Quella sera Daniel e Jodie non avevano apparecchiato
la tavola per due, ma per cinque. Aspettavano infatti, l'arrivo del colonnello
John Freeland con sua moglie Sylvia e il figlio
piccolo Martin. Che piccolo lo era relativamente perché maggiorenne e appassionato
di sport era tutt'altro che un ragazzino.
Una riunione di famiglia. Pensò Daniel.
Però anche nelle tavolate più disparate, anni prima,
c'era sempre una persona che quella sera non si sarebbe presentata.
Ian... rammentò Daniel. L'amico fraterno era
sempre stato presente alle cene di famiglia, ma da qualche anno non si era più
presentato. Comprensibile data la difficoltà del viaggio di ritorno.
Ian, che starai facendo in questo momento? Molti pensieri gli frullavano in testa come uccelli
impazziti. Sbuffò mettendo in tavola un piatto bianco adatto alle occasioni
speciali.
-Daniel, che succede?- Jodie aveva smesso di muoversi per guardare il marito,
evidentemente in pensiero.
-Non è niente, Jodie. Solo mi chiedo come faremo
stavolta a dire ai miei genitori che Ian non si
presenterà.- Non c'era bisogno di dire che Martin sapeva già tutto. Sapeva da
molto tempo che il segreto che conservavano era tabù con i suoi genitori e
aveva giurato di non parlarne ad anima viva se non con il fratello, Jodie e lo stesso
Ian, quando lo avrebbe rivisto.
-Sono stanco di tutte queste menzogne.-
Jodie gli cinse le spalle e cercò di
confortarlo:-Vedrai che riusciremo a risolvere tutto, in qualche modo. Hanno
solo bisogno di tempo.- Era la solita frase che si ripetevano in occasioni come
quelle per farsi forza e coprire Ian nel modo
migliore, ma quella volta Daniel aveva la sensazione che non avrebbe
funzionato.
-Hanno bisogno di tempo, è vero. Ma intanto
considerano Ian un ingrato e lo trattano come se
fosse il peggior traditore d'America.-
-Se fossi al loro posto penso che reagirei così
anch'io, Daniel.- Il giovane la guardò sorpreso da quelle parole:-Cerca di
capirli. Lo hanno accolto in casa quando era poco più di un ragazzo, lo hanno
fatto diventare di famiglia e lui poi se ne è dovuto andare facendosi sentire
sporadicamente e facendo dire a te dove si trovava.-
-Ma..- azzardò Daniel.
-Possibile che non capisci? Si sono sentiti rinnegati
e respinti. Cosa avresti fatto se Ian fosse sparito
all'improvviso senza dare più notizie e presentandosi sempre più sospettoso e
sospettabile?- disse la giovane.
Daniel osservò il pavimento meditando su quella
opzione impossibile e concluse:-Hai ragione. Mi sarei sentito tradito nel
peggiore dei modi.-
Si scrollò le spalle per allontanare i brutti pensieri
generati da quell'idea:- Finiamo di apparecchiare, o arriveranno con la tavola
fatta a metà.-
-Io torno in cucina. Tua madre dovrebbe portare
qualcosa, no?-
-Sì. Le sue miracolose patate arrosto. A volte penso
che dovrebbe aprire un ristorante.-
-Vero. É una bravissima cuoca.-
Qualcosa di grosso e corpulento “tutto nervi” passò
tra le gambe di Daniel facendolo quasi cadere.
-Skip! Via di qui! Torna in giardino e subito!- imprecò il giovane che aveva
quasi fatto cadere il prezioso piatto che aveva in mano. Il grosso cane dovette
fare dietrofront all'ordine del padrone per evitare un'altro grido molesto.
Poco dopo la sua uscita dalla porta abbaiò tutto
eccitato. Le risate di Martin per i numeri di Skip
raggiungevano la sala da pranzo facendosi più intensi mano a mano che Daniel si
avvicinava alla porta. Quando la aprì vide la figura slanciata e leggermente
ingrigita del padre.
-Buonasera, signor Freeland.
Possiamo entrare o ci fa sostare tutti sulla porta?- ovviamente il temperamento
da comando del padre non si era incrinato negli anni. Per fortuna quella volta
era una delle sue battute alle mire del figlio per strappargli un sorriso.
Dietro di lui si notava appena la figura minuta e
agitata della madre. Poi, nel prato, Martin si stava rotolando nell'erba con Skip riempiendo i capelli biondi di polvere.
