Arrugginite
dal tempo
Le
catene dei nostri cuori vanno
a pezzi
Corri
via
Con
nessun posto dove andare…
Il soldato scese da cavallo
fissandosi attorno.
L’aveva seguito fino a quella prateria desolata, dove gli
alberi crescevano a
due a due gli uni appiccicati agli altri, che le persone di quel posto
osavano
definire parco.
Odiava giocare a nascondino con i mocciosi, soprattutto se, quei mocciosi, erano ragazzini che detenevano le chiavi della stanza dove si trovava nascosta la principessa.
Aveva ucciso Neji Hyuuga solo qualche ora prima, con grande rammarico.
Il figlio del re era una persona estremamente intelligente e colta, ricordava ancora quando li raggiungeva nelle stalle per insegnare a lui e all’Inuzuka a cavalcare o a combattere con la spada.
Chi mai avrebbe detto che, proprio lui, Uzumaki Naruto, aveva dato le spalle alla patria di nascita, per “amore” di un’altra principessa, tradendo in modo così subdolo le persone che gli avevano voluto bene.
Cacciò dalla mente quel pensiero scuotendo il capo e lasciando le redini del cavallo.
Kage inchinò il muso scuro sul pozzo poco distante da lì in cerca d’acqua mentre il proprio padrone si addentrava tra gli alberi in cerca di quello che, fino a qualche anno prima, era stato il suo migliore amico.
- è inutile che ti nascondi Kiba… non hai vie di scampo –
La voce riecheggiò nello spazio vuoto, venendo poi catturata dal vento.
Poteva sentire il battito accelerato del cuore del compagno d’armi mentre stringeva nella mano la sua fedele Akamaru, la spada che gli aveva regalato il padre e con cui aveva vinto tante battaglie al suo fianco.
Terzo albero a destra, la stoffa della sua maglietta s’intravedeva dietro il tronco e l’adrenalina saliva a dismisura.
Non avrebbe mai ucciso il suo migliore amico.
Peccato che
avesse
detto lo stesso per il principe.
Si bloccò nel mezzo dello spazio vuoto tra quattro grossi alberi ghignando.
- Ti vedo Inuzuka –
Fece un passo in avanti, sguainando Kyuubi e assaporando a fondo l’odore di sangue che si alzava dalla lama.
No, non avrebbe ucciso Kiba, almeno non quel pomeriggio.
- Vengo a prenderti –
…Più
i secondi echeggiano
Più
provi a combattere.
- Vengo a prenderti –
Tremò impercettibilmente non riconoscendo nella voce l’amico di sempre.
Naruto li aveva traditi tutti, aveva accettato le lusinghe della principessa di un altro regno, aveva preferito combattere contro le persone che gli avevano voluto bene, aveva ucciso la persona che amava.
Un ringhio sommesso si alzò dalle sue labbra mentre con la spada ben salda nella mano destra, usciva da quel dannato nascondiglio puntando gli occhi dorati dentro quelli azzurri dell’altro.
Nessun cielo limpido abitava più negli occhi del biondo.
Fredde iridi azzurre lo fissavano divertite, la mano stretta sull’elsa di Kyuubi, il corpo teso nell’attimo dell’attacco.
Non aveva mai perso da quando suo padre gli aveva dato quella spada.
Non aveva mai perso un combattimento contro Naruto.
- Consegnami la principessa Kiba, sarà tutto più semplice –
Lo sguardo dorato s’irrigidì ulteriormente mentre il corpo andava da solo in posizione d’attacco.
Non gli avrebbe permesso mai di fare del male a Hianta Hime.
- Scordatelo Uzumaki –
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase.
Il biondo si gettò contro di lui, facendo cozzare le lame con il viso a pochi centimetri dal suo.
Erano tre anni che non si allenavano più assieme.
Tre anni dopo l’ultima guerra, quella in cui si era creduto che Naruto fosse morto, senza trovarne il corpo nonostante le ricerche.
Sakura Hime doveva averlo circuito per bene, e allenato altrettanto meglio.
I colpi del ragazzo ora erano potenti, precisi.
Non riconosceva lo stile di combattimento del biondo, i suoi affondi erano troppo intensi. Credeva in quello che faceva come mai aveva fatto in vita sua e quasi non riusciva a stargli dietro.
Erano sempre stati un paese pacifico, il loro regno cresceva sotto le amorevoli cure di Hinata Hime, tanto che mai avevano pensato alla possibilità seria di un assedio.
Erano quasi soldatini di plastica messi a confronto con le guardie addestrate nel regno nemico e Naruto,ormai, ne faceva parte.
Un ultimo colpo fece volare Akamaru a qualche metro di distanza, finendo con il conficcarla nel terreno morbido a pochi metri dall’albero dietro il quale si era nascosto.
La punta di Kyuubi premeva contro la sua gola scoperta mentre il ghigno di Naruto era l’unica cosa che i suoi occhi riuscissero a vedere.
- Per l’ultima volta Kiba, consegnami Hinata Hime e non ti farò del male –
Disprezzo e odio si rimescolarono nel suo sguardo, poi, sorrise risoluto mostrandogli la chiave della camera dove era nascosta la principessa.
- Dovrai aprirmi in due la pancia per riaverla–
Disse solo prima di farla sparire veloce nella propria bocca.
- Sakura Hime, l’ancella di Hinata, Tenten è stata rinchiusa nelle segrete, della principessa non ci sono ancora pervenute notizie a parte il fatto che pare si sia diretta verso Nord. –
Naruto alzò il capo sulla propria regina, incontrando gli occhi verdi sempre tristi mentre, la mano della sua consigliera rimaneva poggiata sulla sua spalla.
