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Autore: Ginsecure    06/09/2010    1 recensioni
La mia prima FanFiction. Una folle idea nata mentre rileggevo "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" e pensavo a come sarebbe cambiata la vita di una babbana allo scoprire che esiste un altro mondo. La domanda che mi sono posta é: Se Voldemort non avesse scelto Draco? Se la sua vittima da sacrificare non fosse stata il giovane Malfoy, ma qualcun altro?
Dedicate un pò del vostro tempo a questa storia e RECENSITE. Spero vi piacerà.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Voldemort | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 7. A tu per tu con Silente Ecco il capitolo 7. Postato in contemporanea. Vi lascio quest'incontro di Silente con Harry.

- Stasera Harry faremo un giro tra dei ricordi alla cui ricerca ho dedicato tutta la vita -

Silente lo guidò verso il pensatoio.
Lui immerse la testa in quel liquido denso. Sentì il mondo attorno sparire. Aveva già provato quella sensazione altre volte, ma era diverso. Adesso era autorizzato a farlo. Mancava quell’ansia di essere scoperto, era quindi più tranquillo.
Improvvisamente si ritrovò a fissare un Silente molto giovane. Poi le immagini presero a scorrere velocemente. C’era un bambino in una stanza spoglia, il preside bruciava un armadio. Lo sconosciuto diventava un adolescente e parlava con il professor Lumacorno, poi era adulto e fissava una casa, un’anziana signora, una coppa, una tiara, la Spada di Grifondoro.
Il flusso di passato s'interruppe bruscamente. Harry non capiva.
- So che sei perplesso, ma non abbiamo molto tempo. Quello che hai visto era... – un guizzo improvviso balenò nella mente dell’allievo.
- Tom Riddle, signore.
- Esatto, colui che sarebbe diventato Lord Voldemort – Silente, benché avesse appena mostrato di avere una certa fretta, si mise a sedere e proseguì con il suo solito tono pacato – Hai visto il nostro primo incontro in orfanatrofio, quando gli rivelai che era diverso, era un mago. Lui già lo sapeva di avere qualcosa di speciale. Io non potevo immaginare cosa sarebbe diventato. Poi crescendo si è dimostrato uno dei più brillanti studenti qui a Hogwarts ed un pupillo di Horace, che gli ha rivelato un antica magia, qualcosa di oscuro e di inquietante, qualcosa che era l’anello mancante. Era. Non lo è più. Sono uscito a estrapolargli quel ricordo. Si parla di Horcux. Magia oscura, Harry, magia della peggior specie.
- Horcrux?
- Sì, un oggetto che racchiude parte dell’anima di una persona. Ti rende immortale, ma è necessario che tu faccia a brandelli la tua anima attraverso uno degli atti più terrificanti che un uomo può compiere.
- L’omicidio.
- Sì, l’omicidio. Dall’incontro con Lumacorno emerge la sua attrazione per un numero. Il sette, il numero magico, dell’universalità. Presumo che sia questo il numero dei suoi Horcrux e che li abbia collegati a delle morti importanti, ma anche a degli oggetti preziosi. Non si tratta di cose qualunque, non stiamo parlando di passaporte. Gli Horcrux dovevano racchiudere una parte di Lui, non avrebbe di certo usato una scarpa. Uno l’hai già distrutto – estrasse dal cassetto un quadernino dall’aria familiare.
- Il diario di Tom Riddle – Harry pendeva dalle labbra del preside.
- Sì, del secondo mi sono occupato io personalmente – mostrò al ragazzo un anello, lo stesso che Harry ricordava aver visto al dito di Silente tempo prima.
- Apparteneva allo zio di Voldemort, Orfin. Era l’anello di Salazar Serpeverde ed è stato ereditato dai Gaunt. Possiamo fare una deduzione forse non troppo avventata come potrebbe sembrare. Gli altri Horcrux credo siano legati alle case di Hogwarts rimanenti. Per Grifondoro ci sarebbe la spada, ma è qui dietro – e indicò la teca - ben custodita. Per Tassorosso è molto interessante notare la Coppa che hai visto nei ricordi di un’elfa domestica. La sua padrona, la signora anziana che compariva nello stesso ricordo, venne trovata morta dopo la visita del giovane Riddle, al tempo aiutante di Magie Sinister. Si dedicò a questo impiego dopo che la sua domanda per rimanere a Hogwarts
come professore di Difesa contro le Arti Oscure venne rifiutata e gli fu consigliato di ripresentarsi più in avanti. E in ultimo...
- Corvonero – concluse automaticamente Harry.
- Tuttavia non so cosa possa aver usato. Mi sorgono, inoltre, dei sospetti intorno a Nagini, il suo serpente. Ho il dubbio che possa essere un Horcrux. Ovviamente il settimo brandello risiede nel suo corpo o in ciò che rimane di esso-
- Quindi il diario, l’anello, il serpente, la coppa di Tassorosso, qualcosa di Corvonero, il suo corpo... ne manca uno – Harry era immerso nelle sue riflessioni.
- Già, potrebbe essere qualcos’altro appartenuto a Serpeverde – Silente si alzò in piedi e continuò a parlare, lasciando in sospeso il conteggio degli Horcrux – Harry, ho sempre saputo che avrei dovuto mostrarti questi ricordi e metterti al corrente della dura realtà. Non è facile uccidere Voldemort una volta, figuriamoci sette. Eppure dovrai farlo. Solo tu puoi. – nella mente del ragazzo risuonò agghiacciante la profezia ascoltata in quello stesso ufficio un anno prima.
 - Fino a un anno fa avrei presentato l’argomento con più calma. Ma adesso è subentrato un ricordo che necessita della massima priorità. Questo mi appartiene. Risale a sei anni fa – Silente si diresse verso la piramide dorata, dove erano disposte le boccette con i vari ricordi.
L’ampollina era di una forma diversa. Il diametro si restringeva verso l’apertura, non era di quella regolarità che caratterizzava le altre.
Si trovava nel punto più in alto. Silente alzò il braccio per prenderla, la sua mano era scheletrica e nera. Harry lo notò solo allora e si chiese cosa le fosse accaduto. Il preside si accorse dello sguardo dubbioso e indagatore.
- Oh ragazzo, vedo che hai notato i segni della vecchiaia che pesa sulle mie spalle.
- Professore, cosa le è successo?
- Un piccolo incidente di percorso. Ho sottovalutato la magia che Voldemort aveva posto per proteggere l’anello. Tuttavia sono ben altre le priorità, ora – e, accompagnato da queste ultime parole, rovesciò il liquido nel Pensatoio.

