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Autore: FeyM    11/09/2010    0 recensioni
Una manciata di mesi dopo il ritorno a corte di Ian in seguito al litigio con il conte Guillaume per la scoperta del suo segreto, qualcun'altro irromperà nella vita del giovane cavaliere americano regalandogli un ulteriore sconvolgimento
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera Daniel e Jodie non avevano apparecchiato la tavola per due, ma per cinque. Aspettavano infatti, l'arrivo del colonnello John Freeland con sua moglie Sylvia e il figlio piccolo Martin. Che piccolo lo era relativamente perché maggiorenne e appassionato di sport era tutt'altro che un ragazzino.

Una riunione di famiglia. Pensò Daniel.

Però anche nelle tavolate più disparate, anni prima, c'era sempre una persona che quella sera non si sarebbe presentata.

Ian... rammentò Daniel. L'amico fraterno era sempre stato presente alle cene di famiglia, ma da qualche anno non si era più presentato. Comprensibile data la difficoltà del viaggio di ritorno.

Ian, che starai facendo in questo momento? Molti pensieri gli frullavano in testa come uccelli impazziti. Sbuffò mettendo in tavola un piatto bianco adatto alle occasioni speciali.

-Daniel, che succede?- Jodie aveva smesso di muoversi per guardare il marito, evidentemente in pensiero.

-Non è niente, Jodie. Solo mi chiedo come faremo stavolta a dire ai miei genitori che Ian non si presenterà.- Non c'era bisogno di dire che Martin sapeva già tutto. Sapeva da molto tempo che il segreto che conservavano era tabù con i suoi genitori e aveva giurato di non parlarne ad anima viva se non con il fratello, Jodie e lo stesso Ian, quando lo avrebbe rivisto.

-Sono stanco di tutte queste menzogne.-

Jodie gli cinse le spalle e cercò di confortarlo:-Vedrai che riusciremo a risolvere tutto, in qualche modo. Hanno solo bisogno di tempo.- Era la solita frase che si ripetevano in occasioni come quelle per farsi forza e coprire Ian nel modo migliore, ma quella volta Daniel aveva la sensazione che non avrebbe funzionato.

-Hanno bisogno di tempo, è vero. Ma intanto considerano Ian un ingrato e lo trattano come se fosse il peggior traditore d'America.-

-Se fossi al loro posto penso che reagirei così anch'io, Daniel.- Il giovane la guardò sorpreso da quelle parole:-Cerca di capirli. Lo hanno accolto in casa quando era poco più di un ragazzo, lo hanno fatto diventare di famiglia e lui poi se ne è dovuto andare facendosi sentire sporadicamente e facendo dire a te dove si trovava.-

-Ma..- azzardò Daniel.

-Possibile che non capisci? Si sono sentiti rinnegati e respinti. Cosa avresti fatto se Ian fosse sparito all'improvviso senza dare più notizie e presentandosi sempre più sospettoso e sospettabile?- disse la giovane.

Daniel osservò il pavimento meditando su quella opzione impossibile e concluse:-Hai ragione. Mi sarei sentito tradito nel peggiore dei modi.-

Si scrollò le spalle per allontanare i brutti pensieri generati da quell'idea:- Finiamo di apparecchiare, o arriveranno con la tavola fatta a metà.-

-Io torno in cucina. Tua madre dovrebbe portare qualcosa, no?-

-Sì. Le sue miracolose patate arrosto. A volte penso che dovrebbe aprire un ristorante.-

-Vero. É una bravissima cuoca.-

Qualcosa di grosso e corpulento “tutto nervi” passò tra le gambe di Daniel facendolo quasi cadere.

-Skip! Via di qui! Torna in giardino e subito!- imprecò il giovane che aveva quasi fatto cadere il prezioso piatto che aveva in mano. Il grosso cane dovette fare dietrofront all'ordine del padrone per evitare un'altro grido molesto.

Poco dopo la sua uscita dalla porta abbaiò tutto eccitato. Le risate di Martin per i numeri di Skip raggiungevano la sala da pranzo facendosi più intensi mano a mano che Daniel si avvicinava alla porta. Quando la aprì vide la figura slanciata e leggermente ingrigita del padre.

-Buonasera, signor Freeland. Possiamo entrare o ci fa sostare tutti sulla porta?- ovviamente il temperamento da comando del padre non si era incrinato negli anni. Per fortuna quella volta era una delle sue battute alle mire del figlio per strappargli un sorriso.