Sembra
un bambino, pensò
Daniel.
-Oh, Martin! Non un'altra volta!- lo ammonì esasperata
Sylvia.
-Tranquilla mamma, ci penso io.-disse Daniel mentre
prendeva una grossa palla di gomma dall'aspetto di una groviera rotonda:-Qui Skip! Qui!- lo incitò Daniel. Il cane percorse il tratto
che lo separava dall'intrigante gioco in pochi secondi afferrandolo e correndo
in casa per non farselo rubare e lasciando Martin sul terreno che si rialzava
dalla polvere.
-Dovrai lavarti di nuovo.- gli disse Sylvia:-Tu e le
tue sciocche abitudini di infangarti in ogni dove. Non ti bastano le partite?-
-Dai mamma, non essere così dura.- Daniel guardava il
fratello, divertito dal fatto che Martin non fosse cambiato per niente da
quando lo aveva visto l'ultima volta.
-Entrate. Jodie ci sta aspettando dentro.-
-Ma che buon profumo.-disse Sylvia analizzando ogni
odore da brava donna di casa quale era:-Chissà cosa avrà cucinato la tua Jodie
per noi.-
-Qualcosa che si intona molto bene con le tue patate,
tranquilla.- dovette dire con un sospiro.
Jodie apparve dalla cucina lentamente, il ventre
ingrossato dal figlio di lei e di Daniel.
-Che piacere vedervi!- esordì con emozione. Ogni cena
con la famiglia Freeland era sempre fonte di buoni
rapporti.
La donna minuta si avvicinò alla ragazza e con un
gesto delicato le tocco il ventre:-Ti trovo bene, Jodie. La gravidanza procede
regolarmente?-
-Certo signora Freeland.- Jodie e Sylvia andavano d'amore e d'accordo. Quasi fossero madre
e figlia.
-Molto bene. Per qualunque cosa non esitare a
chiedere, d'accordo?- Sylvia stava come sempre facendo raccomandazioni
sottintese su quanto fosse importante una certa cosa e su quanto potesse
danneggiare un'altra.
-Non si deve preoccupare. Per ora siamo più che
tranquilli.-
Il colonnello distolse le due donne dalla
conversazione:-Forza. Non siamo venuti solo per chiacchierare.-
Quando furono nella cucina, Daniel servì i piatti al
posto di Jodie, ma benché la ragazza avesse protestato più volte, sapeva che il
marito lo faceva per non farla affaticare troppo.
Seduti tutti a tavola e dopo aver preso tutti una
porzione delle patate di Sylvia cominciarono a parlare dei progressi di Martin
nello sport, del lavoro dei due coniugi freschi di matrimonio della dannazione
che Skip procurava loro e delle novità su varie cose
come gli eventi speciali.
Un solo argomento era evitato da tutti. Il più spinoso
che fosse mai stato affrontato dalla famiglia Freeland.
Quella che faceva restare la sesta sedia a capotavola vuota e abbandonata. Ian.
Daniel vide che a poco a poco lo stesso pensiero
passava nella mente di tutti. Chi con preoccupazione, chi con offesa e
delusione.
John Freeland, alla fine,
fece la domanda a cui Daniel non sapeva mai come rispondere:- Hai avuto più
notizie di Ian?- Si erano fermati tutti di mangiare,
aspettando una risposta da lui.
-No, ma credo sia in Francia a fare qualche tipo di
lezione.- disse infine Daniel con cautela.
Dopo quella frase ricominciavano tutti a mangiare, ma
quella volta doveva andare tutto maledettamente storto.
-Io non credo.- ammise il colonnello Freeland.
-Che intendi?- chiese Daniel stupito.
-Te lo spiego dopo. Prima finiamo di mangiare.-
Con aria corrucciata finirono i piatti velocemente e
andarono tutti nel salotto.
-Che intendevi?- lo incoraggiò la moglie.
-Intendo che sto cominciando a pensare che Ian non sia dove noi pensiamo che possa essere.-
-Papà, te l'ho detto tante volte. Non lo troviamo
perché è impegnato e quindi possiamo vederlo solo quando può venire.-
-Non mi riferivo a questo.- gli intimò il padre.
-E a cosa allora?- cercò di precederlo Daniel.
