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Autore: yookino_tan    06/09/2010    0 recensioni
Erano anni che quelle reminiscenze mi tormentavano, e ormai non avevo idea di come poter smettere di pensare a lui, il mio unico amore, che ora non era più con me.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora con me

Vedevo ancora quella figura davanti a me, quell’immagine che mi tormentava sia di notte che di giorno, senza darmi un attimo di pace. Sentivo ancora quella voce soave e profonda, così sensuale che, al solo ricordo, mi faceva rabbrividire. Avevo ancora negli occhi quel suo viso allegro e sempre sorridente, le mani grandi e affusolate che si muovevano sulla mia pelle, quelle labbra così morbide e delicate che accarezzavano le mie. Tutti i particolari di quell’uomo si figuravano nella mia mente come ricordi vivi e indelebili.
Erano anni che quelle reminiscenze mi tormentavano, e ormai non avevo idea di come poter smettere di pensare a lui, il mio unico amore, che ora non era più con me. Mi sentivo colpevole di averlo fatto andare via, e il pensiero che forse, se lo avessi aiutato subito, non sarebbe scomparso, mi attanagliava. Si, Alessio era fuggito via per sempre, lasciandomi sola in balia di un dolore lancinante che sembrava squarciarmi il petto.
Il giorno del suo funerale c’erano tutti i nostri amici che piangevano la sua morte, ma nessuno di loro lo conosceva come avevo imparato a conoscerlo io.
Io e Alessio eravamo sposati da cinque anni, ma il nostro amore cresceva di giorno in giorno. Io lavoravo come cameriera in un bar del centro di Firenze, dove abitavamo, mentre lui era un musicista di successo, sempre in giro per il mondo per i tour con la sua band, da Londra a Roma, fino a Los Angeles e New York. Avevamo tutto sommato una vita felice; stavamo poco insieme, ma lui trovava sempre tempo per me.

Ricorderò sempre quando mi disse: - Ti amo, Matilde – Era il giorno della sua partenza per Miami, tre anni fa, e lui stava per imbarcarsi sul suo jet privato. - Per quanto il tempo possa tentare di dividerci, tenendoci lontani, tu saprai sempre che ti amo – mi baciò delicatamente sulle labbra per poi salire, sorridente e allegro, sull’aereo. Non poteva certamente sapere che la morte ci avrebbe separati un anno dopo. Era nitido il ricordo delle parole del suo dottore dopo un’ulteriore visita, la quinta nel giro di un mese.
- Signorina, mi duole annunciarle che suo marito è in condizioni critiche: il tumore ai polmoni che eravamo convinti di aver sconfitto due anni fa è ritornato fuori, e ormai è troppo tardi per poterlo rimuovere: è troppo esteso. – fu un colpo al cuore. Mi sentii cedere le gambe e le lacrime sgorgavano dai miei occhi come un fiume in piena. Ero incapace di sopportare un tale peso: avevo solo ventisei anni, non potevo già perdere mio marito. Ma per quanto non volessi lasciarlo, la malattia lo avvolse completamente nel giro di poco tempo, per poi costringerlo a restare in un letto d’ospedale, aspettando coscientemente che la sua fine arrivasse, finché, una mattina di maggio, quando fui svegliata dal sole che entrava nella sua stanza e illuminava il letto dove si trovava, mi accorsi che il suo corpo aveva smesso di lottare: la sua pelle, da rosea, era diventata pallida e cerea, e i suoi occhi verdi e profondi, adesso, erano vuoti e spenti. Gli strinsi la mano come per tenerlo attaccato alla vita, ma ormai sapevo che l'aveva abbandonata definitivamente.
Per i primi mesi mi sembrava impossibile che Alessio non ci fosse più, e ogni mattina mi svegliavo con il pensiero che lui fosse sdraiato accanto a me, ma poi mi resi conto che lui non era più al mio fianco e avrei dovuto abituarmi a questa condizione. Non riuscivo più a fare niente, avevo bisogno di sentire la sua voce, di sentire il suo respiro.
- Basta! – gridai dopo l’ennesima crisi, chiudendo gli occhi e scuotendo la testa. Ero seduta sul divano e stavo piangendo da più di un’ora, tanto che gli occhi e la gola mi facevano male. - Non posso andare avanti così, Ale non avrebbe voluto che mi riducessi a vivere in questo modo. Lui avrebbe desiderato che la mia felicità durasse tutta la vita, con o senza di lui – mi dissi asciugandomi le lacrime. Respirai a fondo, poi, mentre mi alzavo, mi cadde l’occhio su una nostra fotografia: eravamo in Giappone, a Osaka, durante la nostra luna di miele. Guardando i suoi occhi luminosi e pieni di vita capii che era giunto il momento di lasciarmi alle spalle la mia depressione, e decisi che avrei cominciato a vivere di nuovo. Volevo tornare a essere la ragazza solare che ero un tempo; non avrei certo dimenticato Alessio, sarebbe stato impossibile, ma sarei tornata a vivere la mia vita con serenità, facendo fronti a tutte le difficoltà.
Adesso, anche se sono passati molti anni dalla sua morte, vado spesso a fargli visita al cimitero; gli racconto delle mie giornate e delle mie piccole avventure quotidiane, come se lui fosse davvero lì con me, e sono sollevata quando sento un filo di vento che soffia tra i miei capelli, perché penso sempre che, forse, quel leggero alito d’aria possa essere il suo respiro, e che con esso voglia farmi capire che lui, come aveva detto quel giorno all’aeroporto, non mi lascerà mai.

  
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