Dietro di lui si notava appena la figura minuta e agitata della madre. Poi, nel prato, Martin si stava rotolando nell'erba con Skip riempiendo i capelli biondi di polvere.

Sembra un bambino, pensò Daniel.

-Oh, Martin! Non un'altra volta!- lo ammonì esasperata Sylvia.

-Tranquilla mamma, ci penso io.-disse Daniel mentre prendeva una grossa palla di gomma dall'aspetto di una groviera rotonda:-Qui Skip! Qui!- lo incitò Daniel. Il cane percorse il tratto che lo separava dall'intrigante gioco in pochi secondi afferrandolo e correndo in casa per non farselo rubare e lasciando Martin sul terreno che si rialzava dalla polvere.

-Dovrai lavarti di nuovo.- gli disse Sylvia:-Tu e le tue sciocche abitudini di infangarti in ogni dove. Non ti bastano le partite?-

-Dai mamma, non essere così dura.- Daniel guardava il fratello, divertito dal fatto che Martin non fosse cambiato per niente da quando lo aveva visto l'ultima volta.

-Entrate. Jodie ci sta aspettando dentro.-

-Ma che buon profumo.-disse Sylvia analizzando ogni odore da brava donna di casa quale era:-Chissà cosa avrà cucinato la tua Jodie per noi.-

-Qualcosa che si intona molto bene con le tue patate, tranquilla.- dovette dire con un sospiro.

Jodie apparve dalla cucina lentamente, il ventre ingrossato dal figlio di lei e di Daniel.

-Che piacere vedervi!- esordì con emozione. Ogni cena con la famiglia Freeland era sempre fonte di buoni rapporti.

La donna minuta si avvicinò alla ragazza e con un gesto delicato le tocco il ventre:-Ti trovo bene, Jodie. La gravidanza procede regolarmente?-

-Certo signora Freeland.- Jodie e Sylvia andavano d'amore e d'accordo. Quasi fossero madre e figlia.

-Molto bene. Per qualunque cosa non esitare a chiedere, d'accordo?- Sylvia stava come sempre facendo raccomandazioni sottintese su quanto fosse importante una certa cosa e su quanto potesse danneggiare un'altra.

-Non si deve preoccupare. Per ora siamo più che tranquilli.-

Il colonnello distolse le due donne dalla conversazione:-Forza. Non siamo venuti solo per chiacchierare.-

Quando furono nella cucina, Daniel servì i piatti al posto di Jodie, ma benché la ragazza avesse protestato più volte, sapeva che il marito lo faceva per non farla affaticare troppo.

Seduti tutti a tavola e dopo aver preso tutti una porzione delle patate di Sylvia cominciarono a parlare dei progressi di Martin nello sport, del lavoro dei due coniugi freschi di matrimonio della dannazione che Skip procurava loro e delle novità su varie cose come gli eventi speciali.

Un solo argomento era evitato da tutti. Il più spinoso che fosse mai stato affrontato dalla famiglia Freeland. Quella che faceva restare la sesta sedia a capotavola vuota e abbandonata. Ian.

Daniel vide che a poco a poco lo stesso pensiero passava nella mente di tutti. Chi con preoccupazione, chi con offesa e delusione.

John Freeland, alla fine, fece la domanda a cui Daniel non sapeva mai come rispondere:- Hai avuto più notizie di Ian?- Si erano fermati tutti di mangiare, aspettando una risposta da lui.

-No, ma credo sia in Francia a fare qualche tipo di lezione.- disse infine Daniel con cautela.

Dopo quella frase ricominciavano tutti a mangiare, ma quella volta doveva andare tutto maledettamente storto.

-Io non credo.- ammise il colonnello Freeland.

-Che intendi?- chiese Daniel stupito.

-Te lo spiego dopo. Prima finiamo di mangiare.-

Con aria corrucciata finirono i piatti velocemente e andarono tutti nel salotto.

-Che intendevi?- lo incoraggiò la moglie.

-Intendo che sto cominciando a pensare che Ian non sia dove noi pensiamo che possa essere.-

-Papà, te l'ho detto tante volte. Non lo troviamo perché è impegnato e quindi possiamo vederlo solo quando può venire.-

-Non mi riferivo a questo.- gli intimò il padre.

