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Autore: JeanBobby    10/09/2010    2 recensioni
Un'adolescente con problemi famigliari e sentimentali, nell'antica Roma.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Racconto ambientato nell’antica Roma.

 

L’adolescente Berenice sbuffava lievemente, senza farsi vedere, contrariata. Il suo insegnante di retorica, l’ellenico Atenodoro, non apprezzava mai i discorsi che preparava, e dava dimostrazione di disprezzo strappando le pergamene, urlando e inveendo contro la ragazza. Berenice, dal canto suo, non sopportava più questa situazione, ogni volta era un trauma; non credeva di scrivere così male, evidentemente il suo docente se la prendeva con lei per sciocchezze. Ogni volta non riusciva a trattenere le lacrime, ma allo stesso tempo, doveva mantenere un comportamento adeguato e non ribellarsi: la pena sarebbe stata una serie di botte. Quella volta, Berenice pensava di aver composto un testo superbo, migliore dei precedenti; ma anche questo, come gli altri, ricevette la stessa accoglienza.  Rimase ferma, seduta sulla sua seggiola senza schienale, una lacrima attraverso il viso, e Atenodoro urlante davanti a lei. Che frustrazione!

°°°

Per fortuna era finita la settimana scolastica, nove terribili giorni in cui si rischiava di perdere l’udito, tanto l’insegnate urlava. Ora Berenice poteva riposarsi due giorni, rimanere tranquilla, cercare di dimenticare Atenodoro, e svagarsi. Arrivò a casa, un appartamento nel primo piano di un’insula in periferia, dopo essere andata a fare un giro con la sua amica e compagna Vibia.

-Dove sei stata, Berenice?- chiese Spuria, la madre della ragazza, con la sua voce severa -Sono le tre e mezza!-

-Scusate, madre, ma mi sono fermata nel foro con Vibia. Abbiamo fatto una passeggiata.-

-E com’è andata a scuola?-

-Ehm… bene!-

-Il tuo insegnante ha apprezzato finalmente il tuo tema?-

-Uhm… non me l’ha ritirato… ha detto che lo farà il prossimo dies-lunae-feria-secunda…-

-Bugiarda! Sono andata personalmente in colloquio con il tuo docente Atenodoro e mi ha palesemente riferito che è molto deluso da te, che non esegui correttamente i compiti, non ti impegni. Per questo ho deciso di metterti in punizione. Da oggi fino alle prossime Idi, dovrai aiutare Velleia a organizzare i riti propiziatori per i Lari, e in questa pausa scolastica non uscirai. Vedrai che quando sarai adulta mi ringrazierai-.

-Cooosa? Non posso fare riti per un mese! E perché per questa pausa devo rimanere a casa? Avevo già dei programmi! Non puoi castigarmi così!...-

-Oh, sì che posso! Sono tua madre e devo decidere per il bene della tua educazione! Mi hai mentito e non ti impegni a scuola, sono cose molto gravi!-

Ormai Berenice aveva molte strisce di lacrime sul viso.  Sua madre a volte era veramente ingiusta, e dirle che lei si era impegnata tanto per redigere quel compito e il suo insegnante era troppo severo non avrebbe cambiato nulla. Poteva essere più clemente; in fondo lei e Vibia erano due delle poche ragazze che frequentavano la scuola…

-E sappi che se quest’anno starai bocciata, non ti farò uscire più.- concluse la madre, e se ne andò in un’altra stanza.

“Aaargh!!!” pensò Berenice dirigendosi verso la propria camera da letto. Si sdraiò sul lettino basso, simile a un divanetto, dalle gambe in legno intarsiato e il materassino coperto da un leggero lenzuolo rosso porpora. Vi affondò il viso e rimase a piangere. Come poteva sua madre trattarla in quel modo? Pensò che fosse molto dura la vita degli adolescenti in quell’epoca; anche se per fortuna lei era una ragazza libera, e di questo doveva ringraziare Giunone. Comunque, quella punizione era una vera seccatura, perché lei era già convinta e contenta di passare il tempo in un altro modo… da qualche mese si era presa una cotta per Ottavio, un valoroso gladiatore, divenuto idolo delle ragazzine come lei grazie alle frequenti vittorie contro le fiere. Così, aveva deciso di scrivergli una epistola, nonostante avesse il timore che non sapesse leggere e scrivere, o non prendesse neanche in considerazione una ragazzina, visti troppi impegni pericolosi, e bisognoso di allenamento, e che nella quale scrisse molte lodi e complimenti a colui. Ma lui, ambizioso e contento di avere una fan, ha pagato uno scribacchino affinché gliela leggesse e scrivesse la risposta da inviarle. Quando Berenice scoprì che non era stata rifiutata, fu felicissima e scrisse di questo avvenimento pure sul suo codice-diario. Inoltre prese con Ottavio un appuntamento per quella pausa scolastica. Ovviamente quando il fratello Lucius lesse quel diario, la prese in giro urlando per tutto l’appartamento del nuovo amore. Lei lo aveva pichiato, ottenendo una punizione, quella di ripulire, insieme alla serva Velleia, i triclinia dai resti del banchetto di quella sera. Le punizioni venivano inflitte sempre a lei, solo pechè era la sorella maggiore, ed era femmina…

