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Autore: Mavala    05/09/2010    2 recensioni
Una prostituta può avere un cuore?Può essere salvata ?
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1    - Quanto valgo -

 

 

L’aria umida saturava la città mentre il cielo veniva ricoperto da spessi nubi cariche di pioggia.

Era una giornata come le altre per me .

I piedi nudi ciondolavano liberamente mentre il resto del corpo rimaneva immobile sulla panca della finestra dove osservavo con occhi indifferenti Copenaghen .

Città fiabesca caratterizzata dalle tradizioni .Città del freddo e delle albe ritardatarie .Città dalle luci rossi.

Il tram delle 10 era passato da un pezzo ma vi erano ancora temerari che confidavano nella speranza di una coincidenza con il prossimo. Imbacuccati dalla testa ai piedi come pinguini cercavano riparo nella fredda cabina .Poveri illusi ,quell’ammasso di plastica non avrebbe mai potuto creare calore.

Le mani erano diventate bollenti a contatto con la ceramica della tazza che stringevo .Con movimenti lenti posai le mie labbra su di essa per poterne sorseggiare un po’ del liquido fumante che ne occupava l’interno .L’unica cosa che riuscisse a calmarmi ,in quel momento, era quello strano intruglio di erbe create appositamente per calmare e rilassare il corpo .Ormai era diventato un’abitudine convivere con i miei incubi che non accennavano a lasciarmi respirare .Ombre seguaci pronte a colpirti nel momento esatto in cui commettevi un passo falso per sopraffarti con i loro peggiori ricordi .

Ma ero diventata brava con il tempo .Ero riuscita ad essere forte e a guardare avanti senza voltarmi indietro nel ricordare il passato .

Ogni persona ha qualcosa da ricordare .Brevi o lunghi ,tristi o felici ,nostalgici o piacevoli ….ogni ricordo percorre la stessa strada ,l’importante è ricordare .Nessuno restituirà quegli attimi rubati nel momento stesso in cui accadano ,accompagneranno ,semplicemente , il nostro cammino fino alla fine e nel frattempo che ciò avvenga bisogna solo conviverci .Ma questo per me era solamente fonte di dolore.

Un rumore di un frantumo mi riportò alla realtà .Scattai velocemente nella direzione del suono ma non fu una saggia mossa .I piedi nudi al contatto con le fredde mattonelle crearono una scarica di brividi che irradiarono tutto il mio corpo fino a penetrarmi nelle ossa .Dicembre era ormai vicino,normale avere quelle temperature rigide .Mi diressi in cucina con agitazione trovandomi un’insolita scena .I barattoli ,quelli posizionati più in alto ,erano stati rovesciati a terra creando una macchia rossastra estesa sul pavimento continuando fin sotto il tavolo.

Impronti .Ecco cosa catturarono la mia attenzione .Un sorriso incurvò gli angoli della mia bocca , chissà adesso dove si era nascosto .Finiva sempre così ,dopo il danno cercava riparo per sfuggire alla mia ira .Vagai con lo sguardo in cerca di un movimento o di un indizio ma niente .Stavolta era stato più furbo nel nascondersi .Con noncuranza appoggiai distrattamente la tazza sul tavolo e ignorando il pasticcio a terra mi diressi verso i cassetti alti del mobilio ,dove sapevo che avrei trovato quel che cercavo .

Recuperato l’oggetto  in questione lo agitai e con una lieve pressione privai lo scatolame della chiusura metallica .Un odore di carne arrivò alle mie narici ,non era il mio pasto ideale ma per colui che volevo acciuffare era una leccornia .

Attraversai la cucina in punta di piedi ,annotando mentalmente di indossare la prossima volta quei calzettoni orrendi di lana ,almeno mi avrebbero tenuto al caldo .

Arrivata alla mia meta ,senza esitazione rovesciai il contenuto rapidamente in una ciotola rotonda. L’acqua era ancora pulita ,ragione per cui non presi la briga di cambiarla .

Adesso era il momento di agire ,sgattaiolai nel minor tempo possibile in cucina dove avrei avuto un accesso migliore nell’osservare la mia preda .

E come prevedevo ,così fu.

La coda alta ,il nasino rosa e gli occhi spalancati ,Jacob si avvicinava lentamente alla sua colazione. Una tattica che funzionava sempre fin dalla prima volta che mi fu donato .Lui combinava un pasticcio per poi trovarsi un nascondiglio ed io per acciuffarlo lo prendevo per la gola .In fondo animali e uomini non erano poi così differenti .

Lo osservavo mentre sollevava e abbassava la testolina affondata nella ciotola .La coda circondava le sue zampette posteriori creando una pallina di pelo arancione spruzzata da macchie bianche che ricoprivano interamente la parte inferiore del suo corpo .

Adesso era il momento ideale di agire.

Con un balzo mi portai dietro di lui per acciuffarlo alle estremità esteriori ,non aveva più modo di scampo .Colto dalla sorpresa aveva interrotto bruscamente il suo pasto per  catalizzare l’attenzione sulla mia figura .