-E a cosa allora?- cercò di precederlo Daniel.

-Intendo che è ora che sappiate una cosa che ho taciuto per molti anni. Una cosa che riguarda l'incolumità di Ian e forse anche qualcos'altro.-

Daniel ebbe un tuffo nel cuore a quelle parole. Non può aver scoperto qualcosa. Abbiamo fatto più attenzione possibile ad ogni particolare. Non può esserci sfuggito niente. Cercò di dirsi il ragazzo in preda ad un muto panico.

-Ma che dici John?- Sylvia si stava agitando.

-Vi chiedo di fare attenzione e di scusarmi in anticipo perché questa doveva essere una bella serata e io la sto per trasformare in sospetto e in ansia per tutti voi.-

Daniel, Jodie e Martin si guardarono preoccupati, poi di comune accordo Daniel parlò per tutti:-Va bene, papà. Dicci cosa è successo.-

-Sembri così tranquillo. Non immagini nemmeno cosa mi è toccato vedere.- Cosa mai avrà visto che potrebbe farci inorridire più di quello a cui abbiamo già assistito? Pensò Daniel sulle spine.

-John, per l'amor del cielo, parla!- lo implorò Sylvia angosciata.

Il colonnello sembrò per la prima volta in difficoltà con le parole. Tacque per un momento, poi cercò di mantenere un ritmo stabile e senza interruzioni:-Quando ci fu l'incidente che provocarono i terroristi, quello che distrusse la camera di Daniel e buona parte del quartiere,  Ian fu ricoverato per quella ferita all'addome, i medici mi presero in disparte e mi dissero che aveva una ventina di cicatrici o forse più dietro la schiena vecchie di qualche mese. Me le hanno fatte vedere e non posso essermi sbagliato mentre facevo le mie conclusioni. Quelli erano segni di frusta.- Sylvia sobbalzò violentemente dal divano come se fosse stata percorsa da una corrente elettrica.

I tre giovani si rilassarono un poco. Per ora la cosa pendeva solo sulla reputazione di Ian e non poteva danneggiare la vita che si era faticosamente costruito nell’”altra parte”.

-Non ho idea di come se li sia procurati, ma deve essere stato quando era in Francia. Questo è sicuro.- Sylvia era bianca come un lenzuolo.

-E c'è di più.- A quelle parole si gelò la stanza. Questa volta John si rivolse direttamente al figlio:-Come hai detto tu poteva essere in Francia ma, quando ho cercato una sua lezione con l'intenzione di fargli una sorpresa facendoci trovare lì, ho scoperto che non aveva più tenuto lezioni da molto tempo. Abbastanza da mettersi nei guai fino al collo. Temo per lui, Daniel e soprattutto temo che senza volerlo sia finito in mezzo a un brutto giro.-

Maledizione! Questa proprio non ci voleva! Come rimediamo? Imprecò Daniel, muto.

Jodie era ugualmente tesa e preoccupata, Martin quasi tratteneva il fiato. Si guardarono tutti e tre di sottecchi cercando una soluzione, ma una sola persona poteva far sbollire i sospetti del padre di Daniel, e quella persona non era lì.

-Daniel.- lo chiamò il colonnello. Il giovane alzò la testa di scatto.

-Tu ne devi sapere qualcosa. Sei rimasto in contatto con lui per molto, e sei quello che ci recapita i suoi messaggi.- lo stava quasi implorando. Che faccio ora? Pensò. Ma poi riconvertì il pensiero: Cosa farebbe Ian in questo momento?

Il suo silenzio fece intuire qualcosa al colonnello:-No, tu non ne devi sapere qualcosa. Tu sai!- suonava come un'accusa. Daniel stava zitto, le dita intrecciate in cerca di una soluzione. Si guardò intorno. Sylvia stava quasi per svenire.

C'era un'unica soluzione, anche se avrebbe solo portato ad un altro mare di guai. Doveva dire la verità. Guardò ancora Martin e Jodie, e vide che loro non ipotizzavano altro che quello.

-Daniel...-lo incitò il padre:-Qualunque cosa tu sappia dilla subito!-

Il giovane strinse le nocche con le dita nel tentativo di far sparire la tensione. Aveva uno straccio di soluzione, ma doveva giocare bene ogni sua carta, altrimenti non gli avrebbero creduto.