Harry affondò la testa nel bacile e questa volta Silente lo seguì. La sensazione provata poco prima lo invase nuovamente.
Si ritrovò in un enorme salone. La sua vastità era resa ancora più evidente dalla totale assenza di ornamenti. Le uniche eccezioni erano degli stendardi, appesi uno ogni parete, uno per ogni casa. Erano a Hogwarts, ne era certo. Però quella stanza non l’aveva mai vista e non era segnata sulla Mappa del Malandrino. Da una piccola porta, sulla parete opposta a dove si trovavano, entrò il Silente del ricordo accompagnato dalla professoressa McGranitt.
Questa volta le immagini si succedevano a velocità naturale e si potevano ascoltare i passi dei due che avanzavano verso un leggio. Era nel centro esatto e su di esso era posto un libro enorme. Harry si avvicinò.
- Ragazzo, stai osservando un rito che si compie ogni anno prima della riapertura della scuola. Su quel libro compaiono i nomi di tutti i maghi e di tutti i Babbani cui verranno spedite le lettere.
- Quindi è così che i figli dei non maghi possono entrare a Hogwarts
- Sì, è una magia antichissima. I nomi compaiono e rimangono impressi sulle pagine.
Harry si era posto più volte quella domanda. Come venivano scelte persone come Hermione o come sua madre? Come potevano sapere i vari Presidi quali Babbani dovevano e potevano imparare le arti magiche?
- Ora guarda bene i nomi che compariranno – la mano buona indicò la pagina bianca del libro.
Harry si avvicinò ancora di più. Il Silente sbiadito, quello che viveva nel ricordo, puntò la bacchetta sul libro. Le sue labbra si mossero silenziose. Pochi attimi dopo delle scritte iniziarono a riempire la pagina. L’inchiostro usciva dalla pagina, i caratteri si formavano senza che nessuna piuma li tracciasse. Ricordava terribilmente il diario di Tom Riddle, sussultò al pensiero di Ginny distesa sul pavimento priva di sensi, quasi morta.
Si concentrò sui nomi. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a memorizzarli tutti e non capiva cosa doveva notare di preciso. Mentre cominciarono a comparire futuri studenti con il nome che iniziava per B, il Silente che lo accompagnava sussurrò al suo orecchio.
- Bonnie Henley.
Quel nome impresso sulla carta mentre il preside lo pronunciava fu l’ultimo ricordo prima di tornare al presente.
- Cosa significa?
- Bonnie è una babbana. Non è mai arrivata a Hogwarts.
- Cosa le è successo? È morta? – Harry non vedeva altra spiegazione e la risposta del Preside lo colse di sorpresa.
- Il suo nome scomparve subito dopo che un Gufo le aveva recapitato la lettera. Mandai subito un’altra pergamena in cui tentavo di spiegarle questo errore unico nel suo genere. Tentavo, appunto. Il reale motivo per cui un nome era comparso e sparito da quell’elenco che in secoli e secoli non si era mai sbagliato non lo conoscevo e non lo conosco tutt’ora – era palesemente infastidito da quella mancanza di risposta, Silente era abituato a conoscere tutto.
- Mandammo subito una squadra di Auror che furono incaricati di cancellarle la memoria.
- Professore scusi se la interrompo, ma perché tutto questo dovrebbe essere più importante di Voldemort?
- Sono collegati.
- Cosa?
- Voldemort e Bonnie sono collegati – Harry spalancò gli occhi e il suo iride smeraldo rifletteva quell’incredulità che imperversava nel suo animo.
- Non riesco a capire come una babbana possa essere collegata a un individuo come Voldemort che li odia.
- Li odia, ma era anche lui figlio di un babbano, ma ha bisogno anche lui di un esca, di una cavia, di qualcuno che agisca al posto suo.
- In che modo? –
Il volto di Silente appariva stanco, la luce delle candele evidenziò le numerose rughe.
Prese a narrare di Bonnie. Raccontò di come avessero indagato su questa ragazzina, sul suo passato fatto di maltrattamenti ad opera di un padre che la accusava di essere la colpevole della morte della madre che, dandola alla luce, non ce l’aveva fatta. Viveva nei libri che parlavano di magia. Aveva sempre sperato in un’altra realtà che la potesse rendere felice.
