COLPA E INNOCENZA
Contiene Spoilers H.P. and
the Half-Blood Prince
Ringrazio l’autore, Cassie Payne, per avermi permesso di tradurre l’opera e di pubblicarla qui.
La storia parla di uno dei pezzi non scritti di HBP, precisamente il giorno dell’ora felice in riva al lago con Ginny. Personaggi: Harry, Ginny, Ron, Hermione, Fred, George, Neville, Luna, Draco, Dobby, Kreacher, Piton e Cho.
Harry Potter stava
guardando fuori dalla finestra della Sala Comune di Grifondoro. Avrebbe potuto usare il suo tempo libero in modo più produttivo, ma piuttosto spesso in quei
giorni poteva essere visto attendere imbronciato che una certa rossa finisse i
suoi GUFO del giorno; aspettando impaziente e desiderando con tutto il cuore di
poter trascorrere da solo con lei anche appena pochi minuti. Quel giorno, comunque, i pensieri di Harry
erano occupati dalla preoccupazione verso di lei. Ginny
mostrava evidenti segni di fatica, e lui voleva organizzare qualcosa di
speciale per lei. Una sorta di festeggiamento. Per due.
Harry sorrideva mentre ricordava l’ultima volta
che erano rimasti da soli, giusto la sera precedente. Ginny gli aveva chiesto di
interrogarla per il GUFO di trasfigurazione. Avevano finito con l’addormentarsi
insieme su di un comodo divano davanti al camino della
Sala Comune. Harry si era
svegliato nel bel mezzo della notte con qualcosa di caldo e pesante sui due
terzi inferiori del suo corpo, ed un libro abbandonato che si frapponeva scomodamente tra la sua faccia ed
il divano. Aveva cercato di spostare il libro e l’aveva sentita
mormorare nel sonno, “Harry.”
Subito sveglio, ma
senza volerla disturbare, si era appoggiato alla sua
sinistra e si era tirato su in una posizione semiseduta che terminava con la
testa di Ginny nel suo grambo,
la sua faccia pressata contro il suo..
No, non doveva
succedere una cosa simile. Si era mosso rapidamente,
ma lei si era agitata per lisciare il suo irrequieto cuscino, lasciandolo in
uno stato pressoché di panico, e qualcosa di un po’più intrigante. Se Ron fosse sceso di sotto e li avesse
visti…
Harry aveva fatto un ultimo disperato
tentativo ed era scivolato giù dal divano fin quasi a terra. La testa di
Ginny intanto era caduta dal suo grembo ed aveva
colpito il divano, si era svegliata con un sobbalzo.
“Harry,
cosa diavolo stai facendo per terra?”
“Io…ehm…Non volevo
svegliarti.”
Ginny aveva sbadigliato. “Che
ore sono?” I suoi capelli erano scompigliati e i suoi occhi non ancora
perfettamente a fuoco.
“Ora di andare a
letto. Intendo io nel mio e tu nel tuo. Letti separati.” Harry
aveva risposto ansiosamente.
Ginny aveva sospirato. “Sempre un gentiluomo.”
“Io…ehm…”
“Pazienza.”Ginny si era stiracchiata come un
gatto ed era balzata in piedi, riprendendo il suo libro nel contempo. Aveva
riso all’espressione confusa di curiosità e paura sulla sua faccia. Si era alzato e l’aveva seguita, raddrizzandosi gli
occhiali. Aveva sorriso e lisciato la chioma della rossa.
“Mi aspetto che
siamo presentabili ora,” aveva detto tranquillamente. Ginny si era girata e si era
diretta verso la scala del dormitorio femminile. Alla porta si
era voltata e aveva alzato il viso dicendo, “Bacio,” prima di inciampare
assonnata nelle scale.
Harry l’aveva guardata
andare, desiderando seguirla, sapendo che non l’avrebbe fatto anche se avesse
potuto.
Incapace di addormentarsi,
avrebbe passato le prime ore del mattino girando per
la sala comune mentre attendeva il suo ritorno, solo per poterle dire “A
presto” dopo colazione mentre si sarebbe diretta all’esame di trasfigurazione.
Questo l’aveva lasciato pensare che avrebbe potuto fare un sonnellino, ma
sapeva che avrebbe preferito non dormire per nulla piuttosto che perdere anche
un solo minuto del tempo libero di Ginny.
Ma, Come trovarsi da
soli? Sarebbe stata affamata (quella ragazza aveva un appettito
che rivaleggiava con quello di un ippogrifo)
e si sarebbe diretta nella Sala Grande dove centinaia di studenti e dozzine di
professori li avrebbero potuti vedere. Poi Hermione
avrebbe suggerito una sessione di studi pomeridiana che li avrebbe obbligati a
spendere il loro prezioso tempo con la coppietta litigante. Anche se Ron ed Hermione erano i suoi
migliori amici, Avrebbe di gran lunga preferito stare
da solo con Ginny che arbitrare un altro scontro
verbale.
