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Autore: crimsontriforce    11/09/2010    5 recensioni
Guarda in su, guarda in giù, dai una torta a chi vuoi tu.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pearl Fey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Assieme ad altri due raccontini sul parentado Fey, che pubblicherò a breve, questa fanfic ha vinto il terzo contest, 'a triplette', dell'Ace Attorney Italian Forum. Ha anche preso un quarto posto nello Sweets Contest di Only_Me, che l'ha promptata.
Altro da dire... mmmmh, Pearls è adorabile, punto.






Un regalo da lontano





Le giornate da sola nello studio sono così lunghe. Quando il signor Nick, da perfetto cavaliere, accompagna Mystic Maya in tribunale, o quando si affida al fenomenale intuito della sua assistente in cerca di indizi per le strade della città, la sera sembra non arrivare mai. Pearl non sa quando iniziano né quando finiscono, quei giorni, perché 'impastrocchiano tutti in un'unica palla di mattine assonnate e pomeriggi immobili di sole che si spande sul pavimento chiaro, investendo Pearl e il nugolo di figurine con cui gioca. D'estate c'è anche l'afa – è tremenda, l'afa. Blocca tutto: la lingua, le orecchie che sembrano scoppiare in una bolla di silenzio, perfino la voglia di giocare.

Oggi Pearl sbadiglia e si stiracchia che è già l'imbrunire. Si sente tutta appiccicosa: stupida, stupida afa, si dice. È rannicchiata sul divano.
Dev'essersi appisolata durante un gioco, ma la sua memoria è tutta una palla impastrocchiata intontita dal sonno e dal caldo; apre gli occhi e senza fretta osserva il mondo così, di traverso, poi salta in piedi come una cavalletta. Qualcosa è cambiato. Su uno degli scaffali alti della libreria, in equilibrio precario davanti ai tomi di legge, campeggia una torta tutta bianca, con sbalzi di panna e di meringhe. È bellissima. Quasi commovente, così candida e massiccia. Pearl si morde il labbro e si sforza in punta di piedi, ma riesce solo a intravedere, in alto, un guizzo di rosso cupo a promessa di ciliegie e quello che sembra un bigliettino.

Non le serve molto per immaginare il retroscena: il signor Nick, nella sua armatura scintillante, è salito sul suo destriero e ha attraversato valli e boschi irti di pericoli per cercare il drago. Trovata la malvagia creatura, l'ha affrontata come un vero cavaliere e si è inoltrato nel suo antro, trovando infine l'oggetto della sua ricerca, il cuore del tesoro del drago: la Torta. L'ha quindi riportata indietro per la sua amata Maya, parcheggiandola in studio in attesa del momento per consegnarla nelle sue trepidanti mani...

...no. Pearly scuote la testa. Siamo realistici. In uno studio legale, dove si ricerca la verità e nient'altro che la verità, bisogna usare la logica: se la torta fosse stata il tesoro millenario di un drago, la panna sarebbe andata a male da un po'. Se si trovassero di fronte a una torta misteriosa, il signor Nick e Mystic Maya cercherebbero la soluzione più razionale. Secondo la logica, quindi, la più stretta logica...

Il signor Nick, nel suo completo migliore, ha telefonato a tutte le migliori pasticcerie della città mentre Pearl dormiva, per cercare l'Unica Vera Torta degna della sua Maya. Ha poi noleggiato una di quelle macchinone lunghe lunghe con l'autista e si è fatto portare alla pasticceria prescelta, dove i commessi hanno fatto ala al suo ingresso suonando dei violini e l'hanno condotto danzando fino al piedistallo dorato dove la Torta era custodita sotto una teca di cristallo. Il signor Nick ha pagato e poi è tornato indietro con la macchinona e l'autista, parcheggiando la Torta in studio in attesa del momento per consegnarla nelle sue adoranti mani.

Ora deve solo mettere insieme degli indizi che sostengano la sua tesi. Facile... questo mestiere dell'avvocato non è così male.

Per prima cosa fa tappa al telefono, ma si rende conto ben presto che è un vicolo cieco investigativo: anche ammettendo di arrivare a vedere bene la pulsantiera, e lo potrebbe fare salendo in ginocchio su una sedia, non avrebbe idea di come far sputare alla macchinetta le registrazioni delle ultime telefonate.