Yamanaka Ino storse leggermente le labbra, fissando gli occhi azzurri dentro quelli del biondo prima di scostare lo sguardo con sdegno.
Sakura non avrebbe mai fatto distruggere un regno, ne era consapevole esattamente come sapeva che, dietro a quella serie di attacchi ai regni meno potenti si trovavano le lunghe e delicate dita della bionda.
Non voleva entrare in certi intrighi politici così, si limitava a guardare, preparandosi a possibili ritorsioni dei popoli contro la sua ormai amata regina.
Non aveva nemmeno dovuto aspettare di portare Kiba nelle prigioni per avere informazioni sulla battaglia.
Una delle civette di Shikamaru l’aveva raggiunto, portando con sé le notizie che già sapeva: Avevano vinto la guerra, il castello era crollato ma, della principessa, non si era trovata traccia.
Neji
ojiisama e Kiba
erano troppo furbi per lasciare Hinata nelle mani di qualcun altro.
L’aver
inseguito
l’Inuzuka con la chiave era solo uno stupido diversivo in cui
era caduto.
- Va bene così, Naruto. L’importante è che il regno sia nostro –
La voce di Sakura
riecheggiò spenta e priva d’interesse per
la sala, liquidandolo con quelle semplici parole.
Si alzò dalla scomoda posizione che imponevano i formalismi
uscendo dalla sala
del trono.
Doveva farla pagare a Kiba.
Lasciami
solo dire che al tuo
interno
Vedo
me stesso nascondermi nei
tuoi ricordi…
Fissò la figura del castano stesa sul grande letto matrimoniale che riempiva il centro della sua camera.
Dopo avergli visto inghiottire la chiave aveva seriamente pensato di aprire in due quell’inutile corpo, fino a trovarne l’oggetto desiderato ma, guardandolo negli occhi,aveva preferito qualcosa di più subdolo e decisamente peggiore della morte.
Un destino che non avrebbe mai augurato a nessuno.
Gli aveva assestato un colpo per farlo svenire e, quando si era risvegliato, si era ritrovato in una delle grandi celle nei sotterranei di Konohakagure.
Per farlo spostare da lì
alla propria camera non ci aveva
messo molto:
Ino non aveva fatto particolari storie e il castano era costantemente
sotto
sedativo per evitare le sue inutili urla.
Quello era uno di quei rari momenti in cui Kiba era lucido e non cercava di urlare e liberarsi di lui.
Lo vedeva chiaramente quello che pensava di lui.
Vedeva ogni singolo ricordo della loro infanzia passata assieme, ogni reminescenza cadere a pezzi come la vecchia cittadina in rovina dietro il castello.
L’Inuzuka cercava di aggrapparsi a quello che ancora rimaneva del Naruto che conosceva.
Un Naruto che non aveva nulla a che fare con il ragazzino biondo seduto di fronte a lui.
- Come ti senti? –
Il castano ringhiò cercando di scostarsi nel momento in cui il biondo si sedette a cavalcioni su di lui.
- Direi bene per come ti agiti –
L’Uzumaki lasciò passare una mano sul viso contratto in una smorfia di rabbia dell’altro fissando le catene che lo tenevano inchiodato al letto.
- Lasciami Uzumaki –
- Sai, ricordo ancora la prima volta che ti ho legato al letto. Avevamo quindici anni? –
- Tredici –
- fa poca differenza – rispose seccato con un gesto della mano prima di chinarsi sulle sue labbra piene – ancora mi chiedo perché tu alla fine abbia scelto Neji e non me –
Non diede tempo al castano di rispondere
Riusciva ancora a sentire sulle sue labbra il sapore del sudore della sua pelle, rammentava l’espressione di Kiba quando arrivava all’apice del piacere…
Tirò un sospiro strappando
i bottoni che tenevano chiusa la
camicia.
Kiba avrebbe dovuto essere suo o questo era ciò che aveva
sempre sperato.
Non aveva mai tenuto conto dell’eventualità che qualcuno glielo potesse portare via, né tanto meno che quel qualcuno potesse essere il prossimo erede al trono.
Quando anche i boxer caddero ai piedi del letto, perse qualche secondo a lasciare scorrere lo sguardo sul suo corpo.
Che cosa stava facendo, esattamente?
Per
essere legato all’odore del
tuo sudore
Mi
fai sentire abbastanza
insicuro delle mie scelte.
Si alzò dal corpo dell’altro, carezzando un’ultima volta il suo petto.
Kiba lo fissava pieno d’astio, il labbro inferiore martoriato dai denti e le lacrime a stento trattenute.
Non c’era nulla della guardia che aveva conosciuto e che aveva tanto amato domare quando era un ragazzino.
Quello era solo un involucro vuoto che gli ricordava quello che un tempo era stato il suo migliore amico.
Che quel cambiamento
fosse avvenuto a causa sua?
- Vattene –
Quelle parole riecheggiarono nella stanza per qualche istante, seguite poi dall’umore delle catene che cadevano sul pavimento.
- Vattene –
Ripetuto di nuovo, in modo flebile.
Si alzò dal corpo del castano, fissandolo appena raccattare gli abiti e scappare via dalla stanza, dal castello, lasciando dietro di se qualunque cosa.
Quanto bene aveva
fatto a distruggere tutto quello che aveva
faticosamente creato?
Si versò un bicchiere di vino lanciando un’occhiata fuori dalla finestra.
L’idiota aveva dimenticato la sua fedele Akamaru e ora spariva nella fitta boscaglia non visto e indisturbato.
Sicuramente…
Sicuramente l’avrebbe ritrovato, prima o poi.
Per
essere legato all’odore del
tuo sudore
“Catturami”