-So dov'è.-ammise:-In Francia.-

-Ma non è possibile.- disse il colonnello:- Nei siti dei musei e delle università non è segnato da nessuna parte, e mi rifiuto di pensare che sia lì per qualunque altro motivo.-

-Non è nella Francia che pensi.- disse Daniel amaro:-Te lo voglio spiegare con calma e posso assicurarti che Ian non è in nessun giro clandestino o roba del genere, che non corre nessun pericolo.-

-Come fai ad esserne sicuro?-

-Perché ci sono dentro anche io.- Detto ciò, entrambi i genitori si volsero a guardare Martin che osservava teso tutta la scena:-Martin, potresti andare a giocare con Skip per qualche minuto?- gli chiese il padre.

-Non ce né bisogno. Lui sa già tutto, e anche Jodie.-

-Come?- cominciò John.

-Lascia che ti spieghi.- fece una pausa:- Ma vi devo chiedere una cosa molto importante prima. Voi volete bene a Ian, giusto?- entrambi annuirono confusi:-E non fareste mai qualcosa per metterlo in pericolo, vero?-

Il padre era spazientito:-Ma certo, Daniel! Che stai farneticano?-

-Non sono matto, ma voi mi dovete fare una promessa. Dovete giurarmi che mai e poi mai parlerete ad anima viva di quanto sto per dirvi. Ho bisogno che lo giuriate.-

Entrambi acconsentirono sempre più stupiti.

-Molto bene. Ricorderete sicuramente Hyperversum, il gioco di ruolo. Bene, è assurdo ma, Ian ha sostituito nel tempo il conte Jean Marc de Ponthieu. Quel conte che nel 1200 circa doveva sposare Dama Isabeau de Montmayeur.-

-La ragazza della miniatura.- ricordò Sylvia.

-Proprio lei. Ora non pensiate che sia una sciocchezza apocalittica, perché è vera.- Li guardò negli occhi cercando di capire cosa pensassero. Era semplice. Vada per la sciocchezza apocalittica.

-Con quali prove ci dici questo?-

-Che tu ci creda o no, è tutto vero. Hyperversum è il portale che ha permesso a Ian di andare indietro nel tempo e a me di fare avanti e indietro tra più secoli.- Lo sbigottimento negli occhi dei genitori spinse Daniel a mostrare una miniatura di Ian del 1200.

-Guardate. Guardate la somiglianza.- In effetti, la figura che faceva capolino nel vecchio libro era la foto medievale di Ian. Questo era inequivocabile.

-Ma come è possibile?- Chiese John con gli occhi fissi sulla miniatura.

-Era tutto destinato, papà. Mi dispiace molto, ma il fatto che fosse innamorato di Isabeau ancora prima di conoscerla, che fosse appassionato di Storia, forse, che perdesse i genitori e ogni legame familiare, e che si sostituisse a un feudatario francese, forse era tutto predestinato.- Daniel abbassò lo sguardo a terra sapendo di aver toccato un tasto dolente.

Quel colpo fu troppo perfino per il padre.

-Non credo ad una parola di quello che dici!- esclamò alzandosi.

-Ascoltami, ti prego. Non è come sembra. Non è malvagio. È un miracolo.- si sentiva come quando Ian aveva dovuto spiegare al conte di Ponthieu la stessa cosa. Perso.

Poi, un lampo gli folgorò la mente e l'idea si trasformò in parola:-Venite domani nel primo pomeriggio, e vi porterò da lui.- Quella proposta era troppo allettante per essere rifiutata e alla fine accettarono. Uscirono dalla casa imbronciati e tesi, Martin più di tutti era preoccupato per quello che avrebbe dovuto dire una volta a casa.

Quando la casa fu sgombra dagli ospiti, Jodie chiese ansiosa:-Come farai ora?-

-Semplice. Vado da Ian, gli dico che c'è una riunione familiare nel medioevo e non nel mondo moderno, troviamo un posto dove incontrarci, inventiamo una grande bugia come le altre, e se ci scoprono il conte ci manderà tutti quanti alla forca.-

-Perfetto.- mormorò Jodie impaurita.

-Stai tranquilla. Non ci scopriranno.- la rassicurò abbracciandola.

Dopo pochi minuti era già al computer con i visori e i guanti infilati e stava inserendo le coordinate dell'incontro con Ian.

Il salto temporale si attivò non appena vide l'amico e Daniel venne risucchiato nel mondo medievale.