Ron, che era seduto vicino e stava guardando Harry intento a fissare fuori dalla
finestra, ruggì improvvisamente. “Voglio davvero sperare che non stai pensando
a mia sorella in quella maniera.”
Harry saltò colpevolmente. “In quale maniera?”
“Non lo so, hai
ancora quell’espressione sulla faccia”
“Quella per cui vorresti scagliarmi addosso la maledizione Linguincollante.”
“E non pensare che
non lo farò”
“E dai, dacci un
taglio,” si lamentò Harry.
“Ti servirebbe
davvero se ti incollassi la lingua al palato.”
“Probabilmente,” Ribattè Harry. Si scambiarono un sorriso (quello di Ron
sembrò essere un po’rincuorante) e ritornarono in un confortevole
silenzio.
Finalmente
Harry decise che la migliore cosa da fare per avere
un po’di tempo in privato con Ginny era organizzare
un picnic e dirigersi al loro
posto preferito, sulla riva più lontana del lago. Si lanciò verso le cucine,
dove Dobby lo accolse con un entusiasta “Harry Potter! Cosa
può fare Dobby per Harry Potter, oggi?”
“Ehm, un picnic per
due.”
Kreacher, che era uscito controvoglia, ansimò “Il Padrone vuole un pranzo al sacco. Oh, ho diversi
ottimi manicaretti per il Padrone e i suoi amici traditori di sangue.”
“Dobby impacchetterà il pranzo ad
Harry Potter! Dobby sa cosa Harry Potter e Wheasley amano mangiare.
Wheasley mangia qualsiasi cosa!”
“Ehm, Dobby, io non vado con Ron. Esco
con una ragazza. Puoi fare qualcosa di, ehm…carino?
Gli occhi di Dobby diventarono ancora più grossi. “Harry
Potter esce con una ragazza per un picnic?”
“Si, Ginny, la conosci, penso…”
“Harry
Potter stava baciando una ragazza
vicino al lago! E’ anche lei una Wheasley?”
“Si, è una Whealsey…”
“Harry Potter ha due Wheasley?”
“Si, voglio dire no. Io non ho due Wheasley. Voglio dire…Dobby, solo
il pranzo e niente domande, per favore.”
“Si, Signore, Harry Potter, Signore!” L’elfo
scomparì, tornando pochi momenti dopo con un pesante cesto strapieno, e Kreacher che si trascinava dietro di lui.
“Il Padrone troverà
una sorpresa speciale nel cestino da picnic…”
“Dobby
ha cercato di toglierla, ma Kreacher è il servitore
di Harry Potter e Dobby non può…”
“Va tutto bene, Dobby.” Harry prese il cestino
dall’elfo con un gemito. “Grazie mille.”
“Dobby
è felice di esaudire i desideri di Harry Potter! Harry Potter
è un grande mago…”
“Dobby”,
Harry lo interruppe deciso, “In futuro, quando dico ‘Grazie’,
voglio che tu risponda ‘Prego’.”
Gli occhi di Dobby si riempirono di lacrime, “Dobby viene trattato come un uguale. Harry
Potter è buono, gentile e generoso…”
Harry si schiarì la gola. “Grazie”, disse
rumorosamente.
Dobby tremò sul posto, le sue orecchie da
pipistrello percorse dall’eccitazione mentre rispondeva con cautela,
“Prego.”
Harry lasciò le cucine, il suono delle lacrime di
felicità di Dobby diminuì quando la portta si chiuse dietro di lui. Cecava di
portare il pesante cestino su per le scale, pensando a come avesse fatto Dobby a sollevarlo. Stava guardando le scale
sconsolato quando udì una fredda voce dietro di lui, “Se uno è un mago,
dovrebbe pensare di usare la magia.”
Se
c’era qualcosa che Harry odiasse più del Professor Piton, era che il Professor Piton
avesse ragione. Il
cestino era pesante, quindi Harry mormorò “Levicorpus”. Il coperchio diede una flebile scossa come se
qualcosa nel cestino avesse cercato di alzarsi, ma nel
complesso rimase tutto com’era prima.
“Sembra che il
contenuto del tuo cestino non abbia un corpo da cui essere preso”, disse Piton antipaticamente. Harry
imprecò sotto voce. “E’ un peccato che tu non sia in punizione. Una certa
giovane fanciulla”, e si fermò apposta, “potrebbe
pensare che l’hai aspettata in piedi.”