Mi guardava con quei due suoi occhioni grandi di un verde intenso finché non fu oscurato dal nero brillante delle pupille .Lo sollevai senza fatica per poi stritolarlo in una abbraccio d’amore .Ecco qual’era la mia punizione .

Jacob era l’unica  presenza fissa nella mia vita .L’affetto che legava me a quel gatto era dettato da un’ amore incondizionato .Allietava la mia vita con gioia ,riusciva a capirmi meglio di chiunque altro .Nei momenti di sconforto era l’unico con cui potevo ritenere utile la mia vita. Era l’unica famiglia che mi era rimasta .

La sua lingua ruvida mi solleticava la guancia e lasciva una scia umida su di essa ,era il suo gesto d’affetto nei miei confronti .Posai quel batuffolo a terra dove senza esitazione si fiondò all’attività interrotta .

Ritornai di nuovo in camera ,alla finestra,  rimandando di qualche minuto le pulizie .

Il mare aveva preso ad agitarsi scontrandosi contro gli scogli grigi creando quella patina di schiuma bianca che ricordava tanto la panna ,anche lui nel suo profondo era attanagliato dalla solitudine .

 

 

 

 

************************

  

Tutto trascorreva come sempre .

Il via vai di gente affollava la strada della città dove anche essa si stava preparando per accogliere il natale.

Era piacevole osservare le persone che mi circondavano ….Per ognuno di loro fantasticavo una vita diversa dalla realtà .Il signore che avevo appena incrociato ,poteva essere benissimo colui che assaggiava le pietanze dei fast food grosso com’era . Quella donna che guardava  insistentemente la vetrina di quel negozio trascinando per mano quello che sarebbe dovuto essere il marito in realtà aveva una relazione segreta e per questo assecondava la moglie .Era divertente prendersi beffa degli altri quando anche gli altri si prendevano beffa di me .

La verità era che volevo essere come loro .Ero invidiosa della loro libertà ,dei loro sciocchi pensieri, delle loro innocue litigate .

 Desideravo festeggiare anche io come tutti il natale .Volevo ritornare ad essere una persona normale le cui uniche fonti di preoccupazioni sarebbero state dedicate alla preparazione della cena,dei regali perfetti o di trovare un abete dalle giuste proporzioni per adornarlo con le palline più fantasiose trovate .Era da tempo che non trascorrevo una giornata normale .

Ogni bimba ,in quel periodo,aspettava con ansia la festa di Santa Lucia .Festa la cui funzione era dedicata alla famiglia.

Ricordavo perfettamente l’emozione crescere giorno dopo giorno ,sentirsi importanti dove l’età non conta .

Ricordavo perfettamente l’ultima volta in cui ero stata una bambina normale .Svegliarsi presto all’insaputa dei genitori  per dimostrare di essere in grado di farcela da sola senza l’aiuto della mamma nella preparazione dei dolci e di vedere il sorriso estasiato di tuo padre di fronte alla tua caparbietà nel riuscire ad infilarti una tunica bianca nel rispetto della tradizione. Era quello l’ultimo ricordo che conservavo della mia famiglia .

Mi affrettai a raggiungere il mio centro ,non volevo essere punita .L’ultima volta che una di noi aveva trasgredito questa regola era stata marchiata a vita ad essere quello che eravamo diventate senza la speranza di riscattarsi. Quella parola sarebbe rimasta indelebile sulla sua pelle .

 Il rumore dei tacchi si faceva più insistente a mano a mano che raggiungevo la mia meta .La stradina era deserta, ancora presto per essere affollata .Le luci al neon come sempre erano accese di un rosso fuoco regalando un’atmosfera calda ,calda come doveva essere l’atmosfera agli interni di quei centri .

Entrai come mio solito dall’entrata principale dove fui investita da odore di birra e liquori ,era nauseabondo sentirne la consistenza già a quell’ora come se non bastasse trovarsela addosso a quei vermi .

Filai dritta nei retri  dove mi attendeva la mia solita preparazione .Le stanze erano già riempite dalle altre ragazze intende ad indossare quello che gli altri decidevano .Belle ,dovevamo essere belle e appetibili era quello che diceva sempre colui che aveva comprato la nostra libertà ,colui che non mi permetteva una vita normale .

Tutte eravamo state vendute ,in un modo o nell’altro avevano deciso gli altri per noi  .Avevano barattato la nostra vita come merce ,come qualcosa da comprare .Vendute per poi essere rivendute.

Vendere il nostro corpo a colui che pagava ,a colui che voleva qualcosa in cambio ,a colui che voleva essere soddisfatto .Chi eravamo noi per poterci ribellare al loro volere?Eravamo oggetti e trattati tali. Dovevamo soddisfare le esigenze altrui ma chi di loro si preoccupava delle nostre?Chi di loro si sentiva usato ?Chi di loro aveva un vuoto all’altezza del cuore?Nessuno ….