°°°

Ormai poteva definirsi in stato di completa depressione, e neanche se avesse condotto a dovere i rituali per celebrare gli dei della famiglia, ottenendo la loro benevolenza, non sarebbe riuscita ad uscire da quella situazione. Il suo sogno di conoscere di persona il suo idolo era sfumato, e per colpa di un insegnante fuori di testa e di una madre fissata con le punizioni! Addio appuntamento con Ottavio!

Ma proprio non poteva accettare ciò, perciò pensò a una possibile soluzione. Neanche i lari l’avrebbero aiutata, ma se fosse scappata di nascosto… avrebbe ricevuto una punizione gigantesca. No, andare all’appuntamento di nascosto, proprio non doveva. Ma se non ci fosse andata, se ne sarebbe pentita per molto tempo. Quindi, se sua madre era così perfida, anche lei lo sarebbe stata. L’appuntamento era per il giorno seguente alle cinque di pomeriggio. Decise che avrebbe compiuto tutti i compiti che le erano stati affidati, svolgere i riti, la mattina, e poi sarebbe rimasta in camera sua a fare i compiti fino alla cena; dopocena avrebbe solo finto di andare a dormire, mentre si sarebbe diretta in una popina. Però le servivano degli spiccioli, perché aveva consumato la sua paghetta già due giorni prima da un baxearius; uno dei suoi difetti era quello di comprare sempre nuove scarpe. Così, prese un foglio di pergamena, una piuma accompagnata da un calamaio, e scrisse una richiesta di finanziamento alla sua amica Vibia; poi legò il foglio alla zampa di un piccione viaggiatore, arrivato alla sua finestra dopo che lo ebbe chiamato, e sperò che giungesse come risposta qualche soldo. Berenice e Vibia erano amiche fin dall’infanzia e si sostenevano in ogni momento negativo, per cui non c’era motivo per non finanziarla in quel momento. Infatti il piccione tornò dopo qualche minuto (Vibia non abitava molto distante). Berenice gli slegò dalla zampa il foglio; non vedendo subito i soldi, cercò di reprimere la delusione. Lesse:

“Mi dispiace, Berenice, ma neppure io non ho più neanche un sesterzo. Come te ho la passione per la moda (e lo sai) e il resto l’ho dovuto prestare a mia sorella perché comprasse l’ultima bambola uscita in mercato, quella in avorio con i capelli che sembrano veri. Ti chiedo di nuovo di perdonarmi,

                                                                                                                                      tua Vibia.  

Accidenti! E ora come avrebbe fatto? Mancavano solo circa ventiquattr’ore all’appuntamento… a chi avrebbe chiesto soldi? A suo fratello no, lo avrebbe spifferato alla madre; non era sicura che suo padre sapesse dell’insegnante, ma le avesse dato dei soldi, lo avrebbe detto alla madre e questo significava castigo a vita. Che disastro!

Un momento! Forse una speranza c’era ancora… si alzò dal letto e andò verso la mensola della parete di destra e prese un soprammobile a forma di cinghiale; era un salvadanaio. Capovolgendolo, ne uscirono un paio di sesterzi; le sarebbero bastati per un bicchiere di vino e del pane; anche se avrebbe già mangiato, avrebbe lasciato un posticino anche per quello. Bene! Aveva risolto quasi tutto. L’unico problema, a quel punto, era non farsi scoprire. Ci rifletté un attimo, e giunse alla conclusione che la soluzione era una, ma con due modalità: riempire il letto, con un pupazzo o con l’amica Vibia? Sì, insomma, tra le persone viventi Vibia era l’unica a cui l’avrebbe potuto chiedere… e forse solo una persona vivente sarebbe stata del tutto adatta a fingere –o no- di dormire.