Harry aveva un sacco di pratica
nei confronti con gli arroganti. Gli anni sotto il tetto di Zio Vernon gli avevano insegnato a tenere ferma
la lingua quando voleva qualcosa disperatamente, e, certamente, non voleva una
punizione quel pomeriggio, così fissò semplicemente il cestino, cercando di non
pensare che Piton dovesse essere certamente geloso
della sua nuova intimità. Dopo tutto, non c’era mica
una Signora Piton, no?
“Piton
mormorò aspramente, “Corretto, per una volta. Le strane cose che accadono
occasionalmente.” Poi si allontanò con un ghigno.
Non ancora vicino al
riuscire a muovere il cestino su per le scale, Harry
si sedette abbattuto sugli scalini, sforzandosi di trovare un incantesimo di
levitazione. Improvvisamente, ricordò uno dei primi litigi di Ron ed Hermione, e saltò in
piedi. “Wingardium Leviosa!”
esclamò trionfante e il cestino si sollevo obbediente
in mezzo all’aria.
Seguì il cestino per
le scale, sorridendo felicemente, pensando solo a Ginny,
quando sentì un piccolo “Oh!” prima che il cestino si abbattesse al suolo. Harry saltò gli ultimi gradini e si voltò
verso la zona dell’impatto per vedere Cho Chang distesa a terra, con il cestino da picnic sopra di
lei.
“Merlino, Cho, mi dispiace!” Harry sollevò lo stracarico cestino con un gemito, e Cho
si mise a sedere scossa. “Sei tutta OK? Fatti aiutare.” Harry le mise un braccio intorno e
la rimise in piedi.
“Sto bene. Non stavo
guardando dove stavo andando.”
“No. Dovevo stare
attento al cestino. Mi dispiace davvero.”
“Non importa.” Cho gli stava sorridendo, ed Harry
realizzò che quella era la loro prima conversazione di
tutto l’anno scolastico. Era divertente, perché lui aveva passato molte ore
pensando a dove fosse e a cosa stesse facendo. Aveva scoperto che gli mancava
la sua compagnia, ed era curioso di sapere cosa stesse
facendo.
“Così i MAGO sono
già andati?”
“Più o meno. Ho quello in Difesa contro le Arti Oscure domani.”
“Andrà benissimo. Ne sono sicuro.”
Così, come va, Harry?”
“Bene, veramente
bene.”
“Va i ad un picnic
oggi pomeriggio?”
“Si, ho pensato che
avrei sorpreso Ginny”, si fermò bruscamente, insicuro
di dovere continuare la frase.
“Va tutto bene, Harry. Mi piace Ginny. E’ Davvero
dolce. Voi due formate una bella coppia.
“Decisamente
meglio che tu ed io.”
“Già, è stato un
disastro, no?”
Cho rise graziosamente, e Harry
fu sorpreso che il suo stomaco non si agitasse a quel suono.
“Così, stai uscendo
con qualcuno?”
“Oh, un po’, sai
così… Niente di serio”. Divenne triste quando lo ammise francamente, “Solo non
c’è nessuno che possa comparare. Io pensavo che forse tu avresti potuto farmi
dimenticare. Era davvero speciale.”
Harry, che fu sollevato dal vedere che non stava
piangendo, annui cordialmente.
“Ma, lascerò presto Hogwarts, e spero che quei ricordi rimangano qui, così
potrò andare avanti.” Osservò Harry
pensierosa e concluse, “Ginny
è molto fortunata.”
“Nah,
sono io il fortunato. Ron me lo ricorda ogni
mattina.”
Furono interrotti da
una voce che gridava dalla cima delle scale.
“Harry!
Harry!” ed una piccola rossa si lanciò tra le sue
braccia.
Le fece fare un giro
e poi la rimise a terra. “Come è andata
Trasfigurazione?”
“Direi bene. La mia
tartaruga aveva un disegno cinese sul guscio, ma quella di Colin
continuava a rompersi ogni volta che la sollevava.”
“La mia aveva una
coda come il manico di una tazzina da the”, ricordò Harry, ma non stava davvero pensando alla sua tartaruga.
Fissava felice la ragazza tra le sue braccia, dimenticando quella che era
sgattaiolata con eleganza nella Sala Grande. “Così, oggi pomeriggio…”
“Tutto libero. Sono a tua disposizione.” Ginny inclinò la testa e lo guardò con sensualità
mentre giocherellava con la parte lunga della sua cravatta.
“Stavo pensando che potremmo fare un picnic.”
“Ma abbiamo bisogno
di cibo.”
Harry indicò il cestino e Ginny
diventò rossa mentre le altre ragazze del quinto anno che l’avevano seguita giù dalle scale esclamavano in coro “Oh” e “Che
dolce!”