-Intendo che è ora che sappiate una cosa che ho
taciuto per molti anni. Una cosa che riguarda l'incolumità di Ian e forse anche qualcos'altro.-
Daniel ebbe un tuffo nel cuore a quelle parole. Non
può aver scoperto qualcosa. Abbiamo fatto più attenzione possibile ad ogni
particolare. Non può esserci sfuggito niente. Cercò di dirsi il ragazzo in
preda ad un muto panico.
-Ma che dici John?- Sylvia si stava agitando.
-Vi chiedo di fare attenzione e di scusarmi in
anticipo perché questa doveva essere una bella serata e io la sto per
trasformare in sospetto e in ansia per tutti voi.-
Daniel, Jodie e Martin si guardarono preoccupati, poi
di comune accordo Daniel parlò per tutti:-Va bene, papà. Dicci cosa è
successo.-
-Sembri così tranquillo. Non immagini nemmeno cosa mi
è toccato vedere.- Cosa mai avrà visto che potrebbe farci inorridire più di
quello a cui abbiamo già assistito? Pensò
Daniel sulle spine.
-John, per l'amor del cielo, parla!- lo implorò Sylvia
angosciata.
Il colonnello sembrò per la prima volta in difficoltà
con le parole. Tacque per un momento, poi cercò di mantenere un ritmo stabile e
senza interruzioni:-Quando ci fu l'incidente che provocarono i terroristi,
quello che distrusse la camera di Daniel e buona parte del quartiere, Ian fu ricoverato
per quella ferita all'addome, i medici mi presero in disparte e mi dissero che
aveva una ventina di cicatrici o forse più dietro la schiena vecchie di qualche
mese. Me le hanno fatte vedere e non posso essermi sbagliato mentre facevo le
mie conclusioni. Quelli erano segni di frusta.- Sylvia sobbalzò violentemente
dal divano come se fosse stata percorsa da una corrente elettrica.
I tre giovani si rilassarono un poco. Per ora la cosa
pendeva solo sulla reputazione di Ian e non poteva
danneggiare la vita che si era faticosamente costruito nell’”altra parte”.
-Non ho idea di come se li sia procurati, ma deve
essere stato quando era in Francia. Questo è sicuro.- Sylvia era bianca come un
lenzuolo.
-E c'è di più.- A quelle parole si gelò la stanza.
Questa volta John si rivolse direttamente al figlio:-Come hai detto tu poteva
essere in Francia ma, quando ho cercato una sua lezione con l'intenzione di
fargli una sorpresa facendoci trovare lì, ho scoperto che non aveva più tenuto
lezioni da molto tempo. Abbastanza da mettersi nei guai fino al collo. Temo per
lui, Daniel e soprattutto temo che senza volerlo sia finito in mezzo a un
brutto giro.-
Maledizione! Questa proprio non ci voleva! Come
rimediamo? Imprecò
Daniel, muto.
Jodie era ugualmente tesa e preoccupata, Martin quasi
tratteneva il fiato. Si guardarono tutti e tre di sottecchi cercando una
soluzione, ma una sola persona poteva far sbollire i sospetti del padre di
Daniel, e quella persona non era lì.
-Daniel.- lo chiamò il colonnello. Il giovane alzò la testa di scatto.
-Tu ne devi sapere qualcosa. Sei rimasto in contatto
con lui per molto, e sei quello che ci recapita i suoi messaggi.- lo stava
quasi implorando. Che faccio ora? Pensò. Ma poi riconvertì il pensiero: Cosa
farebbe Ian in questo momento?
Il suo silenzio fece intuire qualcosa al
colonnello:-No, tu non ne devi sapere qualcosa. Tu sai!- suonava come
un'accusa. Daniel stava zitto, le dita intrecciate in cerca di una soluzione.
Si guardò intorno. Sylvia stava quasi per svenire.
C'era un'unica soluzione, anche se avrebbe solo
portato ad un altro mare di guai. Doveva dire la verità. Guardò ancora Martin e
Jodie, e vide che loro non ipotizzavano altro che quello.
-Daniel...-lo incitò il padre:-Qualunque cosa tu sappia dilla subito!-
Il giovane strinse le nocche con le dita nel tentativo
di far sparire la tensione. Aveva uno straccio di soluzione, ma doveva giocare
bene ogni sua carta, altrimenti non gli avrebbero creduto.
