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Autore: Malitia    06/09/2010    1 recensioni
Il ricordo semprevivo del primo bacio col mio ragazzo... Il tentativo di metterlo su carta e la consapevolezza che nessuna parola potrà mai descrivere la dolcezza di quel momento.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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uffa
Cannella e zucchero filato- my kiss.




Sapevo saremmo arrivati a quel punto…
Da qualche minuto avevo smesso di guardarlo, fissavo terra e rispondevo a malapena a ciò che mi diceva. Le tenebre erano cadute silenziose intorno a noi e le luci accecanti dei negozi illuminavano le vie del centro. 
Io e lui passeggiavamo tra la folla, con le mani in tasca e la conversazione, timida, che languiva.
- Non guardi le vetrine?- mi chiese.
Già. Le vetrine. Non ero abituata a comprare nei negozi del centro, erano troppo cari e nemmeno di mio gradimento.
- No- risposi –non mi interessano-.
Con la coda dell’occhio vidi che il suo viso si era disteso in un bellissimo sorriso. 
Era da un pezzo che mi teneva lo sguardo incollato addosso, guardando a stento davanti a sé, catturando ogni mio movimento, ogni espressione, ogni segno di nervosismo.
Stava costruendo un ricordo.
Quel modo di fare mi metteva in difficoltà.
- Perché mi guardi? Mi imbarazza essere fissata… ho qualche problema col mio profilo…- dissi.
Avevo sempre odiato il mio naso, troppo grande per il mio visino magro e con una piccola gobba che lo imbruttiva ulteriormente. Non era quello il mio unico complesso, ma era decisamente il più evidente.
Sorrise ancora ed evitai ulteriormente il suo sguardo… il pomeriggio era finito, il primo appuntamento era andato, dovevo ritornare a casa… solo che non volevo.
Mi venne in mente che mi aveva chiesto se “per caso, così, se un sabato in cui non tornava in paese si fosse casualmente trovato a passeggiare per il centro ed io fossi stata lì… se saremmo usciti ancora insieme”.
“Sì”, avevo risposto.
“Sì?”
“Sì”. Questa volta avevo sorriso io del suo imbarazzo. 
E ora sarebbe passata un’altra settimana prima di rivederlo, e mi sembrava un periodo di tempo infinito. Mi sembrava che nel frattempo si sarebbe dimenticato di me.
Avevamo entrambi un passo accelerato e raggiungemmo la fermata in pochi minuti, senza più dire una parola. Il brusio della gente intorno a me mi isolava e mi distraeva. Cercavo di non pensare ai miei sentimenti.
Era molto carino, divertente, interessante… a tratti dolce. Lo avevo sorpreso ad odorare la lunga sciarpa blu che detestavo e che si era offerto di tenermi.
Ora stavo combattendo contro il mio cuore, semplicemente perché era troppo presto… troppo presto per una nuova storia, troppo presto per un nuovo amore… troppo presto per un nuovo dolore.
Mi tornò alla mente la domenica di un mese e dieci giorni prima… c’era un altro lui, e quel lui era davvero tutta la mia vita. Il massimo, il ragazzo più bello, perfetto e stupendo del mondo. Ne ero convinta, nonostante il modo in cui si comportasse certe volte con me.

-Fede, non posso più venire-.
La notizia mi aveva congelata, ma non sorpresa. Lo sapevo, nel profondo del mio cuore, che non ci saremmo visti. Anche se ci speravo con tutte le mie forze, anche se avevo immaginato mille volte io e lui insieme, di nuovo. Anche se gli avevo detto quanto fossi felice che tornasse da me. Anche se contavo i giorni che ci separavano dal nostro incontro.
Ma lo sapevo, lo sapevo.
C’era qualcosa che non andava.
- Perché?- chiesi.
Avevo la morte nel cuore. Si era già rifiutato il mese prima, quando c’era stata la possibilità, di venirmi a trovare. Cercavo di mettere a tacere ogni dubbio, ogni egoismo. Non poteva affrontare quattro ore di pullman solo per me, anche se erano tre mesi che non ci vedevamo. Non era stato giusto da parte mia nemmeno chiederglielo. Ero solo viziata e capricciosa. Me lo ripetevo in continuazione, ma non riuscivo a darmi pace. Continuavo a sperare di trovarlo, uno di quei giorni, all’uscita da scuola, e mi facevo sempre carina e mi truccavo alla perfezione.
- Devo fare alcuni controlli in ospedale appena torno…Poi è Natale, devo restare a casa, devo studiare e non posso partire in mezzo alle vacanze-.
Ovviamente non avevo capito subito che fosse una scusa… Giorni dopo pensai addirittura che fosse preoccupato di avere qualcosa di grave e che aveva fatto quello che aveva fatto per non farmi soffrire. Nella mia mente avevo architettato viaggi per andare da lui.
Sogni e illusioni. Quando non hai niente, sono l’unica cosa che restano.
- Tu… tu devi trovarti un altro ragazzo…hai bisogno di qualcuno che ti faccia le coccole…-.
Un colpo al cuore. Stava ricominciando con quella storia?
- No… non voglio nessun altro… voglio solo te…-.
- Fede…è meglio così-.
Era stato l’inizio della fine.
L’inizio di un estenuante pomeriggio salato di lacrime. L’inizio degli incubi notturni, degli occhi rossi per il pianto e la stanchezza. L’inizio delle notti in compagnia di mia sorella, grazie alla cui mano soltanto, stretta alla mia, potevo riuscire ad addormentarmi. Un sorriso mi costava uno sforzo enorme.
E infatti non sorridevo più.
Poi era rientrato lui nella mia vita ormai fatta a pezzi. Il mio regalo di Natale.


