in giro, e duellava con lui, e faceva a cazzotti. E beveva e rideva. E gli passava le mani ghiacciate sulla fronte per vedere se aveva la febbre….il cuore saltò un battito. Sentiva le farfalle nello stomaco. Ti amo.

Un prato verde  smeraldo, dei fiori rossi e gialli e un lago, e loro due che crollavano sfiniti dopo essersele date di santa ragione. Ti amo.

E lei che rubava una fetta di torta e la nonna li inseguiva brandendo il cucchiaio di legno. E poi loro due nascosti sulla torretta a mangiarla sporcandosi le mani e il viso con la crema. E sorridevano complici. E poi silenziosi a  guardare il tramonto con i piedi penzoloni fuori. Ti amo.

Più di me stesso. Più di qualsiasi cosa al mondo. Ti amo e chissà da quanto.

Mi esplode in petto questo amore e trabocca e vuole uscire fuori. Ti amo da impazzirne, da stare male,da morirne. E io morirei per te.

“Andrè?” Madeleine lo stava fissando. Sembrava guardasse un folle, un pazzo.

Le prese le mani deciso “Sei una ragazza meravigliosa. E ti meriti tutta la felicità di questo mondo, ma non posso farlo. Sono suo. Completamente suo. E lei è mia. Totalmente mia. Non lo sa ancora ma noi ci apparteniamo. Da sempre. Non può essere altrimenti. “

Aveva parlato talmente in fretta Andrè che Madeleine a stento riusciva a capirlo.

Lui fece un immenso sorriso. “E’ straordinariamente chiaro ora. La amo da morire.”

 

“Non prenderti gioco di me, Oscar. Giuro che se un giorno sarà necessario darò la mia vita per te come tu sei stata capace di fare per me ieri…… te lo giuro Oscar.”

“Oscar sono arrivate tantissime lettere da Versailles. Tutti sperano che tu ti rimetta presto e che torni presto a corte.”

La nonna le consegnò decine di lettere.

Oscar sorrise “Accidenti!” “Oh ma questa è per te Andrè!” gliela porse con un’espressione meravigliata in volto.

“Grazie Oscar”Andrè ancora con gli occhi umidi la prese con le mani tremanti e uscì dalla stanza.

“Dolce amico,

sono passati tre anni da quella famosa notte. Ora sono sposata e grazie a Dio mio marito mi ama e anch’io ho imparato a volergli bene. Credo che siano rari i matrimoni così a corte. Mi rispetta e mi vizia come una bambina. E non mi fa mancare affetto e calore.

Aspetto il mio secondo figlio, che sento sarà un maschietto e spero  diventi un giorno coraggioso e forte e capace di amare come ho visto fare ad un solo uomo, con quell’intensità e quella dedizione.

Non meravigliatevi se vi scrivo solo ora. Volevo farvi sapere che avevate ragione. Ieri ho capito quanto voi siate suo, ma anche quanto lei sia vostra.

La spada che ha sguainato contro il re, la persona più potente di Francia, mi ha fatto capire che per lei siete più importante che di sé stessa. Nel suo sguardo io ho visto la sua determinazione. La determinazione di una donna che farebbe di tutto pur di salvare quello che più di prezioso possiede. Voi.

Ora capisco la vostra tenacia. Non siete un folle. Voi lo sapete, l’avete sempre saputo che lei è e sarà per sempre vostra e solo vostra.

Sarete sempre nel mio cuore Andrè. La vostra dolcezza e i vostri bellissimi occhi mi accompagneranno per tutta la vita. Pregherò per voi, mio adorato.

 

                                                                                                               Madeleine

 

“Andrè! Andrè!” Il ragazzo si voltò. Oscar correva verso di lui illuminata dal sole. Era bella da togliere il fiato.

Andrè furtivamente si asciugò le lacrime.

“Non dovresti essere a letto?” disse con aria preoccupata“Il dottore ha detto che hai perso molto sangue e che dovresti riposarti”.

“Dai Andrè non rimproverarmi, almeno tu” gli sorrise “è una bellissima giornata e non mi va di stare da sola. “

“Ti va se passeggiamo un po’insieme?” aggiunse sfiorandogli un braccio con la mano.

“Si, certamente.” Farei di tutto per te amor mio.

  
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