-So dov'è.-ammise:-In Francia.-
-Ma non è possibile.- disse il colonnello:- Nei siti
dei musei e delle università non è segnato da nessuna parte, e mi rifiuto di
pensare che sia lì per qualunque altro motivo.-
-Non è nella Francia che pensi.- disse Daniel
amaro:-Te lo voglio spiegare con calma e posso assicurarti che Ian non è in nessun giro clandestino o roba del genere, che
non corre nessun pericolo.-
-Come fai ad esserne sicuro?-
-Perché ci sono dentro anche io.- Detto ciò, entrambi i
genitori si volsero a guardare Martin che osservava teso tutta la
scena:-Martin, potresti andare a giocare con Skip per
qualche minuto?- gli chiese il padre.
-Non ce né bisogno. Lui sa già tutto, e anche Jodie.-
-Come?- cominciò John.
-Lascia che ti spieghi.- fece una pausa:- Ma vi devo
chiedere una cosa molto importante prima. Voi volete bene a Ian,
giusto?- entrambi annuirono confusi:-E non fareste mai qualcosa per metterlo in
pericolo, vero?-
Il padre era spazientito:-Ma certo, Daniel! Che stai
farneticano?-
-Non sono matto, ma voi mi dovete fare una promessa.
Dovete giurarmi che mai e poi mai parlerete ad anima viva di quanto sto per
dirvi. Ho bisogno che lo giuriate.-
Entrambi acconsentirono sempre più stupiti.
-Molto bene. Ricorderete sicuramente Hyperversum, il gioco di ruolo. Bene, è assurdo ma, Ian ha sostituito nel tempo il conte Jean Marc de Ponthieu. Quel conte che nel 1200 circa doveva sposare Dama
Isabeau de Montmayeur.-
-La ragazza della miniatura.- ricordò Sylvia.
-Proprio lei. Ora non pensiate che sia una sciocchezza
apocalittica, perché è vera.- Li guardò negli occhi cercando di capire cosa
pensassero. Era semplice. Vada per la sciocchezza apocalittica.
-Con quali prove ci dici questo?-
-Che tu ci creda o no, è tutto vero. Hyperversum è il portale che ha permesso a Ian di andare indietro nel tempo e a me di fare avanti e
indietro tra più secoli.- Lo sbigottimento negli occhi dei genitori spinse
Daniel a mostrare una miniatura di Ian del 1200.
-Guardate. Guardate la somiglianza.- In effetti, la
figura che faceva capolino nel vecchio libro era la foto medievale di Ian. Questo era inequivocabile.
-Ma come è possibile?- Chiese John con gli occhi fissi
sulla miniatura.
-Era tutto destinato, papà. Mi dispiace molto, ma il fatto
che fosse innamorato di Isabeau ancora prima di
conoscerla, che fosse appassionato di Storia, forse, che perdesse i genitori e
ogni legame familiare, e che si sostituisse a un feudatario francese, forse era
tutto predestinato.- Daniel abbassò lo sguardo a terra sapendo di aver toccato
un tasto dolente.
Quel colpo fu troppo perfino per il padre.
-Non credo ad una parola di quello che dici!- esclamò
alzandosi.
-Ascoltami, ti prego. Non è come sembra. Non è
malvagio. È un miracolo.- si sentiva come quando Ian
aveva dovuto spiegare al conte di Ponthieu la stessa
cosa. Perso.
Poi, un lampo gli folgorò la mente e l'idea si
trasformò in parola:-Venite domani nel primo pomeriggio, e vi porterò da lui.-
Quella proposta era troppo allettante per essere rifiutata e alla fine
accettarono. Uscirono dalla casa imbronciati e tesi, Martin più di tutti era
preoccupato per quello che avrebbe dovuto dire una volta a casa.
Quando la casa fu sgombra dagli ospiti, Jodie chiese
ansiosa:-Come farai ora?-
-Semplice. Vado da Ian, gli
dico che c'è una riunione familiare nel medioevo e non nel mondo moderno,
troviamo un posto dove incontrarci, inventiamo una grande bugia come le altre,
e se ci scoprono il conte ci manderà tutti quanti alla forca.-
-Perfetto.- mormorò Jodie impaurita.
-Stai tranquilla. Non ci scopriranno.- la rassicurò
abbracciandola.
Dopo pochi minuti era già al computer con i visori e i
guanti infilati e stava inserendo le coordinate dell'incontro con Ian.
Il salto temporale si attivò non appena vide l'amico e
Daniel venne risucchiato nel mondo medievale.
Era a Chatel-Argent. Nella
stanza di Ian e Isabeau.