Luna si separò dalla folla e si diresse versò di loro. “Ginny. Harry”, disse
semplicemente.
Harry mise un braccio intorno alle spalle di Ginny mentre questa si voltava verso Luna. “Com’è venuta la
tua tartaruga?”
“Blu, ma sono sicura
che la tazzina fosse stata fatta dalla Cospirazione dei Gobelin.”
“Dalla cosa?” chiese
Harry.
“I Goblin Contro i Test Obbligatori. Introducono tazzine
difettose nei luoghi dei test.”
Harry tappò con la mano la bocca di Ginny per coprire la sua risatina. “Questo è davvero
interessante.”
“Si, beh, mio padre
dice che i test sono solo una scusa del Ministero per tenere dei fascicoli su
di noi.”
La fronte di Harry si corrugò impensierita. “Tuo padre potrebbe essere
su qualcosa di importante.”
“Parlando di altro,
Sono davvero contenta che voi due stiate insieme. Vorrei avere anch’io un
ragazzo bello e coraggioso.”
Harry poteva sentire il collo diventare rosso.
“Ehm…”
Ginny tirò via la mano di Harry
dalla sua bocca. “Mi dispiace, Luna, questo è tutto mio. Ma lo puoi prendere in
prestito per i party di Natale se vuoi.”
“No. Penso proprio
che preferisca andare con te il prossimo anno.”
Come al solito, Luna aveva colpito nel segno, e Harry e Ginny si scambiarono
sorrisi felici pensando al Natale successivo, ai regali, al vischio.
“Bene, non fatemi
trattenervi dal vostro picnic.” Luna si voltò per
andare nella Sala Grande. “Ricordate di stare attenti ai Loggineli!”
Dovrei sapere cosa
sono i Loggineli?” chiese Harry
pigramente.
“Probabilmente no.” Ginny gli sorrise radiosa.
“Grazie per essere amichevole con Luna. La gente di solito non è carina con
lei.”
Harry sollevò il cestino con un colpo di
bacchetta. “Mi piece Luna. Mi fa ridere.”
“Pensavo di essere l’unica che ti potesse far ridere.”
No, tu sei l’unica
che mi fa…” Ma non potè
finire la frase perché il suo collo stava diventando rosso di nuovo.
Ginny gli fece gli occhi dolci, facendo si che l’arrossamento arrivasse fino ai capelli, e si diressero
verso le porte d’ingresso, Harry era davvero contento
dello svago.
Il sole era alto nel
cielo e riscaldava il terreno di Hogwarts con un
caldo impietoso. Si tolsero le divise scolastiche e camminarono
verso il lago, Harry stava disfacendo la sua già
allentata cravatta. Poco dopo si sedettero nel loro punto preferito, e prima di
prestare attenzione al cestino da picnic Harry evocò
una tovaglia e Ginny dei cuscini. Dobby,
come si era aspettato, aveva impacchettato un
meraviglioso banchetto, ma Harry era deciso ad
esaminare il cibo molto attentamente prima di lasciare mangiare qualsiasi cosa
a Ginny, preoccupato che Kreacher
avesse davvero introdotto qualcosa di disgustoso. Alla fine trovò una vecchia
pagnotta ammuffita.
“Aha!”
“Ora cosa c’è?”
“L’ho trovata.
Sapevo che Kreacher avrebbe
messo dentro qualcosa di disgustoso.” Harry l’osservò
sdegnato prima di lanciarlo nel lago alla piovra gigante.
“Così, questo
significa che possiamo mangiare adesso?” chiese Ginny
stizzita.
Harry si sporse sopra il cestino e la baciò. “Dopo di voi, milady.”
Aveva preso a chiamrla così dopo avere notato la sua
abitudine di guardare i ritratti del castello delle giovani fanciulle
bisognose di soccorso e degli affascinanti giovani pronti a salvarle. Trovava che prenderla in giro gli piacesse quanto baciarla,
e faceva entrambe le cose il più spesso possibile. Non estranea a questo tipo
di abusi, Ginny gli elargiva il suo asciutto umorismo
più spesso che poteva, finendo col soprannominarlo “Il Ragazzo Che Ha Scelto Di
Vivere Sotto La Maledizione Bat Bogey”,
o Bogey, per far prima.
“Sai, a mia zia
Petunia piaceva un Attore americano babbano che si
chiamava Bogey.”
“Roba da pazzi.”
“Si, non so se solo
gli americani o i babbani in generale.”
“Ma era un
soprannome o sua madre l’aveva chiamato davvero ‘Bogey’?”
“Non so”, rispose Harry mentre tirava fuori una bottiglia di burrobirra.
Ginny si tuffò nel cestino, dimenticando il pazzo babbano americano, e ne venne fuori con una coscia di pollo
e una mela. “Che paradiso”, mormorò dopo un boccone di
pollo.