Era a Chatel-Argent. Nella stanza di Ian e Isabeau. L'amico era prontamente lì ad aspettarlo.

Dopo i convenevoli del benvenuto, Ian notò che l'espressione di Daniel era cambiata:-Che succede Daniel?-

-Devo darti una brutta notizia.- cominciò già esausto.

Ian si rabbuiò preoccupato:-È successo qualcosa a casa?- Daniel sapeva che intendeva lo stato di salute dei familiari, ma non era proprio quello l'argomento.

-Non preoccuparti, stanno tutti bene. Ma il guaio non è per loro...- Non riusciva a continuare, sapeva che a Ian sarebbe quasi partito un colpo al cuore appena avesse sentito quello che Daniel aveva da dirgli.

-E alloro che è successo?- l'amico era nervoso per quella novità, e non faceva niente per nasconderlo.

-Mamma e papà hanno cominciato a sospettare più di quanto avessimo immaginato.- Non riusciva proprio ad andare avanti, ma Ian lo stava guardando sempre più incuriosito e sulle spine.

-Papà ha ipotizzato che ti fossi infilato in un brutto giro, ma questo te lo avrò già detto, e ha fatto ricerche per vedere dove facevi lezione, ma non risulta che tu ne abbia più tenuta alcuna da quando sei ritornato qui per quella faccenda degli Inglesi.-

-Quindi vuoi dire che...- Ian stava cercando di immaginare che piega avesse preso il discorso a casa Freeland, ma non immaginava quanto fosse grave:- tuo padre pensa che io sia un capo di qualche banda di briganti?-

-No, molto peggio.- disse Daniel amaro:-Pensa che tu sia in grave pericolo, e sai che quando succedono cose del genere può mobilitare una buona parte dell'Esercito.-

-Ma come può?- Ian si stava evidentemente perdendo nel discorso.

-Troverebbe i mezzi e i motivi per convincere i suoi capi, te lo assicuro. Fino a che ho potuto ho cercato di tacere...-ora parlava spedito, senza pause:-ma era troppo ostinato e alla fine ha pensato che io sapessi qualcosa. Il che in effetti è vero.-

Ian era diventato bianco come Sylvia.-Oh no, Daniel. Non avrai mica...-

Daniel sapeva bene cosa intendeva:-Ho dovuto, Ian. Se si fossero messi a cercarti e non ti avessero trovato non so cosa sarebbe venuto fuori.-

-Dici che avrebbero potuto arrivare ad Hyperversum?- L’altro Americano era incredulo.

-Sì, e non è solo questo che temo. Cosa ne sarebbe stato della tua vita qui se qualche pazzo di quegli scienziati dell'Esercito avesse voluto valutare i pro e i contro di questa situazione?-

Ian rabbrividì al pensiero. Provò ad immaginare la gente medievale con i cellulari e gli mp3 o peggio, una guerra combattuta con armi da fuoco contro spade. Sarebbe potuto succedere di tutto se Daniel non avesse fermato per un'po’ la decisione di John Freeland.

-Non ho potuto fare altro se non dire la verità. Ho detto loro che se fossero venuti domani ti avrebbero visto.-

-Daniel, lo sai che non ho intenzione di andare dall'altra parte, quindi inventati qualcos'altro.- lo rimproverò Ian riacquistando la lucidità.

-Ma non sei tu che devi venire.- Daniel parlava quasi sottovoce:-Ho deciso di portarli di qua.-

Ian taque fulminando l’amico con lo sguardo.

-Devi dirmi tu quando ci possiamo incontrare.- disse il giovane sentendosi in colpa.

Il giovane riflette per un po' su quale giorno fosse il più adatto, poi concluse:- Tra una settimana ci sarà una battuta di caccia con il re. Ci troviamo in occasione della riunione per arroggiarnarlo sui feudi.-

-Durante la battuta di caccia?- Daniel era incredulo.

-Ovviamente no!-sbottò Ian:-Come potresti spiegare a tutti i feudatari di Francia primo la tua scomparsa e secondo l'arrivo inaspettato dei tuoi genitori?-

-Vero, vero.-convenne Daniel.

-Quella caccia è il modo di re Filippo per salutare i suoi feudatari, il giorno dopo ripartiremo.- Disse Ian con gli occhi semichiusi.

-Quindi suggerisci di incontrarci durante il viaggio?- azzardò Daniel

-Esattamente.- Fece eco l’altro.