Scrisse un nuovo messaggio a Vibia, dicendole che se la avesse aiutata, avrebbe saldato in qualsiasi modo il debito. La risposta arrivò immediata.

“Mi diapiace nuovamente, Berenice, ma non posso. Domani ho un concerto con la mia banda in un banchetto in una domus in centro. Ti auguro di trovare una nuova soluzione,

                                                                                                                                                  tua Vibia

Invece aveva trovato un altro problema! Che disdetta! A quel punto l’unica soluzione che evitasse altre grane era riempire il lettino di bambole, e sperare che i genitori non andassero a controllare. Così fece.

°°°

Venne il momento in cui dovette dire la bugia. Andò in camera sua, si cambiò di tunica, mise tutte le bambole dentro al letto, annodò alcune lenzuola e si gettò dalla finestra. A cena il padre aveva detto che sarebbe uscito per lavoro: non trovarlo per strada. Per sicurezza non passò da quella principale,  ma in una scorciatoia che portava direttamente nella via della popina in cui era diretta, Ex Marzia Pompeiaque. Arrivata davanti alla taberna, si guardò in giro in cerca di Ottavio, che sarebbe dovuto essere arrivato. Non lo vide da nessuna parte, neanche all’interno, dietro nessun separé. Iniziò a disperarsi. “Ecco, lo sapevo che non sarebbe venuto! Mi sono illusa per niente! Me la pagherà!”. Ma cosa poteva mai fare una adolescente? Nulla di che. Lasciò che la rabbia e la delusione si accumulassero dentro di sé e che un moto di insurrezione insorgesse. Un modo l’avrebbe trovato! Ritenne di dover controllare anche le altre popine, nel caso avesse –lui o lei- sbagliato indirizzo. Proseguì per la strada, guardandosi in giro, in cerca del gladiatore e attraverso le vetrate delle altre taberne. In quella chiamata Pro Iovem, niente; in quella intitolata Melia Popina, neanche. Con la terza fu più fortunata: Magnum Forum. Dalla vetrata principale, dietro un paravento a fantasia floreale, spiccava il capo di un uomo, coi capelli rasati fini e un tatuaggio raffigurante un serpente. Era sicuramente Ottavio! Trovato! Fece per entrare, ma si trattenne… si notava anche un braccio gesticolare. Stava parlando con qualcuno. Chi poteva essere? Entrò, ma rimase dietro al paravento a origliare. Una voce, oltre a quella del gladiatore. Una voce conosciuta. Fin troppo. Ad un certo punto si sentì il tipico rumore di un bacio. Questo era troppo! Berenice scostò il paravento e trovò chi sospettava di trovare: Vibia.

-E la nostra regola- strillò istericamente –“Amicitia nostra per semper erit”? L’hai scordata? Sei solo una paulus probi! E tu un obesus porcus! Perite entrambi! Perché sei uscito con la mia amica, senza dirmi niente! E te? Te l0 sapevi! Vi odio! Grrr! -. Fece tanto di quel chiasso che tutti si girarono verso di loro.

-Berenice- cominciò Vibia –posso spiegarti! Non è come pensi!-

-E’ fin troppo chiaro, ormai ex amica. Non ci posso cascare. Spero che un cavallo ti tiri un calcio. Addio.-.

Tra i clienti del bar c’era anche un uomo, che, accortosi della presenza della ragazza, si era nascosto insieme a una donna.

-E comunque- proseguì Berenice rivolta al padre –ti ho visto, padre, tu e la tua amante potete anche non nascondervi-. Poi si rese conto del terribile errore che aveva fatto, anche se ormai suo padre l’aveva scoperta. Inoltre anche lei conosceva una sua colpa, con la quale poteva ricattarlo.

Ma ora niente aveva più importanza. Ottavio l’aveva tradita; sì, non era la sua fidanzata, e le parole delusa terribilmente erano più corrette. Invece Vibia l’aveva tradita davvero, come mai si sarebbe aspettata. Così, stracolma d’ira e di delusione estrema, prese la sua decisione e la mise in atto.

°°°

Aderì alla comunità delle vestali e ci rimase per trent’anni. E di quando ne uscì non se ne sa nulla. Anche se si presume che fosse troppo vecchia per cercarsi un marito.

                                                                                         Fine

  
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