Harry grugnì il suo consenso facendo colare della burrobirra dal mento fin sulla maglietta. Ginny rise, appoggiò il suo
pranzo, e lo raggiunse per pulirgli la faccia. Harry
sorrise. “Sai che l’ho fatto solo perché volevo che ti prendessi cura di me.”
Lo colpì giocosa.
“Non ne avevo dubbi.”
“Hey,
ho una domanda. Come sapevi dell’Ungaro Spinato?”
“Come sapevo di
cosa?”
“Dello Spinato. Il
mio tatuaggio.”
“Hai davvero tatuato
un Ungaro Spinato?”
“Ah, ah.”
“Dove?”
“Sul petto. Sei
stata tu a parlarne a Romilda Vane.”
“Ma non c’è l’hai.”
“Certo che c’è l’ho.”
Ginny saltò oltre il cestino e afferrò Harry. “Fammi vedere”, domandò, sedendosi sopra di lui e
slacciandogli i bottoni della camicia. Intenta nella sua missione, non notò che
Harry si era fatto molto
tranquillo sotto di lei. “Visto? Non c’è niente!” dichiarò trionfante dopo
avere spostato da parte gli orli della sua camicia.
Harry si risedette e mormorò, “Questo no è quello che un ragazzo vorrebbe sentire dopo che una
ragazza gli ha strappato via la camicia.”
Ginny che era a cavalcioni
sopra di lui in un modo non molto signorile, fece un piccolo “Oh” con la bocca.
Harry prese vantaggiò ed unì la propria bocca con la
sua, ogni pensiero di scherzi dimenticato. La girò facendola andare sotto e continuò a baciarla
completamente preso, accarezzandola con una mano sulla pancia e fermandosi
improvvisamente. Si tirò su molto riluttante ed iniziò a
bisbigliare con voce fioca, “Tu significhi tutto per me, Ginny. Tutto.” Poi si spostò e si sedette
con la testa tra le mani.
“Harry?”
“Solo un minuto.”
Si
inginocchiò di fianco a
lui, una mano sopra la sua testa, prima di smettere di lisciare i neri capelli
spettinati. Gli accarezzò la testa, poi si piegò a baciargli la chioma
scompigliata. Sbriciolata la sua decisione, la avvolse tra le sue braccia,
sfiorandole il fondoschiena con una mano e scompigliandole i capelli con le
dita dell’altra. Tenne la faccia nascosta nelle sue spalle, mentre lei gli
canticchiava di non preoccuparsi. “E’ tutto a posto. Qualunque cosa sia, è
tutto a posto.”
“No, non lo è.
Quando ti tocco io voglio… io sento… Non sono sicuro di essere
capace di fermarmi”, ammise con una nota di disperazione nella voce.
“Magari non voglio
che tu ti fermi.”
“Si tirò indietro allarmato, “Tu… tu…” spostò lo sguardo a terra e sorrise
impacciato. “ Tu vuoi che ti tocchi?”
“Harry,
guardami.” Quando non obbedì, lei gli mise entrambe le mani sotto il mento e gli sollevo il viso restio ad alzarsi. I suoi occhi
verdi erano profondamente turbati. “Io…” iniziò lei, poi si fermò. Riprovò di
nuovo. “Non so sicura di quello che voglio. Ma so che quando ti chiederò ti
fermarti, tu lo farai.” Si chinò
verso di lui e lo baciò dolcemente.
Harry sospirò e l’appoggiò
sulla tovaglia, coprendola di nuovo col suo corpo. “Ti prometto che non ti farò
ma del male”, riuscì a sussurrare dopo un altro lungo bacio.
Ginny rise dolcemente e mise
le sue mani sul proprio corpo. La guardò negli occhi sorpreso.
I suoi occhi stavano brillando ancora e, con un tonfo del cuore, Harry abbassò la propria mano fino al piccolo bottone in cima alla camicetta. Le dita gli sembrarono pesanti e goffe,
ma riuscì a slacciarlo. La guardò di nuovo negli occhi.
Stava ancora sorridendo, il suo respiro era dolce e tranquillo. Una sua mano era scivolata dal suo collo per accarezzarne
lentamente il petto. Harry riprese il suo compito, scendendo a giocare piano fin sulla sua
pancia, esponendo la pelle lentigginosa e una piccola pezzettino di pizzo
bianco. Quando ebbe finito, la guardò nuovamente, non
sicuro di quanto di più fosse permesso. “Ora?”
Lei scosse la testa
e chiese dolcemente, “Cosa dovrei sapere?”
“Vuoi dire che tu
non ha mai nemmeno?”
“No. Non c’è mai
stato niente di così bello prima”.