La cucinetta dello studio, patria di una macchinetta del caffè e del necessario per dare a Maya il suo cibo quotidiano, è nel caos e Pearl scappa via inorridita: sono momenti in cui ringrazia di non essere abbastanza alta per vedere lo strazio in cui è ridotto il piano cottura. Dovrà fare un discorsetto al signor Nick sull'inappropriatezza di farsi un piatto di pasta – o qualunque altro disastro abbia combinato – vestito del suo completo migliore, mentre fuori c'è una macchinona con autista ad aspettarlo.
Questi uomini. Così irresponsabili.
Il profumo della torta la richiama all'ordine e la riempie di nuova determinazione. L'indagine continua.

La ricerca di uno scontrino che testimoni l'acquisto fornisce ampi risultati. Molto ampi, peccato che nessuno sia quello giusto. Scontrini di lavanderia, scontrini di bar, scontrini di videogiochi e di cancelleria, il signor Nick potrebbe farsi una nuotata fra tutti gli scontrini che lascia in giro. Ma nessuno sembra venire da una pasticceria di lusso e Pearl, che ha bisogno di tutto il suo impegno e qualche minuto per decifrare le lettere di ognuno e comporle in parole sensate, torna a sedere sconfortata sul divano.

Si succhia la punta del pollice con fare assente, mentre le schiere di lettere difficili che le hanno affollato la testa se ne vanno e la lasciano in pace. Si succhia la punta del pollice e sa di latte e farina. E zucchero. Una leccatina al mignolo: vaniglia. Pearl allontana la mano e la guarda come fosse aliena. In effetti, ci trova leggerissime tracce biancastre che arrivano fino al gomito. Sta... sta diventando un pasticcino alieno?

Non ha tempo per rifletterci, però, perché sente la serratura scattare e il signor Nick in persona entra nello studio a grandi passi, arruffandosi i capelli.
“Ora come faccio con la festa a sorpresa?”, mugugna, maledicendo ritardi e testimoni e giudici indecisi. “Povera Maya, che razza di compleanno.”

Oltrepassato l'ingresso, il suo sguardo si alza e transita rapidamente dalla bambina in un arco che termina, carico di stupore reverenziale, sulla meraviglia glassata che troneggia in mezzo ai libri di Mia.
“E quella?”, chiede, tornando a concentrarsi su Pearl, che non può che offrirgli una scrollata di spalle e un'occhiata delusa. Come, non l'aveva presa lui?
Phoenix si avvicina alla torta con la cautela di un animale in caccia: la sua preda sembra talmente fuori luogo nella stanzetta grigia che teme che muovendosi di scatto, o chiudendo gli occhi, quella possa scomparire in una nuvola di fumo. Solo quando la tiene saldamente in mano, perso negli effluvi di pan di spagna, si accorge del biglietto che l'accompagna. È un fogliettino verde piegato a triangolo per stare in piedi, poco più che un post-it sporco di farina e scarabocchiato a penna.

Recita: “Auguri, bambina mia. ~ Misty”

Phoenix appoggia la torta sulla scrivania e si china a fronteggiare da pari a pari la piccola, il cui kimono, nota ora, sembra uscito dallo scontro con un uovo impazzito.
“Pearly... è importante. Cosa hai fatto oggi pomeriggio?”
“Ho dormito tanto”, risponde lei, un po' contenta, un po' imbarazzata dell'interesse. Il risultato è un sorrisino stretto con le mani intrecciate dietro la schiena. Dormire fa bene ai bambini. Ma cosa c'entra con la torta?
Nick però deve pensare che c'entri davvero tanto, perché la stringe in un abbraccio e continua a ringraziarla.

Pearl non ha ben capito cos'ha fatto, ma se il signor Nick è felice, e Mystic Maya con lui, allora nel mondo tutto va bene. Sbadiglia e gli si addormenta in braccio.


















Mh. <3 Spero sia stata una lettura piacevole. Scrivere di PW è un'esperienza piacevole!
   
 
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