-Ma come farai a spiegare tutto a mamma e a papà?-

-Non è detto che debbano sapere tutto, e poi il resto glielo portai spiegare tu. In fondo, a loro basta sapere che sono vivo e vegeto, giusto?-

-Penso di sì, anche se faranno fatica ad accettare una cosa del genere. A capirla poi...-

-Perché l'abbiamo capita noi.-buttò lì l'amico soprappensiero.

-Cosa macchini?- indagò Daniel preoccupato. Quando Ian aveva il viso corrucciato e le braccia incrociate stava sempre pensando a qualcosa di complicato.

-Niente. Pensavo solo che in fondo sono davvero felice di rivedere i tuoi.-

-Lo spero per te. Altrimenti c'è rischio che papà riesca a portare un fucile da questa parte.- disse Daniel ridendo.

-Piantala con queste battute.-lo rimbeccò Ian. Era già abbastanza teso all'idea di incontrarli di nuovo, per non parlare del fatto che avrebbe dovuto tacere di nuovo una cosa importante a Guillaume de Ponthieu, suo fratello adottivo ormai da molti anni.

Con tensione crescente domandò:-Daniel, se dicessimo di questo incontro a mio fratello?-

Il giovane lo guardò come se lo avesse visto per la prima volta:-Ma tu sei matto! Penso che già abbia fatto fin troppa fatica ad accettare il fatto che tu non sia una specie di creatura del demonio. Vuoi pure far sbucare fuori altra gente?-

-Come mi avevi detto tu, Guillaume è una persona dalla mente aperta, può accettare di vedere i tuoi genitori. Se ti ricordi quando dovevate partire la prima volta, ti ha chiesto di porgergli i suoi saluti e di ringraziarli. Penso che sia arrivato il momento che lo dica a loro di persona.- disse beffardo.

-Ma tu pensi che sopporterà anche questo? Gli avevamo promesso che non avremmo più creato scompigli con la nostra presenza...- gli ricordò laconico.

-Ma non era stata inclusa un'eventuale visita di chi lui si sente in dovere di ringraziare, e una cosa di cui sono certo è che Guillaume mantiene sempre la parola data.- lo redarguì a denti stretti.

-Quando ha scoperto la verità e ti ha cacciato a colpi di spada, non sembrava proprio un amorevole fratello.-

-Può capitare però che due fratelli abbiano una divergenza disastrosa. E che poi si riappacifichino.- disse Ian con un sorriso di sfida.

-Come ha fatto a riprenderti in famiglia evitando uno scandalo non lo so proprio.-Si arrese Daniel evitando di fare una battaglia a battute già persa in partenza.

-Beh in questo, è un genio.-

Ian squadrò l'amico con quella scintilla negli occhi che preannunciava una risata.

-Va bene, mi arrendo. Di ciò che vuoi al conte e facciamola finita.-

Poi fu lui a guardarlo, falsamente risentito:-Sai, su una cosa aveva ragione il conte quando ti ha accusato di stregoneria.-

-Cosa?- si incuriosì Ian

-Sei proprio un diavolo. Rigiri le cose in modo che facciano sempre al caso tuo. E non lo fai solo con la Storia.-

-Che permaloso che sei.- sbuffò.

Poi non riuscirono a trattenersi dal ridere.

Chiacchierarono per un bel po' di tempo ancora, poi Daniel tornò indietro nel tempo reale.

Jodie lo guardò seduta sulla poltrona dello studio.

-Allora?- gli chiese.

-Tutto sistemato. Domani mamma e papà faranno una bella gita nel Medioevo.-

-Con il conte di Ponthieu?-

-Anche. Ian vuole dirlgi dell'incontro, così evitiamo di scatenare le ire di uno dei feudatari maggiori di Francia.-

-Vieni a dormire ora, sarai stanco.-

-Giusto.-Il giovane fece per muoversi, poi trovò accoccolato sul suo piede uno Skip dolcemente addormentato.

-Non è possibile!-imprecò sottovoce per non svegliarlo:-Possibile che si mette sempre qua?-

Jodie chiamò Skip e il cane rispose subito stiracchiandosi e uscendo dalla stanza.

-Ci fa dannare, ma come faremmo senza i suoi guai a mobilitarci la giornata?-

-Hai ragione.-fece eco Jodie.

Continua…

 

  
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