“Era bello, ora?”
“Era perfetto”,
sussurrò alzando la mano e tirando indietro i capelli.
Il cuore di Harry era salito fino in gola. Incapace di rispondere, e,
cercando disperatamente di controllare il tremolio delle sue mani, spostò
gentilmente di lato un orlo della camicetta, esponendo una quantità maggiore di
pizzo bianco ed una soffice collinetta di pelle. Incantato, guardò le sue dita
Tracciare un disegno
da un’attraente lentiggine ad un’altra.
“Ginny?
Harry! Dove siete?”
Ginny saltò, mormorò una parolaccia e spinse un ugualmente sorpreso Harry
giù da lei. Lui ripetè quella parola in buona
quantità mentre si affrettavano a riabbottonarsi.
“Stai calma.” le ordinò Harry mentre le toglieva
una foglia dai capelli.
“Aspetta!” lo
implorò raddrizzandogli gli occhiali.
Raddrizzarono
velocemente il cestino che Harry aveva calciato via
involontariamente poco prima, Ginny fece un
incantesimo di asciugamento sulla burrobirra
rovesciata che aveva fatto cadere dalle mani di Harry
quando l’aveva atterrato. Finalmente, senza fiato, ma
non più scompigliato, Harry rispose alla domanda di Ron. “Siamo quaggiù!”
“I tuoi capelli!” Ginny gemette disperata.
“Beh, sono sempre
così.” Disse Harry con una completa
assenza di preoccupazione e si chinò in avanti per darle un rapido
bacio. “Ricorda dove abbiamo smesso”, le mormorò.
Ginny stava ancora sorridendo
quando Ron ed Hermione
sbucarono da dietro il grosso albero. “Eccovi
qui voi due. Vi abbiamo cercato dappertutto. Abbiamo pensato che avreste
saltato il pranzo.”
“Harry
ha organizzato un picnic. Così potevamo essere soli.” disse
a suo fratello decisa.
“Eccellente!”
dichiarò Ron servendosi di pollo.
Hermione sorrise e si sedette di fianco a Ron . “Onestamente, non avete mai
smesso di mangiare?”
“Nohomaiato
ficchè amoaivati qui.”
Ginny ed Hermione si
scambiarono un’occhiata che diceva chiaramente “Ragazzi…”
Harry, che non aveva avuto tempo di mangiare quel
pomeriggio, aiutò Ron a vuotare il cestino. “E non
mangia mentre dorme”, aggiunse in difesa dell’amico prima di dare un gran morso
al proprio panino.
Ron fece cenno con una coscia di pollo. “Mphfulibome.”
“Onatulona”, replicò Harry, e si scambiarono il cinque come se avessero perfettamente capito lo scambio di battute.
Hermione alzò lo sguardo. “Il motivo per cui vi stavamo cercando è che Fred e George sono qui per una visita.”
“Oh, si. Ginny, vogliono parlarti di qualcosa.”
“Ron, hai detto loro di me ed Harry?”
“Forse. Non so.”
Harry improvvisamente non ebbe più fame. Sapeva che avrebbe dovuto affrontare i fratelli Weasley alla fine, ma avrebbe preferito farlo non così presto dopo avere quasi…
Ginny sventolò la bacchetta e il cibo si rimpacchettò da solo. Lei ed Harry
fecero sparire la tovaglia ed i cuscini, poi ripresero
le loro divise scolastiche ed iniziarono ad incamminarsi verso la scuola,
lasciando Ron ed Hermione
da soli sulla riva appartata del lago.
Fred e George stavano
aspettando sui gradini d’ingresso con espressioni minacciose sul viso. Harry cercò di tirarsi indietro, dopo tutto
erano affari di famiglia, ma Ginny gli afferrò la
mano e lo trascinò con sé ad incontrare i gemelli. “Qual è il significato di
tutto ciò?” domandò.
“Oh, ciao Harry!” esclamò
George.
“Ci puoi scusare?”
aggiunse Fred.
“Dobbiamo parlare a
nostra sorella.”
“In privato.”
Ginny strattonò Harry,
che stava cercando di svignarsela, di nuovo al suo fianco. “Lui sta bene
dov’è.”
“Probabilmente lo sa
già.”
“E’
come Ron.”
“Non ci tiene
informati.”
“E’ nostra sorella.”
“Ehm”, Harry balbettò nervosamente.
“Così, chi è?” George domandò a Ginny.
“Chi è cosa?”
rispose evasiva coraggiosamente.
“Il tuo nuovo
ragazzo.”
“Ron
ci ha detto che hai mollato Dan.”
“Il suo nome era Dean, e solo perché l’ho mollato non significa che ho già
un nuovo ragazzo.”