- Immagina la sua gioia nello scoprire che esisteva un mondo diverso, parallelo a quello che l’aveva vista sempre e solo triste –
Harry non aveva bisogno di immaginarlo. Sentiva sulla sua pelle la gioia incontenibile di quell’undicenne che improvvisamente scopriva di essere qualcosa di più, di diverso, di speciale. Provava l’emozione scaturita dalla consapevolezza di poter abbandonare punizioni e botte e fuggire da un padre che sfogava il suo dolore su di lei e nell’alcool.
- Immagina ora il suo dolore nel leggere una lettera che le mostrava la verità, che le rendeva impossibile l’accesso a quel mondo. Immagina come si sia sentita prima che le venisse cancellata la memoria –
Harry questa volta aveva bisogno di immaginare. Provò un senso di vuoto, si smarrimento. Sentì una voragine aprirsi sotto i suoi piedi e dentro di lui al pensiero di Bonnie mentre leggeva quelle parole. Parole più taglienti di mille lame, più devastanti anche dell’Anatema che uccide.
- Certe emozioni non possono essere cancellate, sono più potenti della magia stessa –
Harry capì. I ricordi erano riemersi. Nonostante li avessero rimossi dalla sua memoria erano rimasti annidati. Immaginava Bonnie che cresceva, magari escludendosi da quel mondo che odiava. Sola, senza amici. La vedeva sotto un albero con la testa confusa, ossessionata da un’immagine, una sola, che le invadeva la mente.
Poi quell’immagine si era trasformata in una scena, quella scena nel ricordo per intero.
Gioia e dolore erano esplosi insieme.
- Lei ha ricordato – concluse Harry. Silente annuì.
- Il suo odio verso il nostro mondo, verso quel Silente, che si era preso gioco di lei era potentissimo. La sua sete di vendetta è stata percepita da Voldemort. Bonnie non esiste più –
Harry trattenne il respiro.
- Harry, Bonnie, la ragazzina insicura, fragile, solitaria, esclusa da tutto e tutti, ha lasciato il posto a una sedicenne con il cuore di ghiaccio maliziosa, seducente, perfida, abile nel tessere inganni.
- Jude – quello di Harry fu un sussurro, un suono che gli uscì di bocca inspiegabilmente, senza che lui se ne rendesse conto. Silente annuì nuovamente.
Immediatamente si rese conto della realtà. Jude aveva giocato con lui, l’aveva confuso. Aveva invase i suoi pensieri, l’aveva reso vulnerabile. Ora si rendeva conto di non aver minimamente pensato a Voldemort, alla profezia, ai Mangiamorte da quando aveva visto quella misteriosa ragazza sugli spalti. Ora si rendeva conto che lei era il Male. Era stato stupido, tremendamente stupido.
- Alla fine ha dato retta alle mie parole. Ha davvero preso in considerazione l’ipotesi che ci fosse una magia più potente. L’amore. Non lo credevo capace di ciò. Ancora una volta ha però dimostrato l’idea distorto che ha di questo sentimento. L’ha reso un’ossessione, un gioco malizioso. Harry conferma la mia tesi, dimmi che quello per Jude non era amore, dimmi che era solo un’attrazione – il ragazzo si sentì spogliato dei suoi sentimenti, si trovò a dover indagare nel suo cuore. Lui di Jude non era mai stato innamorato. Gli apparvero vividi i capelli di Ginny. L’amore era fuoco, non ghiaccio. L’amore era qualcosa di profondo, qualcosa che non ti tortura, ma ti anestetizza ogni dolore. L’amore non è palese, si nasconde. L’amore è dietro quelle guance che si tingono di rosso, imbarazzate. L’amore è in quegli occhi che brillano al solo sfiorarsi, che si infiammano a vederla con un altro. L’amore non è freddo, è calore. L’amore bob è inespressivo. Può essere un’ossessione, ma è piacevole. No, lui non era innamorato di Jude.
- No, era solo attrazione.
- Bene, puoi andare. Si è fatto tardi e non dovresti essere fuori dal tuo dormitorio a quest’ora. Buonanotte Harry.
- Buonanotte professore –
Avrebbe avuto mille domande da rivolgergli, ma tacque e fece per andarsene.
La verità gli era piombata sopra come una doccia fredda.
Svegliarsi dal torpore di quell’attrazione era stato terribile.
Aveva visto dentro al suo cuore. Era rimasto turbato dai suoi pensieri.

 

 

  
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