L'amico era prontamente lì ad aspettarlo.
Dopo i convenevoli del benvenuto, Ian
notò che l'espressione di Daniel era cambiata:-Che succede Daniel?-
-Devo darti una brutta notizia.- cominciò già esausto.
Ian si rabbuiò preoccupato:-È successo qualcosa a casa?- Daniel sapeva che
intendeva lo stato di salute dei familiari, ma non era proprio quello
l'argomento.
-Non preoccuparti, stanno tutti bene. Ma il guaio non
è per loro...- Non riusciva a continuare, sapeva che a Ian
sarebbe quasi partito un colpo al cuore appena avesse sentito quello che Daniel
aveva da dirgli.
-E alloro che è successo?- l'amico era nervoso per
quella novità, e non faceva niente per nasconderlo.
-Mamma e papà hanno cominciato a sospettare più di
quanto avessimo immaginato.- Non riusciva proprio ad andare avanti, ma Ian lo stava guardando sempre più incuriosito e sulle
spine.
-Papà ha ipotizzato che ti fossi infilato in un brutto
giro, ma questo te lo avrò già detto, e ha fatto ricerche per vedere dove
facevi lezione, ma non risulta che tu ne abbia più tenuta alcuna da quando sei
ritornato qui per quella faccenda degli Inglesi.-
-Quindi vuoi dire che...- Ian
stava cercando di immaginare che piega avesse preso il discorso a casa Freeland, ma non immaginava quanto fosse grave:- tuo padre
pensa che io sia un capo di qualche banda di briganti?-
-No, molto peggio.- disse Daniel amaro:-Pensa che tu
sia in grave pericolo, e sai che quando succedono cose del genere può
mobilitare una buona parte dell'Esercito.-
-Ma come può?- Ian si stava
evidentemente perdendo nel discorso.
-Troverebbe i mezzi e i motivi per convincere i suoi
capi, te lo assicuro. Fino a che ho potuto ho cercato di tacere...-ora parlava
spedito, senza pause:-ma era troppo ostinato e alla fine ha pensato che io
sapessi qualcosa. Il che in effetti è vero.-
Ian era diventato bianco come Sylvia.-Oh no, Daniel. Non avrai mica...-
Daniel sapeva bene cosa intendeva:-Ho dovuto, Ian. Se si fossero messi a cercarti e non ti avessero
trovato non so cosa sarebbe venuto fuori.-
-Dici che avrebbero potuto arrivare ad Hyperversum?- L’altro Americano era incredulo.
-Sì, e non è solo questo che temo. Cosa ne sarebbe
stato della tua vita qui se qualche pazzo di quegli scienziati dell'Esercito
avesse voluto valutare i pro e i contro di questa situazione?-
Ian rabbrividì al pensiero. Provò ad immaginare la gente medievale con i
cellulari e gli mp3 o peggio, una guerra combattuta con armi da fuoco contro
spade. Sarebbe potuto succedere di tutto se Daniel non avesse fermato per un'po’ la decisione di John Freeland.
-Non ho potuto fare altro se non dire la verità. Ho
detto loro che se fossero venuti domani ti avrebbero visto.-
-Daniel, lo sai che non ho intenzione di andare dall'altra parte, quindi inventati
qualcos'altro.- lo rimproverò Ian riacquistando la
lucidità.
-Ma non sei tu che devi venire.- Daniel parlava quasi
sottovoce:-Ho deciso di portarli di qua.-
Ian taque fulminando l’amico con lo sguardo.
-Devi dirmi tu quando ci possiamo incontrare.- disse
il giovane sentendosi in colpa.
Il giovane riflette per un po' su quale giorno fosse
il più adatto, poi concluse:- Tra una settimana ci sarà una battuta di caccia
con il re. Ci troviamo in occasione della riunione per arroggiarnarlo
sui feudi.-
-Durante la battuta di caccia?- Daniel era incredulo.
-Ovviamente no!-sbottò Ian:-Come
potresti spiegare a tutti i feudatari di Francia primo la tua scomparsa e
secondo l'arrivo inaspettato dei tuoi genitori?-
-Vero, vero.-convenne Daniel.
-Quella caccia è il modo di re Filippo per salutare i
suoi feudatari, il giorno dopo ripartiremo.- Disse Ian
con gli occhi semichiusi.
-Quindi suggerisci di incontrarci durante il viaggio?-
azzardò Daniel
-Esattamente.- Fece eco l’altro.