“Harry,
tu lo devi sapere.”
“Diccelo o ti
streghiamo.”
“Ehm” Harry continuò, ora seriamente allarmato.
“Harry,
perché hai un capello rosso sulla divisa?” chiese Fred
curioso.
“Ehm”, Harry guardò la divisa nelle sue mani, che aveva, davvero,
un lungo capello rosso tra le pieghe che contrastava
chiaramente contro il colore scuro.
“No…” boccheggiò George.
“Si!” gridò Fred.
“Ma questo è eccellente!
La mamma avrà i nervi!”
“E ci lascerà da
soli.”
“Bill
non sarà felice..”
“Ma è Harry. Non sarà arrabbiato.”
E si fermarono per
sorridere ad Harry.
“Non mi ucciderete?”
chiese Harry esitante.
“Oh, ti uccideremo.”
“Se le fai del male.”
“Non fare errori.”
“La sua maledizione Bat Bogey sembrerà piacevole.”
Harry lasciò andare un sospiro di sollievo, ed
iniziò a mettere il suo braccio sulle spalle di Ginny,
ma si fermò subito quando vide l’espressione dei gemelli contrastare contrastare con le loro miti parole… “Io lascio da soli voi
tre…” balbettò ma Ginny gli afferrò decisa il
braccio, se lo mise attorno alla vita, catturò la sua faccia tra le proprie
mani e lo strattonò per un bacio.
“Ecco”, disse
decisa.
Fred e George stavano
fissando nervosamente i loro piedi.
Harry si tirò via colpevolmente. Ginny permise la separazione questa volta. “Fred?” chiamò, “George?” E’ a
posto. Potete guardare ora.”
Diavolo”, disse Fred debolmente.
George non disse niente, guardò
solamente prima Harry e poi Ginnt,
e poi di nuovo Harry.
“Diavolo.” Ripeté Fred.
Ginny si voltò verso Harry
con un luccichio gioioso negli occhi. “Loro sono senza parole. Non penso che
fosse mai accaduto prima. Mi domando se possiamo farli
restare zitti per sempre?”
“Ginny,
no, mi superano in numero.”
Codardo”, sbuffò derisoriamente.
George alzò la mano e bofonchiò flebilmente “Ron.”
Fred imitò il comportamento e continuò, “Hermione.”
Harry si voltò per vedere quello che avrebbe
dovuto sentire; Ron ed Hermione
che, attraversando il prato, discutevano rumorosamente.
“Onestamente, Ron, si stavano solo baciando.”
“Deve proprio
baciarla alla luce del sole sui gradini d’ingresso?”
Beh, se la smettessi di cercare i loro nascondigli e li lasciassi
da soli…”
“DA SOLI?” Ron urlò. “Vuoi che la lasci DA SOLA con lui?”
“Harry
nascose le mani nelle tasche dei jeans e li guardò
avvicinarsi con un sogghigno. “Ora ci sono due persone che mi piacerebbe
azzittire.”
Oh, non
permanentemente. Chi farebbe i compiti per te?”
Punto sul vivo, Harry ribatté, “Io li faccio da
solo i miei compiti. Il più delle volte.”
Un’altra intrusione
esplose dal portone d’ingresso in quercia.
“Se n-non mi ridai
la m-mia rana…”
“Cosa
farai Paciock? Mi balbetterai addosso?”
Harry sentì le profonde risate di Tiger e Goyle. Con un sospiro, si
trascinò fino ai gradini, lasciando degli storditi Fred
e George venire a patti col suo tradimento, per
vedere cosa stesse facendo Malfoy.
“Neville, cosa succede?”
“Malfoy
ha preso Trevor.”
Malfoy alzò le mani innocentemente, “Giuro di non
avere una rana con me.”
“Allora dove l’hai
messa?” disse una voce familiare da dietro di Harry.
Malgrado il dilemma di Neville, Harry sorrise. Ron era ancora al suo fianco.
“Perché? Tua madre
ne ha bisogno per la cena?”
“Ron,
non farlo”, Hermione lo sgridò tranquillamente.
Ginny si unì alla lite. “Non vorrai che ti scagli
una maledizione, Malfoy.”
Luna
emerse dalla Sala Grande e chiese vagamente, “Oh, c’è una riunione dell’ES?”
“Potter
è questo il massimo aiuto che puoi avere? Weasley, Paciock e un gruppo di
ragazze?”
“Si, Malfoy, questo è il miglior aiuto che potrei chiedere.”
Si squadrarono per
diversi momenti molto tesi, prima che Malfoy dicesse,
“Andiamo Tiger. Goyle. C’è una puzza che viene da questo gruppo di Sanguesporco a traditori di sangue.”
