Brian inizia
a sbracciarsi per richiamare la mia attenzione, mentre io sto cercando di
concentrarmi sulla pronuncia de ‘La Voce Del Silenzio’.
“Josh!” si trova costretto a strillare.
“Che c’è?”
“Tua nipote
al telefono. Almeno non potrai dirmi che me ne frego della tua famiglia.”
Che cosa può
volere Christine? Deve per forza essere Christine, perché non credo che a
Stella verrebbe in mente di chiamarmi.
“Pronto?”
“Zio, sono
Chris. Ascolta, devi venire subito in ospedale. Il nonno ha avuto una specie di
crisi, sta male…”
“Ascolta,
Chris, la mamma dov’è?”
“Sta
parlando con il dottore. Non voleva che ti chiamassi, perché non vuole che ti
distragga dal lavoro, ma ho pensato che dovessi saperlo…”
“Hai pensato
bene, tesoro. Arrivo subito.”
Riattacco, e
in men che non si dica Brian mi placca. “Arrivi subito dove?”
“Ospedale.
Mio padre” rispondo, telegrafico. Immediatamente mi lascia libera la strada.
***
“Josh, che
ci fai qui?”
“Per fortuna
tua figlia ha più buonsenso di te, e mi ha chiamato. Come sta papà?”
“Christine,
cosa… ah, lasciamo stare. Vieni, ti faccio parlare con il dottor Carver.”
Il medico
che si sta prendendo cura di mio padre è alto, incredibilmente magro e
piuttosto trasandato. Però, nonostante l’aspetto, sembra uno che sa il fatto
suo. E soprattutto parla chiaro, senza usare inutili tecnicismi.
“Signor
Groban, come ho detto poco fa a sua sorella, vostro padre ha avuto una crisi
cardiaca. È probabile che sia accaduta la stessa cosa anche l’altro giorno.”
“Ma papà…
papà è sempre stato sano come un pesce” protesto. Non riesco a credere a ciò
che ho appena sentito.
“Signor Groban,
abbiamo richiesto le cartelle cliniche di suo padre al medico che lo aveva in
cura. Vostro padre è affetto da una rara forma di tumore al fegato. Ed è ad uno
stadio troppo avanzato perché si possa riuscire a fare qualcosa.”
“Lei mi sta
dicendo che mio padre sta morendo?”
“Vorrei che
non fosse così, signor Groban, ma… purtroppo non c’è niente che possiamo fare
per suo padre.”
***
Sono
letteralmente corso via dall’ospedale, confuso dalla notizia che mio padre, una
delle poche certezze della mia vita, sta per morire. No, sta morendo. È diverso.
Sono così
sconvolto che mi sono rifugiato nella sua tana, e mi sono messo a riflettere.
La prima
volta che sono venuto qui, dopo il mio rientro dal Colorado, ho pensato che
fosse troppo magro. Era già malato, e io non me sono accorto. Mi sembrava lo
stesso di sempre, e invece un mostro orribile lo stava divorando.
Roxy sa che papà sta male, e che
probabilmente non tornerà più in questo sperduto bungalow. Ha persino accettato
la mia presenza, e si è seduta accanto a me sulla sabbia. La accarezzo e non
ringhia, anzi: uggiola come un cucciolo separato dalla madre. “Roxy, perché non me ne sono accorto? Perché non mi sono accorto che mio padre
stava male?”
Non ho
nemmeno la forza di piangere. Tanto, a che servirebbe piangere?
Roxy si
distende sulla sabbia. La imito. Mi stendo, chiudo gli occhi e ascolto il
rumore del mare. Sento che potrei addormentarmi. Vorrei davvero dormire, e
domani mattina svegliarmi di soprassalto, per scoprire che si è trattato di un
incubo.