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Autore: damned88    25/10/2005    1 recensioni
“ Perché “ Mi alzo adirata, abbandonato l’acustica sul divano di pelle nera e spalancando completamente la finestra. Osservo con astio il cielo inquinato di nubi, soffermandomi sul cupo tono di quelle nuvole pregne di pioggia. “ Perché ? “
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre…due…uno

Ancora cinque Minuti..

 

 

Tre…due…uno…

E tutto ha inizio.

Le note chiare e scarne di un’acustica invadono l’aria, diffondendosi come polvere in ogni angolo della stanza e riempiendo di se lo spazio noto. Le dita callose e quasi prive di unghie pizzicano con ritmo e vigore le corde fine di metallo, mentre nel cielo si libra quella malinconica melodia troppo cruda e perfetta.

Il petto poggia dolorosamente sulla gran cassa di legno lucido che mostra un riflesso distorto del mio corpo tremante.

 

Un involucro di carne di cui nessuno conosce il contenuto

 

Le note assumono una nuova sfumatura struggente, sussurrando discrete il peso di un’insopportabile solitudine.

Eppure le dita non ne vogliono sapere di interrompere la frenetica danza, insistendo nel torturare le corde consumate, fin quasi a ferirsi.

O forse sono io che non posso fare ameno di questa musica insidiosa, che raggira il mio animo irrequieto illudendolo con dolci parole, stabilendosi nella coscienza persa in chissà quale lontano ricordo.

Il tamburellare violento della pioggia contro il vetro della finestra accompagna fedele l’esecuzione, scandendo ritmicamente il passare del tempo in interminabili fasi ripetitivi e continui.

Le note si perdono in fiumi di pensieri, strutturandosi in complicati arpeggi accompagnati dalla mia voce laconica e titubante.

La dolce tortura ottenuta riscuote leggermente il corpo dallo stato di torpore che prima spadroneggiava, svelandomi un vento rivoluzionario e ristoratore che sgombra la mente da ogni torbida impressione.

Ripeto la composizione innumerevoli volte con la speranza che il suono non abbia mai fine.

Perché alle volte il silenzio fa molto più male delle parole non dette.

Eppure ogni cosa deve aver termine.

 

Ma non questa sera

 

Questa notte voglio vivere per un’ultima volta; per te e per me.

La finestra socchiusa lascia trapelare nella stanza colma dell’ardore della passione, un brezza lieve che mi porta alle narici l’odore delle foglie fradice miste a quella delle povere. Un profumo naturale che non ti sommerge, ma che ti rende partecipe di quello spicchio di mondo visto dietro i vetri di  una finestra. Un mondo non mio, che mi incanta e raggela insieme.

Le dite si muovono più frenetiche sulla tastiera, riuscendo a scandire note sempre più forti e suggestive. Il rimbombo del tuono diviene parte del complesso, sovrastando il suono della mia voce ed interrompendo la sinfonia suonata.

Perché

Mi alzo adirata, abbandonato l’acustica sul divano di pelle nera e spalancando completamente la finestra. Osservo con astio il cielo inquinato di nubi, soffermandomi sul cupo tono di quelle nuvole pregne di pioggia. “ Perché ? “

Risvegliata da un’incontenibile paura ed odio, apro la porta finestra che da sul terrazzo, tuffandomi nel mondo di fuori scosso dalla pioggia furibonda portata da vento.

“ Ti ho chiesto perché ! “ urlo risentita ad un qualche cosa nascosto dal coltre nuvoloso, elevando il tono della voce tanto da ferirmi la gola.

Mi inginocchio a terra rovesciando un vaso stracolmo di terra. Proprio quel vaso riempito tempo addietro insieme a lui, nella speranza di far fiorire un seme di ciliegio.

 

Ormai non ha più senso, e nemmeno io.

 

E mentre osservo quella terra scura dispersa sulle fredde piastrelle del terrazzo, noto con sorpresa un timido germoglio emergere dal suolo, liberandosi dai granelli di polvere e mostrando le tenere foglie di un verde brillante.

Ammaliata dalla quella dolcezza espressa, mi chino a raccogliere con mani nude la piantina, riponendola nel vaso di coccio crinato.

“ È dunque questa la vita “

Il rimbombo del vento diviene più violento, scompigliandomi malamente i lunghi capelli castani ormai fradici.

 È ora

Mi avvicino alla ringhiera del balcone, osservando quieta l’asfalto sottostante incorniciato da siepi curati e squadrati. Ammiro le verdi chiome dei castagni lontani e l’aroma del tiglio disperso nel silenzio. Mi piace quel dolce profumo, così pacato e stuzzicante.

 

Molti affermano che suicidarsi è un comportamento da codardi.

 

È solamente questo?

No, è molto di più.

 

Perché non è facile osservare l’asfalto su cui ti sfracellerai; come non è facile sporgersi dalla ringhiera e lasciasi invadere dal vuoto.

Il cuore batte furioso quando il corpo ricade nel nulla, passando avanti a tanti occhi indiscreti e trovando solamente il duro cemento ad accoglierti.

No, non è assolutamente facile suicidarti, soprattutto quando i ricordi di un’intera vita ti affiorano alla mente, invadendo le iridi di volti e voci.

E non è facile lasciare tutto, abbandonare il certo.

Ma questo non importa, perché ho trovato la forza di ribellarmi.

 

Condividiamo lo stesso cielo, ma non mi basta.

 

Aspettami Andrea, aspetta ancora cinque minuti “

 

 

  
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