-Ma come farai a spiegare tutto a mamma e a papà?-
-Non è detto che debbano sapere tutto, e poi il resto
glielo portai spiegare tu. In fondo, a loro basta sapere che sono vivo e
vegeto, giusto?-
-Penso di sì, anche se faranno fatica ad accettare una
cosa del genere. A capirla poi...-
-Perché l'abbiamo capita noi.-buttò lì l'amico
soprappensiero.
-Cosa macchini?- indagò Daniel preoccupato. Quando Ian aveva il viso corrucciato e le braccia incrociate stava
sempre pensando a qualcosa di complicato.
-Niente. Pensavo solo che in fondo sono davvero felice
di rivedere i tuoi.-
-Lo spero per te. Altrimenti c'è rischio che papà
riesca a portare un fucile da questa parte.- disse Daniel ridendo.
-Piantala con queste battute.-lo rimbeccò Ian. Era già abbastanza teso all'idea di incontrarli di
nuovo, per non parlare del fatto che avrebbe dovuto tacere di nuovo una cosa
importante a Guillaume de Ponthieu, suo fratello
adottivo ormai da molti anni.
Con tensione crescente domandò:-Daniel,
se dicessimo di questo incontro a mio fratello?-
Il giovane lo guardò come se lo avesse visto per la
prima volta:-Ma tu sei matto! Penso che già abbia fatto fin troppa fatica ad
accettare il fatto che tu non sia una specie di creatura del demonio. Vuoi pure
far sbucare fuori altra gente?-
-Come mi avevi detto tu, Guillaume è una persona dalla
mente aperta, può accettare di vedere i tuoi genitori. Se ti ricordi quando
dovevate partire la prima volta, ti ha chiesto di porgergli i suoi saluti e di
ringraziarli. Penso che sia arrivato il momento che lo dica a loro di persona.-
disse beffardo.
-Ma tu pensi che sopporterà anche questo? Gli avevamo
promesso che non avremmo più creato scompigli con la nostra presenza...- gli
ricordò laconico.
-Ma non era stata inclusa un'eventuale visita di chi
lui si sente in dovere di ringraziare, e una cosa di cui sono certo è che
Guillaume mantiene sempre la parola data.- lo redarguì a denti stretti.
-Quando ha scoperto la verità e ti ha cacciato a colpi
di spada, non sembrava proprio un amorevole fratello.-
-Può capitare però che due fratelli abbiano una
divergenza disastrosa. E che poi si riappacifichino.- disse Ian
con un sorriso di sfida.
-Come ha fatto a riprenderti in famiglia evitando uno
scandalo non lo so proprio.-Si arrese Daniel evitando di fare una battaglia a
battute già persa in partenza.
-Beh in questo, è un genio.-
Ian squadrò l'amico con quella scintilla negli occhi che preannunciava una
risata.
-Va bene, mi arrendo. Di ciò che vuoi al conte e
facciamola finita.-
Poi fu lui a guardarlo, falsamente risentito:-Sai, su
una cosa aveva ragione il conte quando ti ha accusato di stregoneria.-
-Cosa?- si incuriosì Ian
-Sei proprio un diavolo. Rigiri le cose in modo che
facciano sempre al caso tuo. E non lo fai solo con la Storia.-
-Che permaloso che sei.- sbuffò.
Poi non riuscirono a trattenersi dal ridere.
Chiacchierarono per un bel po' di tempo ancora, poi
Daniel tornò indietro nel tempo reale.
Jodie lo guardò seduta sulla poltrona dello studio.
-Allora?- gli chiese.
-Tutto sistemato. Domani mamma e papà faranno una
bella gita nel Medioevo.-
-Con il conte di Ponthieu?-
-Anche. Ian vuole dirlgi dell'incontro, così evitiamo di scatenare le ire di
uno dei feudatari maggiori di Francia.-
-Vieni a dormire ora, sarai stanco.-
-Giusto.-Il giovane fece per muoversi, poi trovò
accoccolato sul suo piede uno Skip dolcemente
addormentato.
-Non è possibile!-imprecò sottovoce per non
svegliarlo:-Possibile che si mette sempre qua?-
Jodie chiamò Skip e il cane
rispose subito stiracchiandosi e uscendo dalla stanza.
-Ci fa dannare, ma come faremmo senza i suoi guai a
mobilitarci la giornata?-
-Hai ragione.-fece eco Jodie.
Continua…