Harry li guardò ritirarsi col cuore pieno d’odio. Avrebbe
fatto fuori Malfoy un giorno.
“Harry?”
Era la voce di Ginny.
“Si?”
Ron rispose per sua sorella. “Amico, andiamo a
cercare Trevor. Vieni?”
Scosse la testa per
liberarsi dall’odio. “Sicuro.”
I sei studenti si diressero alle scale di marmo, le ragazze facevano strada.
“Da dove pensi che
dovremmo iniziare?” chiese Neville entusiasticamente.
Harry mandò un’occhiata losca in direzione di Ron. “Ginny ed io possiamo cercare negli armadi delle scope.
“Cosa!”
“Ok,
tu ed Hermione potete cercare negli armadi delle
scope, allora.”
“Perché dovremmo…
Cosa… Cosa c’è di sbagliato in te Potter?”
“Niente”, ma i suoi
occhi stavano tradendo la fonte del problema.
“Ti avverto…”
“Ok,
ok, prometto di comportarmi bene per il resto del
pomeriggio.”
“Io no”, protestò Ginny cacciando una cattiva occhiata da sopra la spalla ad Harry.
Ron calpestò pesantemente i gradini delle scale,
con la punte delle orecchie incandescente. Hermione mandò un’occhiataccia a Ginny e lo seguì.
Ginny lanciò un altro sguardo ad
Harry, questa volta indifeso, e seguì suo fratello.
“Mi dispiace, Ron. E piantale di fare lo stupido con Harry. Lui è davvero un bravo ragazzo. E’ stata una mia
idea baciarci sui gradini d’ingresso. Ha cercato di tirarsi indietro tutto il
tempo.”
“Cosa,
mia sorella non è abbastanza brava per te, Potter?”
“No,
Weasley, apparentemente sono io che non sono
abbastanza bravo per le.!”
Ron sprofondò sugli scalini e
seppellì la testa tra le mani. Hermione lo
seguì, la sua mano gli massaggiava la spalla, i suoi capelli cespugliosi avevano creato una cortina che bloccava agli altri la vista.
“Cosa sto facendo?” Ron
gemette piano. “Io voglio questo per lei. Per loro due.”
“Devi lasciarla
crescere, Ron. E di chi ti puoi
fidare di più che di Harry?”
Ron rialzò gli occhi annebbiati. “Hai ragione, Hermione. Tu hai sempre ragione.”
Si alzò in piedi ed offrì una mano ad Hermione, che
l’accetto senza guardarlo per niente negli occhi.
Harry, Ginny, Neville e
Luna si erano ritirati verso la cima delle scalinate di marmo. Ron li raggiunse con un sospiro rassegnato e si scusò rivolto verso il pavimento. “Sono tornato. Mi dispiace.
Prometto di non esagerare più.”
Harry alzò la sua mano e quella di Ginny che stava ancora tenendo, e disse semplicemente, “Ci
dispiace. Lo promettiamo. Solo questo.”
Ginny annuì solennemente. “Tutto a posto?”
“Si, tutto a posto.
Non penso che Fred e George
siano così difficili.” Guardarono fuori
dalla finestra castello per vedere Fred e George, che stavano gesticolando selvaggiamente.
“Pianificando la mia
lenta e dolorosa morte, senza dubbi”, Harry disse con
un smorfia.
“Io non mangerei
nessuna caramella trovata in giro” lo avvisò Ron.
“Sei fratelli
maggiori. Sei!” Harry esclamò con frustrazione. “Sono
un uomo morto.”
“Oh, guarda!” lo
interruppe Luna. “Qualcuno ha perso una rana?”
“Trevor!”
esclamò Neville. La rana si adagiò comodamente nelle mani di Neville ed Harry poté vedere tagli sospetti sulle zampe di Trevor. Si scambiarono occhiate nervose, ognuno pensando
agli abissi in cui Malfoy e compagni sarebbero annegati. “Hagrid saprà
cosa fare”, disse Neville deciso, e si girò per uscire
dal castello.
Harry guardò Neville andare,
felice dia avere risolto almeno un problema. Luna si scusò di dovere
andare a studiare, lasciando Ron, Hermione,
Ginny ed Harry di nuovo da
soli.
“Dobbiamo studiare”,
disse Hermione prevedibilmente. Gli altri convenirono e si diresseo veros la torre di Grifondoro.
Dopo solo pochi passi, comunque, Harry
tirò la mano di Ginny, indicando che sarebbero dovuti
tornare indietro.
Harry, no!” sibilò Ginny.
“Abbiamo promesso a Ron che ci saremmo comportati
bene.”
“Si, ma…” indicò il fratello di lei con la mano libera, e lei si tenne
dentro un risolino.
Ron stava ancora tenendo la mano di Hermione.