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«
E cosi, coll'imagine tua o coll'amor tuo,
tu,
benché assente, mi sei ognora presente,
poiché
non puoi allontanarti oltre il confine de' miei pensieri
ed
io sono ognora con essi,
ed
essi con te. »
Sonetto
XLVII
William
Shakespeare
Onore.
Gloria. (
Memoria. )
Rabbia.
( Istinto. ) Passione.
Vendetta.
Omicidio.
Se
quelle mura avessero potuto parlare avrebbero raccontato mille
storie, seppellite ai loro piedi dalle sabbie del tempo e dalla
corruzione dell'essere umano. Se quelle mura avessero potuto parlare,
avrebbero raccontato degli amori consumati sicuri della loro
protezione, delle amicizie perdute e del veleno nascosto tra il
cemento che univa l'una all'altra, le loro mattonelle. Quella casa
era la bocca dell'inferno, nascosta da un insospettabile paradiso.
Si
diceva vivesse un angelo da quelle parti. Un angelo che mai avrei
voluto incontrare. Li conosco gli angeli. Loro sono troppo, per
considerare abbastanza tutti gli altri. Per loro noi siamo
nullità.
Feccia che ricopre la superficie delle terre emerse e che ogni giorno
le distrugge.
E
ora un angelo era ai miei piedi, e noi eravamo lì con lei.
Noi
eravamo lì perché era lì dove dovevamo
essere.
Il
corpo della ragazzina era disteso sul pavimento unto di sangue
rappreso, proveniente dal foro che devastava la sua fronte.
Avrà
avuto forse quattordici o quindici anni, non di più, bionda
e molto
bella. O almeno un tempo doveva esserlo. Emanava un cattivo odore,
perché erano diversi giorni che era lì, in quella
piccola stanzetta
nella baita che si trova appena oltre il bosco di Forks. Lì
da
troppo tempo o forse da troppo poco. Troppo tempo per noi che non
l'avevamo salvata, troppo poco per l'assassino che aveva costruito
una diversa sceneggiatura, dove evidentemente lei doveva sì
essere
trovata, ma non da noi.
Ma
da chi?
Non
lo avevamo capito ancora. Erano troppo poche le tracce che aveva
lasciato, quelle che aveva voluto lasciare. Perché da quello
che,
presuntuosi, avevamo intuito, lui stava giocando. Come un'ammirevole
logista, stava giocando la sua partita a scacchi e come il
più
perfido degli artisti, stava disegnando quello che sembrava il
primo bozzetto di un memorabile dipinto.
Non
voleva farci capire, no non ancora. Ma qualcosa ci suggerii che
presto ci avrebbe spiegato, a modo suo, la trama della fitta tela che
stava tessendo.
Sulla
parete di fronte al corpo, l'unico indizio, scritto con il sangue. Il
sangue di lei ovviamente.
«
Il
peccato è l'unica nota di colore
che
sussiste nella vita moderna.
»
Una
citazione famosa di un autore altrettanto famoso. Oscar Wilde e i
suoi aforismi d'autore. Mi piaceva, lui e le sue storie, mi
piacevano. Ma non se portavano a questo. Qualcuno si era firmato con
uno dei suoi più famosi aforismi e non sembrava volersi
fermare.
Voleva continuare a scrivere, dipingere, giocare.
Mi
chinai sul corpo della ragazzina, per osservarla meglio. I suoi erano
spalancati e fissavano il vuoto. Un vuoto ormai incolmabile e senza
ritorno. Un vuoto, in cui probabilmente vigeva la sua anima. Lei che
probabilmente si chiedeva il perché. Non potevo toccare il
corpo,
perché non era compito mio farlo. Eppure ebbi la tentazione
di
farlo, perché quegli occhi, verdi come una foglia in una
lago
d'inverno, mi facevano paura.
«
Non toccarla.» mi ammonì qualcuno. Io sapevo chi
era e seppi
controllarmi bene, seguendo il suo consiglio.
«
Chi diavolo ha fatto questo? » dissi io, rivolta a quella
voce che
ora taceva.
«
Non lo so. Ma chiunque sia stato, non sembra abbia intenzione di
fermarsi.» la voce.
Mi
voltai a guardare il suo volto, il volto di mio fratello Jacob.
Rimasi a fissarlo per un momento prima di rialzarmi e allontanarmi.
«
Dobbiamo chiamare la polizia.» dissi io con voce secca.
«
Questo è il nostro territorio, possiamo sbarazzarcene da
soli.»
disse lui quasi cinicamente e io lo guardai allibita.
«
Stai scherzando spero. E la famiglia di questa poveretta? »
dissi io
indicando il corpo della ragazzina distesa sul terreno. « Non
ha
forse il diritto di sapere che la figlia è stata ammazzata
per il
divertimento di uno psicopatico ? » alzai appena la voce
verso la
fine, colma di rabbia.
«
Non ci avevo pensato.» disse lui, abbassando appena lo
sguardo. «
Mi dispiace.» mormorò intimidito.
Scossi
il capo e diedi un ultimo sguardo al corpo. « Va
bene.» dissi in
tono più calmo. « Vado a chiamarla. Andiamocene
prima che arrivi.»
dissi poi dando un ultimo sguardo alla parete, che Jake aveva
fotografato, così come tutto il resto dell'appartamento. Un
appartamento in cui non c'erano né tracce né
odori.
Solo
Fantasmi.
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Note
Ed eccomi con una nuova storia, ( che sarà relativamente breve visto che sette notti insonni passano in fretta.) ispirati ad una versione thriller della famosa saga della Meyer, Twilight Saga. Per ora ovviamente questo è un prologo, possiamo considerarlo come il taglio del nostre a queste famose sette notti. Più notizie ai nostri prossimi aggiornamenti, che arriveranno presto anche con il nome della protagonista. XD
Suggerimenti Track da ascoltare.
Plumb - Cut
Per il resto Buona lettura
Spero vi piaccia
Yu Lunae