Ed ora eravamo lui, e volevo ma non dovevo.
Volevo disperatamente che mi baciasse, ma la ragione mi diceva che sarebbe stato sbagliato. Le ferite sanguinavano ancora.
Avevo giurato a me stessa che non ci sarebbe stato più nessun altro. Nessuno mi avrebbe più trattata così, nessuno mi avrebbe più ridotto in quelle condizioni.
Ma il mio cuore… il mio cuore agognava quelle labbra, quel contatto, quel calore, come l’assetato in mezzo al deserto. Uno strano groviglio mi attanagliava lo stomaco, mi spingeva verso di lui, volevo toccarlo, eppure ne ero spaventata. Era pericoloso, ma irresistibile…
- Quello è il mio autobus…- mormorai, voltandomi finalmente verso di lui.
- Devi proprio andare?- mi disse con la voce incrinata.
Guardai l’orologio. 
Le 18.50.
No, non volevo. Non volevo andarmene, non volevo lasciarlo.
- Posso prendere il prossimo-.
Non mi importava quando sarebbe passato. Non mi importava se fossi arrivata tardi. Volevo restare lì per sempre.
- Allora… possiamo toglierci da qui, c’è troppa gente…-
Non risposi. Lo guardai, lo fissai negli occhi e mi parve sciogliersi. Sapevo che non avrei dovuto, ma… dannazione, gli stavo facendo gli occhi dolci.
- Sì…?- mi sollecitò a rispondere.
Era lo strano profumo, l’aria liquida di gennaio che avvolgeva la città. Lo sentivamo tutti e due, lo volevamo tutti e due. Era una richiesta silenziosa… Vibrava tra noi due quel dolce desiderio di bacio. Nei nostri occhi, nei nostri gesti, nella nostra imbarazzata distanza. Nella voglia di avvicinarci e sentire il calore dell’altro e unire i nostri cuori solo per un attimo. Si poteva percepire, palpabile e suadente. E lo vedevamo solo noi due, quel filo che ci teneva legati. Quel sentimento di cannella e zucchero filato.
Annuii e lo seguii verso il muro del palazzo di fronte cui c’era la fermata.
- Comunque non hai mantenuto la promessa…-.
Capii subito a cosa si riferiva. 
Fregata.
Mi morsi le labbra, pensavo se lo fosse dimenticato.
- L’abbraccio-, asserii con tono neutro.
Ingenuamente, in quel periodo in cui ci eravamo riscoperti gliene avevo promesso uno. E lui lo stava rivendicando in quel momento. Non l’aveva fatto all’inizio, non durante tutto il pomeriggio.
Solo in quel momento.
Stretti contro il muro, feci uno sforzo e lo abbracciai come se mi bruciasse nella pelle. Come se tenerlo più forte avrebbe significato ustionarsi. Durò qualche secondo, ma quando mi staccai, inaspettatamente lui non mi lasciò.
Le sue braccia avvolgevano i miei fianchi, mi imprigionavano in quella dolce morsa. Mi stavo chiedendo perché, quando…
-E… possiamo aggiungerci un bacio?- sussurrò.
No.
La sua voce era penetrata dentro di me con una vibrazione calda e sicura, come un fuoco acceso nelle notti d’inverno… così sensuale da provocarmi un terremoto di lussuria e dolcezza. 
Lo guardai in quei meravigliosi occhi castani, lo urlai dentro di me, glielo disse la mia improvvisa rigidità che nonostante tutto, no, non doveva.
Era presto. Era il primo appuntamento.
Eppure lo fece.
Un battito di ciglia era intercorso tra la sua richiesta e la mia tacita risposta… e mi ero ritrovata ad occhi chiusi, pervasa da una sensazione di sconosciuta morbidezza. Le sue labbra premevano contro le mie, assaporando ogni centimetro. Le sue braccia forti mi stringevano il petto senza lasciarmi via di fuga, ma non erano quelle che mi avrebbero impedito di fuggire. Sciolta in una tazza di cioccolato fuso, nella dolcezza di quel bacio, nel calore che mi si distribuiva nel corpo… con decisione e delicatezza… senza fretta, senza paura… era il meraviglioso sapore del miele caldo sulla lingua… la delicatezza di un tocco gentile, senza pressioni, timido e sfacciato, prepotente e discreto… la familiarità di un luogo che non avevo mai conosciuto…
Il freddo mi pungeva le gambe attraverso il tessuto dei jeans, ci trovavamo in un posto affollato, quella era la prima volta che ci rivedevamo dopo un anno. Ma nulla di questo aveva importanza.
C’era solo quel bacio, il più bello della mia vita, il più soave e intimo contatto che avessi mai avuto con qualcuno. Mi stava riempiendo il cuore, mi stava curando poco a poco, pezzo per pezzo. Stava asciugando le mie lacrime aride e abbeverando il mio animo spezzato.
- Scusami… E’ che sei fatta così bella… Non preoccuparti…- sussurrò ancora, con quella voce invitante, stringendomi più forte.-Non è un impegno… Non è un impegno… Se non vuoi vedermi più non fa niente… sarà stato un bellissimo pomeriggio…-.
- Io…- cercai di protestare.
- Shh… è bellissimo il tuo naso, non mi importa…- mi interruppe, cominciando a baciarne la punta.
- Senti…-.
Non mi fece finire, tuffandosi di nuovo sulla mia bocca, disegnandola con la lingua, stuzzicando la mia, impertinente. Era così meravigliosamente bello che mi veniva da piangere… Ma non doveva andare così, lui era stupendo, mi piaceva tanto, non volevo fargli del male. Tentai di staccarmi, ripetei quel “Senti…” un’infinità di volte, ma appena lo pronunciavo lui mi impediva di dire una parola in più, tornava a baciarmi con tutte le sue forze, a stringermi, ad accarezzarmi il viso, i capelli, la nuca.
- Lui è forse qui? Ti sta baciando come faccio io? Ti sta stringendo come me, ti sta accarezzando?- mi chiese, riferendosi al mio ex.
- No…-.
Un altro bacio, un altro sospiro, un altro battito saltato. Avevo cominciato a tremare visibilmente, il cuore stava accelerando le pulsazioni fin quando, ne ero sicura, sarei svenuta tra le sue braccia.
- Aspetta…- riuscii a dire alla fine.-Devo parlarti…-.
La delusione del suo volto fu evidente soprattutto dagli occhi. Non era messo meglio di me… aveva il volto in fiamme, rosso porpora, talmente caldo che temetti avesse la febbre alta.
- Devi proprio…?-.
Quello sguardo, triste e supplichevole, mi mandava in tachicardia quasi quanto facessero i baci.
- Io… non voglio usarti per dimenticarlo… non voglio farti del male…-.
- Non lo farai…-.
Stavo resistendo a quella dannata sensazione di baciarlo ancora.
- Come lo sai?-
- Se me ne accorgerò ti lascerò, ok? Non c’è nessun problema-, sorrise.
Sentii un tuffo al cuore a quelle parole. Ma non potevo fermarmi ancora.
Terminai la serie infinita di baci con uno schiocco sulle labbra e corsi a prendere il mio autobus.
Tremavo ancora come una foglia, e avrei tremato per un bel po’. 
Ma mi sentivo la creatura più felice della terra.