Marie, la più piccola di tutte, aveva gli occhi persi nella propria immagine allo specchio .Venduta dai suoi stessi genitori perché non potevano premettersi un’altra bocca da sfamare ,la stessa sorte toccata alla sua sorella più piccola venduta in un altro centro. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stata la mia vita se i miei genitori non fossero morti…come avrei trascorso gli anni più belli...che lavoro avrei fatto ….come sarebbe stato scegliere liberamente della propria vita .

Mi accomodai stancamente sulla sedia dove osservavo la mia immagine nello specchio contornato da luci .

Tutto trascorreva come sempre .

Sfilai il cappotto pesante posizionandolo sullo schienale della sedia ,era ora di prepararsi .

Tutto era come lo avevo lasciato il giorno precedente solamente i trucchi non erano nella loro posizione segno che qualcuno aveva già iniziato il suo turno. Distrattamente iniziai a truccarmi creando strato dopo strato la mia maschera di bellezza. Non ero particolarmente bella ma bastava un rossetto e un tocco di mascara per brillare come una stella dalle luci accese.

Era tutto quello che serviva oltre ad avere un corpo su cui sfogarsi .

Il blaterare delle altre era un sottofondo leggero nella mia testa come acqua che scorreva sul mio corpo in una corsa inafferrabile .Ed io me ne stavo lì a guardare quello che ero diventata .

Una puttana .Una puttana di classe .Quelle che non trovavi per strada ,quelle che non vedevi sui marciapiedi bui ad aspettare ,quelle che non sentivi mentre davano piacere senza riceverne .

Io ero stata fortunata .Ero stata trascinata con la forza nel”centro massaggi ”ed ero fortunata .Io fortunata  ...ma la fortuna non è qualcosa di cui andarne fieri ?Qualcosa che ti rende felice ? Io non avevo niente di tutto ciò allora perché ero fortunata ?

Guardai il grande orologio dove segnavano le 21:48…. era ora di cominciare  .

 

************************

 

 

 

La sala era gremita di gente mentre la musica di piano accompagnava quella lenta danza .Danza di sesso ,di eccitazione ,di promesse.

Il mio accompagnatore era di classe come lo ero anche io ,come lo era anche l’ambiente ,come lo erano anche i suoi soldi .

Sentivo la sua impazienza crescere sempre di più mentre la consapevolezza che quella sera non era ancora finita si faceva largo in me.

Sentivo le sue mani toccarmi ,sfiorarmi ,aggredirmi …. desiderarmi.

È il mio lavoro.

 Lentamente e facendomi strada verso i piani superiori condussi l’uomo con me in una stanza.

Ogni suo tocco era una affronto alla mia intelligenza ,alla mia persona …

Bestia senza intelletto pretendeva quello per cui aveva pagato .Cosa avrebbe fatto o pensato se i ruoli fossero invertiti?Non la penserebbe nella stessa maniera in cui pretende il suo oggetto.

È il mio lavoro.

Ogni affondo ,ogni gemito ,ogni spinta laceravano il mio cuore ormai morto.

Mi avevano insegnato che uno dei valori umani più importanti era la dignità .

Ma adesso dov’era la mia?Dov’era la sua?

Eravamo due corpi in uno con due teste separate .Lui pensava a godere ,io pensavo alla mia dignità.

Ero in due posti nello stesso istante .Il mio corpo aveva imparato ad accogliere qualcosa di cui la mia mente si rifiutava di possedere .Eppure erano riuscite a coesistere .

Con un ultimo affondo aveva riversato in me tutto il suo godimento ,tutta il suo piacere quello di cui io non avevo sentito perché provare piacere per qualcosa che mi disgustava era qualcosa di intollerabile .Qualcosa che andava oltre  i limiti consentiti .

- Sei stata fantastica Isabella.

Parole viscide pronunciate da un verme ,ecco a cui io avevo offerto il mio corpo .

Silenziosamente ritornammo ad indossare i nostri abiti che nel servizio erano stati tolti.

Un portafoglio . Delle banconote . Un sorriso.

250 £ .

Ecco quanto io valevo.

 

Sera a tutti spero che il "racconto" non sia stato sgradevole o superficiale. Ho voluto trattare questo tema perchè mi sono imbattuta in una scoperta  che mi ha fatto rimanere di stucco... la prostituzione in Danimarca è legale...io non lo sapevo ..Ho scelto come location appunto questo stato ma l'ho scelto anche per via di una statua .Non so se sono riuscita a pieno a trasmettervi la malinconia della protagonsita o il senso di solitudine ...Sinceramente ho un pò paura nel pubblicare questa storia che non supererà i tre capitoli o i due perchè non penso sia all'altezza dell'argomento...ho cercato di imedesimarmi nei personaggi ,nella situazione e questo è il risultato. Non voglio offendere nessuno e non criticare scelte altrui ...ho reso il racconto così come lo immaginavo..Una piaga del genere non dovrebbe esistere in nessun paese industializzato e non..le persone non sono oggetti o cose ma sono sangue ,calore ,sentimenti .... Con questo chiudo .

Mony.

 

  
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