Angolo Autrice:
L'amore è la musa di molti poeti, e anche io ogni tanto la prendo in prestito per scrivere qualcosa. Ci ho già provato con Rain che aveva molti spunti personali. Questa piccola e modesta one shot è interamente autobiografica, racconta del primo bacio col mio ragazzo. Ogni scena, ogni parola, ogni gesto, corrisponde ad un episodio realmente accaduto. A causa di alcune lacune della mia memoria -sono passati quasi 8 mesi- non ho potuto ovviamente riportare tutto il dialogo... Mi aveva travolta con un fiume delirante di parole, ed io ero piuttosto intontita, quindi non saprei ricordarlo. Ci sono anche alcune cose che ho volutamente omesso, come il fatto che mi avesse chiesto se mi fossi pentita di non aver preso l'autobus e io avevo risposto di sì. Faccio schifo, lo so. 
Il mio tentativo era quello di catturare un ricordo che non volevo sbiadisse... E' una cosa a cui ripenso spesso ma che non avevo mai realizzato di mettere su carta. So di non esserci riuscita. La mia non è una penna abbastanza esperta da poter catturare la dolcezza di quel bacio, la tensione, la tenerezza di averlo accanto, e il tremore sconvolgente che mi scuoteva dall'interno. Non bastano le metafore, le parole efficaci, l'eleganza dello stile -cosa di cui, in questo racconto, sono purtroppo carente-. Non ho reso giustizia a quell'emozione, e di questo mi scuso e mi rammarico.
Tuttavia ho deciso ugualmente di condividerlo con voi, sperando che vogliate perdonare le mie mancanze e apprezzare il tentativo, o, per lo meno, la storia in sé.

P.s.: per la cronaca, non ci vedemmo dopo una settimana... Lui smaniava tanto dalla voglia che passarono solo tre giorni XD... Casualmente ci trovammo con la scuola nello stesso teatro ad ascoltare musica classica... Ma questa è un'altra storia ;)
  
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